Se c’è un prodotto che può essere definito un completo fallimento nella divisione hardware da gaming di Sony, questo risponde al nome di PlayStation Vita. La potente console portatile uscita nel 2011 in Giappone (e l’anno successivo in Europa) non è mai riuscita a sfondare, neppure quando all’inizio della sua breve carriera venne sostenuta da brand del calibro di Uncharted, Killzone e Little Big Planet o da nuove IP come Gravity Rush.
Sony, specialmente dal 2014 in poi, non ha mai fatto mistero della poca importanza che PS Vita rivestisse ormai nei progetti societari. L’avvento di PlayStation 4, che continua a macinare vendite, e un Nintendo 3DS inarrestabile hanno frenato quasi sul nascere la corsa di PS Vita, facendola finire nel dimenticatoio e relegandola a due ruoli: dispositivo per il remote play di PS4, o ricettacolo di innumerevoli titoli indie.
Oggi Andrew House, presidente di PlayStation, ha sostanzialmente confermato, ai microfoni di Bloomerang, che PS Vita è un progetto ormai abbandonato a sé stesso, schiacciato da ben più importanti piattaforme e priorità:
“PS Vita, fuori dal Giappone e del mercato asiatico, non ha mai avuto domanda. La nostra vita quotidiana è cambiata, con l’arrivo e il dominio degli smartphone, che sono dispositivi che portiamo sempre con noi. Nintendo ha avuto un approccio e una filosofia differenti. Noi non vediamo più opportunità per Vita in questo mercato.”
Parole che fanno riflettere su una gestione, quella di Vita, che a malincuore definisco personalmente scellerata. Possibile che un hardware portatile di questo calibro non sia mai stato sfruttato a dovere, prima di issare bandiera bianca di fronte all’inarrivabile 3DS della Grande N?
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