Le microtransazioni sono un bene o un male per il mondo dei videogiochi? Mentre il dibattito prosegue, oggi arriva dall’Inghilterra una storia che fa sicuramente discutere, e che da un certo punto di vista non può far altro che dar ragione a chi punta ancora incisivamente su questa pratica.
Un giocatore inglese di nome Michael è appassionato di FIFA, e come la stragrande maggioranza dei giocatori di FIFA ha deciso nel 2017 di iniziare a cimentarsi nella popolare modalità online Ultimate Team. Al pari di tante altre produzioni EA (e non solo, naturalmente), anche FUT è dotato di un sistema di microtransazioni che permette di acquistare, con soldi reali, una valuta in game – i FIFA Points – per poi barattarli con pacchetti di oggetti consumabili.
Ebbene, spinto forse dalla curiosità il nostro Michael ha chiesto ad EA un resoconto storico di tutti gli acquisti in-game effettuati negli anni, oggi possibile grazie al nuovo regolamento GDPR per la protezione dei dati sensibili. Il resoconto, che Electronic Arts ha fornito senza problemi, è stato una bella doccia fredda per il malcapitato giocatore britannico, che ha scoperto di aver speso fino ad oggi più di 10 mila sterline in FIFA Points.
L’uomo ha comunque fatto sapere che questo non vuole essere un motivo per portare in causa EA, in quanto spendere così tanti soldi è stata solamente una sua scelta, motivata inoltre dal fatto che la sua situazione finanziaria è particolarmente rosea. Ciononostante, Michael non può fare a meno di considerare, a posteriori, una brutta idea quella di acquistare maniacalmente FIFA Points, poiché, come ha dichiarato, è una spesa inutile.
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