Pensavamo di averle viste tutte? Sì. Nintendo è stata capace di stupirci ancora una volta? Assolutamente sì.
Nintendo Labo, annunciato nel corso del Nintendo Direct di ieri sera, è il nuovo esperimento della Grande N che sarà disponibile tra poche settimane in tutto il mondo. Un nuovo modo di giocare, una inedita forma di intrattenimento come specificato sui vari social network dell’azienda che coinvolgerà bambini e adulti, e che tenterà il grande passo nella fusione tra un modo di giocare “vecchio” e un modo di giocare più “moderno”. Per chi ancora non avesse sentito parlarne, direi che il modo più semplice per spiegarvelo è lasciarvi alla visione del trailer di annuncio. Un’immagine, del resto, è più esplicativa di mille parole.
https://www.youtube.com/watch?v=FFMJyqipLtY
Ma perché parliamo di un nuovo modo di giocare? Perché se ben ci pensate Nintendo sta appunto provando a fondere due tipologie di intrattenimento completamente differenti in qualcosa di più e di nuovo, tutto questo grazie all’interazione dei giocatori con la sua ultima console, Switch. Un prodotto rivolto principalmente ai bambini e alle famiglie, concetto questo forse che non è stato compreso pienamente dai tanti videogiocatori “hardcore” che si sono riversati in massa sul web a seguito del Direct per esprimere il proprio disdegno. Ma ha davvero senso disdegnare un progetto come Nintendo Labo? Cerchiamo di capire insieme, perlomeno facendo ipotesi sensate e supportate dai dati che oggi abbiamo, se Labo potrebbe, oppure no, rivelarsi una nuova vittoria per Nintendo che continua a puntare fortemente sull’originalità.
PERCHÈ SÌ
La linea che ha deciso di sposare Nintendo non è quella della Realtà Virtuale come Sony, o della pura potenza come Microsoft e la sua Xbox One X. Del resto, Nintendo Switch non è affatto un mostro di potenza se paragonato alle sue illustri rivali, ma punta su un concetto differente di gaming, quello cioè di avere a disposizione un sistema di intrattenimento ludico in ogni momento: a casa, in auto, in treno, al parco, sull’autobus e così via. Ora arriva il momento di passare ad un livello successivo, e non si tratta né del famoso ricettore sensoriale annunciato da tempo né di un dispositivo di realtà virtuale rumoreggiato come in sviluppo anche per Switch. I kit di Nintendo Labo uniranno il gioco vero e proprio al videogioco, fornendo all’acquirente una serie di istruzioni e fogli di cartoncino per costruire dei veri e propri nuovi device da utilizzare con Joy-Con e Switch, il tutto per creare una nuova esperienza. Ed è qui che sta la genialità della mossa. Mai prima d’ora i vari Sony, Microsoft, SEGA, Atari e chi più ne ha più ne metta avevano cercato di unire l’utile al dilettevole, ossia scatenare la voglia di un bambino di costruire qualcosa che poi verrà utilizzato in unione con una console. Un’esperienza interattiva che può coinvolgere tutta la famiglia, e che trova origine nei giochi che noi (ormai anzianotti) sfruttavamo da bambini. Prodotti come le costruzioni LEGO, o l’indimenticabile Meccano, erano ideati apposta per scatenare in un giovane individuo la voglia di dare sfogo materiale alla propria fantasia, uno spirito che deve essere necessariamente esplorato in nella fase iniziale della propria vita. Nintendo Labo nasce così, con la voglia di permettere ad un bambino di divertirsi insieme alla propria famiglia senza dover necessariamente essere confinato su un divano con un joypad in mano o restando costantemente davanti ad uno schermo. Già di per sé, il progetto risulta vincente, assolutamente adatto al suo target (i dispositivi di cartoncino poi sono ideali per evitare pericoli con i più piccoli), e con quell’inaspettato tocco di genialità e follia che potrebbe rappresentare la carta ideale per il successo.
PERCHÈ NO
È innegabile che Nintendo Labo sia un prodotto innovativo, come abbiamo già detto più volte. Ma è altrettanto innegabile il fatto che potrebbe essere qualcosa di molto limitato. Il target, in primis, è specifico. Gli hardcore gamer, tralasciando le inutili critiche circa il poco interesse che Labo avrà in loro, hanno da un lato ragione. Certo, il progetto è stato ideato principalmente per i bambini, ma quanti di questi hanno effettivamente a disposizione una Switch? E soprattutto, quante famiglie sono oggi disposte ad allargare i propri orizzonti concedendo l’acquisto al piccolo figlio di una console con tanto di questi strambi kit che forse non sono neanche compresi al 100% da chi non mastica videogiochi tutti i giorni? L’aver realizzato Labo con un target così specifico potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio, così come anche la necessità di utilizzare “dispositivi” di cartone e cartoncino per giocare, che rischiano di essere molto poco resistenti comportando il rischio di spendere molti soldi (i prezzi dei kit, in effetti, non sono proprio a buon mercato). In questo senso, però, Nintendo è già stata chiarissima. I vari kit in vendita, già preordinabili, non saranno eterni, ma sarà data ad ogni utente di poter costruire con le proprie mani i vari Toy-Con e altri aggeggi vari semplicemente sfruttando le istruzioni che, ipotizziamo, verranno messe in rete molto presto. Servirà quindi avere a disposizione solamente il software, ossia Labo e la sua raccolta di minigiochi. Un ulteriore dubbio, ma che anche in questo caso potrà solamente essere analizzato quando avremo a disposizione Labo, riguarda la reale efficacia del pacchetto. Semplice specchio per le allodole, o esperienza continuativa nel tempo che potrà impedire a Labo di finire ben presto sullo scaffale o nell’armadio a prendere polvere?
Se dovessi esprimere un parere personale, al momento Nintendo Labo mi appare come l’ennesima genialata per la Grande N. Il colosso di Kyoto dimostra ancora una volta di volersi distaccare dai suoi concorrenti e di puntare ad altro, e le possibilità con Labo e i suoi kit di sviluppo sono apparentemente geniali. Nonostante la mia vicinanza ai 30 anni, sono curioso di costruire il mio zaino di cartone e giocare, o di pescare un pesce su Switch grazie alla canna da pesca di cartoncino dotata di Joy-Con. Riconosco però che esistono dei limiti, che però al momento risultano solo ipotesi. Vorrei però ribadire un concetto molto preciso che non è stato abbastanza chiarito e compreso: Labo è un prodotto per bambini. Un’esperienza d’intrattenimento che vuole puntare ad un pubblico giovanissimo, probabilmente intorno e inferiore ai 12-13 anni, dunque se siete ventenni o trentenni abituati a giocare a The Witcher, Grand Theft Auto, Call of Duty e FIFA è ovvio che il progetto non vi attiri particolarmente, ancor di più se non siete dotati di una certa cultura videoludica. Del resto, non siete interessati neppure al nuovo Sapientino, o sbaglio? E difatti si tratta di un prodotto mirato ai bambini, cosa che non siete più. Meditate prima di formulare giudizi avventati. Meditate bene.
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