Home Videogiochi Rubriche No, non è colpa di Xbox se Redfall non è buono. Non del tutto

No, non è colpa di Xbox se Redfall non è buono. Non del tutto

In tanti, troppi utenti stanno associando la ricezione di Redfall, appena sopra la sufficienza, all’intervento di Xbox. Siamo davvero sicuri che la colpa sia di Phil Spencer? No. Ma questa è l’ennesima prova di alcuni problemi che Microsoft non può più sottovalutare.

Sappiamo benissimo cosa è accaduto nei giorni scorsi: Arkane Austin ha finalmente pubblicato l’attesissimo Redfall, shooter co-op a base di vampiri dagli autori di giochini come Dishonored e Prey. Mica pizza e fichi: si parla di due tra i migliori immersive sim mai concepiti, ancora oggi ricordati con affetto – da pochi, nel caso di Prey. Mannaggia a voi che non ci avete mai creduto e adesso rimpiangete quel magnifico capolavoro che era la storia di Morgan Yu e Talos I. Il problema è che Redfall non possiede neppure un’unghia del carisma dei precedenti lavori di Arkane (non ci mettiamo anche Deathloop, che in effetti è stato realizzato da Arkane Lyon, ma il concetto non cambia), con gli sviluppatori che sono andati alla ricerca di un genere/concept più popolare e commerciale.

Possiamo farne una colpa ad Arkane? Assolutamente no. Gli ultimi dati di vendita che siamo riusciti a scovare sul già citato Prey, lanciato nel 2016, sono impietosi: la versione PC fu quella che ottenne i risultati migliori, con appena 606 mila copie, per un totale di meno di 1,4 milioni di unità. Un disastro, anche perché questo milione di copie non è certo arrivato tutto al day one ma attraverso pricedrop, sconti delle feste e così via. E già con Deathloop si intravedeva un bisogno da parte di Arkane di andare in cerca di esperienze più “tradizionali”, meno intime e carismatiche, sebbene il gioco di Colt e Julianna nel 2021 ci abbia conquistati.

Redfall è, o meglio doveva essere, il passo successivo: un gioco open world, tanta cooperativa, personaggi con abilità, e soprattutto servizi. La parola d’ordine è game as a service, che in effetti a Xbox deve aver fatto gola: lanciare un live service per bene, ricco e avvincente, avrebbe fatto molto bene a Game Pass, il cui modello è sempre in cerca di prodotti di questo tipo – specie dopo che Halo Infinite non è stato quello che doveva essere. 

E invece no. Le recensioni di Redfall sono arrivate, il gioco è stato in larga parte affossato, e solo grazie a qualche disparato 9 qua e là (non sono nella posizione di giudicarlo nella sua interezza, in quanto ho giocato solo poche ore, ma 9 a Redfall… vabbé!) ha salvato la faccia su Metacritic. In generale, comunque, questo è stato percepito come un grande tonfo da parte degli studi di Xbox, che in poco tempo ha eclissato quando di buono fatto da quelle splendide perle che sono state Pentiment e Hi-Fi Rush. Il motivo è principalmente uno: Redfall è stato pubblicizzato a lungo con eventi, trailer, interviste, gameplay, sponsorizzazioni; gli altri due titoli sono arrivati così, all’improvviso, senza che nessuno potesse prima assaporarne l’hype. Oh, e attenzione: Hi-Fi Rush e Pentiment sono due produzioni d’alto livello, sia chiaro. Mica come Redfall.

Chiaro è che Arkane, e Bethesda, si sia vista con le spalle al muro, a un certo punto della produzione. Lo scorso anno, Redfall era già stato ormai presentato da tempo, ed è arrivato solo oggi dopo un rinvio di quasi un anno sulla precedente finestra di lancio – un po’ come Starfield, e per questo permetteteci di avere un po’ di paura (cit). Lo studio evidentemente non ha potuto far altro che cercare di portare a casa il più possibile, chiudendo in fretta e furia un progetto che rischiava di prosciugare ancora a lungo le energie. In effetti, se dopo un rinvio di oltre un anno lo stato tecnico del gioco è ancora questo, quanto altro tempo sarebbe servito per fare di Redfall un buon prodotto? 

Ma il problema non riguarda certo solo l’impianto grafico e tecnico, migliorabile grazie a qualche patch. Redfall è un gioco il cui concept e le dinamiche stesse dell’esperienza non piacciono, appare approssimativo e superficiale in moltissimi elementi, cose che con Arkane non abbiamo mai segnalato. E di questo, con buona pace degli odiatori del web, non si può incolpare Xbox.

Come rivelato dagli sviluppatori, Redfall è in sviluppo da circa cinque anni, da ben prima quindi dell’acquisizione di Bethesda da parte di Microsoft, e anzi il gioco inizialmente era previsto anche per PlayStation 5. Quale sarebbe dunque l’impatto di Xbox in tutto questa debacle? Probabilmente nessuno, se non forse la mancanza di giudizio. Ma è anche vero che silenziare dopo tutto questo tempo, e tutti questi soldi, una produzione first party non è certo facile, specie se ne hai bisogno come nel caso di Microsoft. Guardiamo anche il caso di Suicide Squad: Kill the Justice League, titolo che ha monopolizzato gli studi di Rocksteady Studios negli ultimi 8 anni (e lo farà almeno per un altro anno): il profumo di un tonfo annunciato si sente già da lontano, eppure Warner Bros. non può fare altro che sperare di raccogliere qualche briciola per curarsi le ferite. E non serve farne una colpa a Rocksteady, così come neppure ad Arkane Austin: gli incidenti di percorso capitano, non tutte le ciambelle escono col buco, e al giorno d’oggi sono più i GAAS che falliscono rispetto a quelli che ne escono vittoriosi. Ma questo è un altro discorso.

È comunque evidente che, e casi di questo tipo ne sono la dimostrazione, Xbox ha ancora problemi a gestire la sua comunicazione, gestione e promozione dei suoi studi. È palese, lampante, inoppugnabile. Ed è un problema che Sony, tanto per paragonarla sempre all’eterna rivale, non ha: potete soggettivamente lamentarvi di qualsiasi produzione PlayStation, ne avete la facoltà e il diritto, ma non si può certo dire che i PS Studios vadano così frequentemente incontro a casi à la Redfall come invece accade agli studi Xbox.

Basti pensare, e non ci stancheremo mai di citarlo in ogni singola occasione, a quell’Halo Infinite che un giorno sarà studiato nei corsi universitari di criminologia: una presentazione orribile, un rinvio obbligato, una release a pezzi e bocconi, e un primo anno davvero esecrabile, che ha trovato pace solo in questi ultimi sei mesi. Quando ormai, ed è brutto dirlo, il treno dell’hype per Infinite era già bello che partito. E non è un caso che Microsoft abbia fortemente ridimensionato 343 Industries, rendendo sempre più incerto il futuro di Halo

Proprio pochi giorni fa, quasi come se non fosse una semplice coincidenza, Shuhei Yoshida aveva rivelato che PlayStation ha negli ultimi anni cancellato tanti giochi, non solo Days Gone 2, tutto in nome della qualità. Alcuni erano semplici idee, altri erano progetti in pre-produzione, ma alla fine Sony decide di dare l’ok solo a ciò che ritiene eccellente (o giù di lì). E qui probabilmente risiede la grande differenza di oggi con Xbox, un marchio capace di vivere di tante produzioni al top (Forza, Psychonauts 2, l’ancora inarrestabile Sea of Thieves, Age of Empires e così via) e allo stesso tempo di proporre aberrazioni produttive come Bleeding Edge, Crackdown 3 e, in ultimo, Redfall. Vero, Crackdown 3 era figlio di una filosofia antica, e potremmo non considerarlo. Gli altri due titoli, invece, si trovano sulla stessa barca: produzioni senza una reale anima, che sembrano essere stati pubblicati solo per il gusto di arricchire una libreria, quella del fenomenale Game Pass, che in realtà è già stracolma di tanti e blasonati titoli.

La fase attuale, per Microsoft, è molto delicata. Come procedere? Continuare a infarcire Game Pass con produzioni first party non-importa-se-vengono-bene-oppure-no, oppure puntare davvero su meno titoli ma di grande qualità? Il rischio di trasformarsi in un Netflix dei videogiochi, con un pubblico ormai saturo di prodotti tv e film scadenti, è già alto. Ma noi, dopotutto, siamo solo giocatori. E dunque finché Game Pass ci tornerà comodo, lo sfrutteremo come sempre. E non siamo certo noi a doverci preoccupare della cosa.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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