L’azienda americana lo ha detto davvero: Super Mario non è un gioco inclusivo.
Dopo la rivelazione da parte di Activision Blizzard del suo Diversity Space Tool, uno strumento interno a Blizzard che consente agli sviluppatori di controllare se e quanto i propri titoli siano accettabili dal punto di vista dell’inclusività, è apparso online un video di una presentazione del GDC 2017… destinato a far discutere.
Nel video, i presentatori dello strumento applicano, in modo alquanto curioso, le loro scoperte alle serie di Super Mario di Nintendo, con risultati al limite tra l’esilarante e l’imbarazzante.
Apparentemente stando agli studi di Activision, il gioco manca di diversità nelle capacità e nell’orientamento sessuale, poiché i personaggi non presentano disabilità e inoltre si presume siano tutti etero, non rappresentando quindi una comunità nel suo insieme.
Tuttavia, i presentatori hanno elogiato il fatto che i fratelli Mario e Luigi siano italiani, il che consente alla loro posizione sul grafico dello strumento di essere un po’ più “là fuori”. Non sappiamo cosa significhi di preciso, ma possiamo supporre che l’idea di Blizzard è che l’inclusione di varie nazionalità nel gioco sia un fattore estremamente positivo.
I presentatori, nel corso del meeting, hanno anche lodato la fascia d’età (a quanto pare per Blizzard Toad e Toadette sono bambini, anche se non è chiaro come siano giunti a tale conclusione), così come il tipo di corporatura del protagonista Mario, che è basso e “tondo”.
Il video è stato condiviso sui social media, con un utente che ha commentato “questa m***a è veramente incredibile”.
https://twitter.com/UltimaShadowX/status/1525911787752898561?s=20&t=cdzCiY5bjLwBHJn7X5XA4Q
Lo strumento è stato pesantemente criticato anche all’interno dell’azienda, in particolare dallo staff di Blizzard. Il senior game designer di Overwatch 2 Dylan Snyder ha affermato che il suo team non aveva utilizzato lo strumento perché non ne aveva nemmeno sentito parlare.
La character artist di Overwatch Melissa Kelly l’ha descritto come uno “strumento distopica inquietante”.
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