Il Lucca Comics & Games è indubbiamente una delle cornici più importanti a livello nazionale per quanto concerne le tematiche relative al mondo dei fumetti e dei videogiochi. Sono infatti molte le aziende che aderiscono ogni anno alla kermesse toscana, dato l’importante palcoscenico mediatico che rappresenta.
Tra i partecipanti di spicco dell’industria dell’intrattenimento non poteva mancare ovviamente Nintendo che, grazie ad un coloratissimo stand a tema, ha scelto di portare le proprie punte di diamante in quel di Lucca. Oltre a produzioni first party come lo spumeggiante Super Mario Bros. Wonder ed il sempreverde Splatoon 3, la casa della grande N ha ospitato un altro prodotto di prim’ordine, che risponde al nome di Prince of Persia: The Lost Crown.
Data l’opportunità avuta di provare con mano la nuova avventura bidimensionale in salsa metroidvania del franchise, ecco le impressioni che ci ha lasciato il nuovo episodio del Principe.
Dinamismo e colore
Fin dalle prime battute di gioco, è facile apprendere come Prince of Persia: The Lost Crown narri la storia di Sargon e degli Immortali, una congrega di guerrieri al servizio delle divinità. La potente squadra ha lo scopo di salvare dal rapimento il figlio della regina, caduto nelle mani di spietati predoni. Una volta giunti nel luogo del misfatto, i combattenti si dividono per poter meglio ispezionare l’area al fine di rintracciare il nobile, fino a quando Sargon (il protagonista) viene improvvisamente attaccato da un gruppo di soldati non morti.
Dalla prova abbiamo ulteriormente focalizzato come Prince of Persia: The Lost Crown è un prodotto che punta tutto il suo potenziale sull’immediatezza di gameplay. Il protagonista è capace di muoversi in maniera sinuosa e veloce, garantendo una fluidità di interazione assolutamente coinvolgente ed appagante. Il ritorno al 2D ha permesso infatti agli sviluppatori di creare ambientazioni che sfruttino appieno i movimenti atletici di Sargon che, tra slanci in avanti e capriole all’indietro, danno un feedback eccellente per quanto concerne i controlli di gioco. Tale capacità è infatti perfetta per superare le numerose trappole disseminate per tutto il percorso, che non offrono, come rovescio della medaglia, alcun margine di errore.
Acrobazie devastanti
La bontà percepita nei movimenti esplorativi si adatta ed amplifica (fortunatamente) anche nel sistema di combattimento. Gli scontri con i nemici sono veloci e spettacolari, e consentono una concatenazione di mosse davvero profonda e soddisfacente, a maggior ragione una volta imparato il sistema di schivata. Tra colpi di spada e scoccate di arco, il parco mosse del protagonista non annoia mai, evitando al contempo il triste fenomeno del button smashing (ossia il dover premere compulsivamente lo stesso tasto per avere la meglio sugli avversari).
A corollario delle mosse offensive vi sono naturalmente i poteri temporali che, pur non contemplando il riavvolgimento del tempo, garantiscono a Sargon la possibilità di teletrasportarsi nel mezzo del campo di battaglia per poter facilmente sterminare le orde nemiche (ne saranno presenti ovviamente altri nella build finale). Una buona impressione ha dato anche il sistema di amuleti che, alla pari di quanto visto in un certo Hollow Knight, permetterà di equipaggiare diversi accessori al fine di incrementare le statistiche del personaggio, oppure di concedere alcune capacità propedeutiche alla mobilità.
Il buongiorno si vede dal mattino
Inutile girarci intorno, anche in questa occasione Prince of Persia: The Lost Crown ci ha trasmesso un’ottima sensazione. Ubisoft Montpellier ha saputo convogliare l’esperienza maturata da una delle saghe più storiche del panorama videoludico, in un concept al passo con i tempi in materia di metroidvania. Se il level design del gioco completo sarà infatti alla pari di quanto finora visto e provato, potremmo tranquillamente trovarci davanti ad un nuovo esponente del genere e chissà, anche ad una rinascita del brand.
La casa francese ha quindi tra le mani la grande occasione di far ritrovare una propria identità ad un franchise che da diversi anni sembra averla totalmente smarrita, a causa di scelte concettuali non propriamente azzeccate. La strada intrapresa con The Lost Crown potrebbe essere la soluzione ideale, grazie alla volontà di volgere lo sguardo al futuro affondando però le radici nel fertile terreno del passato.
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