La trilogia di Assassin’s Creed Chronicles si conclude con il terzo ed ultimo spin-off della serie principale, sviluppato come sempre da Climax Studios e che riprende dai predecessori più i pregi che i difetti. Anche questa volta, come di consueto, il gioco è un platform stealth-action in 2.5D, ma variano il periodo storico e l’ambientazione: gli Assassini si spostano in Russia, durante la celebre Rivoluzione che si scatenò nel mentre della Prima Guerra Mondiale.
ASSASSINI DI TUTTE LE RUSSIE
Protagonista del gioco è un volto noto per gli accaniti fan di Assassin’s Creed. Nikolai Orelov, infatti, è già stato il protagonista di alcune serie a fumetti ambientate nella mitologia della serie, e in particolare nelle storie The Fall, Project Legacy e The Chain. Un’abile mossa, dunque, quella di Ubisoft e di Climax Studios, che non solo ripropongono un Assassino già noto ma che può spingere i giocatori a cercare ulteriori informazioni sul personaggio. Comunque, le vicende di Chronicles: Russia si svolgono temporalmente dopo gli eventi dei fumetti, quando ormai Nikolai ha perso ogni speranza e vuole solamente proteggere la propria famiglia lasciando la Madre Russia. Invocato dalla Confraternita, Nikolai decide di accettare la sua ultima missione e andare a recuperare un Frutto dell’Eden (ma quanti ce ne sono??), finendo col restare ovviamente immischiato in faccende politiche che trasformeranno la semplice missione di recupero ad una missione di salvataggio dello Zar e di sua figlia Anastasia. Un classico, ma una buona base su cui partire, anche se la storia non regala particolari colpi di scena o eclatanti rivelazioni.
RIVOLUZIONE RUSSA
Il gameplay rimane fedele alla serie Chronicles: Climax ha fatto di tutto per costringere il giocatore a puntare sull’azione stealth, un modo sicuro ma anche divertente di proseguire la missione, ma soprattutto aderente a quello che è il concetto base degli Assassini, ovvero la discrezione. Certo, la grande novità dell’arsenale di Nikolai rappresenterà una vera contraddizione a questo concetto: potremo infatti utilizzare un fucile da cecchino. Arma completamente inusuale per un gioco di Assassin’s Creed, il fucile da cecchino vi permetterà di uccidere naturalmente più nemici dalla distanza, liberando la strada ma non senza allertare le guardie dei Templari. Accanto al fucile da cecchino, come dicevamo, ritroviamo però tutti quegli elementi che contribuiscono all’azione furtiva del nostro protagonista, che già trovavamo nei capitoli in Cina e India ma che qui naturalmente sono stati contestualizzati: troverete spesso telefoni per distrarre le guardie, luci intermittenti che vi permetteranno di sgattaiolare via, ma anche cavi elettrici da disattivare prima di proseguire. Sotto questo aspetto, Chronicles: Russia si distingue dagli altri due capitoli, essendo più ampio e variegato in termini di proseguimento della missione. E a tutto questo si aggiunge forse la più grande novità del gioco, ancor più del cecchino: Anastasia, la figlia dello Zar che sarà un personaggio giocabile.
Probabilmente ispirati dalla ben più nota Evie Frye, protagonista insieme al fratello gemello Jacob di Assassin’s Creed: Syndicate, i ragazzi di Climax Studios hanno puntato su una seconda protagonista per l’ultimo capitolo della trilogia. Una scelta coraggiosa, dettata anche dalla voglia di variegare il più possibile il gameplay, e della quale non possiamo che essere soddisfatti, dato che non solo amplia la storia ma che offre un diversivo rispetto al solo Nikolai, un Assassino praticamente classico. Sì perché l’abilità speciale di Anastasia è quella di saper utilizzare i poteri Helix, che le permettono di letteralmente teletrasportarsi da un luogo all’altro e di evitare tutti gli scontri e le fatiche che il povero Nikolai deve subire per proseguire nella sua azione. Certo, una situazione anomala data la natura di Assassin’s Creed (non dovrebbe essere il più veritiero possibile?) e che fa storcere il naso, ma dal punto di vista del gameplay il miracolo è ben accetto e riuscito.
ASSASSIN’S CREED: NOIR
Chronicles: Russia non si discosta solamente per l’ambientazione moderna e la “supereroina” Anastasia, ma anche per le tinte. Se infatti avete giocato ai capitoli China e India ricorderete sicuramente i colori sgargianti, tipici naturalmente di quelle zone del mondo. In Russia però le cose cambiano: la scelta stilistica degli sviluppatori, di puntare in gran parte su gradazioni di grigio e di rosso, è in perfetta sintonia con il gioco, l’ambientazione e il periodo storico, un periodo buio per tutto il mondo e particolarmente turbolento nella stessa Russia, martoriata da una Rivoluzione decisamente sanguinosa. Il level design è ben costruito, e si adatta molto bene a quelle che sono le nuove capacità che Nikolai apporta alla serie. Da segnalare però alcuni difetti che abbiamo trovato in Chronicles: China, ritrovato in India e riconfermati in Russia. Tra questi i comandi non sempre perfetti, che vi costringeranno a ripetere determinate azioni o addirittura ripetere porzioni di livello nel caso veniate scoperti. Su tutti però grava la scure della longevità: il titolo è probabilmente il più corto della trilogia, e questo è un grande male soprattutto se pensiamo che i protagonisti sono ben due e che dunque si poteva (e si doveva) raccontare molto di più.
PUNTI DI FORZA
- Molto variegato
- Tecnicamente molto bello
PUNTI DEBOLI
- Storia troppo corta
- Soliti problemi legati ai comandi
Se vi hanno appassionato i precedenti capitoli della serie Chronicles, sappiate dunque che il terzo ed ultimo capitolo è probabilmente il migliore della serie, anche se di contro ha una longevità davvero troppo bassa rispetto a quanto ci si aspettava.
Tirando le somme, Assassin’s Creed Chronicles è stato un buon esperimento, almeno dal punto di vista del puro videogioco. Vedremo se le vendite daranno ragione a Ubisoft, che sta tentando in tutti i modi di trovare un nuovo modo per guadagnare con una delle serie più amate e allo stesso tempo odiate degli ultimi anni. Quale sarà la strada giusta? Continuare a puntare su piccoli progetti come Chronicles che possono comunque ampliare la mitologia, o pubblicare assiduamente capitoli principali ogni anno sperando che sia la volta buona per una rinascita totale del franchise? Chi vivrà, vedrà.
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