Sembrava ieri che Ubisoft, dopo un anno sabbatico per la sua serie di punta dell’ultimo decennio, decideva di intraprendere una via affascinante ma sicuramente rischiosa. Assassin’s Creed, con Origins, abbandonava larga parte dei suoi ideali, e andava ad abbracciare a tutto tondo il mondo degli actio RPG open world. Una scelta che, col senno di poi, si è rivelata forse la miglior mossa per la serie sugli Assassini dopo il secondo storico capitolo che diede i natali ad Ezio Auditore, ancora oggi il protagonista più conosciuto tra tutti gli adepti della Confraternita. Eppure, al di là del protagonista, Assassin’s Creed Origins rappresentò quel balzo in avanti per la serie che solo appunto Assassin’s Creed II aveva saputo offrire: un cambio netto, radicale, una nuova direzione difficile da realizzare ma che ha sorpreso in tutto il suo splendore.
Nel corso del 2017 e del 2018, con il supporto post-lancio, abbiamo lodato più volte Assassin’s Creed Origins sul nostro sito e sulle nostre piattaforme social, a testimonianza del fatto che l’anno sabbatico che Ubisoft ha fatto prendere alla sua serie di punta nel 2016 è servito non poco e ha dato i suoi frutti, restituendo l’antico fascino e splendore a questo decennale franchise. Proprio per questa ritrovata fiducia nella serie grazie all’anno di pausa, ci siamo ritrovati spiazzati nell’assistere, all’E3 2018, alla presentazione di un nuovo capitolo che sarebbe uscito a 12 mesi di distanza da Origins. Un nuovo passo indietro, riferendoci all’ambientazione storica, rispetto all’Egitto di Bayek, ma un capitolo che prosegue nel sentiero tracciato da Origins. Abbiamo passato poco più di 50 ore in compagnia del nuovo prodotto di Ubisoft Quebec, inizialmente assaliti da dubbi che abbiamo ritenuto legittimi dopo quanto visto, da esterni, all’E3, alla Gamescom di Colonia e nelle altre occasioni in cui il gioco si è mostrato in pubblico. Dubbi fugati quasi completamente come vi racconteremo nella nostra recensione, perché Assassin’s Creed Odyssey si dimostra essere un grande, leggendario, storico viaggio che porta la serie verso un futuro ancor più brillante.
Versione provata: PlayStation 4.
QUANDO IL MITO INCONTRA LA REALTÀ
Dopo la parentesi dedicata al prode spartano Leonida e alla tremenda Battaglia delle Termopili, il famoso teatro di guerra dei 300 guidati dal condottiero, inizia quella che è la vera storia di Assassin’s Creed Odyssey, il capitolo che si sposta più indietro nel tempo tra tutti quelli usciti e che ci restituisce uno scenario inaspettato, forte e davvero molto interessante, specialmente per i risvolti che potrà riservare in futuro.
Siamo nel 431 a.C., a Cefalonia, dove la giovane misthios – una mercenaria, in sostanza – Kassandra è impegnata a vivere la sua relativamente semplice vita. Qualche furto, poche remore nel compire omicidi su commissione, amici da aiutare incondizionatamente ma senza dimenticare di essere una mercenaria. Il mondo greco, però, sta per conoscere uno dei suoi momenti più bui. Proprio in quell’anno, infatti, Sparta e Atene iniziano la seconda Guerra del Peloponneso, una delle guerre più longeve e sanguinose che il mondo antico abbia mai conosciuto, ed è naturale che la storia di Kassandra finisca con l’intrecciarsi con quella dello scontro tra le due superpotenze della penisola, con i suoi pro e i suoi contro. Ma il mondo di Assassin’s Creed, come ben sappiamo, nasconde molto più della storia che abbiamo studiato sui libri scolastici. È un mondo dove realtà e fantasia, vicenda e leggenda si fondono miracolosamente per dare vita ad un racconto fuori dal normale che nonostante una deriva molto fantasy in alcuni frangenti non esce dai suoi binari, un magico canovaccio narrativo da seguire che si dipana poi su più piani temporali per garantire una storia che non solo fa il suo dovere nell’ambientazione “storica”, ma anche in quella presente, una timeline purtroppo spesso sottovalutata nel post-Desmond Miles ma che ha riacquistato il giusto valore. Non possiamo concederci il lusso di rivelarvi troppo, di questa storia. Sia per ovvie ragioni di direttive dai piani alti, sia perché non desideriamo rovinarvi la sorpresa. Ci sarà tempo, nelle prossime settimane, di analizzare tutti gli avvenimenti e cercare di carpirne qualche preziosa informazione sul futuro. Per oggi, però, vi basti sapere che la storia di Odyssey si fa piacevolmente seguire e che un’antica civiltà si dimostra essere più protagonista di quanto pensassimo, storia intervallata forse eccessivamente da compiti che bloccano l’avanzamento per prolungate sessioni e rischiano di far calare l’interesse e la memoria. Nella seconda parte del gioco, comunque, l’azione e la narrazione si fanno più serrate e coinvolgenti, poiché è anche in quei momenti che vengono a galla gli effetti primari di una delle grandi novità di Odyssey: le scelte.
L’introduzione dei dialoghi a scelta multipla è uno dei nuovi e più importanti elementi di questo nuovo capitolo. Al giocatore, nonostante ci sia da seguire un dato canovaccio narrativo, viene ad esempio data la libertà di scegliere il destino di un NPC, una scelta che potrebbe avere ripercussioni importanti sul futuro della storia. Alcune scelte, infatti, si rivelano essere determinanti a lungo termine. Potremmo assimilare questo impianto a quello di Mass Effect, dove il finale della storia ha una direzione ben precisa ma è proprio il come ci si arriva che viene deciso dal giocatore. Non affermiamo, però, che ogni singola scelta affrontata provocherà ripercussioni sul futuro. Questa non è un’opera di David Cage, qui sono ragionevolmente solo alcune missioni primarie le vere responsabili dell’evoluzione della storia. Già di per sé, però, questo è un cambio epocale. Mai prima d’ora, in Assassin’s Creed, ci era stata data la chance di scrivere il nostro futuro. Una prospettiva allettante, qui ben sfruttata, ma ci chiediamo se e in che modo potrebbe essere ampliata.
IL MONDO È MIO
Assassin’s Creed Odyssey compie un nuovo passo in avanti verso un concetto globale di open world e free roaming, superando per certi versi anche alcuni suoi illustri rivali. Strutturato alla medesima maniera di Origins, con il giocatore al quale viene concessa la libertà pressoché totale di decidere le proprie mosse, restare sul sentiero della campagna principale o addentrarsi nei meandri più periferici della Grecia e scoprirne tutti i segreti, c’è qualcosa in Odyssey che lo differenzia notevolmente e che ne amplifica la struttura: la modalità Esplorazione. Facciamo un passo indietro: in Assassin’s Creed Origins quella che abbiamo vissuto è stata un’esperienza guidata, dove ad ogni richiesta di un NPC relativa ad un bersaglio da scovare o ad un tesoro da recuperare corrispondeva un’icona posizionata sul posto. Nelle prime battute di Odyssey, invece, il gioco ci mette di fronte ad una esaltante prospettiva, quella appunto della nuova modalità Esplorazione, nella quale niente è dato per scontato. Quando Kassandra (ma anche Alexios, naturalmente ci riferiamo indistintamente ai due protagonisti giocabili la cui stora è invariabile) riceve l’ordine di identificare, braccare ed eliminare un nemico, non sappiamo dove questo si trovi precisamente. Tocca a noi, ascoltando le parole dei personaggi con i quali possiamo interagire e rifacendoci alla nostra esperienza pregressa, ai luoghi che abbiamo già visitato ed esplorato, riuscire a capire quale sia la nostra prossima meta. Le coordinate che gli indizi ci offrono, a dire il vero, non sono poi tanto difficili da capire e interpretare: talvolta ci verrà detto che il bersaglio è stato avvistato a sud di una certa città, o all’interno di una grotta che si trova nelle vicinanze di un punto di interesse, e così via. Niente di complicato, tutto molto piacevole. Abbiamo apprezzato questi momenti lungo tutta l’esperienza di Odyssey, abbiamo pensato, riflettuto, analizzato nel dettaglio la gigantesca mappa di gioco per capire dove il gioco stesso volesse portarci, e questa è la grande intuizione di Odyssey, che spinge sull’immersività per ampliare il suo ventaglio di possibilità. La modalità Esplorazione, per tranquillizzare i tradizionalisti, può comunque essere switchata con quella Assistita in qualsiasi momento, ma fidatevi: se la proverete almeno una volta, ne apprezzerete le intense sfumature.
Dal suo illustre predecessore, Odyssey riprende buona parte degli elementi. La struttura della narrazione ad esempio, come abbiamo già spiegato, ma anche l’impianto del gameplay generale. Il gioco rientra nella folta schiera degli action RPG, senza però perdere la sua identità votata allo stealth, quella meccanica cioè che rappresentava il cuore pulsante del concetto dietro gli albori della serie. Kassandra si muove tra i cespugli con naturalezza come solo una vera mercenaria con anni di esperienza sulle spalle sa fare, il suo parkour è ineccepibile, ed è capace di compiere mirabolanti uccisioni silenziose degne del più bravo dei ninja. E anzi, a onor del vero, sembra proprio che il bilanciamento operato dagli sviluppatori porti il giocatore a spingersi prepotentemente verso un approccio cauto, pensieroso e stealth piuttosto che all’attacco frontale ad arma sguainata. I nemici, difatti, si rivelano essere feroci macchine da guerra anche a livelli di poco inferiori ai nostri, pericoli ambulanti che convincono ben presto a studiarne i pattern e affidarsi al buon vecchio approccio attendista, con l’immancabile fischio per richiamare il malcapitato e abbatterlo silenziosamente senza destare sospetti. E poi, a onor del vero, alcuni non trascurabili difetti legati all’IA nemica aiutano il giocatore nella sua silenziosa avanzata: in più di un’occasione abbiamo visto soldati che non si accorgono di ciò che accade a pochi metri dal loro naso, o che non percepiscono evidenti e forti rumori di intrusi nell’accampamento.
Certo è che col passare delle ore e col perfezionamento delle vostre abilità, potreste decidere di tanto in tanto di concedervi un po’ più di libertà guerriera e attaccare frontalmente, sfoggiando le nuove meccaniche come il parry degli attacchi nemici (il cui timing è eccessivamente elevato, in confronto con altri titoli, e non capiamo il perché di questa scelta) e le abilità confezionate per rinfrescare il combattimento su Odyssey. L’albero delle abilità, su questo nuovo capitolo, si rivela infatti essere una raccolta di attacchi speciali da sfoggiare in battaglia, dalla possibilità di rendere velenosa la nostra arma al controllo in remoto di una freccia (sì, è tornata quest’abilità, non ci fa impazzire ma è stata riproposta), operazioni queste affidate comodamente alla combinazione di L1 e L2 con altri pulsanti. Tutto questo rinvigorisce il gameplay, modifica il combat system e il ventaglio di possibilità che abbiamo a disposizione, senza però stravolgere il combat system che abbiamo già imparato a padroneggiare in Egitto al tempo di Bayek. La rimappatura dei comandi ha coinvolto solamente poche meccaniche come la schivata, ora affidata a X, e la parata che viene assegnata alla combinazione di L1 ed R1. Da Origins, appunto, vengono mantenuti parecchi elementi ormai famigliari: la progressione dei livelli, la fidata aquila-drone guidabile che segnala nemici e punti di interesse, arco e frecce per sorprendere i nemici da lontano, il cavallo per l’esplorazione terrestre, e anche la personalizzazione del personaggio in ogni suo equipaggiamento. In questo caso, però, Odyssey scava più a fondo nei meandri dei GDR e si concede il lusso di ampliare, di nuovo, la sua visione. La forza di Kassandra viene infatti vista sulla base di tre parametri (Cacciatore, Assassino, Guerriero) e ogni oggetto, dall’elmo alle calzature, fornisce bonus in una certa direzione, bonus questo aumentabile migliorando presso i fabbri greci l’equipaggiamento al costo di Dracme e risorse dal crafting sempre molto elementare ma piacevole.
L’eredità di Origins si manifesta anche nelle tantissime missioni secondarie ben congeniate e legate a doppio filo con le quest principali, cosa che viene messa subito in chiaro nelle prime ore di gioco. Sono proprio le quest secondarie, infatti, che danno una grossa mano a Kassandra e alla sua storia. Le varie regioni della Grecia sono infatti sotto dominazione, e ogni regione viene guidata da un comandante che ne determina la potenza. Per riuscire a uccidere questi rispettivi comandanti, cosa che dovremo fare a più riprese in tutto il gioco, ci sono due possibilità: provare ad eliminarlo subito, cosa sconsigliatissima, oppure cercare di diminuire considerevolmente la potenza nemica in quella regione uccidendo i capi dei forti, distruggendo le scorte e depredando i tesori degli invasori, che non saranno più in grado di pagare i soldati provocando diserzioni e malcontento. Questo impianto è permesso non solo grazie all’ottima integrazione delle quest secondarie che si rivelano molto importanti e non un semplice tentativo di aumentare la longevità, ma anche grazie al mondo di gioco, molto più vivo e particolareggiato e che offre numerose possibilità. I nemici da scacciare non si trovano solamente presso gli imponenti forti ma anche in fattorie occupate e accampamenti provvisori, i tesori sono sorvegliati da banditi e altri mercenari che ambiscono al posto di Kassandra nella “scala d’importanza” dei misthios. E se pensate che l’offerta di Odyssey sia finita qui, vi sbagliate di grosso, perché c’è ancora un mondo intero di cui parlare. Anzi, un mare.
UN MARE DI POSSIBILITÀ
Torna, prepotentemente, la dimensione navale. Dopo Assassin’s Creed III, IV: Black Flag e Rogue, la serie si è allontanata dalla sfera acquatica per concentrarsi esclusivamente sull’esplorazione e il combattimento via terra. Riproposte a piccole dosi in Origins in occasione dei momenti dedicati ad Amunet, le sezioni navali diventano uno degli elementi principali di Odyssey, rifacendosi alle meccaniche che già ben conosciamo ma prendendosi la briga di aggiungere un ennesimo tocco di classe ben congeniato. Tutto, sulla nostra nave da battaglia, è personalizzabile e migliorabile. E non parliamo solamente dello scafo e dell’arsenale offensivo, elementi questi già presenti nel passato della serie, ma anche dell’equipaggio. Durante le scorribande a terra, infatti, Kassandra è in grado di reclutare, dopo averli debitamente storditi, soldati e mercenari che si uniscono senza troppe remore alla causa della misthios, pronti per essere a disposizione sia in mare che a terra (previo acquisto dell’apposita abilità di richiamo degli alleati).
La nave non è però solo un banale tentativo per diversificare le missioni della storia principale, come avveniva in Origins. Qui l’esplorazione marina e la dimensione navale diventano parte integrante e fondamentale del mondo di gioco con i suoi lunghi viaggi, gli abbordaggi alle navi nemiche distrutte a caccia di preziosi carichi, le sanguinose battaglie – il combat system a tal proposito è rimasto piacevolmente invariato dal passato – e i pericoli da non prendere sottogamba. Senza dimenticare naturalmente le quest. Tra le innumerevoli missioni di Odyssey troviamo infatti una sezione completamente dedicata alle quest navali. Più cose da fare, più tempo da trascorrere sul gioco, ma senza mai annoiarsi, e questo è il grande punto di forza di Odyssey. Le quest, e ci riferiamo anche alle tradizionali missioni secondarie terrestri, potrebbero sì risultare ripetitive dopo aver accumulato un considerevole numero di ore sul gioco, ma i compiti da svolgere riescono sempre ad avere qualcosa da raccontare e da mostrare, segno di una grande cura in fase di scrittura e di progettazione che si riflettono in ogni elemento del titolo.
Assassin’s Creed Odyssey si dimostra esattamente per come Ubisoft l’aveva presentato. Non una rivoluzione, in alcun modo, ma un’evoluzione di quelli che erano i concetti, il game design e il gameplay di Origins, ampliato con nuove possibilità in battaglia, l’intero e apprezzatissimo mondo navale, e una Grecia tutta da vedere, toccare, visitare ed esplorare, in ogni suo piccola sfumatura. Un trionfo: Odyssey è esattamente questo, un enorme videogioco di alta classe che riesce nella non facile impresa di sorprendere ancora una volta dopo Origins, cosa che, ad essere sinceri, pareva impossibile anche a noi.
LUCI E OMBRE
Impossibile non ribadirlo, di nuovo, dopo tutti questi anni. La direzione artistica di Odyssey è ancora una volta sopra le righe, una visione straordinaria di un mondo, quello del V secolo a.C. che proprio come l’Egitto di Bayek ci viene mostrato in tutta la sua magnificenza. I templi e le architetture greche adornano le grandi città, le imponenti sculture si innalzano verso il cielo e si stagliano sull’orizzonte, ma il senso di perfezione e di puntigliosa attenzione ai dettagli si fa sentire in ogni istante, dalle grandi polis persino ai più piccoli agglomerati di abitazioni e fattorie che popolano le regioni periferiche e le piccole isole. La sola visita un nuovo luogo è sempre fonte di gioia per gli occhi, perché c’è sempre qualcosa in grado di sorprendere anche dopo aver accumulato decine e decine di ore. Senza accorgervene, passerete chissà quanto tempo ad ammirare la magnificenza della civiltà greca in lungo e in largo, perdendovi, se siete appassionati di questo crescente movimento, a cercare lo scatto migliore dalla Photo Mode per dare libero sfogo alla vostra sete di bellezza artistica.
Sembrerà strano, arrivati a questo punto della recensione, non aver ancora avuto modo di leggere qualcosa di realmente negativo in merito ad Odyssey, poiché l’impianto di gioco, il gameplay e la main story sono, come già spiegato, una grande soddisfazione. Non abbiamo però ancora parlato del comparto tecnico del gioco, e qui casca, ma non troppo, l’asino. Assassin’s Creed Odyssey fa uso ancora una volta dell’engine AnvilNext 2.0, che Ubisoft utilizza su molte sue produzioni (basti pensare a Rainbow Six Siege e For Honor) e che ha inaugurato proprio sulla sua serie di punta nel 2014 con Unity. Dopo i “danni” visti in occasione del capitolo dedicato alla Rivoluzione Francese, l’engine di gioco si è via via migliorato col tempo e con Odyssey dimostra di avere ancora cartucce da sparare, ma è innegabile come alcuni difetti che già riscontrammo ai tempi di Syndicate prima e Origins poi siano rimasti immutati. Soprassedendo su alcune, pensiamo, scelte di leggerezza come l’intangibilità di alcuni oggetti (i vigneti paiono fantasmi completamente attraversabili, ma questo è sicuramente comodo), dobbiamo nuovamente segnalare, come un anno fa, inconvenienti legati a texture talvolta spalmate e di bassa qualità, oltre che di alto tempo di caricamenti, e frequenti pop-up di oggetti neanche troppo lontani da noi. Le animazioni facciali non sono poi certamente indimenticabili, e anzi in alcuni frangenti ci hanno ricordato l’asetticità dei personaggi di Mass Effect Andromeda al momento del lancio del gioco. Insomma, si può fare di meglio. Si può fare molto meglio di così, anzi. E se come pensiamo Assassin’s Creed tornerà solamente nel 2020 (per l’anno prossimo Ubisoft ha già confermato l’assenza di un nuovo capitolo) in occasione della next-gen di console, quello sarebbe il momento adatto per fare un nuovo passo in avanti in merito proprio al comparto grafico del gioco, oggi l’unico aspetto che ci sentiamo di denunciare per Odyssey insieme all’IA nemica ballerina. Ma, attenzione, sia ben chiaro: nonostante gli inconvenienti da noi evidenziati, il comparto grafico si attesta comunque su alti livelli, segno che con un po’ più di attenzione a certi elementi il gioco avrebbe potuto rasentare la perfezione. Ci sono alcuni dettagli, infatti, che lasciano a bocca aperta, come i corvi impegnati a dilaniare un cadavere da noi abbandonato per molti giorni, scena vista in un forte nemico e che sorprende per l’attenzione a queste piccole cose.
Ultimo appunto in merito al sonoro, appagante in battaglia così come in tutte le altre occasioni. La colonna sonora, poi, offre alcuni tocchi di classe niente male, come il main theme del menù rivisitazione del celebre tema di Ezio Auditore in Assassin’s Creed II. A quasi 10 anni di distanza, l’Assassino italiano riesce ancora a lasciare il suo segno.
PUNTI DI FORZA
- Un altro passo in avanti per la serie
- Direzione artistica di primo livello, come sempre
- Ancor più libertà concessa al giocatore, anche nella narrazione
- Un mondo più vivo e mai banale
- La storia di Kassandra/Alexios lascia il segno, e non solo quella…
PUNTI DEBOLI
- Qualche difetto grafico permane
- L’IA dei nemici deficita ancora in alcuni frangenti
Assassin’s Creed Odyssey è una straordinaria conferma dell’evoluzione che Ubisoft ha scelto di intraprendere per la sua decennale serie di punta, un magico inno alle grandi e oggi pienamente espresse potenzialità di Assassin’s Creed. Odyssey rappresenta un maestoso e imponente racconto, un’odissea senza precedenti nella quale realtà, finzione, storia, mito, magia e leggenda si fondono per formare un connubio perfetto. Nonostante il comprensibile scetticismo iniziale, Ubisoft Quebec è stata capace di dare vita ad un’opera consequenziale al già apprezzatissimo Origins, un richiamo a quanto già visto ma senza porsi come una banale riproposizione degli stessi temi e meccaniche dell’Egitto di dominazione romana. Il combattimento ad arma bianca ha fatto spazio ad alcune limature e novità che rendono più dinamico il combat system, le sezioni navali condite da una serie di missioni secondarie e numerosi compiti extra donano nuova linfa e amplificano le possibilità. E, nonostante la Storia, quella con la s maiuscola, fosse ben distante dalla storia di Assassini, Occulti, Templari e così via, c’è spazio per una grande narrazione, quella delle vicende di Kassandra/Alexios che incrociano le loro storie con Layla e molto altro. Un fan storico della serie, in Odyssey, può trovare tutto quello che serve per rendere indimenticabile questa esperienza. Ora, davvero, non riusciamo a immaginare dove la serie potrebbe spingersi. Come farà Ubisoft a sorprenderci di nuovo nel 2020?
Ringraziamo Ubisoft per il review code di Assassin’s Creed Odyssey.
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