Quando nel 2013 i robottini di casa Sony esordivano su PS4 con The Playroom, l’intento era solamente quello di far testare agli acquirenti della nuova console la PS Camera, accessorio mai davvero sfruttato fino all’arrivo nel 2016 del visore di realtà virtuale del colosso giapponese. In quell’occasione ecco che gli Astro Bot tornano a farsi vedere con Playroom VR, la versione tutta nuova del loro “gioco di minigiochi” di lancio che mostrava le potenzialità di PS VR ponendo l’accento sull’interazione e l’immersività. Perché dunque ora non provare a sfruttarli in modo più massiccio e aprire di fronte ai robottini un nuovo mondo, quello di un gioco interamente dedicato e più ambizioso di una semplice dimostrazione della forza di PS VR? Astro Bot Rescue Mission nasce proprio così, come cioè il primo vero videogioco con protagonisti quelli che sono ormai di fatto le simpatiche mascotte di casa Sony sin dal lancio di questa generazione. Una nuova esclusiva PS VR che, dopo l’ottimo FPS tattico Firewall Zero Hour di aagosto continua a confermare l’ottimo momento di forma per la crescente tecnologia della realtà virtuale in casa Sony.
MAMMA, HO PERSO I BOT!
I simpatici Bot di nostra conoscenza sono in viaggio a bordo della loro navicella, quando questa, ad un tratto, viene attaccata da un misterioso alieno che si impossessa del suo visore e la distrugge, disperdendo tutti i Bot in cinque mondi. Tutti? Non proprio, perché uno di loro, il piccolo Astro, rimane a fluttuare nel cosmo fino a che noi, il giocatore, che abbiamo assistito alla scena, lo salviamo. Confortato il robottino e protetto all’interno del nostro onnipresente Dualshock 4, ecco che inizia la missione più galattica mai affrontata dal dinamico duo Astro+Player: salvare tutti i Bot e ricostruire la vecchia navicella, i cui pezzi sono ora nelle grinfie di cinque boss che dominano i vari pianeti.
La premessa narrativa è solamente una scusa per dare il via a quello che è, ad oggi, il miglior platform 3D di PlayStation VR e forse di tutti i visori di realtà virtuale sul mercato. Parlando di ambientazioni, contesto, musica e sensazioni, Astro Bot è in tutto e per tutto un platform di vecchio stampo, con le classiche monete da raccogliere in ogni livello, i Bot da rintracciare e colpire per farli tornare a casa sani e salvi nel nostro joypad, e aree segrete che possono essere viste solamente interagendo direttamente con il mondo di gioco tramite il visore. Ma ci arriveremo. Nella sua semplicità, comunque, il gioco è concepito come un omaggio ai gloriosi videogiochi a piattaforme del passato. In più di un’occasione mi sono tornati alla mente i livelli subacquei di Super Mario 64 con le malefiche murene, o ancora la formula dei primi titoli di Crash Bandicoot, con telecamera alle spalle del protagonista e un livello che si sviluppa linearmente nascondendo però insidie, in questo caso amplificato a 360° seppur i mondi di gioco restino molto contenuti, sia nell’aspetto che nella durata (10 minuti in media per terminarne uno basteranno). Naturalmente non fraintendeteci, non stiamo mettendo sullo stesso livello Astro Bot con due mostri sacri del genere, ma per certi versi anche un gioco come questo potrebbe essere ricordato grazie alla sua feature più importante: la realtà virtuale, perfettamente implementata e con grosse sorprese.
TI COPRO LE SPALLE, AMICO
Quello che sorprende, una volta iniziato il primo livello del gioco, è come il giocatore sia trattato proprio come un altro protagonista all’interno del livello, un deus ex machina che supporta Astro nella sua ardua ricerca interagendo straordinariamente bene con lui e con il mondo circostante. Nel serrato proseguire a poca distanza dal piccolo robottino, siamo, in prima persona, chiamati a muovere il joypad nell’aria per lanciare una fune verso un gancio, o ancora ad aiutare Astro a superare una sezione armati del nostro prezioso getto d’acqua (SPLAC 3000, sei tu?) che apre i dormienti fiori e tramortisce i nemici sempre pronti a colpirci. E a proposito, noi stessi, non solo Astro, dobbiamo stare attenti a spruzzate d’inchiostro, bombe e pericoli che vanno obbligatoriamente schivati muovendo la testa e il corpo per evitare la “rottura” dello schermo o di restare oscurati senza un’ottimale visuale di ciò che accade intorno al povero Astro. Lo riconosco, è qualcosa che sarebbe molto meglio mostrare piuttosto che descrivere a parole, ma così è: la sensazione di essere parte integrante del gioco e che dalla nostra immersione dipenda il futuro di Astro è totale. Ve ne accorgerete subito, sin da quando vi girerete su voi stessi per cercare Bot nascosti in spazi angusti e che prima erano sfuggiri, o quando vi chinerete e allungherete il collo per vedere cosa si nasconde dietro ad un costone di roccia o una barriera. Fantastico, questo deve essere il concetto della realtà virtuale. Il giocatore diventa protagonista, in tutti i sensi.
Nonostante una direzione artistica simpatica e coloratissima, se dobbiamo trovare una pecca in Astro Bot Rescue Mission questa la si identifica nel comparto grafico, di parecchio inferiore a produzioni come The Inpatient e The Persistence che negli ultimi mesi avevano spinto le potenzialità visive di PS VR. Astro Bot mette in evidenza i limiti che SIE Japan Studio ha imposto al gioco e che forse derivano dalla stessa realtà virtuale, con paesaggi circostanti molto poveri e deboli texture, ai quali si aggiunge un fastidioso filtro antialiasing poiché completamente assente in lontananza. Le musiche, invece, fanno il loro dovere, e anzi diventano particolarmente orecchiabili e riconoscibili in alcuni degli oltre 25 livelli presenti. A questi, per darvi un quadro d’insieme completo del gioco, si aggiungono una serie di livelli-extra che fungono da sfide a tempo, che sbloccano altri Bot e che si possono giocare solamente dopo aver trovato i camaleonti all’interno di ogni livello.
PUNTI DI FORZA
- Innovativo in alcune meccaniche
- Un ottimo platform 3D con tante cose da fare
- L’immersività nella VR è totale
PUNTI DEBOLI
- Graficamente lontano da altre produzioni
- Prezzo un po’ troppo alto
Astro Bot Rescue Mission è quel gioco leggero, divertente ma anche sorprendente e impegnativo che serviva per PS VR dopo i più impegnati titoli degli ultimi mesi come Bravo Team, Firewall e The Persistence. Oltre ad essere adatto a tutte le fasce d’età, Astro Bot è anche un notevole platform 3D che richiama grandi capostipiti del suo genere (inevitabili i paragoni con Mario 64 in alcuni frangenti, così come anche con Crash Bandicoot per l’impostazione lineare dei livelli) e che, includendo una grande interazione del giocatore che si sente parte dell’azione, restituisce una grande sensazione di immersione come tutti i giochi per la VR dovrebbero essere in grado di fare. Tanti livelli da completare, tanti robottini da salvare, tante sfide da superare. Astro Bot Rescue Mission è una bellissima sorpresa, e al netto di qualche difetto come un comparto grafico assolutamente al di sotto di altre produzioni, lo promuoviamo come un altro gioco da avere nella propria line-up di PS VR.
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