Siamo tornati a quel momento dell’anno, siamo di nuovo di fronte a quella sottile linea rossa che separa l’acquisto o la rinuncia al nuovo Call of Duty. Una linea che si è assottigliata parecchio negli ultimi anni, dopo che con il reboot di Modern Warfare nel 2019 Activision era stata in grado di confezionare un videogioco non perfetto ma certamente intrattenente, la giusta quadratura del cerchio.
Ma questa linea, appunto, si sta assottigliando. Forse era dai tempi di Call of Duty: Ghosts, che da qualche giorno ha curiosamente spento la sua decima candelina, che non si aveva una sensazione così tangibile del fatto che qualcosa fosse andato storto. Del fatto che COD, di tanto in tanto, dovrebbe prendersi una pausa. E MW3 sembra sia la personificazione stessa, anche se parliamo di un videogioco, di questo concetto.
Subito dopo (ma anche prima, in minor quantità) l’uscita di MW2 lo scorso anno, si sono rincorse voci da fonti molto affidabili che Activision avesse finalmente deciso di dare un anno di respiro al suo brand di punta: niente nuovo gioco, nel 2023 sarebbe arrivata una corposa espansione di MW2 con le iconiche mappe di MW2 2009 rimasterizzate, insieme a una modalità zombie free to play abbinata a Warzone. Le cose sono evidentemente cambiate in corsa, ma ciò è stato un bene o un male? Le notizie degli ultimi giorni non sono certo rassicuranti, con Sledgehammer Games, già autori di Advanced Warfare, WWII e Vanguard, che sarebbe stata costretta a turni di lavoro massacranti per portare a casa la pagnotta. Perché ad Activision, in questo momento, interessa una e una sola cosa: pubblicare Call of Duty. Che sia bello o che sai brutto, l’importante è invadere i negozi ogni santo novembre, proprio come fa EA con FIFA – pardon, EA Sports FC.
Bando alle ciance, è ora di parlare più approfonditamente del gioco, ma questa premessa era doverosa: si è parlato tanto di questa operazione commerciale sul filo della nostalgia da parte di Activision, e l’impressione, dopo una settimana di test, è che l’azienda stavolta abbia davvero tirato troppo la corda.
Versione provata: PS5.
Il multiplayer diverte, ma il troppo stroppia
C’è una componente che deve essere chiara sin da subito, prima di iniziare questa recensione: Modern Warfare 3 è il capitolo più povero in assoluto di novità. Spesso si parla di Call of Duty come un brand incapace di innovarsi realmente, ma tra un capitolo e l’altro gli assidui giocatori possono comunque trovare le adeguate differenze. Nel caso di MW3, l’operazione è invece differente: Activision ha deciso di puntare tutto sull’effetto nostalgia e poco più di questo, come dimostra l’ampio spazio dedicato durante la promozione al comparto multigiocatore tradizionale.
Corroborando la voce secondo cui MW3 sarebbe in realtà dovuto essere un DLC di MW2 con contenuti rimasterizzati, il comparto PvP del gioco propone per la prima volta nella storia del franchise ambientazioni interamente riciclate. Le 16 mappe scelte per il day one, infatti, sono i remake, belli e perfetti, delle originali mappe di Modern Warfare 2 del 2009, tra le quali troviamo ambientazioni entrate nella storia come Terminal, Highrise, Scrapyard, Afghan, Wasteland e varie altre. Il rifacimento, a livello di texture, è molto piacevole, e il design delle mappe è ancora oggi talmente funzionale da risultare perfetto.
Sono stati comunque apportati alcuni lievi cambiamenti in alcuni ambienti, sia per adattarsi alle dinamiche di movimento recenti (i soldati, da alcuni anni, possono anche appendersi a un muro o un container), sia per limitare possibili exploit un po’ troppo potenti – la cabina di pilotaggio dell’aereo in Terminal, ad esempio, è oggi praticamente inaccessibile a causa di una cloche posizionata al centro.
In quanto a gameplay, Modern Warfare 3 assolve egregiamente al proprio dovere. Vengono abbandonati alcuni elementi hardcore di MW2 2022, come l’estrema importanza dell’audio (il che è sia un peccato sia un bene, dato che Infinity Ward non è mai riuscita a trovare un giusto bilanciamento in un comparto sonoro che sarebbe stato di primissimo livello), e tornano alcune meccaniche molto richieste dai giocatori come lo slide cancel, che ovviamente offre un’azione veloce e dinamica. La Tac Stance, nuovo modo di mirare inclinando leggermente l’arma, offre un altro approccio per gestire un combattimento, sacrificando la precisione ma aumentando la velocità anche in questo caso. Il movimento dei personaggi, appunto, è stato reso molto più fluido e rapido rispetto all’originale MW3, e proprio per questo le sensazioni fornite dalle mappe sono familiari ma allo stesso tempo abbastanza differenti.
Pad alla mano, Modern Warfare 3 multiplayer è un gioco divertente da giocare. Non c’è nulla da dire in tal senso: il feedback delle armi è fantastico, il time to kill ha finalmente raggiunto un livello adeguato dopo gli eccessivi estremismi di MW 2019 e MW2 2022, e questo porta i giocatori a ingaggiare sparatorie 1v1 più frequenti e senza un risultato scontato in partenza. Sul fronte dell’intrattenimento, insomma, bisogna dare atto a Sldegehammer Games di aver trovato il perfetto connubio tra il classico e il moderno, con sicuramente alcuni elementi da sistemare (molte armi, specie quelle del precedente capitolo ancora disponibili con la funzionalità Carry Forward, devono assolutamente essere bilanciate) ma una piacevolissima sensazione di fondo, che non provavamo da molto tempo.
Gli sviluppatori hanno dunque modificato ciò che proprio non era piaciuto di Modern Warfare 2 l’anno scorso, tornando a meccaniche amate da tutti. Il sistema dei perk, ad esempio, torna a essere quello tradizionale: questi sono ora attivi sin da subito in partita, e non richiedono più un periodo di carica come accadeva con MW2 prima di entrare in funzione. A tal proposito, Sledgehammer ha legato i perk a particolari categorie di equipaggiamento estetico, con abilità ad esempio come Fantasma e Sciacallo che sono cioè gestite come se fossero stivali o altro da indossare. Un elemento all’apparenza innovativo, ma in realtà non si influisce in alcun modo sulla skin degli operatori – anch’essi trasferibili da MW2, ricordiamo.
Parlando delle modalità, arrivano due gradite sorprese. La prima è Guerra, che Sledgehammer aveva già sperimentato in Call of Duty WWII e viene qui riproposta senza alcun cambiamento di fondo. La seconda modalità, questa inedita, è Tagliagole: si tratta in poche parole del successore spirituale di Scontro, a suo tempo molto apprezzata nel reboot di Modern Warfare, in cui squadre di 3 giocatori si affrontano senza respawn e con classi personalizzate per catturare l’ambita bandiera.
La peggior campagna single player
In questo caso, non c’è nostalgia che tenga. Non ci sono scuse, non ci sono ispirazioni, non c’è nulla. Quella di Call of Duty: Modern Warfare 3 è la peggior campagna single player nella storia del franchise. Anche perché di campagna, a conti fatti, ha molto poco. Assimilabile a una sorta di Spec Ops per giocatore singolo, la campagna alterna missioni open world nella mappa di Warzone ad altre più lineari, il tutto senza un briciolo d’inventiva.
Sembra quasi che Sledgehammer Games non abbia avuto tempo per definire attentamente una modalità single player, estrapolata solo in seguito da qualche ritaglio qua e là: la mappa dell’Urzikstan fa generalmente da sfondo alla storia di Price e alla sua continua lotta per fermare il super-terrorista Makarov; le missioni open combat, come sono state definite dagli sviluppatori, includono casse di equipaggiamento alla stregua del loot casuale di Warzone; la narrazione non va da nessuna parte, non ha emozioni e anzi quei pochi momenti che avrebbero potuto innalzare leggermente il giudizio finale vengono gestiti nel peggior modo possibile.
Nonostante l’idea fosse quella di dare più possibilità ai giocatori, il risultato finale è un disastro povero e soporifero. Delle 4 ore che occorrono per completare la campagna, ricorderete forse una manciata di minuti. Il che non è neanche un problema, non si tratta certo della prima campagna di COD priva di vero mordente narrativo, ma se a questo aggiungiamo un impianto ludico completamente insufficiente e scarso nella realizzazione e nelle idee di base, il quadro che ne esce è negativo. Tra checkpoint assurdi e un’IA nemica che alterna nemici con il cervello di un’ameba a soldati che possono colpire un bersaglio in movimento a distanza di kilometri, non si salva davvero nulla di questa modalità. L’unica cosa che avrebbe davvero potuto salvare il salvabile era trasformare il tutto in, appunto, Spec Ops da giocare in cooperativa. Oppure rimuovere del tutto la campagna, poiché il valore produttivo del prodotto non si sarebbe comunque abbassato.
Per un approfondimento più corposo, vi rimandiamo alla nostra analisi dedicata interamente alla campagna single player.
MWZ, croce e delizia
Come abbiamo rapidamente accennato nella nostra video-recensione (potete recuperare qui lo short su YouTube), la modalità Modern Warfare Zombies non rivaleggia di certo con le altre grandi opere di Treyarch. Non ci prova neanche. Scordatevi le mappe dal design superbo studiate appositamente per promuovere la tattica e la sopravvivenza, dimenticate i tempi di Der Eisendrache e Ancient Evil. Treyarch, con MWZ, prosegue nel suo cammino di evoluzione della modalità survival che già era iniziato con Epidemia (Outbreak) in Black Ops Cold War e proseguito poi nell’abominevole Vanguard, rendendolo qui addirittura una sorta di appendice di Warzone, quasi l’erede di DMZ.
Pad alla mano, le impressioni sono esattamente quelle attese dopo l’annuncio di MWZ. La modalità si struttura sull’enorme mappa dell’Urzikstan, l’ambientazione scelta da Activision per Warzone con Modern Warfare 3, suddivisa in tre livelli di difficoltà a livello di nemici e ricompense: andando sempre più verso il centro della mappa, aumenta la potenza degli zombie e dei mercenari controllati dall’IA (che sono al momento eccessivamente forti anche in Zona I, e questo è un problema), ma anche il rateo di ricompense e loot da esplorazione e missioni. Se ve lo state chiedendo, sì: funziona esattamente come DMZ, la modalità sulla quale Infinity Ward aveva basato praticamente tutto il gameplay di MW2 lo scorso anno e che invece è stata abbandonata a se stessa dopo poco – e la tendenza non cambierà.
Al di fuori degli zombie e di poche altre componenti, come il Pack a Punch o il ritorno della Ray Gun e di altre armi strabilianti, insomma, non c’è alcuna somiglianza con quelle che erano le precedenti esperienze survival di Treyarch. Se questo passaggio sia irreversibile al momento non lo sappiamo (speriamo di no), ma è evidente che lo studio vuole spingere Zombies verso qualcosa di molto differente rispetto a prima. Da queste premesse, cambiano anche alcune dinamiche importanti. Se in precedenza l’obiettivo era sopravvivere più a lungo, in MWZ si trasforma invece in una vera e propria corsa contro il tempo per raggiungere l’estrazione tramite elicottero (ogni partita ha un timer di un’ora, prima che la mappa venga invasa dalla nebbia) e portare con sé preziosi oggetti che possono essere sfruttati in futuro.
In buona sostanza, sì, MWZ snatura parte del concept degli Zombies di Treyarch, e questo per molti può essere visto come un male. Dopo averla provata a lungo, tuttavia, possiamo convenire sul fatto che MWZ intrattiene al punto giusto. Non si tratta di una modalità artisticamente superba, e anzi il solo fatto di aver riciclato (ma quante volte abbiamo usato questa parola?) l’intera mappa di Warzone al posto di creare qualcosa di più complesso e completo, anche se contenuto, fa impallidire la modalità di fronte ai grandi capolavori del passato di Treyarch – ecco la lista delle migliori mappe Zombies della saga. Nella sua pigrizia, comunque, il team è riuscito a contenere i danni, e la sufficienza è superata. I bug, tuttavia, restano presenti in massa: questo è sicuramente l’elemento più problematico, insieme al bisogno di un supporto vero e duraturo.
Ringraziamo HK Strategies per il codice review.
Review Overview
Riassunto
Call of Duty: Modern Warfare 3 non è all'altezza del suo predecessore, che a sua volta non era all'altezza di MW 2019. Il trend, ormai da anni, è in forte discesa, e questo titolo ne è l'emblema: bello e divertente da giocare, inadatto per una spesa di ben 80 €. Si tratta di un DLC mascherato da nuovo capitolo? Sì, senza dubbio: il riciclo massiccio di contenuti e una campagna single player realizzata probabilmente in un paio di giorni ne sono la prova. Per sua fortuna, MW3 ha dalla sua un solidissimo PvP... ma basterà a convincere i giocatori a spendere anche quest'anno una cifra decisamente importante - soprattutto non giustificata, per questo titolo?
Pro
Divertente da giocare MWZ non è originale, ma è un buon compromessoContro
Campagna da dimenticare Contenuti riciclati oltre ogni immaginazione- Concept & Trama5
- Gameplay8
- Comparto Artistico6.5
- Comparto Tecnico7.5
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