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[Recensione] Dead Island 2

In un tempo ormai remoto, un vecchio saggio disse: “I videogiochi sono fatti per divertire”.

Questo mantra ha senza dubbio contraddistinto le prime produzioni dell’industria videoludica, ma è altrettanto vero che, andando avanti nel tempo, le software house si sono sempre maggiormente concentrate su altri obiettivi, che molto spesso hanno minato il vero scopo dell’interazione utente-videogioco. Fortunatamente la massima soprariportata è stata raccolta ed incarnata da Dambuster Studios su Dead Island 2, sequel del capostipite targato Techland dell’ormai lontano 2011.

Versione testata: PlayStation 5

La premessa è doverosa: lo sviluppo travagliato di questo secondo capitolo non ha di certo fatto buona pubblicità alla produzione Deep Silver. Alla squadra di Nottingham va infatti riconosciuto il merito di aver mandato in porto una nave che, per come si erano evoluti gli eventi, sembrava destinata a rimanere abbandonata al largo per sempre.

Ti racconto una st…rage di zombi!

Come ogni buon gioco in cui si devono affrontare orde di zombi in uno spazio aperto, la storia è solamente un elemento di contorno, unicamente utile a giustificare la presenza degli ammazzazombi. La parte narrativa risulta poi totalmente distaccata dal precedente capitolo, e questo ha permesso a Dambuster Studios di prendersi alcune libertà di trama, oltre che rendere comprensibile a chiunque lo sviluppo delle vicende. In questo caso, i personaggi si ritroveranno all’interno di un aereo che, a seguito della presenza di un infetto, verrà abbattuto da terra. In maniera fortuita, il personaggio giocante (selezionabile come da tradizione tra un gruppo di sei) sopravvivrà ovviamente all’impatto, e sarà quindi chiamato ad affrontare le varie mostruosità al fine di sfuggire all’inferno scatenatosi a Los Angeles. Nonostante non vi sia, come precedentemente detto, una storia da Oscar, durante l’esplorazione di Hell-A si potranno trovare diverse registrazioni o missioni secondarie che andranno ad arricchire ulteriormente il puzzle della lore.

L’ambientazione risulta colorata e vivace ed è fin dal principio apprezzabile la scelta del team inglese, di non costituire una mappa open world. Il titolo presenta infatti un mondo di gioco “chiuso”, nel quale si visiteranno mappe specifiche di varie parti della città. Questa direzione porta l’utente ad esplorare con più dedizione e meno fretta, permettendo di interagire in maniera attenta con tutto ciò che è presente in una determinata porzione di territorio.

Poche chiacchiere, tanto sangue

Dopo aver preso le redini del proprio alter-ego, Dead Island 2 immerge subito il giocatore nel gameplay, fornendo immediatamente un bastone e diverse teste di zombi da colpire. Il primo elogio va fatto al FLESH system, ossia la tecnologia che gestisce lo smembramento dei non morti. Questo algoritmo consente di vedere scarnificazioni realistiche e perfettamente diversificate: che si impugni una mazza o che si decida di crivellare il malcapitato con un’arma da fuoco, il corpo dell’avversario subirà effetti coerenti e terribilmente veritieri.

Questo metodo è inoltre l’unico modo sensato di affrontare la minaccia zombi. Le mutilazioni garantiranno una rapida eliminazione degli avversari, soprattutto nei momenti più concitati oppure nelle varie bossfight presenti (a maggior ragione se si affronta il titolo in giocatore singolo). Dopo aver infatti terminato una piccola fase introduttiva, Dead Island 2 aprirà le porte al matchmaking online, vero cuore (a nostro avviso) dell’esperienza creata dai ragazzi britannici.

Giocare con un gruppo di amici decuplicherà il divertimento generato dal titolo, consentendo peraltro a tutti gli utenti in lobby di mantenere i progressi e gli elementi acquisiti durante la sessione cooperativa. Il multigiocatore aiuta molto anche nel “digerire” il fondo di ripetitività che, nonostante tutto, in titoli di questo calibro prima o poi fa capolino. Le ventiquattro missioni principali richiederanno infatti una dozzina di ore per poter essere portate a compimento, a cui vanno ad aggiungersi ulteriori 33 quest secondarie che addizionano circa lo stesso tempo, qualora si volesse completare l’avventura al 100%.

Mischia le carte…e una testa parte

Per quanto riguarda le caratteristiche di gameplay, Dambuster Studios ha confezionato un prodotto che si basa sia sulla tradizione del genere e sia su alcuni elementi più originali. In merito al primo fattore, come da prassi, il giocatore avrà la possibilità di personalizzare ogni arma, così da poter mano a mano aggiungere dettagli mortali con i quali falcidiare le orde di nemici. Le migliori soddisfazioni vengono garantite dagli strumenti da mischia, che rendono sicuramente l’esperienza più complessa rispetto alle bocche da fuoco (presenti dalla seconda metà del gioco), ma che tuttavia rivelano una maggior cura per i dettagli da parte degli sviluppatori.

I vari fucili e pistole infatti, oltre che avere colpi veramente limitati, non daranno un grandissimo feedback, spingendo quindi ad un utilizzo limitato solamente ai momenti più critici dell’avventura. Dal punto di vista delle novità, la software house ha invece eradicato l’ormai stantio albero della abilità, per implementare un meglio azzeccato sistema basato sull’impiego di carte equipaggiabili. Queste, suddivise per categorie, consentiranno di personalizzare completamente lo stile di gioco, permettendone al contempo la modifica a piacimento senza alcun vincolo.

Come si diceva in apertura di recensione, Dead Island 2 punta tutto il suo potenziale sul divertimento e sull’immediatezza di fruizione. La quality of life presente garantisce sessioni di gioco veloci, senza doversi preoccupare troppo della stamina (a differenza di Dying Light 2, ad esempio). Questa, infatti, calerà unicamente quando si effettueranno colpi pesanti oppure dopo un certo numero di attacchi leggeri consecutivi, lasciando raramente il protagonista sfinito in balia degli eventi (e dei danni). Anche la riparazione ed il potenziamento del livello delle armi consentirà di usufruire dei propri strumenti preferiti per un grande lasso temporale, evitando quindi il continuo rinnovamento o la distruzione definitiva di un oggetto su cui si è investito tempo e materiali.

Dal punto di vista tecnico, Dambuster Studios ha realizzato, perlomeno su console di nuova generazione, un ottimo lavoro. Sia PlayStation 5 che Xbox Series X|S (e PC) riescono tranquillamente a raggiungere e a mantenere i 60 frame al secondo. Questa scelta ovviamente viene controbilanciata da una resa grafica sicuramente inferiore rispetto ad altre produzioni, ma che bene si presta per garantire un’esperienza fluida e senza intoppi, anche nelle fasi più concitate. Su PlayStation 4 ed Xbox One invece il titolo è ancorato ai 30 frame al secondo, con ombre e dettagli posti al minimo sindacale. Ciononostante, il codice risulta stabile e rifinito, senza alcuna problematica da segnalare relativa a crash, bug e freeze.

Punti di forza

  • Divertente e spensierato, soprattutto se giocato in cooperativa
  • Smembrare zombi è sempre soddisfacente
  • Comparto tecnico solido

Punti deboli

  • Resa grafica che paga il prezzo della natura cross-gen
  • Alla lunga ripetitivo, soprattutto se affrontato in singolo

Dead Island 2 è stato in grado di scacciare ogni paura covata nel corso di questi lunghissimi anni di sviluppo. I ragazzi di Dambuster Studios sono riusciti infatti a confezionare un prodotto solido e funzionale, che punta a fare bene una sola cosa: divertire. Se fruito in cooperativa online con un gruppo di amici, il titolo offre ovviamente il meglio di sé, risultando ancora più scintillante e coinvolgente.

Scritto da
Lorenzo Bologna

Appassionato di tutto ciò che concerne il mondo videoludico, sono un inguaribile amante dei titoli horror e un accumulatore compulsivo di trofei (meglio se di platino). Avvicinato al medium grazie a mamma Nintendo e papà Crash Bandicoot.

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