Home Videogiochi Recensioni [Recensione] Dishonored: La Morte dell’Esterno – Un pugnale nel Vuoto

[Recensione] Dishonored: La Morte dell’Esterno – Un pugnale nel Vuoto

E’ passato più o meno un anno dall’uscita di Dishonored 2, ottimo titolo made in Arkane Studios e pubblicato da Bethesda che si proponeva di riprendere il successo del predecessore, cogliendo al contempo le novità introdotte da altri capolavori come Bioshock e Deus Ex: Human Revolution. Nonostante un’ottimizzazione non eccellente ed una I.A. non sempre all’altezza, Dishonored 2 ci aveva particolarmente colpito per la profondità del gameplay e per la varietà offerta dai livelli di gioco.

Nelle nostre scorribande per le vie di Karnaca una figura in particolare era passata probabilmente in secondo piano, nonostante la sua costante presenza davanti ai nostri occhi: stiamo parlando di Billie Lurk, la spietata assassina sotto le mentite spoglie di Megan Foster in supporto di Corvo Attano ed Emily Kaldwin nella risalita al legittimo potere. La Morte dell’Esterno vede come protagonista proprio Billie, alla scoperta di alcune vicende che si distaccano quasi del tutto dal filone narrativo di Dishonored 2, sebbene ne costituiscano una successione cronologica. Dopo averlo provato a fondo, siamo pronti a darvi le nostre opinioni su questa nuova avventura stand-alone: vi anticipiamo che, essendo per l’appunto un DLC, le novità sono ristrette ad alcune caratteristiche peculiari.

Un assassinio per la leggenda

A livello di trama La Morte dell’Esterno si apre a bordo della Dreadful Wale. Billie è decisa a ritrovare il suo vecchio mentore, Daud, assassino dell’imperatrice Jessamine Kaldwin, il quale è tenuto prigioniero in un club di boxe gestito dagli Orbi, una pericolosa setta di psico-religiosi. Daud ha già pianificato un assassinio di portata immensa, e lo propone a Billie subito dopo la sua liberazione. Il piano consiste nell’uccidere l’Esterno, la divinità già presentata in Dishonored 2 come una figura umana che osserva la realtà con distacco ed imparzialità. A detta di Daud, l’Esterno è il seme del Caos, il colpevole principale della nascita di invasati, adoratori del Vuoto e streghe, “piaghe” alle quali egli spera di porre fine. Lo strumento che servirà a Daud e Billie per togliere di mezzo la divinità è un pugnale a doppia lama conservato dagli Orbi, i quali sono cultori estremamente devoti al Vuoto ed all’Esterno, e ne conservano le principali reliquie. Sta a Billie infiltrarsi nell’ecosistema della setta, rubare il pugnale e portare a termine un’impresa a dir poco leggendaria.

Billie Lurk, assassina d’astuzia

La novità più evidente risiede ovviamente nel protagonista del gioco, Billie Lurk, per la quale gli sviluppatori hanno progettato quattro nuovi poteri.
Il primo di essi è Dislocazione, potere ”classico” già visto in Dishonored 2 sotto forme diverse, che vi permetterà di raggiungere posizioni elevate o comunque distanti. Questa volta, però, avrete un piccolo ”bonus” nello spostarvi, rappresentato dal fatto che lo spostamento si compie in due step: il primo vi permetterà di proiettare una vostra immagine nel punto in cui desiderate teletrasportarvi, e solo dopo potrete premere il comando assegnato e completare il teletrasporto. In questo modo si evitano spiacevoli errori che talvolta portavano il giocatore a compiere manovre azzardate. Dislocazione dà oltretutto la possibilità di teletrasportarsi nel punto preciso in cui si trova un nemico, e questo causerà letteralmente l’esplosione del malcapitato, a discapito di un certo quantitativo di vita.

Il secondo potere è rappresentato da Preveggenza, una skill a dir poco indispensabile che sostituisce in parte il Cuore posseduto da Corvo ed Emily. Preveggenza permette di fermare il tempo e di proiettare la propria vista liberamente nello spazio, andando ad esplorare distanze più o meno elevate, sia in lunghezza sia in altezza. La vista, guidabile liberamente nelle varie direzioni, dà l’opportunità di segnare nemici, oggetti importanti ed altro nell’HUD, in modo da prevedere i movimenti dei nemici stessi e pianificare le nostre azioni: marcare un nemico infatti mostrerà anche la traiettoria seguita dai suoi passi, oltre al punto in cui si sta dirigendo. Preveggenza termina quando finisce il Mana: a tal proposito, chiariamo che Arkane Studios ha rimosso completamente le fiale di Mana, a favore di una ricarica automatica (sono ancora presenti invece le fiale di vita).

Il terzo potere costituisce un’altra interessante aggiunta, ed è rappresentata da Somiglianza. Questa skill, attivabile solo in furtività nelle vicinanze della vittima, permette a Billie di camuffarsi nella vittima stessa, e di conseguenza di poter girare liberamente al cospetto dei nemici senza destare sospetti. Il meccanismo stordisce automaticamente il nemico (od anche civile) in cui ci si camuffa, termina quando finisce il Mana e non può essere riutilizzato una seconda volta; è altresì impossibile utilizzarlo su di un nemico morto. Ovviamente la skill non funziona in tutte le situazioni, essendo inefficace ogni qualvolta si passa davanti a guardie meccanizzate o ai segugi.

Il quarto potere può essere definito come secondario, e permette a Billie di ascoltare i sussurri dei ratti, che si rivelano ancora una volta ”utili” dopo Dishonored 2. Se nel titolo principale Corvo poteva immedesimarsi nei piccoli roditori, Billie può ascoltarne i ”pensieri”, che talvolta rivelano informazioni interessanti sul circondario e su eventuali segreti presenti nell’area.

Un gameplay invariato, ma ancora funzionale

A livello di gameplay La Morte dell’Esterno si discosta molto poco dal titolo principale, essendo pur sempre un espansione. Le differenze più note, oltre all’assenza delle pozioni di Mana già citata, sono rappresentate innanzitutto dalla progressione del personaggio, non più affidata all’assimilazione di nuove abilità ma solamente al potenziamento dell’equipaggiamento ed all’impiego degli Amuleti d’Osso. Le quattro abilità, infatti, sono tutte disponibili sin dall’inizio, o meglio dagli istanti successivi alla fine dell’introduzione, utile a riprendere confidenza con le meccaniche di gioco.

L’altra novità risiede nei Contratti, ossia le quest secondarie, che vanno a costruire una serie di sotto-trame brevi ma interessanti. I contratti sono indispensabili ad accumulare monete, nuovi Amuleti d’Osso, o più semplicemente per scoprire nuovi segreti ed angoli di mappa. In generale si sono tutti rivelati essere delle quest interessanti e particolari, non di certo dei semplici ”tappa-buchi” per prolungare inutilmente l’esperienza di gioco complessiva. Alla fine del gioco, è ancora possibile ricominciare con la modalità New Game +.

Altre piccole differenze sono rappresentate dall’armamentario a disposizione di Billie, composto da alcune novità come i colpi elettrici, le mine attira-nemici, alcuni colpi silenziosi non letali ed altro. Restano alcune chicche già presenti in passato come i colpi incendiari e le mine taglienti.

Il resto è quanto di buono era già stato fatto per Dishonored 2: level design eccelso, profondo e ricco di spunti per completare le missioni, trama ben scritta e mai banale, il tutto corredato dello stesso stile cyber-punk che caratterizzava i precedenti capitoli. Nonostante la durata si attesti sulle cinque/sei ore, La Morte dell’Esterno riesce a farsi apprezzare anche per più ore, se ci si perde tra le vie, i tetti e le case di Karnaca alla ricerca di ogni possibile attività o segreto collezionabile. Chi volesse cimentarsi unicamente sulla storyline principale, troverà allo stesso modo un’avventura molto divertente e ottimamente costruita, che potrà fungere perfino da punto di partenza se non ci si fosse mai avvicinati prima d’ora alla serie di Dishonored.

Arte urbana

Dal punto di vista tecnico La Morte dell’Esterno riprende appunto l’inconfondibile stile adottato per Dishonored 2, con la complicità di un comparto grafico che, nonostante non faccia gridare al miracolo tecnologico, risulta estremamente piacevole alla vista. Si riconferma piacevole l’impatto visivo restituito dai paesaggi marittimi ed urbani, con effetti di luce che vi tratterranno più di una volta ad osservare immobili la scenografia.

Un notevole passo avanti è stato compiuto per l’ottimizzazione: se in Dishonored 2 avevamo notato dei gravi cali di frame rate, qui non è successo: la fluidità è sempre garantita, forse grazie ad un alleggerimento complessivo della ”sostanza” di un DLC sicuramente più scarno di un titolo completo come Dishonored 2.

PREGI

  • Lo stesso feeling di Dishonored 2, ripreso e confermato
  • Trama ben scritta, breve ma intensa, che non lascia mai cadere nella noia
  • Nuove skills utili e divertenti da utilizzare
  • Frame rate notevolmente migliorato

DIFETTI

  • Per alcuni, la brevità complessiva potrebbe far dubitare sull’acquisto

Concludendo, ci sentiamo assolutamente di consigliare La Morte dell’Esterno a tutti i fan della serie, o a chiunque abbia giocato solo il secondo capitolo. Il DLC in questione, infatti, è una ripresa delle meccaniche di Dishonored 2 immersa in un contesto narrativo quasi del tutto nuovo, una combinazione che garantirà qualche ora di sano divertimento, come nel capitolo precedente. Allo stesso modo, nel caso in cui non ci si fosse ancora avvicinati alla saga, Dishonored: La Morte dell’Esterno rappresenta eccezionalmente un buon punto di partenza, che non richiede a tutti i costi l’aver giocato un capitolo passato. Ancora una volta un ottimo lavoro di Arkane Studios, capace di elaborare idee brillanti e soprattutto di applicarle ai suoi prodotti.

Scritto da
Alberto Baldiotti

Studente universitario e gamer nel tempo libero, la sua passione videoludica non ha confini. Questa passione nasce a 4 anni, quando si ritrova a giocare Doom II su un vecchio computer acquistato dal padre. Appassionato di giochi open-world e GDR, le sue pietre miliari sono le serie di Grand Theft Auto, Fallout e The Elder Scrolls. A fianco di ciò, la tecnologia e lo sport giocano un ruolo fondamentale nei suoi interessi, ed adora restare informato sulle ultime novità nei rispettivi settori.

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