La maggior parte dei grandi giochi viene accostata spesso a predecessori. Ghost of Tsushima prende spudoratamente in prestito molte delle sue caratteristiche più rilevanti, da altre avventure open world, ma riesce a forgiarle al contempo con abilità e destrezza, proprio come una katana.
Questa esclusiva PlayStation 4 e nuova IP, potrà essere in debito nei confronti di titoli come Assassin’s Creed, Shadow of Mordor o Batman Arkham, ma è ingiusto dipingere l’epopea narrata da Sucker Punch come un qualcosa di copiato. Attingendo all’arte, alla storia e alla cultura giapponese, così come alla tradizione cinematografica dei samurai, Ghost of Tsushima trova uno spazio completamente originale nel panorama video ludico. In un’avventura particolarmente vasta, i giocatori vengono posti all’interno di una trama che tratta ideali contraddittori di onore e vendetta, duelli all’arma bianca e momenti di riflessione sulla crudeltà dell’essere umano.
Versione provata: PlayStation 4
INVASIONE E CONFLITTO
Strutturalmente, Ghost of Tsushima è un’avventura raccontata in tre atti, ognuno dedicato quasi interamente a una sezione geografica di un’isola enorme. Jin Sakai è un eroe in conflitto e torturato, nonché un samurai sopravvissuto dall’invasione sull’isola di Tsushima da parte dei mongoli guidati da Kothun Khan, soldati crudeli ed addestrati all’arte della guerra. Cresciuto ed educato per essere il migliore della sua casta di samurai dallo zio Shimura, la tensione tra il suo dovere familiare e il bisogno di giustizia costituisce il centro nevralgico della storia, dovendo appunto salvare il suo unico parente dalla prigionia del leader mongolo.
L’esercito mongolo invasore e il suo stoico comandante, Khotun Khan, emergono come temibili antagonisti, sovvertendo abilmente le difese giapponesi sfruttando il codice guida del samurai. Le tattiche e la brutalità del Khan sono particolarmente odiose, mentre i suoi servi potrebbero non avere la stessa profondità narrativa, ma le loro varie armi, i modelli di attacco e le apparenze mantengono gli incontri emozionanti e stimolanti, anche nelle fasi più avanzate del gioco.
Un piccolo ma ricco gruppo di alleati accompagnerà Jin nella sua missione di salvataggio, ognuno imperfetto a modo suo, confrontati con la loro natura nel mezzo di una situazione di guerra. Le storie intrecciate che si svolgono portano pochissima spensieratezza o umorismo, optando invece per una cupa contemplazione sugli orrori della guerra. Come giocatore, i momenti di vera vittoria sono rari: ad esempio provando a salvare la famiglia di un uomo, si verrà a scoprire solo in seguito che la moglie e il figlio sono già morti, mettendolo di fronte alla spietatezza dei conflitti.
UN’ISOLA BELLISSIMA
Da un altro lato Ghost of Tsushima riesce a trasmettere una sensazione di sollievo nella bellezza della natura. L’isola di Tsushima è una visione esagerata e pittorica del Giappone feudale, dove i ciliegi che curvano delicatamente soffiano fiori infiniti, attraverso campi spazzati dal vento di erba di pampa. Impostando un nuovo marcatore sull’obiettivo desiderato, il vento cambierà direzione far raggiungere a Jin destinazione desiderata. Questa implementazione, oltre a eliminare l’uso di una mini-mappa è stata mossa una studiata per avere meno distrazioni a schermo, rendendo il tutto più cinematografico. Inoltre ha un importante valore simbolico nella terra del Sol Levante, denominato “vento divino” e tradotto dalla parola giapponese “kamikaze” deriva dal nome di un leggendario tifone che si dice abbia salvato il Giappone da una flotta di invasione mongola inviata da Kublai Khan nel 1281. In Giappone la parola “kamikaze” viene riferita a questo tifone, e visto il suo alto valore simbolico il team di sviluppo ha preso proprio il vento, per accompagnare il protagonista nella sua avventura.
Uccelli dal colore dorato e volpi emergeranno per guidare Jin verso terme e santuari nascosti, per curarsi, raccogliere oggetti ed incontrare nuovi NPC. Effetti meteorologici particolarmente impressionanti creano un’atmosfera coinvolgente, dalle foreste spettrali avvolte dalla nebbia ai temporali che presagiscono momenti di conflitto, il tutto è cadenzato superbamente.
In groppa al proprio cavallo (il cui nome verrà scelto all’inizio dell’avventura), Jin galopperà tra fortezze occupate dai mongoli, idilliaci templi buddisti e remoti santuari di montagna, accrescendo la propria leggenda tra il popolo. Dalle comode opzioni di viaggio rapido alle delineazioni intelligenti dei tipi di missione, si avrà sempre sotto controllo il proprio obiettivo. Le missioni secondarie e le distrazioni sono abbondanti, e portare a termine la storia principale con la maggior parte dei contenuti secondari completati, richiederà oltre 40 ore.
SAMURAI O SPETTRO?
Nel fronteggiare il nemico, si avranno due scelte di approccio agli scontri. Il primo, Samurai, è un sistema di combattimento corpo a corpo particolarmente fluido e gratificante, una sorta di Free Flow System, focalizzato sul maneggiare la katana in una varietà di posizioni. Le battaglie sono mortali e precise e l’attenzione alla parata difensiva risulta essere una sfida divertente, visto che richiede osservazione e tempi di reazione rapidi. Una posizione dedicata (Roccia, Acqua, Vento e Luna) per ogni tipo di nemico primario aiuterà a sfondare la guardia dei nemici, sbilanciandoli e rendendoli quindi vulnerabili ad attacchi letali. L’unico grande svantaggio del confronto con la spada è la telecamera del gioco, che a volte può posizionarsi dietro l’ambientazione o consentire ai nemici di attaccare da fuori schermo, soprattutto quando sono di numero elevato.
Il secondo approccio al combattimento porta Jin sulla discutibile strada dell’infiltrazione e dell’assassinio, come Spettro. La furtività è un po’ più tradizionale nel suo approccio: Jin insegue i suoi obiettivi e li elimina rapidamente e silenziosamente. Ci sono strumenti per la distrazione come kunai, bombe fumogene, bombe adesive, oppure l’arco che può aiutare a eliminare bersagli distanti, ma il tutto si riduce in gran parte ad avvicinarsi a un nemico, a colpire un pulsante e poi a tornare all’occultamento. I tetti offrono una verticalità divertente, ma il protagonista avrà un accesso limitato ad alcune aree. Una volta che i giocatori iniziano a eliminare i nemici uno ad uno, l’IA farà del suo meglio per riconoscere i soldati dispersi e prepararsi in modi che rendono più difficili le uccisioni invisibili, il che premia un approccio più chirurgico. Tutta la furtività è ben fatta, ma non si evolve molto oltre l’utilizzo di strumenti sopra citati.
Entrambi gli stili di gioco sono supportati da un solido set di aggiornamenti, molti dei quali offrono nuovi upgradi significativi, utilizzando i punti tecnici.
PERSONALIZZAZIONE E PHOTO MODE
Portando a termine le varie quest, principali o secondarie che siano, si sbloccheranno nuove armature, elmi, maschere, fasce e decorazioni per poter personalizzare l’estetica e lo stile di gioco del nostro Jin Sakai. Cercare i vari punti sulla mappa, è la chiave per personalizzare ulteriormente il protagonista. Ci sono evidenti aumenti di salute e determinazione, grazie agli amuleti, che portano buff passivi a statistiche come la difesa, la rigenerazione della salute o il danno. Raccogliendo vari oggetti lungo l’esplorazione, è inoltre possibile cambiare il colore al proprio equipaggiamento, dando quel tocco di personalizzazione aggiuntiva.
Una caratteristica che ci ha lasciato a bocca aperta per la sua profondità, è il Photo Mode. In qualsiasi momento, basterà premere la freccia destra del pad per immortalare la scena desiderata. Da qui si aprono una miriade di effetti per gestire il punto focale dell’immagine, filtri, cambio di elementi atmosferici e orario in tempo reale ed infine elementi di corredo come foglie, uccelli e fiori. Abbiamo passato ore ed ore nel catturare Jin in varie situazioni e paesaggi, vi perderete anche voi.
Da menzionare la modalità Kurosawa, inserita per rendere onore al celebre regista giapponese che non si ferma solamente all’aggiunta di una pellicola con grana in bianco e nero, ma cambia anche nelle inquadrature, nello stile registico e nella resa audio del vento, che in questo titolo ha uno scopo ben preciso e che con la modalità Kurosawa attiva viene riprodotto come se provenisse dall’altoparlante di un vecchio televisore. Vale la pena attivarla, anche se solo per alcune missioni.
La presentazione artistica, insieme a una delle migliori colonne sonore viste su un videogioco, rende l’isola di Tsushima un luogo in cui vale la pena di lottare per salvaguardarlo. E’ presente il doppiaggio in italiano, oltre all’inglese e al giapponese, noi abbiamo utilizzato quest’ultimo e ve lo consigliamo vivamente.
PUNTI DI FORZA
- Ambientazione strabiliante
- Combattimenti con la spada superbi
- Photo Mode ricco di effetti
PUNTI DEBOLI
- In alcuni frangenti risulta ripetitivo
- Telecamera ballerina negli scontri più concitati
- Alcune quest minori sono prive di narrativa
Ghost of Tsushima potrebbe non essere un’evoluzione del genere che rappresenta, ma è una delle migliori versioni degli action open world. Mescolando una splendida ambientazione con il combattimento viscerale ed il dualismo Samurai/Spettro, la produzione di Sucker Punch riesce a catturare il giocatore all’interno di una storia che mette in risalto il conflitto interiore del protagonista, che per salvare il proprio popolo mette in discussione il suo credo samurai. Azione, duelli all’arma bianca e scenari splendidi sono il biglietto da visita di questo gioco, che non è esente da difetti ma che nella sua totalità è uno dei migliori titoli visti in questa generazione di console.
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