[Recensione] Humanity

L’umanità in cammino: uomini e donne di tutte le fogge si uniscono per camminare insieme verso l’evoluzione, attraversando diverse fasi di coscienza, dal risveglio fino al toccare con mano le differenti diramazioni del destino, dalla guerra alla dipendenza da un essere superiore.

Ma chi c’è a guidarli in questo tortuoso cammino? Uno shiba incorporeo e luminescente, nel caso di Humanity.

Già da questa introduzione avrete capito che il videogioco pubblicato da Enhance e sviluppato da Tha Ltd. non è esattamente qualcosa che si vede tutti i giorni, per questo vi consigliamo fin da subito di dargli una chance: si tratta di un “must have” per gli appassionati dei puzzle-game ma potrebbe accaparrarsi una platea più ampia di videogiocatori grazie alla sua strabordante creatività.

Scopriamo in questa recensione i pregi e difetti di Humanity, il nuovo gioco nato dall’estro di Tetsuya Mizuguchi e del visual artist e designer Yugo Nakamura.

Versione provata: PS5

Humanity, un puzzle-game insolito e dinamico

Vi mettiamo subito in guardia, Humanity non è affatto un giochetto da ragazzi. Suddiviso in svariate sequenze che contengono a loro volta numerosi livelli/sfide, vi terrà impegnati per almeno una quindicina di ore se deciderete di risolvere i puzzle senza l’aiuto delle pratiche “video guide” già presenti nel gioco (le guide sono molto utili e nessuno vi vieta di usarle, verranno però conteggiate nelle statistiche della partita).

Lo scopo di ciascun livello rimane più o meno lo stesso: rivestendo i panni di un simpatico ed etereo shiba, il cane più iconico della cultura nipponica, dovremo condurre l’umanità verso la salvezza, rappresentata da dei quadrati di luce. A nostra disposizione avremo un flusso continuo (e spesso esagerato) di omini privi di senno che potremo indirizzare a nostro piacimento attraverso le mappe grazie a degli specifici comandi. Via via che si procede nelle diverse fasi/sfide, nuovi comandi andranno ad aggiungersi a quelli che già abbiamo: si parte con il semplice comando di direzionamento, che consente di spingere la folla verso i quattro punti cardinali, fino a comandi più complessi che permettono di far saltare più o meno in alto i personaggi, suddividere il flusso di persone, farsi seguire fedelmente o armare il nostro piccolo esercito per dar vita a delle epiche battaglie a colpi di pistole laser. Non saranno solo buchi nel terreno e cubi semoventi a impedirci il passaggio infatti, ma nelle fasi più avanzate incontreremo dei veri e propri nemici (gli “Altri”) da evitare o abbattere, livelli stealth e boss fight a dir poco sceniche. Insomma questi ometti saranno anche privi di senno ma sanno fare un sacco di cose (nuotare, arrampicarsi, spingere elementi dello scenario e perfino sparare!)

Credeteci, Humanity è una continua sorpresa.

Fiumi di persone per un tripudio di idee e creatività

Nonostante il gioco sia indubbiamente ostico, la voglia di proseguire non cessa mai grazie alla varietà delle idee del team di sviluppo: non avremo la possibilità di utilizzare liberamente i comandi a nostra disposizione, bensì il gioco ce ne fornirà solo alcuni per ogni livello, obbligandoci spesso ad utilizzarli in maniera ragionata e ponderata.

Non solo dovremo occuparci della fiumana di gente (sacrificare alcuni per fare in modo che altri raggiungano la salvezza è inevitabile e non deve spaventarci!), ma dovremo concentrarci principalmente sui “Goldy”, degli omini giganti e dorati che spiccano tra la folla. Salvarli tutti non è necessario (e per fortuna, perché è abbastanza difficile non lasciarne indietro qualcuno e le video guide non aiutano in questo), ma dovremo necessariamente portare a destinazione un numero sufficiente di Goldy per ogni fase o non potremo accedere al boss finale e agli stage successivi.

Humanity è inevitabilmente “trial & error” ma si salva dal rischio della ripetitività grazie a mappe sempre più sfidanti e cariche di idee differenti: il titolo di ciascun livello ci darà una bella mano per capire il ragionamento da compiere anche se, lo ripetiamo, serviranno numerosi tentativi per venirne a capo, soprattutto se si punta a salvare anche i Goldy. Salvare questi teppistelli sbloccherà anche dei nuovi strumenti per rendere l’esperienza più interattiva, come la possibilità di muovere la telecamera, di stoppare o velocizzare il tempo e di cambiare l’aspetto degli omini.

Peccato che a volte la visuale resti legnosa e difficile da indirizzare. Allo stesso modo, lo shiba è più un impedimento che un aiuto: anche lui si dovrà muovere per i vari stage insieme alle persone, cadendo spesso in dei baratri difficili da vedere, perdendosi tra i mille colori già presenti a schermo e, in generale, rallentando di molto il posizionamento dei vari comandi lungo il percorso.

Il gioco non ha doppiaggio ma l’azione è interamente accompagnata da una colonna sonora costante, che pur essendo molto originale rischia di infastidire il giocatore per la sua ripetitivà, soprattutto mentre ci si sta spremendo le meningi.

La possibilità di utilizzare il VR e di creare i propri livelli grazie all’apposito editor sono sicuramente dei plus.

Punti di forza:

  • Humanity è un continuo flusso di idee originali, oltre che di persone
  • Le video-guide sono lì pronte ad aiutarci nei momenti di frustrazione

Punti deboli:

  • Lo shiba e la telecamera sono più un impedimento che un aiuto
  • Inevitabilmente “trial & error”

Humanity è un puzzle-game creativo, sfidante e ricchissimo di idee. Per chi lo trova troppo ostico, offre delle video guide già all’interno del gioco che possono essere consultate senza limiti. Condurre l’umanità verso l’evoluzione non è mai stato così divertente grazie a un continuo progredire delle meccaniche di gioco e dei comandi a nostra disposizione. Peccato per una certa macchinosità nel muovere il nostro personaggio, uno shiba etereo, e per una telecamera non sempre semplicissima da manovrare.

Scritto da
Chiara Ferrè

Ciao, sono Chiara. Cresciuta a pane, Harry Potter e Final Fantasy, ho da sempre una grande passione per la narrazione in tutte le sue forme. Cerco campi di battaglia, magici cappelli, lucertoloni volanti. Ho una penna e non ho paura di usarla.

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