Home Videogiochi Recensioni [Recensione] Knight vs Giant: The Broken Excalibur

[Recensione] Knight vs Giant: The Broken Excalibur

Il genere roguelike sta vivendo in questi ultimi anni una vera e propria riscoperta. I titoli appartenenti a questo peculiare genere videoludico sono infatti tornati alla ribalta grazie a produzioni capaci di coinvolgere ed intrattenere il pubblico. Uno fra questi è stato indubbiamente Hades, che ha saputo unire uno stile artistico d’eccellenza ad un gameplay dinamico ed immediato. Come spesso accade per un gioco di successo, molti altri team decidono di prendere spunto (nella giusta maniera) per confezionare qualcosa di proprio, ed è questo il caso di Gambire Game Studio con il suo Knight Vs Giant: The Broken Excalibur.

Tutti a tavola!

Come è facile intuire dal titolo, il gioco della squadra indonesiana pone le sue radici sull’universo di Re Artù. I nobili Cavalieri della Tavola Rotonda, alla ricerca del Sacro Gral per conto dell’onorevole mago Merlino, liberano inavvertitamente il pericolosissimo Gigante del vuoto su Camelot! Re Artù conduce valorosamente i suoi cavalieri in battaglia, ma il terribile colosso li sbaraglia in men che non si dica. Con la disfatta dei protettori del regno e la leggendaria spada Excalibur in pezzi a seguito dell’esplosione, Merlino getta un potente incantesimo sul Gigante del vuoto e lo ricaccia nella Dimensione astrale da cui proviene.

Sfortunatamente, l’incantesimo non va come previsto, e a farne le spese è l’intero regno, trasportato anch’esso all’interno della dimensione astrale. Come se non bastasse, anche i cittadini del regno sono dispersi in tutta la dimensione. Data la situazione, a Merlino resta unicamente il potere per riportare in vita un cavaliere, e la scelta ricade sull’eroico sovrano, che viene prontamente incaricato di sconfiggere i tre titanici aspetti dell’anima del Gigante del vuoto, e riportare tutti gli abitanti del regno in salvo.

Cavaliere e Cavalieri

Dal punto di vista del gameplay, Knight Vs Giant strizza prepotentemente l’occhio ad Hades. Prima dell’inizio di ogni partita infatti, ci si ritroverà all’interno di ciò che resta di Camelot e si scoprirà che per proseguire nel tentativo di risoluzione dell’accaduto, si dovranno compiere diverse run vittoriose così da compiere un passo in avanti verso l’epilogo della vicenda. Nell’hub si troveranno anche diversi NPC atti ad incrementare le capacità di Artù, alcuni disponibili fin da subito, altri accessibili unicamente dopo averli recuperati all’interno dei dungeons. Alcuni avranno unicamente delle utilità “statistiche”, mentre altri permetteranno al sovrano di potenziare le proprie armi e statistiche permanentemente, rendendo via via più facile ogni sopravvivenza.

Tra gli alleati a disposizione vi sono anche i Cavalieri della Tavola Rotonda che, seppur passati a miglior vita, infonderanno il proprio spirito nella lama spezzata del protagonista, conferendole abilità e mosse particolari a seconda di quale nobile si decida di “ingaggiare”. Dallo spadone alla lancia, per poi passare ad incantesimi specifici per ognuno di essi, la meccanica dei vari Cavalieri è fin da subito chiara ed appagante (nonostante anche in questo caso vadano mano a mano ottenuti durante l’avventura).

Davide e Golia

Per completare correttamente una run in Knight Vs Giant, si dovranno attraversare tre biomi con due livelli ciascuno (foresta, deserto e vulcano). Alla fine di ogni livello sarà naturalmente presente il boss, e alla fine di ogni ambientazione ci si dovrà scontrare con uno dei tre Giganti precedentemente descritti. Le locations, da buon roguelike, sono generate proceduralmente, e quindi la mappa muterà ad ogni interazione (pur mantenendo un fisso numero di sezioni e personaggi, come ad esempio il mercante o la fontana che ripristina la salute).

Ogni bioma godrà di nemici specifici che, purtroppo, non spiccano per una grande variabilità. A lungo andare infatti, si imparerà perfettamente ogni pattern e mossa degli avversari, inficiando il valore dell’esperienza sul medio termine. Questi tenteranno di mettere i bastoni tra le ruote al protagonista per mezzo di attacchi fisici oppure magici, ed il cavaliere avrà modo di attaccare a sua volta oppure rotolare per schivare le azioni offensive nemiche.

Oltre all’attacco base (relegato ad un tasto, quindi nessuna combo particolare) e alla mossa evasiva, Artù sarà in grado di sfruttare diversi potenziamenti recuperabili all’interno dei dungeons. La Tavola Rotonda ed altri personaggi consentiranno infatti al sovrano di aggiungere al proprio ventaglio personale diversi miglioramenti temporanei (quindi solo per quella determinata run) sia attivi che passivi. Tramite l’utilizzo di tre tasti appositi il nobile potrà effettuare mosse acquisite capaci di cambiare il corso della battaglia, così come migliorare ulteriormente la propria potenza di attacco o di difesa (interagendo con le statue dei rispettivi Cavalieri poste sul percorso).

Tanti potenziamenti, poca varietà

Knight Vs Giant: The Broken Excalibur, come detto poco sopra, vede nell’opera di Supergiant Games un vero faro di ispirazione. Per abbracciare appieno il capostipite, anche il lavoro di Gambire Game Studio mette in campo numerosi miglioramenti applicabili sull’hub, quindi su Camelot. Dal fabbro allo scultore, per poi passare dalla cacciatrice al soldato veterano, il mondo di Re Artù è stato confezionato con una stratificazione di potenziamento forse eccessiva.

Durante le varie run infatti, si accumulerà dell’oro da investire sulla ricostruzione del Regno, ma purtroppo il titolo indonesiano cade, come spesso accade in opere del genere, nella ripetitività. Questa particolare situazione emerge nel medio-lungo periodo, rivelando come la maggior parte dei potenziamenti da acquistare risultino quasi superflui e difficilmente completabili al 100%, a causa della saturazione che dopo una decina di ore si inizia ad avvertire (e che fortunatamente pressoché coincide con la longevità dell’avventura).

La poca varietà di situazioni e di avversari, purtroppo fa mostrare il fianco ad una produzione più che buona, che avrebbe sicuramente giovato di un’attenzione più specifica all’offerta generale.

Re artista

Per quanto concerne invece il comparto artistico, Knight Vs Giant è una vera e propria gioia per gli occhi. I disegni dei vari personaggi e i colori che il titolo sprigiona in ogni pixel riescono ad ammaliare e convincere. Anche dal punto di vista tecnico l’ultima fatica di Gambire Game Studio non ha nulla da invidiare alle produzioni similari, grazie ad una solidità pregevole anche durante le fasi con più nemici a schermo. Una nota leggermente più dolente invece è da riscontrare nel settore audio, con musiche abbastanza anonime e ripetitive (quella degli scontri, ad esempio, è la stessa per ogni bioma). Ultimo ma non meno importante aspetto è da riservare al buon doppiaggio inglese che riesce a caratterizzare bene ogni personaggio primario.

7.6
Riassunto

Knight Vs Giant: The Broken Excalibur è una buona esperienza roguelike, capace di creare una propria strada pur ispirandosi fortemente ad Hades. Il titolo soffre però di una mancanza di varietà generale, che lo porta ad essere ripetitivo sul medio lungo termine. Un vero peccato, considerate le potenzialità e le maestranze artistiche messe in campo.

Pro
Le meccaniche che hanno reso famoso Hades ci sono tutte... Gameplay divertente e dinamico... Comparto artistico convicente
Contro
...a differenza della varietà ...per le prime ore Le musiche sono dimenticabili
  • Concept & Trama6.5
  • Gameplay8
  • Comparto Artistico8.5
  • Comparto Tecnico7.5
Scritto da
Lorenzo Bologna

Appassionato di tutto ciò che concerne il mondo videoludico, sono un inguaribile amante dei titoli horror e un accumulatore compulsivo di trofei (meglio se di platino). Avvicinato al medium grazie a mamma Nintendo e papà Crash Bandicoot.

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