Home Videogiochi Recensioni [Recensione] Metal Gear Solid: Master Collection Vol. 1

[Recensione] Metal Gear Solid: Master Collection Vol. 1

Valutare un’operazione quale Metal Gear Solid: Master Collection Vol. 1 è difficile. Molto difficile. Sarebbe come andare a valutare le varie aggiunte al catalogo dei classici di PlayStation Plus Premium, o quelle di Nintendo per le librerie delle sue vecchie console come N64 e Game Boy. A dire il vero, l’impressione generale che si percepiva era quella di un prodotto presentato in un certo modo ma sperato in un altro, da parte della community.

Konami, dopo anni di silenzio assordante, sta finalmente tornando in carreggiata. I remake di Silent Hill 2 e Metal Gear Solid 3 sono la prova che l’azienda nipponica desidera sperare di rilanciare i suoi grandi franchise, ma serve anche fare cassa – notizia bomba: Konami, così come le altre aziende del settore dell’intrattenimento, deve pesare anche ai soldi. Ed è così che un’operazione apparentemente banale come la Master Collection risulta essere molto interessante, per due motivi: il primo è che parliamo di tre (più due, e vari extra) giochi oggi irrecuperabili su moltissime piattaforme; il secondo è legato alla qualità dei vari protagonisti del pacchetto, vere e proprie pietre miliari.

Ma questo primo volume della Master Collection vale davvero la spesa? Chiunque può ritenersi soddisfatto dell’acquisto? Ve ne parliamo nella nostra recensione.

Versione provata: PlayStation 5.

Rivivere la storia

Partiamo dall’elemento più importante di questa raccolta: a livello contenutistico, si tratta di un impressionante assortimento di videogiochi della serie, al pari della famosa collection realizzata all’epoca di PS3. Si parte da lontano, da quel Metal Gear del 1987 creato dall’allora poco conosciuto Hideo Kojima che creò un’opera in 8 bit destinata a diventare un fenomeno, e si arriva fino ai primi giorni del 2000. Insieme a Metal Gear 2: Solid Snake, la versione NES dell’originale gioco e anche il non-canonico Snake’s Revenge, si passa infatti poi all’era delle tre dimensioni. Ma andiamo con ordine.

Parlando degli originali capitoli di fine anni ’80, è inevitabile segnalare che il peso degli anni si sia fatto sentire su queste produzioni. Non potrebbe essere altrimenti: a differenza di altri generi come i platform à la Super Mario Bros., che molto raramente invecchiano, Metal Gear e Metal Gear 2 mostrano abbastanza evidentemente che la scure del tempo ha colpito, pur senza compromettere la fruibilità delle opere.

Entrambi propongono una prospettiva 2D dall’alto e ci si muove solo in quattro direzioni; basta questo a apiegare quanto la giocabilità non sia poi molto attuale, con il combattimento a distanza goffo e un dannatissimo sistema di checkpoint. Nonostante questi difetti, tuttavia, non ci sono molti aspetti di entrambi i giochi che sembrano così antiquati. È utile che i controlli siano stati aggiornati (i trigger sono utili ad accedere a oggetti e armi. Al di là di questo, però, non ci sono altre differenze con gli originali. Da un punto di vista storico, è interessante osservare come molti degli elementi iconici della serie quali comunicazione con il codec, l’allerta dei nemici, i radar e le fondamenta stealth siano nate proprio da qui.

La terza dimensione

Discorso diverso va invece fatto per i Metal Gear Solid. Con il passaggio alle tre dimensioni, Kojima sforna una serie di capolavori uno dietro l’altro, trasportando alla perfezione le dinamiche e le atmosfere di Metal Gear nel 3D – un passaggio paragonabile a quello compiuto da Super Mario. Partendo dalla missione di Solid Snake a Shadow Moses, le cose si fanno subito interessanti.

Siamo stati davvero in grado di riporre nel cassetto il fattore nostalgia, prima di questa analisi? Difficile dirlo con certezza, ma rivedere il primo MGS, seppur con pochissime aggiunte, è una gioia. A parte la versione per PC su GOG e la sua inclusione su PlayStation Classic, l’ultima volta che lo abbiamo visto era nel catalogo digitale di PS3, e sono passati anni. Le modifiche si contano sulle dita di una mano: anche questa riedizione viene visualizzata nativamente in proporzioni 4:3 con texture a blocchi PS1, con ambienti ben definiti e volti invece inesistenti. Possiamo poi scegliere di allineare l’area di visualizzazione a sinistra, a destra o al centro, e ci sono più sfondi tra cui scegliere per riempire le aree vuote dello schermo.

Per quanto i comandi (rimappabili, tramite il menù della collezione) e gli attacchi appaiano oggi particolarmente legnosi, Metal Gear Solid è ancora un dannato capolavoro. L’idea di utilizzare gli angoli di ripresa fissi è ancora oggi geniale, sopperendo ai limiti dell’epoca dando quasi un taglio cinematografico che poi Kojima esplorerà sempre più in futuro. L’unico vero aspetto nel quale il titolo si rivela essere arcaico riguarda l’assenza di mira manuale, oltre a qualche animazione inevitabilmente superata che purtroppo non può essere sistemata. Sarebbe servito un remake, ovviamente. Ma questa non è un’operazione di remake.

Il passo evolutivo di Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty, sebbene ancora una volta il comparto grafico senta il peso degli anni (è palese in qualsiasi produzione, chiaro), era e resta clamoroso, in aggiunta poi a tutte le dinamiche inedite. L’aggiunta della mira in prima persona ha introdotto la possibilità di sparare con precisione, risolvendo una delle antiquate restrizioni del primo capitolo Solid, e la risoluzione è stata portata a 1080p e 60 fps (proprio come MGS3, si tratta delle versioni rimasterizzate nella MGS HD Collection). Tornano, anche, i contenuti delle riedizioni Substance e Subsistence, che introduceva ulteriori funzionalità come la telecamera in terza persona, creando quasi una nuova esperienza.

A tal proposito, Metal Gear Solid 3: Snake Eater rappresenta ancora oggi un videogioco semplicemente perfetto, una delle più importanti produzioni della storia del medium. L’epopea di Big Boss è un viaggio indimenticabile, condito non solo con personaggi impossibili da dimenticare (vogliamo parlare della boss fight contro The End, che poteva essere completata in tre modi completamente diversi?) ma anche situazioni e trovate di gameplay stupefacenti. Ogni strategia è variegata, ogni oggetto può tornare utile: sparare alle bottiglie per distrarre i nemici, trattenere le guardie, calciare le porte, tutto diventa importante, e questa è sempre stata la genialità della saga, capace di sorprendere spessissimo il giocatore – basti pensare al vero protagonista di MGS 2, una scelta che ancora oggi fa discutere. Se la grafica resta ancora ben al di sotto degli standard odierni, gli enormi pregi di queste opere sono rimasti.

E qui, allacciandoci a questo discorso, entriamo nella fase conclusiva della recensione, che deve sempre rispondere alla solita domanda: vale la pena acquistare Metal Gear Solid: Master Collection Vol. 1? A livello contenutistico, l’operazione è clamorosamente fondamentale per chi ha intenzione di farsi (o rifarsi) una cultura in ambito videoludico, oltre ovviamente a parlare a quel pubblico sempre folto di nostalgici – sebbene abbiamo provato la versione PS5, segnaliamo anche il pregio dell’uscita su Switch, forse la destinazione perfetta per questa produzione. Oltre a ciò, però, ci sono anche i difetti.

Si apre un capitolo interessante della discussione, vale a dire quello relativo alle intenzioni di Konami e alla percezione del pubblico. Molti giocatori si aspettavano qualcosa di più da questa riedizione, e diciamo che a conti fatti Konami ha fatto davvero il minimo indispensabile: è stata probabilmente presa una copia della HD Collection del 2007, è stata copiata su un disco (o una cartuccia), e da lì replicato per rifornire i negozi. Zero, niente di più di questo, e dire che bastava poco – un moderno su PC ha impiegato meno di un giorno a pubblicare un filtro 4K per la collezione. Queste notizie, unite alle sensazioni pad alla mano, non fanno altro che acuire l’evidente pigrizia di questa operazione, ripensando poi ad altre Collection più o meno recenti che hanno fatto di più. Un esempio, guarda caso, è proprio la MGS HD Collection del 2007.

Va però anche segnalato un elemento da non dimenticare: le intenzioni di Konami sono sempre state sincere, e nessuno, durante la promozione marketing, ha mai parlato di particolari migliorie o stravolgimenti. Se speravate in un remake, abbiamo brutte notizie (l’unico in lavorazione, a quanto pare, è ancora in pre-alpha). Se speravate in una remastered corposa graficamente e tecnicamente, la Master Collection non la è. Non ha mai voluto esserlo. Lo dice il nome stesso: Collection, non Remastered. Prima entrerete in questa ottica, prima capirete che l’intento era solo quello di preservare questi grandi videogiochi.

Ringraziamo Laboratorio Comunicazione per il codice review di MGS Master Collection Vol. 1.

7.8
Review Overview
Riassunto

Vero, molti giocatori si aspettavano di più - e forse meritavano di più. Ma l'operazione di Konami non solo riporta sui nostri schermi alcuni immortali capolavori che sarebbero altrimenti irrecuperabili, o quasi, ma ha fatto anche esattamente quello che era stato promesso: inserire i giochi originali in una raccolta che non vuole e non voleva essere niente di più. Sebbene soprattutto il primo MGS sia invecchiato nelle dinamiche e nei controlli, ci troviamo comunque di fronte a una collection di titoli che hanno fatto la storia del medium, la cui solidità è ancora oggi intaccata. Consiglio acquistato? Solo in due casi: se siete fan sfegatati che non possono fare a meno della serie, oppure se, tenendo a mente l'enorme quantità di tempo trascorsa, siete pronti a immergervi in un sanissimo retrogaming.

Pro
Cinque giochi immortali MGS 2 e 3 sono ancora oggi perfettamente giocabile Trama e personaggi sono sempre indimenticabili
Contro
Konami ha fatto proprio il minimo indispensabile Ci voleva ben poco ad aggiungere qualche filtro grafico in più...
  • Concept & Trama8
  • Gameplay8
  • Comparto Artistico9
  • Comparto Tecnico6
Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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