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[Recensione] Prince of Persia: The Lost Crown

Prince of Persia si reinventa. Di nuovo.

Questo franchise potrebbe essere paragonato a una chimera: tanti titoli, tutti profondamente diversi l’uno dall’altro, che danno vita a una creatura mitologica amatissima. Dal 1989 a oggi, Prince of Persia ha assunto diverse forme, fino ad arrivare alla “Perduta Corona”, un metroidvania.

Anche se l’uscita di questo titolo è passata un po’ in sordina, non suscitando particolare discussione tra gli appassionati, vi assicuriamo che vale la pena parlarne. Ubisoft Montpellier sa il fatto suo.

Versione provata: PS5.

Il principe rapito

Partiamo dalla trama: il nuovo Prince of Persia ci presenta come protagonista Sargon, un guerriero facente parte degli Immortali. Questo gruppo armato si erge a difesa della Persia ed è formato da personaggi piuttosto variegati, che verranno ben presto trascinati in una spirale di eventi a dir poco imprevisti. Il principe Ghassan è stato rapito, bisogna salvarlo. Gli Immortali dunque si separano per ritrovarlo: si tratta di un viaggio piuttosto solitario, durante il quale Sargon incontrerà a più riprese gli altri personaggi in diversi punti della mappa.

Nei differenti biomi che il guerriero si trova ad esplorare, il tempo scorre distorto, inafferrabile. Forse tutto è possibile, anche riparare l’irreparabile.

La storia di Prince of Persia: The Lost Crown ha il suo perché. Offre twist piuttosto interessanti, tuttavia, rimane un elemento marginale di questo titolo tutto basato sulla giocosità più pura: “L’antico vaso andava portato in salvo”, era così?

Metà metroidvania, metà hack ‘n’ slash, con un tocco di Dark Souls

Prince of Persia: The Lost Crown è ampiamente ispirato a Hollow Knight, e c’è poco da girarci intorno. Il titolo del Team Cherry ha rappresentato un nuovo punto apicale del genere metroidvania, il fatto che Ubisoft Montpellier lo abbia preso a modello non è certamente un male. Tuttavia, ci è sembrato a tratti fin troppo ispirato, a discapito di un’originalità che facciamo abbastanza fatica a ritrovare in queste mappe.

Il mondo di gioco è suddiviso in aree colorate che distinguono un luogo dall’altro, tutte ricche di enigmi ambientali, nemici sempre diversi e, in poche parole, un mucchio di cose da fare per non soccombere malamente. Nonostante questo, un pizzico di personalità in più sarebbe stata apprezzata.

Sargon può tirare un respiro di sollievo scovando gli alberi Wak-Wak, piante dorate che, oltre a permettere di salvare la partita, consentono di cambiare equipaggiamento, scegliendo tra gli amuleti che donano diversi bonus e selezionando gli attacchi speciali da sferrare contro ai nemici una volta caricata l’apposita barra.

Esistono inoltre dei punti di viaggio rapido, piuttosto rari in realtà, ma ben piazzati per non dover percorrere troppa strada per raggiungere aree di interesse differenti. A tal proposito, Prince of Persia: The Lost Crown ha dalla sua parte un sistema di movimento davvero godibile. Sargon è un personaggio velocissimo, in grado di arrampicarsi, dondolarsi, schizzare in avanti a mezz’aria, balzare da una parete all’altra con una dinamicità che è un piacere.

L’elemento platform si unisce a un combattimento più tipicamente hack ‘n’ slash che ci ha molto stupiti per le tante mosse che offre, soprattutto proseguendo con le missioni principali. C’è anche un personaggio che ci fa da mentore, Artaban, utilissimo per scoprire tutti i possibili risvolti delle mosse che abbiamo appreso. Non si tratta solo di raggiungere luoghi prima inaccessibili, ma si possono concatenare le diverse abilità in battaglia. Per fare un esempio piuttosto emblematico: tra i Poteri del tempo acquisiti da Sargon, otterremo l’Ombra di Simurgh, in grado di generare un simulacro del personaggio in un dato punto. Basta ripremere l’apposito tasto per teletrasportarci in corrispondenza del simulacro creato in precedenza. Questa tecnica è utile anche in battaglia e permette di spostarsi rapidamente, nonché di attaccare due volte. Pazzesco.

A infarcire questo sistema di combattimento non potevano mancare i parry: parare gli attacchi normali dei nemici e quelli segnalati da un bagliore giallo dà parecchi vantaggi e, soprattutto, è divertente.

Tra la varietà dei nemici, spettacolari scontri con i boss, enigmi da risolvere (scervellandosi abbastanza), fasi platform e collezionabili non ci si annoia di certo.

Divertente sì, ma non eccellente

Prince of Persia: The Lost Crown è un ottimo metroidvania, pur non essendo originalissimo. Ci sono però alcuni elementi che ci hanno fatto storcere il naso.

Innanzitutto, ci siamo subito stancati del comparto artistico. I disegni dei personaggi, quelli che appaiono durante i dialoghi, sono molto belli, così come gli sfondi che scorrono dietro a Sargon durante le nostre corse a scorrimento laterale. Tutto però sa davvero troppo di vecchio e di già visto (persino alcune brevi soluzioni grafiche ad effetto durante i combattimenti ci hanno ricordato qualcosa: Persona).

Inoltre, già dalle prime ore ci siamo imbattuti in piccoli bug che ci hanno costretti a ricaricare la partita, perdendo i progressi dall’ultimo punto di salvataggio automatico incontrato. Queste sbavature sono un vero peccato: già il gioco è fatto per mettere alla dura prova i nervi, così il livello di frustrazione sale pericolosamente.

Detto questo, il titolo dura una ventina di ore piene e sa intrattenere anche grazie a una difficoltà personalizzabile a piacimento. La sfida c’è e si sente tutta, in particolare nelle fasi finali, ma per chi vuole qualcosa di più semplice basta perdere un po’ di tempo nel menu di inizio partita.

Leggi anche:

Prince of Persia: The Lost Crown – guida ai trofei

7.8
Riassunto

Il principe è stato rapito. Per salvarlo, Sargon dovrà conquistare i Poteri del tempo e imparare a combinarli con le proprie abilità di guerriero. Sta proprio in questo mix la forza più grande di Prince of Persia: The Lost Crown. Il metroidvania di Ubisoft Montpellier si basa su una mappa intricata e appassionante, oltre a offrire al giocatore un sistema di combattimento che unisce parry, magia e meccaniche tipicamente hack ‘n’ slash. Il risultato è un gioco poco originale, che non spicca artisticamente parlando, ma che di certo riesce a intrattenere. Consigliatissimo agli amanti dei metroidvania che restano in attesa di Silksong.

Pro
La mappa è ben costruita, per una buona longevità Il combattimento è più esaltante del previsto Le boss fight
Contro
Artisticamente non ci ha convinti Alcuni piccoli bug spezzano del tutto il divertimento
  • Concept e Trama7.5
  • Gameplay9
  • Comparto artistico7.5
  • Comparto tecnico7.2
Scritto da
Chiara Ferrè

Ciao, sono Chiara. Cresciuta a pane, Harry Potter e Final Fantasy, ho da sempre una grande passione per la narrazione in tutte le sue forme. Cerco campi di battaglia, magici cappelli, lucertoloni volanti. Ho una penna e non ho paura di usarla.

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