Il Tempo. Sin dall’antichità, l’uomo ha sempre immaginato di poter costruire macchinari o utilizzare particolari poteri per compiere il più incredibile del viaggi, quello attraverso la storia. Da Philadelphia Experiment a Ritorno al Futuro, da The Butterfly Effect al recente X-Men: Giorni di un futuro passato, dalla Trilogia della Guerra degli Antichi alla Macchina del Tempo di H. G. Wells. I romanzi e le opere cinematografiche nel corso degli anni hanno spesso attinto all’espediente narrativo del viaggio nel tempo per cercare di raccontare quello che l’uomo non potrà (forse) mai compiere. I videogiochi, negli anni, non sono stati da meno: dal tentativo di Kratos in God of War II per ribaltare le sorti della guerra tra Titani e Dei, alla disperata corsa contro il tempo di Link in The Legends of Zelda: Ocarina of Time. La stessa corsa contro il tempo che Jack Joyce, protagonista di Quantum Break, dovrà compiere in questa nuova ed esaltante esclusiva di casa Microsoft, sviluppata da Remedy Entertainment e che sarà disponibile dal 5 aprile su Xbox One e PC Windows 10. Un gioco che, già ve lo anticipiamo, è stato molto difficile da inquadrare in maniera generale, per grossi pregi e grandi difetti che possiede. Le considerazioni finali sono rimandate alla conclusione della nostra analisi, per cui andiamo subito a vedere cosa sono stati capaci di tirare fuori dal cappello i ragazzi che crearono Alan Wake.
Versione provata: Xbox One
IL TEMPO STA FINENDO
Sebbene il viaggio nel tempo sia (per il momento) solo un concetto teorico, nonostante alcuni ricercatori abbiano effettivamente sperimentato spostamenti temporali a livello sub-atomico, l’uomo si è sempre interrogato riguardo l’annosa questione dei paradossi. Un paradosso, in poche parole, è una contraddizione. In particolare, un paradosso temporale è una contraddizione nel tempo, qualcosa insomma che non avrebbe dovuto esistere ma che invece esiste e si trova lì in quel momento. Tante sono le teorie riguardanti i viaggi nel tempo e la risoluzione di tali paradossi. C’è il paradosso del nonno, ad esempio: vi ritrovate a viaggiare nel tempo e incontrare vostro nonno. Lui ovviamente non sa chi siete voi, ma durante una conversazione con lui lo incuriosite, lo fate deviare dal naturale scorrere del tempo, e lui finisce per cambiare la sua storia, magari finisce col non incontrare quella che sarebbe diventata vostra nonna: l’incontro non avviene, non nasce la vostra famiglia, e quindi neppure voi. Solo che a quel punto il vostro viaggio nel tempo non è esistito, e dunque non avete potuto cambiare la storia, e il tutto si riduce ad un cerchio infinito causato da un paradosso. Ma insieme a tutte le varianti di paradosso, ci sono anche diverse risoluzioni che i fisici hanno elaborato negli anni. La più curiosa di queste è sicuramente la cosiddetta Censura cosmica, o Congettura di protezione cronologica, stipulata da Hawking e Penrose, i quali affermano che il tempo è una linea immutabile e che niente può realmente farlo deviare dal suo percorso. Riprendiamo il paradosso del nonno. Secondo la congettura di Hawking e Penrose, la conversazione tra voi e vostro nonno si interromperà ad un punto tale che la storia così come la conoscete non verrà cambiata, perché in realtà tutto è già avvenuto: vostro nonno sapeva di avervi incontrato, sapeva che eravate il nipote venuto dal futuro, ma il tempo ha fatto in modo che la storia venisse preservata. Perché tutta questa pappardella, vi chiederete. Molto semplice dare una risposta: Quantum Break si presenta proprio così, come una lunga serie di viaggi nel tempo che a causa dell’immutabilità del tempo non portano ad alcuna modifica della linea della storia, ed è per questo che ad un certo punto della storia penserete che tutto quello che avete fatto si rivelerà inutile. Ma questo è solo l’inizio di questa splendida storia.
Quantum Break ci regala una delle migliori trame videoludiche degli ultimi anni
Jack Joyce, interpretato da Shawn Ashmore (X-Men, Frozen), viene chiamato dal suo vecchio amico Paul Serene (Aidan Gillen), capo di un rivoluzionario progetto all’università di Riverport chiamato Project Promenade. Lo scopo? Viaggiare nel tempo, tutto questo grazie ai chronon, particelle che permettono al macchinario costruito da Serene e dal fratello di Jack, William, di portare qualcuno nel passato o nel futuro. Qualcosa però non va per il verso giusto: Paul, intenzionato a fare il grande passo e a sperimentare su sé stesso la macchina per verificarne il funzionamento, viene catapultato chissà quando, proprio mentre Will irrompe nel laboratorio cercando di fermare l’avvio della macchina. Ormai, però, il danno è fatto. La macchina agisce in maniera imprevedibile, e il tempo si squarcia letteralmente, finendo col creare stasi temporali in tutta Riverport e scombussolando il continuum spazio-temporale del mondo. Il danno della macchina non avrà ripercussioni solamente sulla città, ma anche su Jack, rimasto coinvolto nell’incidente ed entrato a diretto contatto col chronon, sviluppando poteri senza precedenti: la capacità di manipolare, rallentare e riavvolgere il tempo. È qui che inizia la disperata corsa contro il tempo dello stesso Jack, che dopo il tradimento di una persona a lui molto vicina dovrà ripercorrere ciò che è stato fatto dal fratello negli ultimi 11 anni e dovrà assolutamente trovare un modo per impedire che la frattura temporale si squarci irrimediabilmente e che la misteriosa Monarch Solutions, centro di ricerca (e a quanto pare militare) della città, possa completare il suo piano. L’intera trama sarà costellata di ricchi colpi di scena, di ritrovamenti inaspettati, di ulteriori viaggi nel tempo, di forti personaggi che in alcuni casi dovremo salutare, forse per sempre. E quello di cui vi abbiamo parlato in questa sezione copre in tutto 5 minuti della trama, quindi come potrete capire la carne al fuoco è davvero tantissima, e non possiamo dirvi altro per evitare fastidiosi spoiler ma soprattutto per evitare di rovinarvi un’esperienza narrativa davvero ottima. Quantum Break ci regala una delle migliori trame videoludiche degli ultimi anni, impregnata non solo di una narrativa davvero importante ma anche di una storia che si evolverà a seconda delle nostre scelte.
È TUTTO SCRITTO. QUASI.
Il tempo è immutabile, certo, ma la storia che potremo vivere in Quantum Break potrà divergere di volta in volta dal percorso preferenziale. In punti chiave della trama, infatti, Remedy ci metterà nei panni nientemeno che del villain principale del gioco, il leader della Monarch Solutions, il quale preso dalla sua morbosa voglia di sistemare a proprio piacimento la frattura temporale si sta facendo più nemici che altro. Proprio nei suoi panni, saremo noi a scegliere quale piega prenderà la storia, quale sarà la vicenda che vivremo nel futuro più prossimo della nostra esperienza. Notiamo in questo caso una somiglianza di intenti con quanto accade, se vogliamo fare un esempio attuale, alle serie di Telltale Games. Un percorso narrativo con un inizio ben preciso e una fine ben precisa, ma che al loro interno possono nascondere scelte a discrezione del giocatore che portano all’accadimento di un fatto, piuttosto che di un altro. Ottima scelta quella dei ragazzi di Remedy, che non solo permettono al giocatore di quasi scrivere la propria storia, ma che contribuiscono a rendere estremamente rigiocabile il titolo dei papà di Alan Wake (che vi ricordiamo è in regalo se preordinerete Quantum Break, e rigiocabile su Xbox One tramite retrocompatibilità) che soffre dal punto di vista della lunghezza della singola run. Terminare una singola storia, infatti, non vi porterà via molto più di 7 ore di gioco, o al massimo 8, che si rivelano comunque particolarmente intense e con un giusto dosaggio di fasi action e più lente fasi platform esplorative, con le prime che sono però più numerose. Prima di proseguire nella nostra disamina su Quantum Break, occorre fare anche un’ulteriore precisazione: le 7/8 ore di gioco (circa) che avremo a disposizione avranno anche diverse cutscene, come era lecito aspettarsi, ma saranno intervallate anche dalla serie TV. Ebbene, sì: se non lo sapete, Microsoft ha anche creato una serie TV parallela a Quantum Break.
Saremo noi a scegliere quale piega prenderà la storia, quale sarà la vicenda che vivremo nel futuro più prossimo della nostra esperienza
La serie televisiva, composta da 4 episodi e visualizzabile sia in streaming sia scaricando il mega pacchetto da 76 GB direttamente dal menù del gioco, è realizzata con gli stessi attori che hanno prestato i loro volti al gioco. Shawn Ashmore sarà più un personaggio ricorrente che il vero protagonista delle vicende, ruolo infatti assegnati a diversi comprimari della storia quali Martin Hatch (interpretato da Lance Reddick), Liam Burke (Patrick Heusinger), Charlie Wincott (Mashall Allman), Fiona Miller (Mimi Michaels) e molti altri ancora. Si è trattato di qualcosa di completamente inedito per un videogioco, ma non possiamo fare altro che fare le nostre congratulazioni a Microsoft e Remedy, perché l’esperimento è veramente riuscito. I 4 episodi, infatti, oltre ad intervallare le concitate fasi action del gioco, permettono di esplorare molto di più della storia che vivrete giocando, ed esplora soprattutto personaggi e situazioni che per esigenze narrative non troverebbero il giusto spazio all’interno del gioco. Vi avvisiamo però che ognuno dei 4 episodi dura circa 25 minuti, dunque se non volete perdere tempo e siete ansiosi di ricominciare a giocare dovrete saltare il filmato. Il consiglio è però quello di godersi pienamente questo gioco, il che implica visionare anche gli episodi, perché sì ragazzi: anche le nostre scelte, che faremo nei punti di svolta della narrazione, avranno ripercussioni sulla serie TV. Davvero geniale. Così come incredibile è tutto quell’insieme di email, di collezionabili e di riferimenti che potrete cogliere nel corso della vostra avventura. Remedy ha fatto un intenso lavoro sulla sceneggiatura, puntando fortissimamente su quest’ultima.
POTERE, ILLIMITATO POTERE
Sistemare una frattura spazio-temporale che minaccia di distruggere l’esistenza non è cosa da poco, e per farlo serve qualcuno veramente potente. Superman? Hulk? No, in questo caso basterà Jack Joyce, il protagonista di Quantum Break che guideremo alla ricerca di una soluzione e di una contromisura per questo disastro di proporzioni apocalittiche che sta per colpire il pianeta. Ma come dicevamo, serve un grande potere per farlo, e Jack, uscito miracolosamente indenne dall’incidente della macchina di Joyce-Serene, finisce con l’acquisire proprio questo grande potere, la manipolazione del tempo, cosa che permette al gameplay di variare in maniera davvero eccellente e di trovare un buono spunto per non ridurre le fasi action al classico TPS “nasconditi e spara”. Certo, la sparatoria nascondendosi dietro ad una barricata potrà essere sempre una via da percorrere, ma la buona varietà dei poteri a vostra disposizione, unita ad un sistema a dir poco terribile di gestione delle coperture (non dovrete premere pulsanti per coprirvi, ma semplicemente avvicinarvi o allontanarvi, un sistema davvero scomodo), vi metterà nella condizione di imparare a sfruttare pienamente questi poteri. Oltre alla vista stile Assassin’s Creed che vi permetterà di individuare nemici, oggetti da distruggere e armi a terra, potrete anche generare scudi per proteggervi dai proiettili, sfrecciare attraverso lo spazio-tempo per cogliere di sorpresa i nemici (specialmente quelli più grossi e corazzati, con punti deboli difficili da colpire), generare esplosioni “temporali” che spazzeranno via in un istante un manipolo di nemici. Non fate però l’errore di pensare che ogni scontro si risolverà in pochi istanti, perchè buona parte dei nemici sarà (quasi) immune ai vostri poteri, questo grazie alle particolari attrezzature messe a disposizione dalla Monarch Solutions.
Le fonti di chronon che troverete saranno inoltre molto importanti per il potenziamento di Jack. I chronon possono infatti aumentare l’efficacia dei vostri poteri, permettendovi di rendere più semplici i combattimenti mano a mano che proseguirete nel gioco, dato che le armi resteranno sempre le stesse che incontrerete sin dalle fasi iniziali. Tali armi da fuoco si ridurranno a circa una decina, e con un feeling in certi casi tutt’altro che ottimale, con pistole a raffica che avranno un rinculo esagerato quasi come se steste utilizzando una mitragliatrice leggera. Sensazioni contrastanti anche per quanto riguarda le fasi platform esplorative che affronterete nella storia. Non saranno poche, non saranno neanche tante, e sicuramente non si tratta di fasi lunghe o di andare alla ricerca di congegni da sbloccare, ma offrono in questo caso un buon diversivo all’azione e un buon modo per saggiare le abilità fisiche di Jack. In tali fasi ci troviamo però di fronte a molte situazioni che da sempre ci danno fastidio nei videogiochi, come gradini alti 20 cm che il nostro personaggio non riesca a scavalcare nonostante abbia appena fatto un balzo da 3 metri di altezza. O ancora, quando dovrete prendere un semplice oggetto come una chiave su un tavolo: la chiave è lì, non si muove, ma voi non potrete assolutamente prenderla finché il vostro NPC partner non sarà nella posizione prefissata per far partire l’eventuale cutscene o il QTE. Una piccolezza naturalmente, ma sono situazioni che ritroviamo continuamente nei videogiochi e che spezzano il ritmo specialmente nelle fasi più concitate. Anche i suoni delle armi, per ricondurci a quello che dicevamo prima, a dirla tutta non sono niente di esaltante. E qui ci addentriamo in quello che è il grande problema di Quantum Break. Abbiamo parlato della durata, difetto superabile dalla rigiocabilità che offre il gioco. Abbiamo parlato del sistema di coperture, scomodissimo da utilizzare, ma che viene coadiuvato dalla varietà di poteri a vostra disposizione. Manca l’aspetto più tecnico, quello dedicato al motore grafico. Ed è qui che Quantum Break ci ha delusi.
NORTHLIGHT ENGINE, NON CI SIAMO
Passiamo dunque al punto veramente dolente di Quantum Break. Abbiamo elogiato tutto di questo gioco: narrativa, trama, gameplay. Non possiamo però ripeterci per quanto riguarda il comparto tecnico, inferiore alle aspettative e probabilmente inferiore a quello che Xbox One può realmente offrire. Il frame rate, che quasi certamente (non abbiamo potuto controllare di persona) non arriva ai 60 FPS, resta fortunatamente stabile durante tutta la durata del gioco, tralasciando qualche calo in fasi concitate e con molta illuminazione. Ma i frame al secondo non sono il problema. Quantum Break si appoggia su un motore grafico creato appositamente da Remedy per l’occasione, il Northlight Engine, ma qualcosa è andato a nostro avviso storto, e il gioco non è visivamente quello che ci si aspettava. Gli ambienti risultano particolareggiati e dettagliati al punto giusto, ma le texture risultano in certi casi troppo deboli e finte, quasi obsolete in certe situazioni, e il caricamento di queste ultime, da lontano, risulta talvolta molto lento, costringendovi ad esempio a raggiungere un cespuglio quando questo ancora non si è “formato” pienamente. Se a questo aggiungete ombre sgranate e poco definite – o distaccate dal personaggio – in molti casi, effetti dell’acqua non proprio realistici, effetti particellari del fumo ed esplosioni realizzati decisamente male, emerge tutto quello che abbiamo trovato di storto in Quantum Break, al quale però va riconosciuto un antialasing ottimo. Non ci capacitiamo veramente del perché Remedy non sia riuscita a tirare fuori di più da questo nuovo motore grafico, considerando inoltre che gli effetti visivi durante l’utilizzo dei poteri da parte di Jack o degli altri personaggi risultano veramente ben fatti. Insomma, siamo veramente sicuri che la software house abbia spremuto al massimo Xbox One, come venne affermato mesi fa? Non lo sappiamo, e aspettiamo di mettere le mani sulla versione PC per vedere l’intero potenziale di Quantum Break. Auspichiamo pure una sistemazione dal punto di vista della calibrazione dei suoni, specialmente nei dialoghi dove il respiro affannoso di un personaggio passa sopra al discorso importante che sta facendo un altro personaggio. Fastidioso.
Qualcosa è andato a nostro avviso decisamente storto, e il gioco non è visivamente quello che ci si aspettava
Spendiamo le ultime parole della nostra analisi per toglierci uno sassolino rimasto nella scarpa. Non tanto riguardante i bug grafici come nemici uccisi che restano compenetrati nel muro e armi fluttuanti, che sappiamo possono tranquillamente essere sistemati con la patch al day one e si rivelano essere, di fatto, piccolezze. Preferiamo invece parlare del doppiaggio italiano, che abbiamo trovato molto al di sotto dello standard che ci aspettavamo. La performance dei personaggi risulta essere quasi snaturata in alcuni punti, con discorsi concitati che a tratti, con il doppiaggio, risultano essere al limite dell’inespressività. Uno sfizio personale, certo, ma la differenza di doppiaggio tra la serie TV e il gioco si fa sentire parecchio, nonostante siano due prodotti creati a braccetto.
PUNTI DI FORZA
- Storia intensa, coinvolgente e ben scritta
- Rigiocabilità alta per scoprire ogni sfaccettatura della storia
- Gameplay ispirato e variegato al punto giusto
PUNTI DEBOLI
- Le singole run durano poco
- Motore grafico e texture non all’altezza
- Fastidioso sistema di coperture durante le fasi action
Quantum Break resterà sicuramente nella storia di Xbox One e di Microsoft, per una forte narrativa e un gameplay originali e davvero azzeccati. La storia, che a tratti potremo scrivere noi stessi, rende favoloso il lavoro fatto da Remedy Entertainment, che ora sarà combattuta sul futuro: Alan Wake 2 o qualcos’altro legato all’universo di Quantum Break? E’ inoltre un grande messaggio, quello di Remedy, al resto dell’industria videoludica: il futuro non è solamente sotto forma di MMORPG FPS/TPS (Destiny, The Division) o di videogiochi che devono per forza contenere il multiplayer (quel disastro di multiplayer chiamato Assassin’s Creed è sotto gli occhi di tutti), ma anche di titoli che possono offrire straordinarie storie e che possono coinvolgere pienamente l’utente. Il gioco però si perde clamorosamente dal punto di vista tecnico, il tallone d’Achille intero del gioco, con un motore grafico che non rende giustizia, texture quasi obsolete ed effetti particellari e sonori davvero poco appropriati. Gli sviluppatori hanno evidentemente puntato molto di più sulla storia che sull’aspetto tecnico; non che ci sia del male in tutto questo, ma naturalmente, come si dice, anche l’occhio vuole la sua parte. Un grande, grandissimo peccato. Se si fosse trattato di un titolo della line-up iniziale di Xbox One, non avremmo potuto far altro che definirlo ottimo sotto tutti i punti di vista. Ad oggi, però, nel 2016, qualcosa in più dal punto di vista tecnico doveva essere fatto, soprattutto per un gioco che doveva e dovrà rappresentare Xbox One in questa annata promettente ma funestata da numerosi rinvii. La paura è che questo sia stato fatto, ma solamente su PC, anche se al momento non ne siamo sicuri.
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