Quando un’opera videoludica subisce uno sviluppo travagliato, molto spesso ci si trova davanti ad un prodotto che ne porta tutte le conseguenze. Questo triste destino è toccato anche a Scorn, la cui lavorazione è durata quasi dieci anni. Sarà riuscito a sfuggire al nefasto epilogo dei titoli problematici? Scopriamolo insieme all’interno della nostra recensione.
Prefazione: Scorn non è un titolo per tutti. I temi trattati (e mostrati) all’interno del gioco sono crudi, diretti e senza filtri. Consigliamo la lettura (e l’eventuale acquisto) solo a coloro che sono perfettamente consapevoli delle tematiche adulte presenti.
Un silenzio assordante
L’inizio del gioco targato Ebb Software vede il protagonista umanoide risvegliarsi all’interno di quella che pare una costruzione aliena. Non vi sono filmati introduttivi, non vi sono documenti da leggere, non vi è alcuna voce da ascoltare. Per tutta la durata dell’esperienza (5-6 ore), non si udiranno parole né si avranno suggerimenti. Lo scopo dell’alter ego è solamente quello di trovare una via di uscita mediante l’esplorazione e la risoluzione di svariati enigmi ambientali che presentano tuttavia una connotazione ben chiara.
Il corpo del personaggio, gracile ma tutt’altro che debole, interagisce infatti direttamente con i vari macchinari inseriti dentro l’avventura. L’ambiente creato dal team serbo “possiede” letteralmente le carni dell’umanoide, andando ad inserire pezzi di metallo, manopole, strumenti, ed altri particolari accessori atti a dilaniare le membra al fine di attivare una determinata porta.
Si percepisce fin dalle prime battute che il tema focale è quello relativo ad un futuro post-umano, dove coloro che sono sopravvissuti sono irrimediabilmente dipendenti dagli oggetti, che a loro volta sfruttano in tutto e per tutto il corpo del fruitore. Questa rappresenta naturalmente anche una sagace metafora della vita contemporanea, vista la nostra condizione di necessità nei confronti dei dispositivi elettronici ed altre tecnologie ormai imperanti nella quotidianità degli esseri umani.
Ragionamento e riflessione
Come dicevamo poco sopra, Scorn si colloca all’interno del genere survival horror, ma per la maggior parte dell’avventura la risoluzione dei puzzle farà la parte del leone. Nella prima sezione di gioco, che è indubbiamente quella più riuscita e “disturbante”, non si incontrano mostri o altri personaggi. Il tutto è consegnato nelle mani del giocatore che, senza la ben che minima istruzione, deve capire come proseguire e come risolvere gli enigmi che bloccano l’avanzamento.
Una scelta sicuramente radicale e che potrà non trovare il pieno apprezzamento di tutti, ma dal canto nostro abbiamo fortemente apprezzato questa volontà di non “rompere” il quadro di orrore e raccapriccio che Scorn dipinge nello schermo. Oltre ai puzzle si recupereranno alcune armi offensive atte ad affrontare alcuni tipi di nemici che tuttavia si rivelano letali e poco permissivi in termini di errori di approccio. I colpi limitati delle armi (e raramente recuperabili) non riescono ad equilibrare troppo l’aggressività degli avversari, che sentenzieranno spesso e volentieri la fine del protagonista.
La meccanica dei combattimenti risulta quindi approssimativa e poco appagante, oltre che superficiale. Qualora Ebb Software avesse infatti optato per la completa rimozione, non se ne sarebbe affatto sentita la mancanza, visto il “core” della produzione.
Tecnica da paura
Dove Scorn eccelle è sicuramente la parte tecnica. Il lato grafico della produzione serba è capace di far strabuzzare gli occhi fin dai primi istanti di interazione, grazie ad un comparto illuminazione idilliaco e ad una cura per i dettagli estetici assolutamente di prim’ordine. Questa particolare attenzione spinge prepotentemente verso la direzione voluta dal team di sviluppo, ossia quella di fornire un’esperienza il quanto più possibile realistica per tutto ciò che di oscuro e raccapricciante il titolo ha da esporre.
Ogni pixel e costruzione trasmette un senso di inquietudine e disagio profondo e difficile da ignorare, anche per coloro che sono avvezzi al genere. Ogni macchinario o azione che il protagonista effettua lascia sempre un retrogusto amaro, visto soprattutto il tessuto organico e viscido che contraddistingue ogni parte della struttura da esplorare. Da vertebre che fungono da sbarre, a perversi bassorilievi presenti in determinati ambienti (sia aperti che claustrofobici) Scorn riesce nell’intento di non far creare mai all’utilizzatore una propria comfort zone.
Buono anche il livello tecnico garantito dal sempreverde Unreal Engine 4, capace di garantire i 60 fps praticamente per tutta l’avventura, data anche la presenza di pochi elementi a schermo da dover gestire. Il sonoro risulta invece, come detto poco sopra, essenziale in termini di accompagnamento musicale, ma particolarmente azzeccato per ciò che concerne l’effettistica: le urla e gli orripilanti rumori di sottofondo calzano spaventosamente bene con l’atmosfera ricercata da Ebb Software.
Review Overview
Riassunto
Scorn è un'opera diretta, che non si pone problemi nel mostrare immagini perverse e crude. Il prodotto di Ebb Software è capace di instillare un senso di angoscia e disagio raramente equiparabile con altri giochi. Peccato solo per le fasi di combattimento assolutamente mediocri ed una longevità troppo risicata, soprattutto per il prezzo a cui è proposto.
Pro
Artisticamente encomiabile Trasmette sensazioni dirette e autentiche La meccanica puzzle è molto interessanteContro
Le fasi di combattimento sono superflue e poco appaganti Troppo breve Poca varietà di nemici- Concept & Trama7
- Gameplay7
- Comparto Artistico9
- Comparto Tecnico8
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