Il 2017 è un anno propizio per il genere picchiaduro, dopo l’uscita recente di Injustice 2 e del suo conseguente apprezzamento del pubblico, i titoli storici, la vecchia guardia se vogliamo chiamarli così, hanno visto aggiungersi sempre più contendenti al titolo di miglior fighting game.
La serie Tekken è stata sul gradino più alto dei picchiaduro tridimensionali per molti anni, riuscendo sempre ad aggiungere quel qualcosa che faceva innamorare gli utenti, basti pensare alle stravaganti modalità Ball e Force di Tekken 3 o al frenetico scambio di personaggi di Tekken Tag Tournament. Tuttavia il re dei picchiaduro non può e non deve adagiarsi sugli allori, infatti con Tekken 7 Katsuhiro Harada e Bandai Namco hanno voluto alzare nuovamente l’asticella, ascoltando la propria community e andando a colmare i vuoti dei titoli precedenti.
Dunque, dopo la pubblicazione nelle sale giochi giapponesi a luglio 2016 con il nominativo Fated Retribuition, il King of the Iron Fist Tournament sbarca su PS4, Xbox One e PC più carico che mai. Scopritelo nella nostra recensione.
Versione provata: PlayStation 4
LA RESA DEI CONTI?
In seguito all’abbozzata storia di Tekken 6, poco gradita dai fan, Harada e il suo team hanno deciso di dare un taglio più cinematografico e profondo al settimo capitolo della saga.
Dopo essere stato accusato di aver gettato il mondo in una guerra distruttiva, Jin è scomparso dalla Mishima Zaibatsu, lasciando vacante il posto di leader. Chi poteva prendere le redini della società? Ovviamente il sempreverde e incazzatissimo Heihachi.
La storia, infatti, si concentra sull’infinita lotta tra Heihachi Mishima e il figlio Kazuya, uno rispettivamente a capo della Mishima Zaibatsu e l’altro segretamente al comando della G-Corporation. A fare da voce narrante è un giornalista anonimo la cui famiglia è stata uccisa durante gli scontri successivi al conflitto avviato da Jin. Il reporter vuole conoscere e portare a galla le verità celate della famiglia Mishima e della morte prematura di Kazumi, moglie di Heihachi. Con addirittura un sicario mandato per togliere di mezzo la famiglia Mishima da parte delle stessa Kazumi. Vi diamo qualche indizio: ha un kimono viola, occhi rossi e lancia onde di energia.
Come trama non è affatto male, anzi potrebbe rispondere ad alcuni interrogativi che la serie Tekken ha creato negli ultimi vent’anni. Tuttavia la Modalità Storia non riesce a spiccare del tutto, restando piacevole, ma non in grado di competere con il lavoro fatto da NetherRealm con Injustice 2, per citare il più recente.
In quasi tre ore di gioco si affronteranno battaglie abbastanza variegate, con modificatori di salute e handicap che in certi frangenti risulteranno davvero ostiche, anche a difficoltà minime. Ad intervallare gli scontri vi saranno dei filmati in computer grafica e sezioni disegnate, per staccare da un personaggio all’altro. Dopo aver completato i quindici capitoli della storia principale, sarà inoltre possibile intraprendere episodi singoli per ogni combattente con relativo filmatino finale. Idea carina, aggiunta con l’intento di allungare il comparto narrativo del titolo. Però per come è stata presentata la modalità Storia, ad essere sinceri ci aspettavamo qualcosa di più. Ma sappiamo che Tekken non offre solamente la modalità Storia.
DAMMI IL MIO TESORO
Una volta terminata la Modalità Storia e tutti i relativi capitoli dedicati ai personaggi, la scelta degli scontri single player non si esaurisce. Presente come in ogni capitola la sezione Pratica, mentre la modalità Arcade ha visto una diminuzione da 10 a 5 incontri e senza avere un filmato finale, tuttavia è stata implementata una modalità similare al Survival, molto più coinvolgente, denominata Modalità Tesoro. Scegliendo un personaggio bisognerà farsi largo di combattimento in combattimento, alcuni contro boss o personaggi con modificatori speciali, salendo di livello e guadagnando forzieri con all’interno oggetti per la personalizzazione.
Quest’ultima è stata ampliata all’inverosimile, infatti si potrà agghindare ogni personaggio con gli oggetti più stravaganti ed i costumi più tamarri che esistano, sbloccabili attraverso i forzieri menzionati poc’anzi oppure acquistandoli con la moneta in-game. A volte si stenterà a riconoscere un personaggio, non troverete nessun combattente identico al vostro anche giocando online.
Restando in tema di modalità Online, non siamo riusciti a spulciarle a dovere per via dei pochi utenti collegati in fase di lancio del titolo. Menzioniamo comunque la possibilità di affrontare Partite Classificate con un avanzamento di grado simile alla modalità Tesoro (Kyu e Dan) o Partite del Giocatore per scaldare il joypad senza pressioni di classifiche. Infine la Modalità Torneo mette di fronte utenti da ogni parte del globo con sfide random e le gestisce in maniera analoga ai reali tornei competitivi.
DAMMI UN PO’ DI RAGE
Il cuore di un picchiaduro rimane comunque il gameplay nudo e crudo, senza quello non esistono mazzate gratificanti. Qui Bandai Namco e Harada-san hanno dato il meglio di loro stessi, grazie agli anni di permanenza e soprattutto esperienza maturata nel settore. Il roster non eccede di quantità ma punta tutto sulla qualità e sul bilanciamento dei personaggi. Un compito importante e spesso molto difficile da portare a termine. I nuovi combattenti come Claudio, Katarina, Kazumi e Akuma, solo per citare qualcuna delle 10 new entry, sono stati implementati ed amalgamati agli storici guerrieri della serie in maniera impeccabile. Tanta varietà, tanto divertimento e quindi tanto bilanciamento.
Inoltre il team di sviluppo, ascoltando la propria community, ha rimosso il back roll all’indietro, facilitando la nuova utenza che altrimenti, si sarebbe trovata in difficoltà dalle combo attivabili dal primo colpo durante la capriola all’indietro. Il tipico calcio a terra non è stato rimosso, ma risulta più debole e cosa molto più importante non fa partire una combo, in pratica resta un attacco normale. Anche il bounce o rimpallo a terra del personaggio è stato ritoccato, anzi sostituito con una meccanica che permette di concatenare combinazioni solo con specifici colpi, evitando quindi di vedere la propria barra di energia a zero in un batter d’occhio.
Parlando di barra di energia la grande novità del combat system di Tekken 7 sono le Rage Arts, una sorta di Super attivabili quando la salute scende ad un livello critico. Il personaggio verrà circondato da un’aura rossastra, e sarà in grado di eseguire delle mosse particolari capaci di ribaltare le sorti dell’incontro. Inoltre con la Rage Drive, si avrà un potenziamento delle mosse base e delle combo allungate. Ultimi ma non meno importanti i Power Crush, attacchi che non possono venir sovrastati da colpi medi/alti, che creano quindi una sorta di armatura e a video creano uno zoom sui personaggi.
A livello tecnico il gioco è mosso dall’Unreal Engine 4, che pur non arrivando ai livelli della versione arcade riesce a difendersi bene, con 900p e 60fps sulla versione normale di PS4. Stage e personaggi sono stati realizzati in maniera egregia, discorso analogo per la colonna sonora e doppiaggio, che ci ha strappato un sorriso quando è comparso Claudio con il suo italiano perfetto. Se siete fan della saga una volta entrati nella Galleria vi scenderanno i lacrimoni, fate attenzione!
PUNTI DI FORZA
- Modalità Storia piacevole e più tosta rispetto ai predecessori
- Roster variegato e ben bilanciato
- Personalizzazioni assurde
PUNTI DEBOLI
- Tuttavia la narrativa poteva essere più curata
- Ci aspettavamo qualche dettaglio in più su Kazumi e il gene demoniaco
Signore e Signori fate largo a Tekken, il re dei picchiaduro torna di prepotenza portando con se nuovi personaggi, una nuova modalità Storia e soprattutto un gameplay bilanciato e divertente, capace di attirare a se anche neofiti del genere. A livello contenutistico non eccelle come i predecessori ma punta tutto sulla frenesia del combat system grazie alle nuove Rage Arts. Al momento il miglior picchiaduro su console per quanto riguarda il bilanciamento e varietà del roster, senza contare la personalizzazione dei personaggi che ha raggiunto livelli elevatissimi.
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