[RECENSIONE] Thymesia

Thymesia, il nuovo “souls-like” sviluppato da OverBorder Studio, è finalmente disponibile nella sua versione definitiva dopo un leggero ritardo nella pubblicazione. Si tratta di un titolo che aveva catturato l’attenzione degli appassionati del genere per la sua impronta spiccatamente action e le atmosfere “Bloodborniane”, ma il prodotto finale sarà davvero all’altezza?

Scopriamolo in questa recensione del tutto priva di spoiler.

Versione provata: PC

Thymesia: l’ambientazione

La storia di Thymesia è molto semplice: ci troviamo in un mondo completamente divorato da un’epidemia. L’obiettivo del protagonista, Corvus, è quello di recuperare i propri ricordi per comprendere le cause di questo terribile morbo, così da porvi rimedio. Le varie missioni infatti non sono altro che sprazzi del suo passato, da vivere e rivivere per recuperare i preziosi Nuclei dei boss, fondamentali per proseguire nella nostra disperata ricerca.

In perfetto stile Souls, avremo a disposizione un hub centrale dove riordinare idee e risorse, con la compagnia di una graziosa alleata. Gli NPC sono pochissimi in Thymesia, ma in generale vi avvisiamo: il titolo è abbastanza povero di contenuti. Ha delle idee interessanti, è molto curato ed evocativo, ma nella sostanza non aspettatevi di avere tra le mani un’avventura da giocare e rigiocare.

Vi basti pensare che per completare il tutto vi basteranno 5/6 ore se siete abili… di più nel caso non siate avvezzi al genere (Thymesia ha un livello di sfida davvero da non sottovalutare).

La “lore” del titolo si scopre strada facendo grazie a dei testi ritrovati per la strada, che vi saranno fondamentali per capirci qualcosa e ricostruire il contesto. Le ambientazioni si contano letteralmente sulle dita di una mano (il circo, il giardino reale, la fortezza…) ma sono molto evocative e curate. Peccato risultino così limitate e ripetitive (a volte anche labirintiche, non è sempre facilissimo orientarsi).

I finali sono molteplici, a seconda di ciò che decideremo in endgame (e a quanta voglia abbiamo ancora di giocare). In sostanza comunque, si tratta di decidere se vogliamo portare a termine la nostra missione e guarire il mondo o lasciarlo perire.

Una piccola riflessione sul protagonista: Corvus non è personalizzabile, niente “fashion Souls” in questo caso, ma il suo design è piacevole da vedere. La progressione del personaggio è soddisfacente, nonostante non vi sia la possibilità di cambiare armi principali e armature, l’arsenale di mosse che potremo andare a combinare renderà il combattimento molto dinamico.

Bloodborne o Sekiro?

Se per l’ambientazione il titolo, almeno a prima vista, potrebbe richiamare Bloodborne, non lasciatevi trarre in inganno: in realtà Thymesia non ha nulla a che vedere con la malinconica raffinatezza di Yharnam e dintorni. Il sangue scorrerà a fiumi, alcune aree risulteranno particolarmente ad effetto, ma non si tratta di qualcosa di paragonabile.

Se pensiamo al gameplay di Thymesia poi, scordatevi Bloodborne o Elden Ring. Il sistema di combattimento è decisamente più alla Sekiro. La struttura divisa per missioni una scollegata dall’altra fa pensare molto a Devil May Cry. Farmare per potenziare all’impossibile il personaggio, così da poter andare ad affrontare i nemici di prepotenza e a testa bassa, non è efficace: per vincere bisogna necessariamente studiare i combattimenti, gli attacchi nemici e decidere come evitarli (o pararli) al meglio.

Thymesia infatti è un gioco che diventa semplice per chi decide di mettersi d’impegno e imparare, sconfitta dopo sconfitta. Ad un primo approccio però potreste morire ripetutamente (soprattutto una volta raggiunto il primo boss: è sicuramente tra le sfide più ostiche e potrebbe scoraggiare i giocatori impreparati).Ma come funziona, nel dettaglio, questo sistema di combattimento? Tutto è basato su due barre da tenere d’occhio, una bianca (i punti vita) e una verde (che indica le ferite inflitte). Corvus combatte infatti con la sciabola, che infligge danni alla barra bianca, e con gli artigli, che invece riducono la barra verde. I colpi vanno rapidamente concatenati: se ci si ferma infatti, la barra verde rimasta diventerà bianca e i punti vita del nemico si ripristineranno in parte. Questo sistema è studiato per portare il giocatore ad essere sempre aggressivo, sfruttando accuratamente ogni finestra d’attacco.

Corvus può inoltre sfruttare delle speciali armi pestilenziali, da sbloccare nell’apposito menu dopo aver raccolto gli elementi necessari, oppure da rubare ai nemici agonizzanti: in totale, potremo equipaggiare due armi pestilenziali sbloccate e una rubata al nemico per infliggere dei colpi speciali.

Il personaggio può inoltre schivare e parare i colpi, infliggendo danni. Esiste infine un parry speciale che si effettua bloccando gli attacchi nemici contrassegnati da un bagliore verde: se si impara il giusto tempismo, si può lanciare una piuma contro il nemico per bloccare questi attacchi particolarmente pericolosi. Esistono invece degli attacchi contrassegnati da un bagliore rosso che sono imparabili.

Come accennavamo prima, la progressione del personaggio è semplice ma efficace. Le caratteristiche da livellare sono solo tre (vitalità, forza e pestilenza), mentre potremo sbloccare tante nuove mosse da diversi alberi delle abilità (possiamo decidere che abilità attivare o disattivare in qualsiasi momento, ridistribuendo i punti a nostra disposizione). Anche le nostre cure andranno aumentate e potenziate, così come le armi pestilenziali.

Un “souls-like” interessante, ma da prendere con le pinze

Diventare dei maestri di parate potrebbe risultare più difficile che efficace. I nemici infliggono moltissimi danni e anche il minimo errore viene pagato caro. Per ridurre l’energia nemica ci sarà da sudare parecchio, soprattutto nella prima metà dell’avventura, quando siamo ancora inesperti e impreparati.

Il design dei boss è interessante, anche se ripetiamo, sono davvero pochi. I nemici normali non spiccano per originalità ma le aree sono disseminate da mini boss, nemici decisamente più tosti che vi ostacoleranno il cammino causandovi non pochi guai. Per fortuna gli sviluppatori hanno pensato bene a dove posizionarli, così da non dover fare troppa strada nel caso di morte.

Un aspetto che ci è davvero piaciuto di Thymesia è il comparto audio: dalle musiche, epiche e struggenti, ai vari effetti sonori è tutto godibile e ben fatto. Le atmosfere vengono così valorizzate e aumentano di personalità, per fortuna.

Punti di forza

  • Sistema di combattimento dinamico
  • Tante abilità e mosse da combinare
  • Comparto audio godibilissimo

Punti di debolezza

  • Breve e povero di contenuti
  • L’inizio particolarmente ostico potrebbe scoraggiare

Tirando le somme, Thymesia è un esperimento e come tale va preso: se cercate un titolo breve e sfidante, che vi ricordi alla lontana le meccaniche di Sekiro, questo potrebbe fare al caso vostro. Non aspettatevi tuttavia un gioco vario o denso di contenuti. OverBorder Studio ha fatto del suo meglio con il budget a sua disposizione per dar vita a un mondo d’atmosfera e a un videogioco d’azione con delle idee originali, il risultato finale tuttavia non è eccelso ma risulta inevitabilmente legnoso e poco rifinito in tanti piccoli dettagli. A suo favore c’è il prezzo, venti/trenta euro: se vi piace il genere e siete a corto di giochi a cui dedicarvi, dategli una chance.

Scritto da
Chiara Ferrè

Ciao, sono Chiara. Cresciuta a pane, Harry Potter e Final Fantasy, ho da sempre una grande passione per la narrazione in tutte le sue forme. Cerco campi di battaglia, magici cappelli, lucertoloni volanti. Ho una penna e non ho paura di usarla.

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