Twin Mirror è l’ultima fatica di DontNod, la casa produttrice francese che ha dato vita a videogames quali Life is Strange e Vampyr. Dopo lo scivolone di Life is Strange 2 e la coraggiosa storia raccontata in Tell Me Why, gli sviluppatori francesi si sono cimentati con un thriller investigativo che in una manciata di ore riesce a presentare un paio di idee innovative e anche a sviluppare meccaniche già viste per compiere qualche passo in avanti.
Questa recensione non conterrà spoiler importanti riguardo trama e personaggi, ma se preferite godervi l’avventura totalmente all’oscuro dei fatti vi consigliamo di tornare qui in un secondo momento.
Versione provata: PS4
Un giallo lineare
Sam Higgs è un giornalista d’inchiesta che ha deciso di tagliare i conti con il suo passato. Da diversi anni si è lasciato alle spalle la cittadina d’origine, un paesello in West Virginia chiamato Basswood, insieme a una relazione finita male e a una brutta vicenda legata al suo lavoro. Il giornalista infatti non è esattamente ben voluto dalla comunità di Basswood: in passato ha causato la chiusura della miniera locale, dopo aver portato alla luce la gestione fraudolenta della stessa. Buone intenzioni dunque, che hanno però causato la perdita del lavoro per gran parte della cittadinanza di Basswood, ormai sprofondata in una profonda crisi finanziaria.
Il rifiuto di sposarlo da parte della fidanzata Anna è stato infine il colpo di grazia che ha spinto Sam ad abbandonare per sempre il soffocante paesino d’origine: senza preavviso, il giornalista ha deciso di lasciare i pochi affetti rimasti per cercare fortuna altrove.
Queste informazioni iniziali su Sam Higgs non ci vengono raccontate in modo discorsivo, ma le scopriamo esplorando, parlando con i vari personaggi e trascorrendo i primi minuti di gioco. Le vicende narrate iniziano sul promontorio di Basswood, nella malinconica luce di un tramonto che potrebbe definirsi davvero la quiete prima della tempesta. Riluttante, Sam è stato costretto a tornare in seguito alla notizia della morte del suo migliore amico Nick, che nel frattempo aveva iniziato una relazione con Anna. Nick, anche lui giornalista, è morto bruciato in seguito ad un incidente d’auto. Sam si sente quindi in dovere di tornare, almeno per dare l’ultimo saluto all’amico e collega, anche se doversi immergere nuovamente nella sua vecchia vita non lo entusiasma per niente.
Da queste promesse prendono il via le vicende di Twin Mirror, un thriller per nulla originale ma in grado di presentare qualche guizzo innovativo rispetto agli espedienti narrativi già ampiamente utilizzati da Dontnod. Ben presto infatti scopriremo, per prima cosa, che le circostanze della morte di Nick sono tutt’altro che chiare e che, in secondo luogo, Sam Higgs possiede una mente brillante e una coscienza insolita. È in grado di esaminare la realtà in modo acuto, ragionando sui fatti e seguendo gli indizi fino a ricostruire la verità. Da bravo investigatore, Sam ha inoltre una personalità frastagliata e complessa: una parte di lui è empatica, logica, mentre un’altra parte è invece più irruenta, insicura, solitaria e problematica. Queste due facce della stessa medaglia sono presentate al giocatore in un modo davvero originale, che costituisce di fatto l’unica idea narrativa degna di nota: Sam porta avanti un costante dialogo interiore tra sé e Lui, la parte più empatica e razionale della sua coscienza.
Il Palazzo Mentale
La trama di Twin Mirror non ha nulla di particolarmente memorabile o originale, si tratta di un giallo davvero molto lineare e anche abbastanza intuibile. Il vero elemento che dà brio al titolo è la presenza di Lui, una specie di spirito guida a cui il giocatore può decidere se dar retta o meno. A volte fastidiosamente perspicace, altre volte fondamentale per orientarsi e fare la scelta giusta, Lui si rivela essere il personaggio più carismatico dell’intero titolo. La cittadina di Basswood ci presenta un discreto numero di abitanti con cui interagire: tutte le informazioni scoperte vengono registrate in un menu apposito da consultare spesso, in modo da raccogliere le idee e avere un quadro sempre più chiaro della situazione. Nel menu possiamo visualizzare inoltre l’obiettivo corrente e i “memento”, oggetti scoperti nello scenario che sono collegati all’identità di ciascun personaggio.
I personaggi secondari sono per lo più inutili ai fini della narrazione, ma contribuiscono a rendere Basswood una microcosmo vivo e interessante, sull’eco della cara vecchia Arcadia Bay del primo Life is Strange. Nell’esigua manciata di ore in cui si sviluppa il titolo (circa 5) non potremo esplorare la cittadina in lungo e in largo ma avremo comunque l’opportunità di imbatterci in scorci abbastanza suggestivi.
L’espediente narrativo usato da DontNod per movimentare le cose è il Palazzo Mentale: la mente di Sam è un luogo complesso fatto di luci e di ombre, nel quale le due diverse personalità del protagonista spesso entrano in conflitto. In questo “non luogo” fatto di ricordi, paure, rimorsi e questioni irrisolte, DontNod riesce a esprimere efficacemente molti aspetti della coscienza del protagonista, catapultandoci in prima persona nelle sue ansie e nei suoi turbamenti. Sam Higgs sembrerebbe dall’esterno un giovane uomo solitario, un po’ turbato e con qualche disturbo dissociativo, ma visto dall’interno diventa un’anima complessa e decisamente più interessante.
Concentrandosi sugli indizi e sulle proprie capacità mentali, Sam innesca anche una meccanica di gameplay che contribuisce a dare varietà al titolo. Dopo aver raccolto tutti gli indizi necessari in un determinato scenario, Sam deve ricostruire ciò che è accaduto: il giocatore sceglie quindi tra due o tre possibili opzioni che riguardano diversi indizi trovati, fino a giungere alla verità dei fatti. La meccanica è interessante, anche se ci saremmo aspettati una maggior libertà: il giocatore di fatto non può dare la sua interpretazione, giusta o sbagliata che sia, in quanto il gameplay non prosegue finché tutti gli elementi non sono al loro posto.
Doppia personalità
Tra Palazzo Mentale e realtà, Sam Higgs prosegue nelle sue indagini guidato da Lui e dalle scelte del giocatore, che può plasmare il suo destino e l’indole finale del personaggio. Le scelte più importanti, che ci porteranno a un finale o ad un altro, sono condensate nell’ultima mezz’ora di gioco.
L’intento della storia non è quello di delineare una vicenda investigativa di spessore, l’inchiesta è più che altro un pretesto per analizzare il personaggio di Sam e mettere il giocatore di fronte a scelte di vita sulle quali riflettere.
Agire in modo pragmatico, basandosi solo sui fatti, o cercare di comprendere ed entrare in contatto con le persone? Questo è il vero dilemma.
Oltre ai classici dialoghi a scelta multipla e alle decisioni da prendere, Twin Mirror intrattiene il giocatore attraverso pochi e semplici enigmi. Alcuni elementi degli scenari possono essere analizzati dal protagonista attraverso i suoi pensieri, altri invece presentano una semplice descrizione testuale. Nel Palazzo Mentale DontNod propone inoltre passaggi di gameplay unici, dove bisognerà farsi strada tra le paure e i ricordi del protagonista per proseguire e riprendere il controllo di sé.
Nonostante il titolo duri così poco, non è esente da difetti sia dal punto di vista tecnico che della narrazione: quest’ultima è infatti davvero troppo semplice e intuitiva, tanto da non rappresentare niente di lontanamente memorabile. Le atmosfere sono efficaci e ci hanno ricordato altri titoli come Life is Strange o Heavy Rain in qualche raro passaggio particolarmente ben riuscito, ma purtroppo le animazioni e l’espressività dei personaggi risultano ancora statiche, poco coinvolgenti anche rispetto ad altri titoli DontNod.
Dal punto di vista tecnico il nostro provato su Playstation 4 ci ha dato non poco filo da torcere, tra compenetrazioni e diversi bug. Anche dei vestiti compenetrati o delle texture poco curate sono sintomo di un titolo non proprio limato a dovere, soprattutto se poi la trama si conclude in modo affrettato e poco profondo.
PUNTI DI FORZA
- Lui, l’alter ego del protagonista
- Le meccaniche legate al Palazzo Mentale sono divertenti e offrono varietà
- Alcuni dialoghi tra Lui e Sam sono scritti magistralmente
PUNTI DI DEBOLEZZA
- Tutte le scelte importanti sono condensate nell’ultima mezzora
- Poca rigiocabilità
- Comparto tecnico non particolarmente curato
Con Twin Mirror, DontNod introduce qualche nuovo elemento di gameplay alle sue avventure narrative, puntando ad analizzare al meglio la personalità del protagonista Sam Higgs. Lui, il suo “amico immaginario” o la sua “coscienza” che dir si voglia, risulta di fatto il personaggio più riuscito. Per il resto, il thriller investigativo racconta una storia troppo lineare e semplicistica, che si conclude in maniera altrettanto frettolosa e poco originale. Ciò che rende Twin Mirror un titolo accattivante sono le meccaniche legate al Palazzo Mentale, un luogo metaforico che ci mostra i conflitti interiori del protagonista e le sue brillanti capacità investigative. Twin Mirror è un’avventura grafica senza troppe pretese, che riesce a intrattenere per una manciata di ore senza però sforzarsi di offrire nessuna particolare emozione.
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