Cosa si può dire della serie Uncharted, che non sia già stato detto in passato? Parliamo di una delle IP che più ha impattato in un’era, quella di PS3, in cui Sony almeno all’inizio ha arrancato contro l’esplosione di Xbox 360, riuscendo a recuperare terreno anche e soprattutto grazie alla potenza di alcune esperienze indimenticabili. Tra queste ci fu proprio la trilogia di Uncharted, nuova serie ad opera di quei geni di Naughty Dog che ha riscritto le esperienze action con una forte propensione al cinema maturando di appuntamento in appuntamento.
E per la prima volta nella sua carriera, proprio Naughty Dog decide di oltrepassare i propri limiti. Pur essendosi in precedenza sempre fermati al fatidico terzo capitolo con Crash Bandicoot prima e Jak poi, i cagnacci di Sony accompagnano Nathan Drake nel 2016 anche su PS4 con un capolavoro destinato a fare storia, Uncharted 4: Fine di un ladro. La fine della saga di Nate, sì, ma anche la dimostrazione che ND poteva proseguire il franchise in molti altri modi, come ha sancito l’anno successivo l’esperienza standalone Uncharted: L’eredità perduta, confezionata in appena un solo anno e davvero incredibile se pensiamo appunto alle tempistiche.
Personalmente, avrei scommesso in un nuovo spin-off, magari il rumoreggiato gioco con Victor Sullivan come protagonista e ambientato negli anni ’80 di cui si vociferava poco prima dell’uscita di PS5. Una mossa di questo tipo sarebbe stata perfetta in vista dell’uscita in sala di Uncharted, l’adattamento cinematografico della serie con Tom Holland nei panni di un giovane Nathan e Mark Wahlberg in quelli di Sully, e invece Sony ha optato per un usato sicuro – in effetti, non ci sono mai state conferme ufficiali dello sviluppo di un nuovo gioco. Uncharted: Raccolta L’Eredità dei Ladri è il biglietto da visita perfetto per il cacciatore di tesori che entra di diritto anche nella storia di PlayStation 5, con un pacchetto rimasterizzato sbalorditivo.
VIDEO: Uncharted: Raccolta L’Eredità dei Ladri, la video-recensione su YouTube
La fine di un ladro
Nel 2016 abbiamo avuto la conferma che Naughty Dog fosse arrivata a una maturazione tale da poter dire di aver davvero fuso il concetto di videogioco con quello di una rappresentazione cinematografica del medium, in un perfetto connubio che soddisfa il palato. Quasi sei anni dopo, Uncharted 4: Fine di un ladro si conferma ancora una volta come l’opera più matura del team americano, insieme ovviamente all’altro mostro sacro The Last of Us: Parte II.
Al centro di tutto, ovviamente, c’è un’altra caccia al tesoro. Dopo El Dorado, Shambala e Ubar, stavolta Nathan, che sperava di godersi una vita più tranquilla e lontana dai pericoli insieme all’amata Elena, deve partire alla ricerca della leggendaria Libertalia. Una città priva di leggi, un luogo di riposo per i pirati che qui avrebbero potuto trovare la tranquillità. La catena di eventi che mette in movimento questa caccia a Libertalia parte in realtà molto indietro nel tempo, e riguarda una figura che Nate pensava di non poter più rivedere: il fratello Sam. Come un fantasma che torna dalla morte, anche Sam si ripresenta nella tranquilla vita di Drake e la sconvolge, portando nella sua vita vecchi e nuovi nemici e costringendo il nostro amato cacciatore di tesori a un viaggio intorno al mondo tra azioni di spionaggio, scontri a fuoco e inseguimenti adrenalinici.
La potenza di un titolo come Uncharted 4 emerge sin dalla sequenza d’apertura, quando Sam e Nate, a bordo della loro imbarcazione, sfidano il mare in tempesta per raggiungere l’ambita destinazione circondati da nemici che provano in tutti i modi a fermarli. Un caso non isolato, perché l’intera produzione trabocca di una cura per i dettagli e di una voglia di stupire che vi abbiamo raccontato in lungo e in largo anche nella nostra recensione dedicata alla versione PS4, datata appunto 2016, in cui facemmo emergere anche come Naughty Dog fosse stata in grado di costruire un vero e proprio film da giocare con sequenze senza alcuna soluzione di continuità, un perfetto mix di esplorazione, enigmi e combattimenti, maestosi templi ed edifici da visitare, e una storia fatta di mistero, emozioni, amore e anche dolore.
In effetti, la più grande evoluzione che Uncharted 4 subì rispetto al terzo capitolo fu infatti un approccio ancor più cinematografico, condito però da alcune chicche a livello di gameplay che non hanno snaturato la classica formula di action adventure TPS ma hanno invece proposto alcune soluzioni più variegate e interessanti. L’implementazione del rampino ha ad esempio permesso a ND di costruire sezioni di esplorazione più spettacolari, così come l’apertura al concept open world che Nate e Sam vivono in un particolare momento del loro viaggio alla ricerca di Libertalia. Nulla di esagerato, sia chiaro, ma gli sviluppatori hanno con decisione sperimentato aree molto più grandi da esplorare senza dimenticare che l’obiettivo principale è raccontare la storia di Nathan, tecnica questa poi ripresa anche in The Last of Us: Parte II con la sezione di Seattle e, guardacaso, anche con Uncharted: L’eredità perduta.
Un’altra storia da raccontare
Minore nelle proporzioni e nelle dimensioni, con una durata media pari a circa la metà rispetto ad Uncharted 4 (8/10 ore per completare la storia, contro le 18/20 del quarto capitolo principale), Uncharted: L’eredità perduta non deve essere però relegato al semplice appellativo di spin-off secondario senz’anima o voglia di farsi notare.
Questo nuovo gioco, realizzato da Naughty Dog in appena un anno di lavoro e che inizialmente doveva avere Sully come protagonista, riporta in scena Chloe Frazer, vecchia conoscenza della saga e co-protagonista di Uncharted 2, in coppia stavolta con la mercenaria Nadine Ross. Un personaggio negativo? In realtà, il mondo di Uncharted è fatto di tanti antieroi, dunque l’accoppiata Chloe-Nadine non sorprende più di tanto e anzi regala qualche emozione in più vista l’inedita chimica delle due forti personalità in gioco. La destinazione delle due avventuriere è l’India, più precisamente la catena montuosa dei Ghati Occidentali, nella quale, narra la leggenda, si nasconde il preziosissimo artefatto Zanna di Ganesh. Come da copione, Chloe e Nadine dovranno fare in modo di raggiungere la zanna prima del villain Asav, a dire il vero abbastanza anonimo rispetto a quello a cui Uncharted ci ha abituato, ma il focus principale della vicenda risiede nel legame sempre più saldo che le due instaureranno nel corso del loro viaggio tra mille pericoli.
Non manca comunque l’ambizione a Uncharted: L’eredità perduta, o The Lost Legacy nel titolo originale, che oltre a riprendere le dinamiche classiche della serie con i recenti spunti da Fine di un Ladro, espande ancor di più il concetto di open world. In effetti, una larga parte dell’esperienza di Chloe e Nadine viene racchiusa nella sezione a mondo aperto ampiamente visitabile, con tanto di mappa da visualizzare per addocchiare nuove aree da visitare e segreti da riportare alla luce. Con L’eredità perduta emerge la volontà di Naughty Dog di offrire soluzioni più variegate, senza fare a meno magari di momenti importanti come le sezioni più lineari e classiche nelle quali la storia procede nel suo naturale percorso. Una scelta che abbiamo apprezzato a suo tempo, e che continuiamo ad apprezzare oggi. Del resto L’eredità perduta, così come il quarto capitolo, non sono affatto invecchiati, e infatti la remastered si preoccupa solamente di migliorarne gli aspetti tecnici.
L’eredità di PS4 su PS5
Partendo dal presupposto che tanto Uncharted 4 quanto L’eredità perduta fossero dei miracoli tecnologici già su PS4, l’edizione rimasterizzata per PlayStation 5 non fa altro che impreziosire e migliorare un lavoro sopraffino. Probabilmente risulta inutile ribadire i soliti concetti, ma specifichiamoli ancora una volta per chi magari si trova di fronte a Uncharted per la prima volta. Nelle loro versioni originali, così come in questa remastered, i due giochi risplendono grazie a una maniacale cura del più minimo dettaglio, sia esso il movimento delle foglie o le espressioni facciali dei personaggi tra “cutscene” (che cutscene in effetti non sono) e fasi di vero e proprio gameplay. Al netto di qualche leggerissima compenetrazione, specie durante i combattimenti corpo a corpo in spazi angusti – sì, è davvero l’unico difetto che possiamo ricordare ed è davvero insignificante -, anche le animazioni risultano splendide e curatissime. Tecnicamente, stiamo parlando di due opere straordinarie nel vero senso del termine – Uncharted 4 resta ovviamente una spanna sopra, senza nulla togliere al comunque ottimo spin-off.
L’edizione PS5 si impreziosisce di nuove chicche che non fanno altro che dare ulteriore lustro ai due titoli. Sia Uncharted 4 che L’eredità perduta possono essere fruiti in 2+1 modalità grafiche: la prima, la nostra preferita e quella che a nostro avviso restituisce la miglior esperienza di gioco, è la modalità Performance, con risoluzione a 1440p e 60 granitici frame al secondo; la seconda è la modalità Fedeltà, dove il framerate resta ancorato a 30fps, più vicino alla resa cinematografica, ma la risoluzione dell’immagine arriva ai 4K reali. La terza modalità è Performance+, ma si tratta di una variante con risoluzione a 1080p e 120fps disponibile solamente laddove il televisore o lo schermo supporti i 120 Hz. Non manca poi il supporto all’audio 3D, che sfortunatamente non siamo riusciti a testare in prima persona, mentre è piacevole l’utilizzo dei trigger adattivi del DualSense. Non vi aspettate comunque un’esperienza tattile alla Returnal o Deathloop, anche perché in quel caso si parla di titoli pensati appositamente per sfruttare le caratteristiche del controller di PS5.
Nel suo passaggio a PS5, Uncharted 4 perde però un pezzo, che forse farà storcere il naso a qualcuno: la modalità Multiplayer è stata infatti totalmente estromessa. Un peccato visto il legame che parte della community aveva con questa contenuta ma apprezzata esperienza, ma evidentemente i numeri registrati da Naughty Dog non erano tali da giustificare un ritorno del PvP. Peccato, ma il cuore dell’esperienza resta comunque il single player.
PUNTI DI FORZA
- Due giochi ancora oggi mastodontici
- La remastered è praticamente perfetta
- Non è gratuita, è vero, ma a pochi euro si portano a casa entrambi i giochi del pacchetto (e che giochi)
PUNTI DEBOLI
- Persiste qualche leggerissimo difetto tecnico, altamente trascurabile
- Multiplayer? Addio…
Come spesso accade per le remastered, la domanda che ci poniamo nel momento del giudizio finale è: possiamo consigliare l’acquisto a chiunque? Premettendo che, come vi abbiamo raccontato, l’opera di rimasterizzazione è stata effettata senza sbavature e anzi con una messa a lucido di prim’ordine, è ovvio che il target principale a cui possiamo consigliare Uncharted: Raccolta L’eredità dei Ladri è quello dei giocatori che si sono appena approcciati al mondo PlayStation con l’ultima console di casa Sony, e che con questo pacchetto possono portare a casa due titoli davvero imperdibili per gli amanti del genere action adventure. Tuttavia, visto anche il prezzo vantaggioso (se possedete anche solo uno dei due giochi per PS4, con 10€ potete ottenere l’intero pacchetto), anche chi ha da sempre seguito Nathan Drake nelle sue avventure potrà trovare giovamento da questa raccolta, nell’attesa un giorno, forse, che il buon cacciatore di tesori farà il suo trionfale ritorno…
Ringraziamo PlayStation Italia per il codice review di Uncharted: Raccolta L’eredità dei Ladri.
- La nuova versione remastered sfrutta a pieno le caratteristiche hardware di PS5 e si presenta con grafica e prestazioni migliorate, implementazione completa di Feedback aptico, Grilletti adattivi, Audio 3D e disco SSD, per il massimo dell’immersività e la migliore esperienza di gioco.
- Gioca nei panni di Nathan Drake e Chloe Frazer e vivi le loro avventure in giro per il mondo alla ricerca di antiche reliquie e tradizioni perdute.
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