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[Recensione] Wild Hearts

I titoli dedicati alla caccia di mostri fanno parte del genere video ludico da tempo, anche se la categoria è stata dominata dalla serie Monster Hunter di Capcom, che ne ha decretato a tutti gli effetti la nascita. Altri sviluppatori si sono cimentati nel genere con diversi gradi di successo, e tra i tentativi più riusciti di creare un concorrente di Monster Hunter c’è stata la serie Toukiden di Omega Force. A distanza di anni dall’uscita del secondo capitolo della serie, lo studio giapponese torna al genere con Wild Hearts, pubblicato da EA Originals. Scopritelo attraverso la nostra recensione selvaggia!

Versione provata: PlayStation 5

AVVENTURA IN AZUMA

Wild Hearts si svolge nella terra di Azuma, una terra immaginaria basata sul Giappone feudale, devastata da bestie infuse nella natura chiamate Kemono, mostri giganteschi che hanno il potere di alterare il paesaggio e causare ogni sorta di problemi alla popolazione. Gli unici che possono affrontarle e fermare la loro furia sono i cacciatori, individui con una vasta conoscenza di armi speciali ed il coraggio di brandirle per abbattere queste forze della natura.

Il protagonista, tuttavia, non è un cacciatore comune, ma uno molto speciale. Dopo aver combattuto contro il lupo invernale Deathstalker, eglie diventa capace di usare il Karakuri, un misterioso potere alimentato dal Filo Celeste che permette di creare al volo ogni sorta di marchingegno. Armato di questo potere unico, il cacciatore finirà per diventare il protettore di Minato, una città che ospita un certo numero di Karakuri e che è stata lasciata morire dai clan di samurai, troppo impegnati a guerreggiare l’uno contro l’altro.

Fin dall’inizio della storia, è chiaro come Wild Hearts sia stato ispirato dalla serie Monster Hunter, dato che la premessa è quasi identica.  C’è una quantità limitata di lore del mondo di gioco, con documenti opzionali sparsi per Minato e Azuma, e uno sviluppo poco profondo dei personaggi centrali come Natsume, Ujishige, Toga-hime, Suzuran e Mujina. In realtà, per un gioco di caccia, in quanto l’attenzione del giocatore dovrebbe concentrarsi sulla ricerca ed abbattimento dei mostri, la storia poco ispirata non è un problema tanto gravoso sull’esperienza complessiva del gioco.

KEMONO e KARAKURI

Ciascuna delle missioni principali del gioco, e anche una buona parte delle missioni secondarie, prevede la caccia a uno o più Kemono. Rompendo le loro parti e abbattendoli, i giocatori vengono ricompensati con oggetti che possono essere utilizzati per creare nuove armi e attrezzature, dotate di una serie di abilità che migliorano le prestazioni del cacciatore, dall’aumento delle statistiche a una migliore guarigione, a una maggiore percentuale di colpi critici, a una migliore schivata e così via.

La principale innovazione al gameplay di Wild Hearts, rispetto ad altri titoli dello stesso genere, è la meccanica dei Karakuri, che permette al cacciatore di costruire al volo ogni sorta di marchingegno. Questi ultimi possono essere creati solo se si avranno disponibili risorse sufficienti, si dividono in Karakuri Base, Drago e Fusione.

I Karakuri di base sono orientati soprattutto al combattimento e permettono ai giocatori di saltare più in alto con la Cassa, di spiccare un salto con la Molla o di planare in aria con l’Aliante, ma possono essere utilizzati anche durante l’esplorazione. I Karakuri Drago, invece, vengono utilizzati soprattutto per allestire un accampamento, consentendo ai giocatori di posizionare una tenda, un tavolo da fabbro, una torre per individuare la posizione di Kemono e per essere attivati, hanno bisogno del potere elementale garantito dalle Fosse del Drago sparse per le varie mappe.

Infine i Katakuri Fusione, sono i più interessanti di tutto Wild Hearts: evocando diversi Karakuri di base in un certo ordine, è possibile creare alcuni marchingegni unici che possono infliggere enormi quantità di danni e anche contrastare gli attacchi speciali di alcuni Kemono. La Trappola a catena, per fare un altro esempio, può essere usata per incatenare temporaneamente i Kemono in rapido movimento, permettendo ai giocatori di passare all’offensiva o di indietreggiare per curarsi in modo sicuro.

Ciò che rende i Karakuri molto interessanti è la loro sinergia con tutti i tipi di armi. Senza questi aggeggi, le armi stesse sono piuttosto semplici, con piani di gioco molto simili.

MULTIPLAYER E PROGRESSIONE

Essendo un gioco di caccia, Wild Hearts presenta caratteristiche che sono diventate un punto fermo del genere, come il multiplayer cooperativo e un profondo sistema di progressione. Giocare insieme ad altri giocatori è estremamente comodo, in quanto è possibile sia unirsi a sessioni in corso che chiedere assistenza ad altri giocatori contro uno qualsiasi dei venti Kemono disponibili al lancio, con il cross-play completo già disponibile da subito. Giocare con altri cacciatori più esperti sarà un ottimo modo per ridurre la frustrazione, che può derivare dal tentativo di abbattere alcuni dei Kemono più intricati che i giocatori sono costretti ad affrontare all’inizio del gioco.

Per quanto riguarda il sistema di progressione, i cacciatori stessi non salgono di livello come nei tipici giochi di ruolo, e ogni miglioramento delle statistiche o abilità speciale si ottiene equipaggiando armi, armature e talismani. Le armi sono realizzate tramite un albero dedicato con tonnellate di nodi di collegamento che, insieme alla possibilità di spostare liberamente alcune abilità da un’arma all’altra, offrono ampie possibilità di personalizzazione. I set di armature, invece, non hanno un albero dedicato, ma possono comunque essere personalizzati con un sistema che implementa miglioramenti orientati agli umani o ai Kemono, che a loro volta determinano l’allineamento del cacciatore. Alcune abilità sono bloccate dietro determinati valori di allineamento, quindi è necessario mischiarle e abbinarle per ottenere il set di abilità desiderato.

Menzionando il comparto tecnico, Wild Hearts su PS5 offre le modalità Performance e Display, che mirano rispettivamente a 4K, 30 FPS, e 1080p, 60 FPS, ma non riescono a mantenere i framerate prefissati in modo costante, dato che nella maggior parte delle cacce in modalità Performance abbiamo notato cali a 30 FPS o meno.

Mentre il design dei personaggi, delle ambientazioni e dei mostri è generalmente solido, soprattutto quello dei Kemono immersi nella natura, la grafica vera e propria non ha un aspetto particolarmente gradevole, con molte texture a bassa risoluzione ed una sfocatura generale, che non rendono giustizia al solido design visivo. La distanza di disegno, soprattutto quando si vola utilizzando alcuni Karakuri, restituisce tuttavia un discreto senso di scala che si sposa bene con le dimensioni massicce dei Kemono, facendo sentire le mappe a tema stagionale come luoghi reali e non come semplici parchi giochi per la caccia di mostri.

PUNTI DI FORZA

  • Gameplay creativo grazie ai Karakuri
  • Grande varietà di armi
  • Eccellente design del combattimento

PUNTI DEBOLI

  • Problemi di prestazioni grafiche in diversi frangenti
  • A volte, l’esperienza di gioco è un po’ troppo simile a quella della serie Monster Hunter
  • La telecamera da problemi

Wild Hearts per essere una nuova IP è un titolo divertente e coinvolgente. Sebbene l’esperienza condivida più di qualche somiglianza con quella della serie Monster Hunter, il design unico dei mostri, la grande varietà di armi e la meccanica di crafting Karakuri conferiscono al gioco un sapore unico che lo fa risaltare facilmente tra i giochi simili. I problemi di prestazioni, purtroppo, incidono notevolmente sull’esperienza di gioco su tutti i formati, impedendole di raggiungere livelli più elevati, ma anche nello stato attuale il gioco è un acquisto più che degno per gli appassionati del genere.

Scritto da
Matteo "bovo88" Bovolenta

Appassionato di videogiochi e console di ogni tipo, tecnologia ed informatica. Amante dei manga ed anime giapponesi, e della cultura nipponica in generale. Ha iniziato a videogiocare molto giovane prima con SNES e Game Boy, per poi passare a PlayStation. Da allora ogni genere di gioco lo ha sempre affascinato. Gli piace informarsi e tenere informati su questo fantastico mondo virtuale.

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