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[Recensione] Darwin Project – L’evoluzione del battle royale

Tra annunci next-gen da un lato e continui rinvii di titoli dall’altro, l’attenzione del grande pubblico di videogiocatori si è leggermente separata dal mercato dei battle royale. Anzi, c’è perfino chi azzarda che i battle royale abbiano già intrapreso l’inesorabile percorso di declino, come testimoniato ad esempio dal calo di spettatori per Fortnite su Twitch (aggiungiamo fisiologico, ma non definitivo).

Se queste premesse dovessero rappresentare la realtà, allora potremmo dire con certezza che Darwin Project è arrivato in gran ritardo. Sviluppato da Scavengers Studio e pubblicato il 14 Gennaio su PS4/Xbox One/PC, dopo un lungo periodo di early access, questo free to play si pone come una possibile evoluzione dei battle royale, introducendo meccaniche survival e riprendendo la medesima struttura dei principali concorrenti nel settore. L’unica pretesa sembra essere quella di divertire, e possiamo anticipare che, nonostante alcuni scricchiolii, il titolo ci riesce.

I tasselli di un puzzle unico nel suo genere

Come già detto, Darwin Project è un free to play in pieno stile Fortnite. Il paragone con il colosso di Epic Games sarà ricorrente in questa recensione, date le grandi somiglianze sia per quanto riguarda il gameplay nudo e crudo, sia per tutti i dettagli che lo circondano (design di mappe e oggetti, personaggi, animazioni e quant’altro).

Gli sviluppatori di Darwin Project hanno voluto cimentarsi in una sfida ardua, ossia cercare di innovare una struttura di battle royale che definire consolidata è riduttivo. Per qualche verso, già Fortnite può essere definito “survival” data la possibilità di raccogliere materiale da terra e costruire ripari e protezioni. Ebbene, il concetto di “sopravvivenza” in Darwin Project viene stravolto e ridotto all’osso, mantenendo al contempo la frenesia e la dinamicità dei concorrenti battle royale.

Entrati in una partita, ci si trova immersi in una mappa che, come da buona tradizione, è suddivisa in varie zone: nel caso di Darwin Project le scorribande dei giocatori si svolgono all’interno di un’arena da combattimento, una sorta di show televisivo in cui i partecipanti sono muniti di equipaggiamenti specifici. Al posto dell’iconico cerchio che si restringe all’avanzare del tempo, gli sviluppatori hanno optato per una soluzione simile e ugualmente funzionale: ogni esagono della mappa viene chiuso in maniera casuale durante il gioco, costringendo i players a spostarsi per restare in vita.

Il setting delle mappe è variegato e include aree innevate, capanni, montagne e aree industriali, e possiedono la peculiare caratteristica di non essere estremamente grandi: in questo modo il sistema favorisce sia il gioco d’astuzia, sia la frenesia dei combattimenti ravvicinati.

Sopravvivere con poco

Veniamo dunque alla caratteristica principale di Darwin Project, che ne delinea i connotati di “evoluzione” rispetto ai classici battle royale. Stiamo parlando ovviamente della componente survival. Come vi abbiamo già anticipato, la somiglianza con Fortnite è davvero intensa: anche in questo caso infatti dovremo raccogliere risorse e craftare oggetti, in un modo però leggermente ridotto rispetto al titolo di Epic. E’ possibile raccogliere legname, pellame e soprattutto Darwinium, un materiale energetico indispensabile per sbloccare abilità e altri potenziamenti.

Per quanto riguarda i primi due materiali, essi serviranno principalmente per craftare frecce per il proprio arco, trappole e vestiti, mentre il Darwinium servirà a potenziare le abilità della propria classe o a sbloccare supporti come torrette difensive, o il teletrasporto. E qui arriviamo ad un punto caldo: non sono presenti armi da fuoco, pertanto ogni giocatore dovrà contare soltanto sul proprio arco (per cui le frecce non dovranno mai mancare) e sulla propria accetta. Le uniche varianti a disposizione sono proprio le frecce, che possono essere anche incendiarie o traccianti a seconda della tattica che si vuole utilizzare. Non è possibile nemmeno costruire muri, scale e strutture di vario tipo, e non sono presenti veicoli o mezzi di trasporto alternativi.

Abbiamo fatto cenno delle classi, che al momento sono tre ma sono personalizzabili a piacimento scegliendo tra le diverse abilità proposte dal gioco. Qualunque sia il mix da voi scelto, esso consentirà approcci totalmente differenti: ad esempio il drone tracciante permette di raccogliere risorse a distanza, o di infliggere uno stun all’avversario, mentre le ali robotiche permettono di compiere brevi sessioni di volo e perlustrare l’area dall’alto. Al momento la varietà è un po’ limitata, come è giusto che sia, ma senz’altro nel tempo arriveranno nuovi contenuti.

Per il resto, la componente di sopravvivenza si manifesta in altre due caratteristiche particolari: il freddo, che dovrà essere gestito semplicemente costruendo un falò temporaneo e restando nelle vicinanze di esso per riscaldarsi, e il seguire le tracce dei nemici trovando indizi lasciati dagli stessi (ad esempio resti di falò o di alberi distrutti).

Il comparto tecnico

Sotto il profilo tecnico Darwin Project riesce nel suo intento, vale a dire quello di presentare un comparto visivo snello e cartoonesco, in pieno stile Fortnite. Il titolo di Epic Games è stato fonte di ispirazione pressoché totale per il team di Scavengers, e lo stesso vale anche per le animazioni, il design di personaggi, abiti e armi. Insomma, nulla di nuovo all’orizzonte, ma piuttosto una riconferma di quanto di buono si è visto nel panorama dei battle royale fino ad oggi.

Una piccola critica può essere mossa in relazione alla varietà delle ambientazioni, tuttavia va considerata la giovanissima età del gioco: è molto probabile che il titolo riceverà molteplici update e nuovi contenuti periodicamente.

PUNTI DI FORZA

  • Le meccaniche dei tradizionali battle royale, confermate e rivisitate in chiave survival
  • Divertente e frenetico al punto giusto, come desiderato dal grande pubblico dei battle royale
  • Comparto audiovisivo valido, seppur non innovativo
  • Ha le potenzialità per affermarsi nel settore dei battle royale…

PUNTI DEBOLI

  • …settore dove Fortnite è ancora egemone: il rischio di sparire sotto la sua ombra è molto alto
  • Ancora poca varietà a livello di personalizzazione del personaggio e di ambientazioni

Riprendiamo quanto detto all’inizio di questa recensione: Darwin Project potrebbe essere arrivato in ritardo nel mercato videoludico, in un momento in cui i battle royale stanno vivendo un lieve declino. Il problema però non va ricercato in questo, quanto piuttosto nella presenza di competitor a dir poco ingombranti: parliamo per l’ennesima volta di Fortnite, autentico colosso del settore dei battle royale che, nel corso dei mesi, è riuscito ad oscurare la presenza di svariati potenziali rivali. Ma anche di PUBG, assoluta prima scelta per una moltitudine di giocatori: insomma, destreggiarsi tra queste pietre miliari non è semplice.

A nostro modo di vedere Darwin Project è un titolo promettente, divertente, frenetico e soprattutto innovativo. Possiede senz’altro le carte giuste per affermarsi nella sua fascia di mercato, ma il rischio di un caso “Apex 2.0” è molto alto: noi ovviamente seguiremo il suo percorso, sperando in un cammino roseo e non nell’ennesima sparizione dai radar.

Scritto da
Alberto Baldiotti

Studente universitario e gamer nel tempo libero, la sua passione videoludica non ha confini. Questa passione nasce a 4 anni, quando si ritrova a giocare Doom II su un vecchio computer acquistato dal padre. Appassionato di giochi open-world e GDR, le sue pietre miliari sono le serie di Grand Theft Auto, Fallout e The Elder Scrolls. A fianco di ciò, la tecnologia e lo sport giocano un ruolo fondamentale nei suoi interessi, ed adora restare informato sulle ultime novità nei rispettivi settori.

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