Home Videogiochi Recensioni [Recensione] DOOM, la trilogia (o quasi) su PS4 – Quando era tutto più semplice (e difficile)

[Recensione] DOOM, la trilogia (o quasi) su PS4 – Quando era tutto più semplice (e difficile)

Novembre 2019 sarà un mese caldissimo. Infernale. La serie sparatutto che ha segnato un’epoca, e continua a segnarla ancora oggi grazie ad un reboot di altissima qualità, si prepara a tornare sui nostri schermi con l’esplosivo DOOM: Eternal, ricco di tradizione ma anche di novità e del quale presto vi parleremo. Quest’oggi, però, non siamo qui per parlare di DOOM: Eternal. Quest’oggi omaggiamo, e ne discutiamo, i primi tre capitoli della serie FPS di Bethesda, da pochi giorni riproposti, in occasione del QuakeCon, su console attuali in una versione rimasterizzata e a prezzi contenuti (cosa strana, di questi tempi). DOOM, DOOM II e DOOM 3, tutti disponibili su PS4, Xbox One e Switch (i primi due anche su mobile, per la gioia di chi ama giocare su smartphone ovunque). Una manna dal cielo? Sì. Cioè, volevo dire, lo scoprirete solo al termine della nostra recensione. Pronti ad eliminare, di nuovo, tutti i demoni che ci si parano davanti?

Versione provata: PS4 Pro.

MA QUANT’È BELLO SVISCERARE

Non è assolutamente facile iniziare questa recensione, né capire come impostarla alla perfezione. Solitamente, le recensioni che trovate sul nostro sito sono organizzate tutte alla stessa maniera, a parte rare eccezioni: si parte con una panoramica sul setting e la storia, si passa all’analisi del gameplay e successivamente a quella del comparto tecnico, lasciandosi poi ai commenti e giudizi conclusivi.

Con la trilogia (o quasi, e presto vi spiegherò il perché di questa specificazione) classica di DOOM, le abitudini non possono essere rispettate. Perché, insomma, guardiamoci in faccia. Chi non conosce DOOM? L’originale gioco del 1993 sviluppato da id Software, ancora oggi una garanzia, ha lasciato un segno indelebile nella vita di decine, centinaia, migliaia di giocatori lungo tutti questi quasi 26 anni che ci separano dalla sua uscita. Spinto dall’irrefrenabile fame del giocatore per la violenza e il desiderio di un gameplay sempre più veloce, frenetico, adrenalinico grazie agli hardware in rapida evoluzione, DOOM prese quanto di meglio ci fu nel suo predecessore Wolfenstein 3D (a tal proposito, vi rimando alla recensione del recente spin-off Wolfenstein: Youngblood) finendo con l’amplificarlo, ampliarlo e migliorarlo ancor di più, dando vita ad un vero e proprio fenomeno mondiale. La critica lo osannava, i giocatori lo amavano, l’industria ne venne influenzata a livelli forse mai visti in precedenza. DOOM, quello che da molti viene identificato come il progenitore del genere FPS Arena, era, è e continuerà ad essere un videogioco assolutamente incredibile e imperdibile.

Certo, al giorno d’oggi, direte voi, potrebbe essere invecchiato, sia graficamente che a livello di gameplay. E invece ancora oggi, e con un joypad tra le mani, le sensazioni trasmesse dal gioco sono assolutamente impagabili. Nonostante la comprensibile iniziale sensazione di smarrimento, di fronte ad uno sparatutto in terza persona che consente solamente di ruotare la visuale in orizzontale e non in verticale, riprendere (o prendere per la prima volta) la mano con l’originale DOOM è estremamente naturale. Il gameplay non è stato minimamente toccato, e neppure consumato dal tempo. Il gioco continua a stupire con il suo arsenale di armi tra cui fucili a pompa, gatling e lanciarazzi, e la buona dose di varietà di ambienti e nemici, tutti naturalmente rappresentati con sprite che si muovono nello spazio 3D. Come una volta. Bello come una volta. Facile ma anche difficile, perché qui l’unica cosa da fare è imbracciare un qualsiasi fucile ed eliminare qualsiasi cosa ci si pari di fronte senza farci troppe domande, ma è anche vero che a difficoltà elevate l’esperienza si fa davvero tosta. Anche perché, e questo è rivolto specialmente ai più giovani che leggeranno, in DOOM non c’è alcuna rigenerazione della vita. Altro che gli FPS di oggi…

In questa riedizione dei vecchi classici, al primo DOOM è stata affiancata l’espansione Thy Flesh Consumed, dove sicuramente carpirete i riferimenti a Wolfenstein 3D. Per DOOM II, invece, id Software ha optato per inserire The Master Levels, una serie di livelli ideati dai giocatori e approvati poi dagli sviluppatori per entrare a far parte di questo incredibile mondo. A proposito del secondo capitolo, sembra superfluo ricordarlo dato che parliamo di videogiochi che hanno fatto la storia, eppure lo specifichiamo ulteriormente: tra i tre classici appena riproposti sulle attuali console, DOOM II è sicuramente il più appetibile e perfetto. Un turbinio continuo di azione, demoni, uccisioni, armi, segreti, labirinti da esplorare. DOOM II era un sequel, ma riusciva ad essere in tutto e per tutto migliore del suo predecessore. Insomma, personalmente, se non siete interessati all’intera raccolta, vi consiglio di recuperare almeno questo gioco. Ah, già: c’era anche la motosega per affettare i nemici. Mamma mia, che bellezza lo splatter a pixel…

In ogni gioco tornano anche le partite multigiocatore, sia per sfidare un amico (in locale), sia per giocare in co-op agli scenari della campagna. Sul fronte puramente audiovisivo, invece, niente da aggiungere a quel che già si sapeva: i giochi restano caratterizzati da suoni soavemente cruenti e dall’inconfondibile stile grafico dei primi capitoli, che in questo porting/remastered sono stati mantenuti fedelmente.

SI CAMBIA ROTTA

E veniamo dunque a parlare, almeno per un po’, del terzo titolo di questo “pacchetto”. L’ho appositamente posto tra virgolette, perché i tre videogiochi di cui vi sto parlando sono acquistabili separatamente. I primi a circa 5€ l’uno, mentre DOOM 3, più corposo e moderno, a circa 10€.

Nonostante il nome, DOOM 3 non è il terzo capitolo della serie, e questa è una cosa che non molti ricordano. Il terzo videogioco del franchise di id Software arrivò infatti su Nintendo 64, con il nome di DOOM 64 (sì, la moda per la console Nintendo era accompagnare il titolo di un videogioco con il numero 64), che si rifaceva in larga parte ai suoi predecessori e che non puntava ad offrire una rivoluzione come invece fece, sulla stessa console, 007: GoldenEye di Rare. A tal proposito, prima di continuare con l’argomento di questa recensione, da giorni si susseguono voci di un possibile ritorno sui sistemi attuali anche per DOOM 64, il che porterebbe l’intera serie ad essere fruibile per tutti. Inutile dire che la prospettiva ci alletta.

Per il vero salto generazionale della serie dovemmo attendere fino al 2004, quando ormai il mercato degli FPS era stato irrimediabilmente modificato da titoloni del calibro di Half Life, Perfect Dark e Halo. DOOM 3, figlio di questa nuova filosofia degli sparatutto che continuava però a guardare al suo passato, ricalca le mode di inizio anni 2000, inserendo al già collaudato gameplay una storia e meccaniche che però finirono con lo snaturare quello che era lo spirito della serie. Il “terzo” capitolo introduceva sì DOOM nel nuovo mondo degli sparatutto, ormai assetati di contestualizzazioni, NPC, narrazioni da vivere, ma così facendo venne persa molta della freneticità e della assoluta spensieratezza che caratterizzava i videogiochi precedenti. Non a caso il reboot di DOOM, un capolavoro del mercato FPS degli ultimi anni, ha scelto di rifarsi interamente ai primi classici, tralasciando la deriva più evoluzionista di DOOM 3.

E qui nasce una sorta di controsenso, per questo terzo gioco del pacchetto di cui parliamo oggi. DOOM 3 ha un comparto grafico naturalmente migliore, un’impostazione più attuale rispetto ai suoi precedenti, e il gameplay riesce a mantenere la sua identità e al contempo proporre qualcosa di nuovo, seppur sia nel complesso un’opera molto derivativa. Si tratta del gioco più attuale dei tre, e anche quello che mi sento di consigliare ai più giovani per ovvie ragioni. Al contempo, DOOM 3 è molto differente dai suoi predecessori, e questo indispettirà i giocatori di vecchia data, specialmente se non lo avete mai provato. In più, come è purtroppo accaduto a molti sparatutto di quel periodo, DOOM 3 non ha superato brillantemente la prova del tempo. Insomma, dei tre videogiochi di cui abbiamo parlato, il terzo capitolo è anche quello più controverso. Adatto ad un pubblico più giovane, ma abbastanza vecchio come stampo. Adatto ai veterani della serie, ma distante dai canoni classici.

PUNTI DI FORZA

  • I prezzi
  • Sono tre pezzi di storia degli sparatutto
  • DOOM 3 è sicuramente più “attuale”…

PUNTI DEBOLI

  • I più giovani difficilmente potranno apprezzare pienamente i primi due capitoli
  • La connessione richiesta per giocare… Ma perché??
  • … Ma è anche quello invecchiato peggio

Insomma, quando si parla di DOOM, DOOM II e DOOM 3 si parla di videogiochi che già sapevamo essere ottimi. In questa riedizione, Bethesda si è “limitata” a rendere tutto più pulito e definito, senza però occuparsi di ricostruire da zero i tre pezzi di storia degli sparatutto in prima persona e senza modificare in alcun modo il gameplay. I tre classici arrivati da poco su PS4, Xbox One, Switch e mobile sono remastered semplici e crude, né più né meno. Forse non tutti i giochi sono adatti agli stomaci dei più giovani, specialmente i primi due capitoli facenti ormai parte di un concetto di FPS arena che si è progressivamente perduto nel tempo. Eppure, se siete tra questi giovani, sappiate che per meno di 20€ potete mettere le mani su un pacchetto di tre giochi (venduti separatamente) che hanno davvero posto importanti pietre miliari nel genere. Se invece non siete disposti ad assaporare un po’ di sano retrogaming, potete anche limitarvi all’acquisto di DOOM 3, certamente più moderno e con maggior appeal, a patto però di contestualizzarlo nel suo periodo di uscita. Nell’attesa spasmodica di DOOM: Eternal, però, questo ritorno dei vecchi classici è una bella operazione.

Ringraziamo Bethesda Italia per i codici review di DOOM, DOOM II e DOOM 3.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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