Nell’industria videoludica molti sono stati i titoli ispirati alle opere di H.P. Lovecraft, scrittore dalla cui penna sono usciti libri e romanzi del calibro de “Le montagne della follia“, “Il richiamo di Chtulhu” o il “Necronomicon“. Vi basti pensare, ad esempio, a giochi come Bloodborne, Call of Chtulhu, Amnesia: The Dark Descent e molti altri. Tra questi troviamo anche Moons of Madness, horror (cosmico) in prima persona creato dai ragazzi di Rocket Pocket Games e rilasciato da Funcom. Il titolo è arrivato su PC lo scorso anno mentre è arrivato su PS4 e Xbox One solo a inizio 2020. Ecco a voi dunque la recensione dedicata a Moons of Madness; vi auguriamo una buona lettura.
Nota: La versione provata è quella PS4 standard.
Benvenuti sulla Invictus
Protagonista di Moons of Madness è Shane Newehart, ingegnere della Invictus, stazione spaziale costruita su Marte dalla Orochi, multinazionale del settore aerospaziale. La nostra avventura ha inizio in una Invictus completamente isolata, in cui una strana presenza ci chiede di spegnere le candeline su una torta. Ben presto ci accorgeremo che si tratta di un incubo molto inquietante. Shane viene infatti svegliato da una scossa sismica che ha in parte rovinato le attrezzature della stazione. Nell’attesa dell’arrivo della Cyrano, nave con uomini e provviste, ci verrà quindi chiesto di svolgere una serie di compiti. Fin dalle prime conversazioni con gli altri colleghi, risulta chiaro che lo strano incubo fatto poco prima dall’ingegnere è piuttosto comune: ogni membro dell’equipaggio, infatti, parla di una “strega“, la quale pervade i loro sogni. Da questa premessa avrà inizio un’avventura horror decisamente ispirata, dove follia, incubi e realtà distorta la fanno da padrona. L’intera trama ha una durata di circa 6 o 7 ore, risultando piuttosto piacevole da seguire e intrattenendo il giocatore dall’inizio alla fine. Nonostante la struttura di jumpscare, di cui alcuni veramente ben fatti, la forza dell’avventura è quella di trasmettere un senso di angoscia permanente. Pur sapendo di essere relativamente al sicuro, il giocatore non riuscirà mai ad abbassare realmente la guardia, restando continuamente sul chi va là.
Puzzle e Collezionabili
Il gameplay di Moons of Madness si basa principalmente sulla risoluzione di enigmi, puzzle e rompicapo di vario genere. Per il resto ci troviamo di fronte ad uno stile di gioco piuttosto lineare e story-driven. Ci verrà chiesto di raggiungere una determinata zona e risolvere enigmi per proseguire. Ad aiutarci troveremo il Biometro, uno strumento da braccio che funzionerà da agenda e scanner, aiutandoci a scovare punti d’interesse e percorsi da seguire. Oltre a poter interagire con alcuni oggetti, scattare o accendere la torcia, il gamepay non aggiunge molto altro. Non sono presenti, ad esempio, meccaniche stealth o di shooting mentre l’esplorazione generale di gioco rimane limitata. Il gioco ci permette comunque di muoverci tra spazi interni ed esterni, mostrandoci ambientazioni molto diverse. Presenti tuttavia, alcune sezioni di fuga ben riuscite, seppur scriptate e lineari, come tutto il resto dell’avventura. In poche parole, Moons of Madness vi impone di avere uno stile di gioco compassato e calmo, in cui potrete guardarvi attorno e interagire con tanti documenti, file e collezionabili vari che vi daranno maggiori informazioni sul background narrativo. Non cogliete però il lato negativo di questa affermazione: Moons of Madness è un puzzle game narrativo ed è giusto che sia concepito in questo modo. Ovviamente gli amanti di un approccio più attivo ed action potrebbero annoiarsi presto. Al contrario, chi riuscirà ad immergersi nel mood narrativo resterà senza dubbio soddisfatto del modo in cui il gioco è strutturato. Per completezza segnaliamo la meccanica dell’ossigeno che, seppur banale, aggiunge un pizzico di pepe durante l’avventura. Negli spazi esterni dovremo infatti indossare casco e tuta e ricordarci di caricare la bombola di ossigeno per evitare una morte orrenda.
Ambientazione marziana
A livello d’impatto visivo e di ambientazione generale, gli sviluppatori hanno compiuto un lavoro degno di nota. Le stazioni sono ricche di oggetti e particolari, tutti ben definiti e curati. Stesso discorso per quanto riguarda gli ambienti esterni che ben trasmettono l’idea di trovarsi su un pianeta inesplorato. Considerando il budget a disposizione degli sviluppatori, anche le animazioni risultano decisamente ben fatte. Abbiamo apprezzato tutte quelle movenze in cui ci viene richiesto di togliere (o mettere) il casco e cambiare la pressione per poter passare da un ambiente estero ad uno interno (o viceversa). Come se non bastasse, quando Shane è più agitato, le sue animazioni diventano meno coordinate, portandolo a tremare durante l’azione di turno. Si tratta di piccoli stratagemmi che aiutano il giocatore ad immergersi nel mondo di Moons of Madness e che noi stessi abbiamo apprezzato. Interessante anche l’HUD del casco, che ci mostra in tempo reale il battito cardiaco e lo stato dell’ossigeno. Segnaliamo inoltre che il gioco è in lingua inglese ma sottotitolato in italiano.
Punti di Forza
- Atmosfera ispirata;
- Trama intrigante;
- Tanti puzzle ed enigmi.
Punti di Debolezza
- Gameplay è poco vario;
- Il ritmo di gioco potrebbe annoiare.
Moons of Madness si ispira ai temi trattati da H.P. Lovecraft adattandoli all’ambientazione marziana. Si tratta di un mix vincente, che riesce a intrattenere il giocatore dall’inizio alla fine del gioco, nonostante una trama piuttosto compassata e story-driven. Il gameplay si basa esclusivamente sulla risoluzione di enigmi e puzzle, tagliando al minimo le interazioni con gli oggetti e il controllo del personaggio. Questa scelta, seppur funzionale nelle intenzioni degli sviluppatori, potrebbero far strocere il naso a molti giocatori, che potrebbero non sopportare un ritmo troppo compassato. Nonostante tutto, l’ambientazione suggestiva e onirica fanno di Moons of Madness un gioco da provare, soprattutto se amate i puzzle game narrativi.
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