Svegliarsi nel cuore della notte, cercare di capire dove sono i tuoi genitori, l’ansia prende il sopravvento e solo chiudendo gli occhi si riesce a vedere nitidamente ogni dettaglio. Ma non sei solo, anche gli altri teenager della città vivono nello stesso oblio e gli unici a non capire sono gli adulti. Questo è il primo impatto con cui The Blackout Club decide di presentarsi per poi rivelarsi lentamente a chi gli sta davanti e questa è la nostra recensione.
Versione provata: PlayStation 4
COME SONO FINITO QUI ?
Siamo a Redacre, una cittadina in Virginia negli Stati Uniti, dove i ragazzi sono soliti svegliarsi frastornati, ricoperti di sporco e graffi ma soprattutto, senza ricordare nulla della notte precedente o addirittura di tutto il giorno. Gli adulti, in questo caso si rivelano tutt’altro che utili, anzi, non solo si fanno una grassa risata del problema, ma cercano addirittura di sbarazzarsi dei teenager soggetti a Blackout.
È questa l’atmosfera in cui siamo immersi già dal prologo dove vestiamo i panni dei primi di coloro che hanno tentato di scoprire la verità seppure senza successo. Prologo che, tra l’altro, sarà il primo ed unico momento giocato in singolo per tutta la narrazione e che vi consiglio spassionatamente di fare, non solo perché fungerà da tutorial delle infinite meccaniche presenti ma anche perché vi introdurrà l’altrettanto complicata e accattivante lore del titolo.
VEDO MEGLIO AD OCCHI CHIUSI
È proprio parlando del gameplay che veniamo al punto di gran lunga più interessante e geniale. The Blackout Club nasce come un gioco cooperativo, dunque destinato solo ed esclusivamente al multiplayer, scelta che riflette l’esigenza narrativa di rendere le alleanze di ragazzi contro questa misteriosa organizzazione di adulti. Volendo azzardare un paragone, l’intento e la filosofia del gioco ricordano molto il lavoro di concerto tra le parti che richiede anche Dead by Daylight.
Il gioco si articola in una serie di missioni attraverso le quali potremo esplorare nuove aree della cittadina e proprio queste sono un po’ croce e delizia del quadro generale. Da un lato, i compiti da svolgere sono alquanto leggeri e, con un po’ di attenzione, capiterà di rado di doverle rifare, dall’altro, sono abbastanza ripetitivi così come i nemici. Questi ultimi sono prevalentemente adulti sonnambuli che funzionano un po’ come i clicker di The Last of Us, che sono in ciechi ma in grado di localizzarti in base a quanto rumore fai. Il nemico veramente tosto, però, è The Shape, un’entità che sarà difficile seminare una volta attirata e che vedremo solo chiudendo gli occhi.
Dopo ogni livello, inoltre, sbloccherete nuovi punti da spendere in abilità che vi consentiranno di contrastare al meglio i vari nemici.
TI VEDO
Una menzione speciale è riservata alla modalità Stalker. Questa si attiva dopo un livello particolare e, in sostanza, aggiunge un pizzico di competitività al gioco. Uno dei quattro giocatori, infatti, all’insaputa degli altri, sarà l’aiutante dello Shape e dovrà raccogliere prove dei loro “peccati” per farlo entrare in partita più velocemente.
PUNTI DI FORZA
- Gameplay innovativo e semplice
- Gioco di squadra e comunicazione sono essenziali
PUNTI DI DEBOLEZZA
- Missioni ripetitive
- Elementi horror molto poco paurosi
- Poca varietà dei nemici
In conclusione, The Blackout Club pare un titolo sicuramente molto valido per quanti amano il genere e il gioco cooperativo. Se affrontato nel modo giusto, saprà regalarvi diverse ore di intrattenimento fino a farvi scoprire l’intrecciatissima lore alle sue spalle. Un gioco che mi sento senza dubbio di consigliare anche se, purtroppo per noi cacciatori di trofei è sprovvisto di platino.
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