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Retrogaming – Color TV Game, gli esordi di Nintendo

Quanti di voi erano a conoscenza del fatto che Nintendo, ben prima di dominare il mondo dei videogiochi con il suo storico NES, realizzò un primo timido tentativo di produzione di una console? Come accade sempre su Retrogaming, la rubrica che vi offre una finestra sul passato dei videogiochi, oggi si torna indietro. Molto indietro, fino al 1977 per la precisione, quando la sempre più prorompente Nintendo, già presente sulle scene da tempo immemore, stava dedicando anima e corpo al mondo videoludico. Dopo aver distribuito in tutto il mondo Magnavox Odyssey, considerata la primissima console per videogiochi della storia, in quell’anno inizia infatti la produzione del primo sistema di intrattenimento realizzato al 100% dalla Grande N, la prima di una lunga lista che conta oggi 7 console casalinghe (8 a marzo, con l’arrivo dell’attesa Switch) più vari esemplari, modelli e restyling portatili nel corso degli anni. Era il 1977, come detto, e Color TV Game debuttava sul mercato. Nipponico, ovviamente. L’unico Paese che ebbe il privilegio di usufruire delle sue potenzialità, in effetti, perché né la prima versione né le sue varianti uscirono mai dal suolo giapponese.

Retrogaming: Un Salto nel Passato – Magnavox Odyssey, la prima console della storia

Sistema decisamente atipico per gli standard del mondo console ai quali siamo abituati oggi, Color TV Game può essere definito come un primo esperimento di Nintendo per testare il mercato dei consumatori, in forte crescita grazie proprio a quella Magnavox i cui frutti erano stati raccolti anche dall’azienda di Kyoto. Su Color TV Game non verranno infatti concentrati gli sforzi per il lato software, cosa che invece nel mondo attuale accade. Nessun Mario, un nome ancora sconosciuto all’epoca, così come nessun Zelda, Metroid, Kirby. Niente di tutto ciò. L’obiettivo di Color TV Game era far stupire il pubblico per le potenzialità che la crescente tecnologia applicata ai videogiochi permetteva, riuscendo a portare il gaming in tutte le case semplicemente attraverso una scatoletta che andava attaccata al proprio televisore. Un concetto elementare, così come i primi videogiochi che vennero inseriti nella versione base della console chiamata Color TV Game 6 (anche se il nome primitivo fu CTG-6S). Quel PONG che aveva fatto storia, il primo videogioco a tutti gli effetti, venne sfruttato e riadattato per i tre titoli (giocabili sia in singolo che in doppio, da qui il 3×2 = 6) contenuti all’interno del sistema: Hockey, Tennis, Volleyball. Considerata più un cimelio che un prodotto di massa, CTG 6 era costituita da un corpo principale  rettangolare di colore arancione con un processore integrato M58815P di Mitsubishi, e ad esso erano collegati i due potenziometri che fungevano da controller. Nintendo dimostrò di poter sfruttare un’idea talmente basilare come la era Color TV Game per portare i videogiochi in tutte le case. L’evoluzione era avviata.

Nello stesso anno della versione primitiva, Nintendo lanciò anche una “sorella maggiore” della console, chiamata Color TV Game 15. Come potrete intuire dal nome, la console possedeva al suo interno 15 videogiochi, e anche in questo caso ovviamente parliamo di varianti arcade sportive di PONG alle quali si aggiunge il contenuto extra Shooting Game, che consisteva nel far toccare la pallina contro un oggetto in continuo movimento. Un oggetto rimasto evidentemente nelle menti dei suoi creatori e nel collettivo di Nintendo, tanto che è stata omaggiata anche relativamente recentemente come un trofeo conquistabile nelle versioni 3DS e WiiU di Super Smash Bros. Disponibile in due varianti di colore, la console montava lo stesso processore della sorella minore, sempre prodotto da Mitsubishi, che sarà anche il penultimo esemplare della collaborazione tra le due società. L’incarnazione successiva della console, Color TV Game 112, fu infatti un passo avanti non solo in termini di generi e diversificazione, ma anche di processo di produzione: Nintendo stava diventando completamente autonoma (Mitsubishi chiuse la collaborazione con la versione 112), e grazie ad un visionario autore di videogiochi da poco assunto stava sognando in grande. Il suo nome? Shigeru Miyamoto.

Miyamoto, padre di Super Mario, è infatti anche la mente dietro alla terza versione della prima console Nintendo, il Color TV Game 112 del 1978. Stavolta però nessun emulo di PONG era presente nel sistema, né tanto meno una quantità pari a 112 giochi. In realtà all’interno della terza versione di CTG era contenuto un solo gioco, un simulatore di guida arcade “bird’s-eye-view” (ossia con visuale a volo d’uccello, dall’alto). La console era studiata appositamente per il videogioco, dotata di un volante con marce per provare le brezza di essere realmente alla guida di uno dei veicoli mostrati e anche di un ingresso per un ulteriore controller destinato al multiplayer. E se a schermo il lavoro veniva svolto dai pochi pixel, tutto il resto era lasciato all’immaginazione del giocatore: l’auto con le sue forme, colori e sponsor come in una vera corsa automobilistica, il tracciato con le sue imperfezioni. Miyamoto diede sfogo alla sua creatività anche l’anno successo, nel 1979, quando Color TV Game Block Breaker venne lanciata sul mercato. Disegnata appositamente dal Maestro, la console includeva un nuovo titolo di Nintendo basato sull’arcade di Atari Breakout, del 1976, in più varianti così come accadeva per i titoli di CTG 6. Gli utenti dovettero però dire addio al multiplayer: la quarta versione di Color TV Game era infatti solamente per un giocatore.

La fine del marchio CTG si chiama Computer TV Game, l’ultima incarnazione della serie. Prodotta in un quantitativo misero di unità, che ne fanno un enorme pezzo da collezione per i più appassionati, l’ “ultima prima console” di Nintendo venne distribuita nel 1980 e conteneva un solo videogioco. Un primo nuovo grande marchio? L’inizio di qualcosa di più grande? In realtà, niente di tutto questo. Computer TV Game contiene infatti un porting del primissimo videogioco arcade di Nintendo, Computer Othello, nel quale due giocatori si potevano sfidare testa a testa in un titolo particolarmente sofisticato per l’epoca. Ciò che distrusse la reputazione della console non fu tanto la qualità, eccelsa a dire la verità, del suo unico gioco, ma l’offerta generale e il prezzo, in un mercato che stava via via diventando sempre più combattuto e con consumatori attenti alle loro tasche. Computer TV Game venne infatti lanciata sul mercato a 48,000 yen, che al cambio odierno sono circa 430 dollari, una cifra esagerata per il 1980 e un problema che la Grande N riconobbe istantaneamente. Il Famicom del 1983, altro nome che identifica il NES, debuttò con un prezzo di circa un terzo quello di Computer TV Game, e con un parco titoli che vantava centinaia di giochi. Ma questa, come abbiamo già avuto modo di raccontarvi, è un’altra storia.

Retrogaming: Un Salto nel Passato – NES, la console che salvò i videogiochi

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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