Molto prima che Volta Football diventasse una costante della serie EA Sports FC (con risultati scabrosi, lasciata a marcire dagli sviluppatori che non hanno mai davvero puntato sul rendere grande questa esperienza), il calcio da strada, o calcetto anche, aveva già avuto modo di calcare il mondo dei videogiochi. Anche in casa Electronic Arts. Anche con interi titoli a esso dedicati.
L’ultimo risale al 2012, e si intitolava, come probabilmente ricordate, FIFA Street. Un gioco che poneva l’accento sulla tecnica dei singoli, e molto meno sul gioco di squadra, ma nel quale mancava qualcosa. I giocatori, semplicemente, non erano soddisfatti da questo FIFA Street, che poco condivideva con la precedente serie. Sì perché il titolo del 2012, in realtà, era un reboot dell’omonima saga sempre creata da Electronic Arts che ora voleva, proprio come i FIFA principali, esplorare un maggiore realismo nelle partite di street soccer. L’anima arcade non era stata del tutto abbandonata, eppure era solo una minima parte di quel colorato e imprevedibile gameplay che caratterizzava i precedenti giochi – in particolare, i primi due.
Nessuno, se non forse il suo sequel diretto (nettamente superiore sotto molti aspetti), è infatti riuscito a superare la brillantezza e l’efficacia dell’originale FIFA Street, lanciato il 22 febbraio 2005 (in Europa un mese più tardi) su PlayStation 2, Xbox e Nintendo GameCube. Spin-off sviluppato dal compianto EA Sports BIG che si occupava di tutte quelle esperienze sportive fortemente arcade come la storica SSX, FIFA Street dava un approccio completamente diverso al calcio. All’epoca FIFA di EA Sports non era certo nota per il realismo (erano ancora gli anni del dominio di PES), ma gli sviluppatori stavano sempre più affinando la tecnica in attesa di quel sorpasso che si concretizzerà poi nella generazione successiva.
Ma con FIFA Street gli intenti erano ben diversi. Lo spin-off proponeva le grandi stelle del calcio mondiale in una veste tutta nuova, si concentrava su un’esperienza più stilizzata e arcade, con l’obiettivo di portare l’essenza del calcio di strada, quello praticato nelle piazze e nelle vie cittadine, direttamente sui nostri schermi. La sensazione, pad alla mano, era quella di avere di fronte un titolo freschissimo, divertentissimo e con mille sfumature, capace di intendere il calcio da un altro punto di vista: quello dello spettacolo. Quello del Joga Bonito, come la celebre serie di video realizzati da Nike con Eric Cantona e una lista sconfinata di incredibili campioni del mondo del calcio, da Ronaldinho a Figo, da Henry a Totti, da Roberto Carlos a Crespo. Sì, si aveva proprio l’impressione di essere in uno di questi spettacolari spot commerciali (non ci riferiamo direttamente a Joga Bonito, campagna che sarà lanciata nel 2006), come sottolinea anche Bitman Books nel suo A Tale of Two Halves.
I ragazzi di EA BIG arrivarono così a definire alcuni aspetti importanti della serie, per differenziata adeguatamente dai FIFA principali. Uno degli aspetti innovativi di FIFA Street era ad esempio la sua ambientazione. Invece dei tradizionali stadi come San Siro o Wembley, il gioco presentava vari campi di calcio di strada, spesso in scenari urbani: strade, piazze, cortili, persino tetti di palazzi, ognuno con caratteristiche particolari. La regola, però, erano sempre e solo una: non ci sono regole.
Il cuore del gameplay risiedeva nella fisica esageratamente arcade con dribbling acrobatici e talvolta inverosimili, ispirati al calcio freestyle. Il gioco permetteva di eseguire mosse spettacolari, come finte, dribbling rapidi e tiri impossibili, che arricchivano il gameplay con un alto livello di personalizzazione nelle manovre individuali. A differenza di FIFA, dove il controllo del gioco era più impostato e capire come sfruttare al meglio la tattica e il senso della squadra, FIFA Street era l’esatto opposto: il singolo è più forte, la tecnica la fa da padroni, e vinceva chi sapeva muovere i suoi giocatori nel modo più creativo possibile. Basta con gli schemi, via libera all’espressività totale, all’estro, alla garra charrua tanto cara a Lele Adani.
Oh, sia chiaro: se stiamo dedicando un appuntamento di Retrogaming a FIFA Street è più che altro per ricordare il 20esimo anniversario del gioco, che per veri e propri meriti del titolo in sé. La critica fu severa con il gioco (anche troppo, a mio dire), forse incapace di leggere il tono estremamente leggero col quale la produzione intendeva proporsi.
Il gameplay, del resto, rifletteva questa leggerezza, risultando semplice e accessibile a chiunque. Non c’era la complessità tattica di FIFA, ma piuttosto una sfida focalizzata sulla velocità, l’agilità e la creatività. I giocatori erano in grado di eseguire un ampio repertorio di trick e dribbling grazie al sistema di comandi e animazioni fluide. La meccanica dei “trick moves”, ossia tutto quell’insieme di mosse e acrobazie come finte di corpo, coulés ed elastici, era al centro dell’esperienza, e il giocatore doveva lasciarsi andare alla fantasia per superare gli avversari. Pochi tocchi, tanta esagerazione, e il gioco era fatto.
Nelle recensioni, la stampa specializzata si concentrò sugli aspetti più negativi. Non solo una colonna sonora poco invidiabile, ma anche il fatto che nel gioco l’essenza del calcio non era presente. E grazie, dico io. FIFA Street era l’estremizzazione del concetto arcade, voleva fare tutt’altro. L’impressione è che nessuno di coloro che hanno provato in anteprima FIFA Street avesse davvero capito le intenzioni di EA Sports BIG. Lungi dal definirlo un capolavoro, bisogna comunque dare atto a Electronic Arts di aver saputo creare qualcosa di unico e, perché no, anche carismatico. Non perfetto, ma certamente carismatico. Anche nel look, con un’estetica più stilizzata che poi sarà estremizzata verso il caricaturale in occasione di FIFA Street 3, ma non solo nel look.
Basta pensare che segnare gol non era l’unico obiettivo di una squadra, che anzi doveva anche tenere in considerazione il suo sistema di punteggio. Le partite si basavano infatti anche sui “trick points”, guadagnati quando si eseguivano dribbling e mosse spettacolari, aggiungendo un elemento di stile al gioco. Così, ogni partita si trasformava in un tripudio di situazioni assurde, giochi di prestigio degni del miglior freestyler del mondo, ovazioni del pubblico e degli utenti davanti allo schermo. Non c’era bisogno di essere esperti in giochi di simulazione per divertirsi; bastava avere una buona dose di creatività e senso del ritmo. Ogni partita era un’opportunità per mostrare le proprie abilità, ma anche per sperimentare combinazioni di mosse e dribbling unici, con l’obiettivo di realizzare il trick perfetto o segnare un gol spettacolare.
Non è un semplice discorso di ricordi felici. FIFA Street aveva una sua anima, ma soprattutto aveva saputo dare un’impronta tutta sua, cosa che invece i tentativi più recenti, tra il reboot del 2012 e Volta, non sono riusciti a fare.
FIFA Street è stato un gioco che ha saputo distaccarsi dalla tradizione della serie principale per esplorare una forma più giocosa e accessibile di calcio. La formula venne poi migliorata con il secondo capitolo, pubblicato l’anno successivo, me le idee della serie presero forma proprio qui. Le sue meccaniche di gioco, l’attenzione ai dettagli nelle acrobazie, e la possibilità di competere in modalità multiplayer hanno reso il gioco non solo divertente ma anche innovativo per l’epoca. FIFA Street, 20 anni dopo, resta un gradito esperimento che seppe regalarci tantissimi pomeriggi di sano divertimento, e che oggi, specie per chi come noi rimpiange i bei tempi andati, manca tanto.
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