Home Videogiochi Rubriche Retrogaming | Jade Empire, l’ingiustamente dimenticata leggenda di BioWare

Retrogaming | Jade Empire, l’ingiustamente dimenticata leggenda di BioWare

Prima che BioWare fallisse coi vari Veilguard, Anthem e Mass Effect: Andromeda (inutile girarci intorno: sono stati tutti fallimentari, per vari motivi), c’era uno studio grande. Grandissimo. Immenso nelle idee e nella produzione, che amava in passato anche sperimentare. Non tutti i suoi giochi si siano tramutati in successi, ma c’è chi ancora li ricorda a uno a uno. Come Jade Empire.

Considerato da molti oggi come un cult, la genesi di Jade Empire risale al periodo successivo al successo a Star Wars: Knights of the Old Republic, considerato uno dei più grandi capolavori dello studio. I co-fondatori di BioWare, Ray Muzyka e Greg Zeschuk, desideravano però ora creare un gioco ambientato in un universo originale, lontano dalle licenze esistenti. Lavorare con Star Wars era stato bello, ma chiaramente i paletti imposti dal già consolidato universo di George Lucas ponevano limiti che non potevano essere superati.

E così, invece di mettersi a lavorare a Knights of the Old Republic II, che finirà a Obsidian, la scelta ricadde su un gioco originale ambientato in un mondo ispirato all’antica Cina, dove arti marziali e cultura orientale la facevano da padroni.

Matt Goldman, direttore artistico del progetto, trasse ispirazione da diverse epoche della storia cinese, focalizzandosi tra le dinastie Han e Ming. L’arte di Jade Empire voleva a tutti i costi riflettere il mondo dal quale BioWare stava traendo ispirazione: le ambientazioni furono modellate seguendo le opere pittoriche della dinastia Song, mentre la palette di colori richiamava l’arte della dinastia Tang. Per gli artefatti antichi, si ispirarono ai bronzi delle dinastie Shang e Zhou. Oltre agli elementi cinesi, furono incorporati stili provenienti da Giappone, Thailandia, Tibet e altre regioni asiatiche, creando un mondo ricco e variegato. ​

C’era però un’altra sfida che attendeva BioWare, forse la più difficile in questo contesto. Fino a quel momento, il team aveva sempre lavorato a giochi con combattimenti a turni, esperienze ruolistiche insomma molto classiche e ancorate al passato. Stavolta si passò invece su combattimenti in tempo reale, ispirati a vari stili di arti marziali come karate, aikido e capoeira. Questo richiese la creazione di un nuovo motore grafico e l’implementazione della motion capture per garantire movimenti fluidi e realistici durante le battaglie. ​Neanche a dirlo, BioWare fece di nuovo centro.

Ma parliamo un po’ della storia. Il gioco è ambientato nell’Impero di Giada, un regno nel quale gli umani vivono fianco a fianco nel regno mortale con creature mistiche e mostri, mentre i cieli sono governati dall’Augusta Persona di Giada attraverso una Burocrazia Celeste. Gli stregoni umani sono in grado di sfruttare i Cinque Elementi nella loro magia.

Nel recente passato dell’Impero di Giada, una devastante siccità minacciava di distruggere tutto, ma la siccità terminò grazie alle azioni di Sun Hai, attuale imperatore regnante della dinastia del Sole, che lo portò ad essere adorato come il salvatore dell’Impero. Ma c’è molto altro sotto. Questi erano solo gli antefatti. Perché in Jade Empire, il cui protagonista veniva scelto dal giocatore tra una serie di Monaci Spirituali capaci di utilizzare le arti marziali e mistiche come nessun’altro, si ritrova insieme a tutti i suoi compagniDawn Star, una studentessa di Two Rivers che può comunicare con i morti; Sagacious Zu, un eremita dal passato oscuro; Black Whirlwind, un mercenario ottuso ma arguto; Henpecked Hou, un ex combattente dell’arena diventato creatore di panini; Wild Flower, una ragazza che condivide il suo corpo con lo spirito benevolo Chai Ka e lo spirito malvagio Ya Zhen; Sky, un ex ladro in cerca di vendetta contro gli assassini di sua figlia; Kang il Pazzo, un geniale inventore che in realtà è la divinità bandita Lord Lao; Zin Bu l’Abaco Magico, un commerciante celeste e rappresentante della Burocrazia Celeste incaricato di catalogare la distruzione causata dal protagonista; e la Principessa Sun Lian, la figlia di Sun Hai che va in missioni segrete usando lo pseudonimo di “Volpe di Seta” – a dover scoperchiare un clamoroso complotto. Politica e intrighi in un mondo dominato quasi dalla magia? Va già bene così.

In Jade Empire si percepiva una cura unica in ogni aspetto, ed è assurdo pensare che un gioco di tale caratura, sebbene non perfetto, sia stato rapidamente dimenticato da una grande fetta di pubblico. Facciamo un esempio: Tho Fan.

Per chi non lo sapesse, sebbene gran parte della sceneggiatura fosse ovviamente scritta in inglese, molti personaggi del gioco parlano il Tho Fan, una lingua artificiale di 2.500 parole in stile asiatico tradotta per i giocatori tramite sottotitoli in inglese che BioWare creò appositamente per Jade Empire, un po’ come l’elfico di Tolkien ne Il Signore degli Anelli. Il Tho Fan, sviluppato per aggiungere personalità, realismo e immersione all’ambientazione di Jade Empire, venne creato a contatto con il dipartimento di linguistica della vicina Università di Alberta, tanto per farvi capire quanto amore BioWare stesse riversando in questa produzione.

Il gameplay, così come il mondo che viveva di due anime, combinava così elementi tradizionali dei giochi di ruolo con un’azione frenetica. I giocatori potevano scegliere tra sei archetipi di personaggi, ognuno con abilità uniche ma capaci tutti di di attacchi leggeri, pesanti e speciali, oltre a tecniche magiche che consumano l’energia del Chi. Una caratteristica distintiva, a proposito, era la Modalità Focus, che rallentava il tempo offrendo un vantaggio tattico durante gli scontri – vogliamo vederla come un prototipo del Dead Eye di Red Dead Redemption?

Combattere in Jade Empire era appagante, divertente (ricordiamo anche il sistema di scelte morali che influenzano la trama, con due principali allineamenti: “Palmo Aperto” e “Pugno Chiuso”, che determinano l’evoluzione del personaggio e le reazioni degli altri), così come scoprire fino in fondo la storia riusciva a garantire una grande soddisfazione – la parte della diga, in particolare, era secondo me bellissima come tempi e narrazione, ma in generale si percepiva quel mix di Karate Kid, Star Wars e Final Fantasy che sarebbe forse perfetto se un giorno la Marvel volesse copiarlo spudoratamente per un sequel di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli.

Ma allora perché ci ricordiamo sempre così poco di Jade Empire? Beh, c’è chi ha una grande colpa secondo BioWare, e questo chi risponde al nome di Microsoft.

Neanche a farlo apposta, l’ex leader di BioWare Greg Zeschuk ne ha parlato proprio pochi mesi fa, avvicinandosi al ventennale dell’uscita di Jade Empire. Il gioco venne pubblicato proprio da Microsoft, che, oltre al PC, optò per una scelta molto discutibile: venne infatti pubblicato nell’aprile 2005 su Xbox ma non su Xbox 360, nonostante mancassero solo pochi mesi all’avvento della nuova console. Forse l’intento dell’azienda americana era di fare di Jade Empire una sorta di canto del cigno della prima Xbox, prima di pensare al futuro, ma questa, secondo BioWare, fu una scelta a dir poco “demenziale”.

Ai microfoni del podcast My Perfect Console, Zeschuk aveva proprio parlato di questi attriti con Microsoft, anche se parte della colpa fu anche di BioWare che non fece sentire la propria voce:

Microsoft insisteva sul fatto di pubblicarlo subito, proprio alla fine del ciclo vitale di Xbox, considerandolo il momento perfetto. È stato il peggior consiglio mai ricevuto, un suggerimento assolutamente demenziale da parte loro. Avremmo potuto perfezionare ulteriormente Jade Empire, lo avremmo potuto ampliare e soprattutto avremmo potuto dire di no. Credo che sarebbe stato un prodotto molto più di successo se fosse arrivato all’inizio del ciclo vitale di una console, non alla fine.

20 anni dopo, per fortuna, Jade Empire viene ancora ricordato con grande amore da chi ebbe la fortuna di giocarlo e goderne lo splendore soprattutto artistico. Purtroppo, è però un gioco rimasto ancorato a un passato lontano, che si perde nei ricordi. C’è un che di poetico in tutto ciò, come se Jade Empire, proprio come il suo mondo immaginario, si sia perso tra miti e leggende. Ma non sarebbe brutto rivederlo, un giorno, in mezzo a noi.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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