Un saluto a tutti i seguaci di Uagna.it, da oggi parte una nuova rubrica chiamata “Retrogaming: Un Salto nel Passato”, con uscita a cadenza mensile che tratterà le console più famose, che hanno dato un contributo significativo al mondo dei videogiochi e che di fatto si sono guadagnate un posto nella storia. Vogliamo condividere la nostra passione con tutti, più giovani e meno giovani ed il miglior modo di farlo è conoscere insieme le origini dei videogames.
La prima console della storia
Partiamo dall’inizio di tutto, dalla prima home console, la prima macchina entrata nelle case dei consumatori.
Chiariamo subito una cosa, molti possono pensare che la prima console domestica sia stata creata da Atari, che faceva girare il famoso Pong, uscito nel 1975, ma di fatto non è così.
Infatti quasi 10 anni prima Ralph Baer, un ingegnere ed inventore tedesco naturalizzato statunitense, iniziò a lavorare ad un prototipo denominato “Brown Box” (scatola marrone) per poi completarlo nel 1968 assieme ad un primo gioco sperimentato: Bucket Filling Game. Attualmente la “Brown Box” è custodita a Washington nel museo di storia americana dello Smithsonian Institution.
Successivamente l’industria di elettrodomestici americana Magnavox acquistò i diritti del progetto per produrlo in serie, i lavori iniziarono nel gennaio del 1972 e l’Odyssey arrivò sul mercato nell’estate dello stesso anno.
Caratteristiche e funzionamento
Per via del tipo di tecnologia presente negli anni ’60, la Magnavox Odyssey era del tutto differente dalle console odierne. Non aveva al suo interno un microprocessore e non aveva bisogno di memoria. Infatti il suo design circuitale è un ibrido tra analogico e digitale, e anche se molti collezionisti ed esperti la considerano più una macchina analogica, Baer riteneva che la sua creazione fosse digitale perchè i segnali elettronici scambiati tra i vari componenti (matrice di diodi, generatore della palla e dei giocatori, dei segnali di sincronizzazione, matrice di diodi) erano binari.
L’apparecchio, alimentato a batterie, era munito di due controller grandi e rettangolari aventi una coppia di manopole poste ai lati (una per il movimento orizzontale e l’altra per quello verticale) e di un pulsante di reset. Questi grossi e rudimentali joystick erano collegati all’Odyssey attraverso un cavo rivestito da un cilindro di gomma abbastanza spesso.
Le cartucce non contenevano componenti, infatti erano semplicemente set di ponti, quando ne si inseriva una nella console, i circuiti logici interni si interconnettevano in modi diversi per produrre il risultato desiderato a video. La risposta in uscita visualizzata sullo schermo era data da due grossi pixel ai lati che rappresentavano i giocatori, una linea verticale al centro che serviva come rete e una palla sempre fatta a forma di pixel che veniva scambiata tra i giocatori tramite i joystick. La differenza tra una ROM e l’altra consisteva nella manovrabilità e nella risposta dei comandi dei due controller.
Per dare varietà al prodotto, Magnavox vendeva assiema all’apparecchio una serie di fogli colorati trasparenti, supportati solo da due forme di televisore, che si potevano applicare sullo schermo per simulare una grafica a colori, ciascun gioco aveva un suo sfondo personale. Inoltre la console veniva venduta anche con dei dadi, fiches del poker e fogli per segnare i punteggi, analogo ad un tradizionale gioco da tavolo.
Erano disponibili 6 ROM che davano la possibilità di avere 12 tipi di giochi tra cui: Tennis, Wipeout, Baseball, Cat & Mouse, Roulette, Fun Zoo, Hockey, Basketball, Invasion, Win, Table Tennis, Submarine e altri ancora. L’Odyssey era anche stata progettata per supportare la prima pistola ottica in assoluto ad essere mai commercializzata chiamata Shooting Gallery, chetestava la luce proveniente dal display del televisore, una persona controllava la “target”, lo spostamento di una piccola fonte di luce intorno ai vari “buchi” con il joystick della Magnavox, mentre l’altro giocatore utilizzava il fucile per cercare di sparare e colpire il punto luminoso. A causa di una serie di motivi però la periferica era grande e costosa (25 dollari) e la tecnologia esigente per quanto riguarda l’illuminazione della stanza, oltretutto non funzionava con tutti i televisori.
Controversie giudiziarie e flop commerciale
Come già anticipato ad inizio articolo non è stato Pong il primo videogioco ad entrare nelle case dei consumatori, infatti a causa dei brevetti detenuti da Baer e Magnavox, Atari è stata costretta al patteggiamento in un caso giudiziario essendo il proprio gioco quasi identico a Tennis per l’Odyssey. Nel 1985, la casa giapponese Nintendo cercò di invalidare i brevetti di Baer dicendo che il primo videogame era il Tennis for Two di William Higinbotham sviluppato nel 1958. La corte statunitense decise che questo gioco non utilizzava il segnale video e non poteva essere catalogato come videogame, facendo perdere di fatto la causa a Nintendo. Sempre durante gli anni ’80 si susseguirono altri casi di citazioni in giudizio e Magnavox in ognuno dei casi o arrivò al patteggiamento o vinse.
Per quanto riguarda l’aspetto commerciale, sebbene Odyssey fosse una novità non ottenne un grande successo per via di alcuni fattori: la console veniva venduta solo nei negozi Magnavox, anche con una scarsa campagna pubblicitaria, e quindi la gente pensava fosse necessario un televisore Magnavox per farla funzionare. Altro fattore era il prezzo che all’epoca era molto alto: 100$ per la confezione base, contenente 6 ROM con 12 giochi.
Inizialmente venduta solo negli Stati Uniti, l’Odissey fu poi messa in commercio tra il 1972 e il 1975 anche in altri Stati e continenti attraverso una versione “Export” tra cui: Messico, Gran Bretagna, Australia, Belgio, Canada, Francia, Germania, Grecia, Singapore, Israele, Venezuela, Svizzera ed anche Italia importata da da G.B.C. Italia e venduta con il nome di “Odissea”.
In tre anni furono comunque vendute 350.000 copie, dopodiché la società arrestò la produzione per dedicarsi a versioni migliorate della macchina. Si susseguirono infatti numerose varianti con upgrade della macchina Odyssey con sigla 100, 200, 300, 400, 500, 3000, 4000 ed il prototipo 5000. Nel 1974 Magnavox venne acquistata da Philips che vendeva la propria versione dell’originale Odissey, pagandone i diritti per la riproduzione, prima di acquistare la casa statunitense. Dopo il 1974 Philips continuò comunque a rilasciare le proprie versioni delle console dedicate Odyssey con sigla 200, 2001 e 2100.
Conclusione
Possiamo dire che l’universo videoludico abbia avuto origine grazie a questa prima macchina rudimentale, appartenente alla prima generazione di console, che faceva girare delle cartucce ad interconnessione logica, mostrando a schermo dei grossi pixel bianchi.
Quindi gli appassionati di videgiochi devono moltissimo a Ralph Baer e alla sua invenzione, se non ci fosse stata magari oggi avremo delle console totalmente differenti e magari anche meno divertenti.
Restate sintonizzati su Uagna.it per seguire la nostra nuova rubrica mensile Retrogaming: Un Salto nel Passato.
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