Stiamo per salutare il 2024, un anno fatto di grandi titoli, notizie esplosive, discussioni, dibattiti, ma anche delusioni, grandi addii, chiusure incredibili e molto altro ancora. E non abbiamo visto GTA 6 per un anno intero, già questo di per sé sarebbe un momento da ricordare.
Facciamo un bel rewind sul 2024 in chiusura e vediamo insieme i momenti più importanti da ricordare di quest’anno.
1. La solita morale anti-videogiochi
Il 2024 è iniziato non solo con la notizia che il 13enne americano Willis Gibson aveva battuto per la prima volta nella storia la versione NES di Tetris, uno dei videogiochi più famosi della storia, ma anche che la simpaticissima e per nulla inappropriata giornalista Jayne Secker che, dall’alto dei suoi studi sociologici e psicologici, ha screditato Gibson dicendogli che avrebbe fatto meglio a uscire di casa invece di stare davanti allo schermo. Che poi è il messaggio che avremmo voluto mandare a chi in quel momento la stava ascoltando.
La stampa di settore e non ha ripreso le parole della giornalista, evidenziando quanto siano state infelici. Chris Scullion di VGC aveva sottolineato i concetti anacronistici legati ai videogiochi, ma anche l’ipocrisia: sempre Sky News, poco prima del servizio su Gibson, aveva esaltato il 16enne Luke Litter, campione di freccette. Sarebbe bello capire cosa ne pensa Secker delle freccette, perché non mi pare che vi sia una grandissima differenza tra queste e Tetris. O con gli scacchi. Perché un bambino campione di scacchi viene acclamato, e un bambino campione di Tetris no? Ve lo dico io: perché l’ipocrisia di molti boomer della tv è ancora sconfinata.
Ma la morale anti-videogiochi è proseguita per tutto l’anno, come sempre. Basti pensare che solo pochi giorni fa il ministro Valditara si è scagliato contro i videogiochi violenti per la dipendenza che provocano. Insomma, le solite cose a cui siamo ormai abituati. Chissà cosa accadrà nel 2025 quando ci avvicineremo all’uscita di GTA 6…
2. L’inizio dei licenziamenti
Il 2024 è stato un altro anno disastroso per il settore dei videogiochi intesi come lavoro. Sin da gennaio, infatti, abbiamo assistito a ondate di licenziamenti come non ne abbiamo mai viste prima, facendo intuire quanti problemi si celino nell’industria di oggi.
Tutto iniziò con Unity Software che lasciò a casa quasi 1800 dipendenti un anno fa, passando poi ai 530 di Riot Games, i 1900 di Microsoft/Activision/Blizzard, i 900 di Sony Interactive Entertainment, i 670 di Electronic Arts, i 220 di Bungie e così via. Per non parlare poi del fallimento totale che è stato il progetto di Embracer Group, disintegratosi dopo alcune pessime pubblicazioni.
A farne i danni, come sempre, sono stati purtroppo gli sviluppatori che fanno parte di queste realtà. In alcuni casi è andata bene, in altri no. Bethesda ad esempio ha brutalmente chiuso Arkane Austin dopo il flop di Redfall, e stava per chiudere Tango Gameworks prima che il team venisse salvato da Krafton. Toys for Bob, dal canto suo, ha probabilmente fiutato l’aria che tirava in Activision, decidendo di rendersi indipendente pur continuando a collaborare con l’azienda. E come dimenticarsi di Firewalk…
3. Live service, il disastro è servito
L’anno che a breve si chiuderà è stato anche la consacrazione di un concetto ben chiaro: BASTA con i live service. O meglio, è ora per le aziende di superare la concezione che un live service farà certamente bene, perché innescarli come fenomeni è un’impresa difficilissima. Ci è riuscito Helldivers 2, e forse neppure Arrowhead sa come.
I simboli di questi disastri atomici legati ai game as a service quest’anno sono sostanzialmente tre: il primo è Skull and Bones, fallimentare gioco piratesco di Ubisoft in sviluppo da un decennio e che si vocifera sia costato quanto mandare l’uomo su Marte; il secondo è Suicide Squad: Kill the Justice League, forse il più deludente in quanto ha occupato un talentuoso team come Rocksteady per anni e anni e si è rivelato poi essere un titolo debolissimo e privo di mordente; e poi, ovviamente, Concord, che è anche costato la chiusura del suo studio.
Forse eccessivamente bistrattato, Concord è comunque un campanello d’allarme che serviva a una Sony in stato confusionale, capace di dare via libera a una dozzina di live service con la speranza, parole dei dirigenti, che almeno uno sarebbe andato bene. Ecco, è andato bene Helldivers 2, quindi direi che possiamo accontentarci. Progetti privi di anima ne abbiamo fin troppi, grazie.
4. Il digitale? Il dibattito si riaccende
Non abbiamo ancora visto Switch 2, il che sembra incredibile considerando che ormai tutti sappiamo come sarà fatta, ma il 2024 di Nintendo sarà ricordato anche per un altro motivo: i servizi live di Nintendo 3DS e Wii U sono stati chiusi per sempre.
Si sono così chiuse le storie di due console importanti per la grande N, seppur in modi differenti. Il 3DS, dopo una partenza molto difficile, è stata una console che ha regalato grandi soddisfazioni all’azienda nipponica, proponendo inoltre alcune tecnologie innovative e videogiochi di grande spessore. Wii U, invece, è stato un flop su quasi tutta la linea, se non per l’aver dato a Nintendo una grande idea: perché non fare del Game Pad di Wii U una vera e propria console che si poteva anche attaccare alla tv? Et voilà, ecco Switch.
Ma la fine di 3DS e Wii U ha riacceso anche un altro importante tema, che rischia di diventare sempre più centrale nei prossimi anni: quali sono i imiti di questo mercato? Come preservare ad esempio giochi che rischiano di scomparire per sempre?
5. Xbox non va? Microsoft cambia tutto
PIANO, piano, non chiudete l’articolo e non iniziate già a insultarci. Piano. C’è un motivo se parliamo di una Xbox che non va, e il motivo è molto semplice: i fatti ci stanno dando ragione, perlomeno su una cosa.
A febbraio, dopo una serie di clamorosi rumor che circolavano da settimane sul web, Microsoft ha deciso di uscire allo scoperto: alcuni suoi giochi sarebbero arrivati anche su altre piattaforme. Il più famoso è sicuramente Sea of Thieves, lo splendido piratesco di Rare, che anche su PS5 ha registrato ottimi numeri, ma a questo si sono aggiunti anche altri titoli e in futuro se ne aggiungeranno altri – è stato ad esempio già rivelato da tempo che Indiana Jones e l’Antico Cerchio arriverà su console Sony in primavera.
Ora, potremmo discutere per ore di questo cambio di rotta improvviso tra la voglia di innalzare le esclusive di Game Pass e il passaggio a publisher multipiattaforma, ma è abbastanza palese che ciò sia stato fatto per un motivo puramente economico: Microsoft è un’azienda, Xbox probabilmente non stava dando i risultati sperati (il reparto console va ancora malino, Game Pass invece è ancora indecifrabile a livello d’impatto), e così la divisione gaming si è riorganizzata puntando a espandere il suo bacino d’utenza attraverso altre piattaforme. Del resto, questa è la filosofia che Xbox segue ormai da un po’ di anni, e ora si sta aprendo sempre di più. Da qui, la nostra domanda: una nuova console Xbox in futuro avrà davvero senso?
6. Disney a gamba tesa su Fortnite
Disney è tornata a farsi sentire anche nel mondo dei videogiochi negli ultimi anni. Ma non ci sono solo i Kingdom Hearts, gli Illusion Island, gli Epic Mickey Rebrushed o le remastered di giochi classici. No, c’è anche altro. Molto altro.
La casa di Topolino, notizia di quest’anno, ha stretto un’importante e colossale alleanza con Epic Games, creatori di Fortnite, per la creazione di una sorta di immenso metaverso che celebrerà i mondi Disney all’interno del gioco – che ormai è molto più di un semplice battle royale, come dimostrano le tante altre esperienze già pubblicate come LEGO Fortnite e le altre in sviluppo.
L’idea di Disney è insomma quella di sfruttare le potenzialità di Fortnite per portare i suoi personaggi e i suoi brand a un pubblico vastissimo con giochi, eventi e chissà cos’altro. Non conosciamo ancora cosa uscirà di preciso da questa alleanza, ma potrebbe essere la cosa più vicina a una sorta di Disney Infinity 4 che potessimo immaginare.
7. La Cina ora è potente (anche nei videogiochi)
L’estate del 2024 è stata sconvolta da un nome, quello di Black Myth: Wukong. E della Cina, chiaramente, che visto l’enorme impatto del gioco action di Game Science ha poi avviato un grande programma che mira a espandere l’industria nei prossimi anni.
Ora, sorvoliamo sul fatto che gli sviluppatori si sono addirittura messi a piangere di fronte al GOTY dei TGA consegnato ad Astro Bot (possiamo capire la delusione, ma porca miseria Astro Bot è un platform semplicemente meraviglioso), e concentriamoci su quello che è stato Wukong alla sua uscita: PS5 completamente sold out in Cina, su Steam numeri da favola, recensori e pubblico entusiasti. Un successo meritatissimo, anche se non parliamo di un capolavoro incredibile.
Da Pechino si ode ora un grido: ci siamo anche noi, e vogliamo dire la nostra. E possiamo scommettere che la diranno anche in futuro.
8. Addio, GameStop Italia
La notizia più clamorosa degli ultimi mesi è stata senza dubbio la chiusura di GameStop Italia, che si concretizzerà nel breve periodo. La società ha infatti annunciato che Gamelife, catena di distribuzione associata a Take-Two Interactive, ha prelevato tutte le quote di GameStop, e tra pochi mesi si sostituirà completamente ai negozi esistenti sul nostro territorio.
È quindi la fine di GameStop, almeno in Italia (ma non solo in Italia). Una catena di rivenditori che ha fatto la storia dei videogiochi in un certo periodo, per poi iniziare un rapido declino con l’esplosione degli store digitali e sprofondare completamente negli ultimi anni andando alla ricerca di nuovi ambiti commerciali come giochi da tavolo, action figure e persino provider telefonici. GameStop è il simbolo di una realtà che non ha saputo stare al passo coi tempi, ritrovandosi schiacciata dalle sue stesse problematiche.
Non sappiamo come andranno le cose con Gamelife, ma certamente non sentiremo molto la mancanza delle mega-offerte targate GameStop del tipo “3€ di sconto se mi porti 5 giochi appena usciti, un televisore e una barra di uranio”.
9. Doppiatori vs. IA
Nel 2023, Hollywood si è fermato per molto tempo a causa degli scioperi congiunti di attori e sceneggiatori. Il 2024 ha colpito i videogiochi, in particolare il settore dei doppiatori: a luglio, il sindacato americano ha indetto uno sciopero che continua ancora oggi, a causa della mancanza di accordi riguardanti l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei videogiochi.
La questione fortemente etica è ancora di dibattito, e le due parti non hanno trovato un accordo, ma i danni iniziano a farsi sentire. Treyarch ad esempio ha dovuto rinunciare in corsa a tutti i doppiatori della modalità Zombies di Black Ops 6, e forse questo avrà impatto anche sullo sviluppo e il supporto post-lancio del gioco. E così si ripete una tradizione: quando Treyarch è al timone di COD, l’imprevisto è sempre dietro l’angolo.
10. Ubisoft peggio del Titanic
Più che un momento, è tutto il 2024 di Ubisoft a essere importante… perché potrebbe tranquillamente essere l’ultimo per l’azienda francese per come la conosciamo oggi.
Ubisoft arriva da una serie spaventosa di insuccessi commerciali uno dietro l’altro: solo quest’anno hanno floppato Avatar: Frontiers of Pandora (lanciato a dicembre 2023 ma lo facciamo comunque rientrare nella lista per ovvie ragioni), Prince of Persia: The Lost Crown, Skull and Bones, XDefiant e Star Wars: Outlaws. In più, Assassin’s Creed: Shadows è stato rinviato a febbraio. In pratica, tutto quello che poteva andare male, è andato male. E se ci aggiungiamo il fatto che anche altre produzioni precedenti come Far Cry 6 non hanno certo entusiasmato, il quadro è esaustivo abbastanza.
L’azienda di Yves Guillemot è in una crisi senza precedenti, e c’è anche chi inizia a ipotizzare lo scenario peggiore: la bancarotta nel 2025. Forse è apocalittico, forse no, ma la verità è che Ubisoft è un colosso dell’industria che sta attraversando il suo momento peggiore, frutto di una gestione completamente sbagliata degli ultimi anni. Tornare su apprezzate IP del passato come Rayman e Splinter Cell potrebbe essere una buona mossa, ma allo stesso tempo potrebbe anche essere ormai troppo tardi per salvare una nave che rischia di colare a picco da un momento all’altro.
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