Arriva il momento, nella vita di un videogiocatore incallito, in cui bisogna forzatamente scontrarsi contro una chimera da tutti temuta: il famigerato backlog. Quell’insieme cioè di videogiochi, di varia natura e forma, che per un motivo o per l’altro non siamo riusciti a giocare. Vuoi perché la finestra di lancio è coincisa con altre priorità e gusti, vuoi per motivi più semplicemente economici, vuoi per l’aver scelto di lasciarli deliberatamente maturare per poi attendere il momento più giusto. In quest’ultima categoria si piazza il titolo che ho avuto, finalmente, modo di recuperare e di giocare completamente, senza però giungere al 100% in quanto ho ad attendermi altre perle da recuperare al più presto.
Alla Milan Games Week dello scorso anno acquistai per un prezzo imbarazzante Mass Effect Andromeda, l’ultimo gioco di BioWare uscito pochi mesi prima e figlio di una delle saghe sci-fi che più mi avevano appassionato nella scorsa generazione, senza contare naturalmente l’aberrante finale del terzo capitolo. Poche settimane fa, complice il momento di stanca dell’industria a luglio, ho finalmente scartato la mia copia di Mass Effect Andromeda e l’ho spolpato per benino, ponendomi sin dal principio la grande domanda: le critiche mosse a questo gioco erano e sono tuttora fondate?
ATTENZIONE: ci tengo a precisare che i giudizi in questo articolo sono fortemente personali, con l’oggettività che potrebbe fare spazio a considerazioni di tipo prettamente personale dettate dal gusto. Spero comunque di farvi capire cosa è significato questo gioco per me.
Le sole premesse narrative del titolo, che ci vengono date nelle fasi iniziali del viaggio verso Andromeda, sono abbastanza esplicative dell’intenzione di BioWare di restare in un solido universo narrativo ma allo stesso tempo di distaccarsene notevolmente. Nella nuova galassia, gli umani e le altre razze aliene che collaborano devono trovare nuovi pianeti vivibili, dopo che a quanto pare la Via Lattea sta diventando un luogo molto pericoloso (e solo noi, che abbiamo vissuto le vicende del capitano Shepard, sappiamo quanto pericoloso fosse) e la vita senziente ha ormai raggiunto un momento in cui è pronta a colonizzare luoghi prima impensabili. Premesse già viste nell’ambito degli sci-fi, niente di originale, ma dagli autori di Mass Effect ci si aspetta sempre che la storia sappia decollare col prosieguo. E invece, con mia grande sorpresa, ho trovato una storia abbastanza banale, poco incisiva, che non riserva alcun colpo di scena se non forse qualche sprazzo nel finale e che anzi si adagia su numerosi cliché. L’uomo arriva su un altro pianeta, c’è una razza di alieni cattivi che sta terrorizzando gli abitanti di Andromeda, e a quel punto la missone diventa fermare i cattivoni, guidati da un Arconte che vuole sfruttare antiche tecnologie chiamate Relictum.
Non si è trattato di un’esperienza, come invece speravo, memorabile a livello narrativo. Sono tutte cose già viste, i temi sono già stati esplorati più volte, gli stessi comprimari finiscono col risultare banali emuli degli altri comprimari della serie Mass Effect, il cui carisma rimane immutato e non ridimensionato dal confronto. È, in definitiva, una storia davvero classica, che in nessun momento si prende la briga di anche solamente provare a dare uno scossone, in cui anche ogni pianeta visitabile è trattato alla stessa maniera degli altri. A proposito delle ambientazioni, mentre la tecnologia Relictum rimane sempre la stessa lungo tutta la galassia, la direzione artistica è stata capace di mettere in evidenza alcuni scenari interessanti, mentre altri mi sono parsi così anonimi da cadere nel dimenticatoio dei mondi esplorati negli innumerevoli videogiochi che ho testato in vita mia. Un esempio? Eos, uno sconfinato deserto la cui regione visitabile è anche discretamente grossa e che non lascia spazio ad alun cambiamento. Bello, i primi 15 minuti, poi pesante da continuare a visitare viste le tantissime quest tra primarie e secondarie.
Il pregio più grande di Mass Effect Andromeda, che neppure sul fronte dell’engine di gioco riesce a farsi perdonare (il Frostbite rimane una solida offerta in generale, ma i visi dei personaggi, porca miseria le espressioni facciali e le emozioni rimangono altamente insufficienti anche a distanza di diversi update), è il gameplay. Bello, dinamico, veloce, sempre pronto ad evolversi grazie alle numerose possibilità, studiato in modo da spingere il giocatore ad andare a caccia di qualsiasi cosa che gli possa permettere di aumentare la potenza del proprio arsenale e quella dei compagni di viaggio. Il TPS con sistema di coperture che già era la trilogia originale si riconferma con un combat system davvero azzeccatissimo, e l’aggiunta del jetpack, che permette boost in varie direzioni e di restare sospesi in aria per qualche secondo, è la mossa azzeccata in più che serviva per non ricadere nel more of the same, cosa che, non me ne vogliano i suoi fan storici, è il problema che ho ritrovato in Gears of War 4 sul quale ho visto ben poca evoluzione.
Cosa posso dire quindi, dopo aver recuperato, a poco più di un anno di distanza, l’ultimo capitolo di Mass Effect? Il gioco ha delle intuzioni interessanti, un gameplay molto ben studiato e che BioWare, a quel che vedo senza aver ancora testato con mano il gioco, ha utilizzato come base per il suo Anthem, ma cade su tanti fronti. La storia non è stata capace di catturarmi, le ambientazioni non hanno mai lasciato un segno, e tra freeze, bug, espressioni facciali e texture antiquate, anche il comparto visivo non è quello che mi aspetto da una software house chiamata BioWare al servizio di un colosso come EA. Col senno di poi, comprendo buona parte delle critiche mosse al gioco (non tutte, purtroppo ME Andromeda è caduto nel turbine delle accuse esagerate e insensate), e capisco anche per quale motivo la serie sia stata messa nel congelatore in attesa di tempi migliori, che significa dare spazio prima ad Anthem e poi al prossimo Dragon Age. Mass Effect tornerà? È assolutamente probabile, ma è altresì probabile che non la rivedremo con un nuovo capitolo prima del 2022/2023, considerando appunto le tempistiche degli altri due titoli in lavorazione. Con buona pace di tutti i fa, compreso me…
Scrivi un commento