Tra i titoli del Playstation Plus di ottobre, Sony ha messo a disposizione di tutti gli abbonati The Last of Us Remastered, versione rimasterizzata del titolo uscito originariamente su PS3. Nonostante lo avessi già giocato all’uscita, ho deciso di rivivere tutta l’avventura di Joel ed Ellie, anche per provare l’espansione “Left Behind“, inclusa gratuitamente in questa versione. Tra l’altro, un altro dei motivi che mi ha spinto a riprendere in mano The Last of Us è l’imminente arrivo di The Last of Us Part 2, prima di scoprirne il rinvio a maggio 2019. Quale miglior occasione per scrivere una nuovo articolo per la rubrica “Riflessioni a freddo“?. Mettetevi comodi e preparatevi a leggere la Riflessione a freddo su The Last of Us.
ATTENZIONE: SEGUIRANNO ALCUNI SPOILER SULLA TRAMA DI GIOCO.
Dopo aver avviato la campagna single player ho provato le stesse sensazioni che ho vissuto durante la “blind run”. Naughty Dog è stata in grado di scrivere e produrre una trama cruda, realistica, seria e matura. Non una cosa scontata se consideriamo che la software house statunitense aveva sempre puntato su giochi con storie meno “pesanti” e più ironiche, come dimostrano i vari Uncharted, Jax and Dexter o Crash Bandicoot. In The Last of Us, invece, non c’è spazio per sorrisi e comicità. La storia segue le vicende di Joel ed Ellie, un uomo e una ragazza che si trovano a sopravvivere insieme in un mondo ormai in rovina. In particolare, l’intera civiltà umana è stata decimata dal Cordyceps, un fungo parassita che ha iniziato ad infettare gli umani, rendendoli mostri famelici e violenti. Dei due, solo Joel ha vissuto a cavallo tra mondo pre e post apocalittico. Durante i primi istanti dell’infezione, l’uomo ha perso sua figlia Sarah, scena con la quale si conclude il prologo di gioco. L’intero gioco è infatti ambientato nel 2033, venti anni dopo l’inizio dell’infezione. Per una serie di coincidenze, Joel si ritrova a dover scortare Ellie che, al contrario dell’uomo, non conosce nulla del mondo pre-Cordyceps. Nonostante la giovane età, Ellie potrebbe potenzialmente salvare il mondo, in quanto immune alla mutazione causata dai funghi. I due devono infatti cercare le Luci, gruppo anarchico che potrebbe sviluppare una cura grazie al sangue di Ellie. Tuttavia, il rapporto tra Joel ed Ellie, almeno inizialmente, non è idilliaco. Ed è proprio questo che rende la trama scritta da Naughty Dog realistica, tralasciando i soliti luoghi comuni. Joel non è un eroe ma è probabilmente l’opposto: un uomo segnato dalla morte della figlia che ha imparato ad essere cinico ed egoista. La scoperta di avere tra le mani una salvezza per l’umanità non lo tocca affatto. Gli unici motivi che spingono Joel a proteggere la ragazzina sono le ultime volontà di Tess, compagna dell’uomo che perde la vita durante uno scontro a fuoco. Procedendo con la storia, Joel inizierà tuttavia ad affezionarsi ad Ellie costruendo, a poco a poco, un rapporto sempre più paterno nei confronti della ragazzina.
Già da queste poche righe risulta chiaro che The Last of Us, uscito ben 6 anni fa, ha una maturità che potrebbe far sfigurare i più grandi titoli del 2019. Ma, oltre ad una trama superba, il titolo Naughty Dog gode anche di un gameplay e di un’atmosfera da capogiro. Per quanto riguarda il gameplay, seppur non inserisca nulla di così innovativo e futuristico, siamo su livelli decisamente alti. Il più grande pregio del gampleay di TLOU è la fluidità delle animazioni. Ogni movimento è realizzato egregiamente, rendendo fasi stealth e shooting un amore per gli occhi. Anche la semplice raccolta degli oggetti risulta soddisfacente e per nulla noiosa. Ma andiamo nello specifico. The Last of Us è un perfetto mix tra survival, stealth ed action. Joel dispone di un discreto arsenale di fuoco, tra cui troviamo armi da corta, media o lunga distanza. Il problema, soprattutto se giocato in modalità Realistica, è rappresentato dalle munizioni. Ogni colpo deve essere dosato con cura non essendoci alcuna possibilità di craftarle, eccezion fatta per alcuni equipaggiamente che vedremo tra un momento. La scarsità delle munizioni consiglia velatamente al giocatore di utilizzare armi bianche, come coltelli, bastoni, pali o mazze (anch’essi con una propria durabilità). Anzi, qual’ora fosse possibile, il gioco vi consiglia di evitare lo scontro, lanciando bottiglie o mattoni per distrarre i nemici e passare inosservati (tranne in alcune sezioni “scriptate” in cui lo scontro è inevitabile). Tra l’altro l’approccio stealth cambia a seconda del tipo di nemico: umano, runner (primo stadio dell’infezione) o clicker (stato avanzato dell’infezione). Nel primo caso bisognerà fare affidamento sul sistema di coperture ed evitare quanto più possibile lo scontro diretto. Gli umani, infatti, possono colpirci dalla distanza con armi o molotov, oltre ad avere l’intelligenza di circondarci. Stesso discorso per i runner, ancora dotati di vista e con la capacità di muoversi velocemente. Per quanto riguarda i clicker, bestie senza vista ma con molto udito, la cosa fondamentale è camminare accovacciati, in modo da ucciderli alle spalle Altro metodo è quello attirare la loro attenzione per raggrupparli e lanciare una molotov per ucciderli. Se i clicker potrebbero sembrare i più facili da uccidere, nella realtà così non è. Questo perchè i clicker uccidono in un sol colpo (o per meglio dire, morso). Inoltre, molte delle sezioni di gioco vedono runner e clicker simultaneamente, costringendoci a mutare in corsa la strategia di gioco. Ciò non significa che le sezioni action siano del tutto assenti. Nel gioco sono ben posizionate fasi di puro shooting, ispirato in tutto e per tutto al sistema di Uncharted. Inutile dire che anche queste fasi funzionano a meraviglia.
Come detto poc’anzi, The Last of Us inserisce anche un sistema di crafting tanto semplice quanto funzionale. Raccogliendo determinati oggetti, Joel potrà costruire molotov, bombe di chiodi, bombe fumogene o kit-medici (la vita non si cura automaticamente). Il tutto senza bisogno di posizionarsi in tavoli da lavoro che, al contrario, saranno fondamentali per potenziare le nostre armi. Fin qui ho descritto il gameplay come se Joel si muovesse in solitaria. Nella realtà, Ellie ci accompagnerà per l’intera avventura e si limiterà a seguirci. Nei fatti, la ragazza risulta invisibile ai nemici, almeno fino a quando non scoprono Joel. Un sistema piuttosto banale ma efficiente che evita all’intelligenza artificiale amica di intralciare il nostro cammino. Anche l’IA nemica risente un po’ degli anni, come dimostra l’effetto trenino alla Metal Gear degli umani e le corse insensate dei runner. In ogni caso, tralasciando i tecnicismi del gameplay, The Last of Us è riuscito ancora una volta a stupirmi per il suo level-design e, soprattutto, per l’atmosfera trasmessa durante tutta la durata del gioco. Le ambientazioni di TLOU riescono a raccontare storie senza il bisogno che ci vengano comunicate esplicitamente. Ogni dettaglio si trova dove dovrebbe effettivamente trovarsi. Ho passato ore intere ad immaginare i momenti dell’evacuazione semplicemente osservando la predisposizione di oggetti e particolari. Bus e macchine abbandonate, case a soqquadro, negozi e supermercati saccheggiati. Una sensazione che pochissimi giochi sono riusciti a trasmettermi. Ovviamente, sparse per la mappa, troveremo anche lettere, fotografie e registrazioni. Non si tratta di collezionabili fini a se stessi. Molti raccontano delle storie e contribuiscono ancora di più ad immaginare cosa deve aver provato l’umanità in quegli istanti. Molto toccante è stata la storia di Ish, di cui ho trovato tre o quattro lettere nel corso dell’avventura. La prima testimonianza la troviamo su una nave abbandonata, in cui l’uomo scrive di aver terminato rifornimenti e provviste, trovandosi obbligato a raggiungere la terra ferma. Continuando con la storia veniamo a scoprire che l’uomo si è rifugiato insieme ad altri sopravvissuti nelle fognature, in cui noi stessi ci ritroveremo a camminare. Purtroppo la fine di Ish, così come quella dei suoi compagni, è la morte.
In ogni caso, per quanto riguarda la grandezza delle mappe, ho notato che Naughty Dog ha forse abusato della tecnica che sono solito chiamare “finta libertà“. Cerco di spiegarmi meglio. Le mappe di TLOU, alcune più di altre, hanno diverse strade che, però, portano sempre e comunque verso un unico obiettivo. Nel corso dell’avventura troveremo scale sbarrate da ostacoli o vie chiuse da cancelli o interrotte da automobili. Purtroppo, non sempre la posizione di questi ostacoli risulta così “naturale”. Ovviamente, durante la mia prima run di sei anni fa non avevo avuto un occhio così critico. Paradossalmente la causa di ciò è proprio di Naughty Dog che, con il suo Uncharted 4, ha completamente rivoluzionato il level design, alzando notevolmente l’asticella. Come detto in apertura, la versione PS Plus mi ha permesso di recuperare Left Behind, DLC stand alone arrivato nel 2014. In particolare, l’espansione è un approfondimento della trama originale, risultando a tutti gli effetti parte di essa. Questa volta la protagonista è Ellie. Dal punto di vista tecnico, il DLC non aggiunge niente di nuovo, se non la possibilità di far scontrare infetti e umani senza bisogno di intervenire direttamente. Fondamentalmente, la sensazione è che Left Behind serva semplicemente come mero approfondimento, come dimostrano le tante cut scenes disponibili. Tra l’altro, tramite alcuni flashback, riviviamo in prima persona il momento in cui Ellie e Riley vengono morse. Se avete giocato il gioco originale, avrete infatti notato che in una delle scene d’intermezzo, Ellie racconta a Joel di Riley e di quel maledetto giorno.
Siamo arrivati alla conclusione di questa Riflessione a freddo dedicata a The Last of Us. Ancora oggi il titolo Naughty Dog si rivela un gioco attuale e invecchiato decisamente bene, tanto da fare invidia a molti titoli di questa gen. Ricordiamoci infatti che questo è un titolo giunto su PS3, la bellezza di sei anni fa. Tra l’altro, il recupero della versione remastered di TLOU e la scrittura di questo articolo hanno acceso in me un hype gigantesco nei confronti di The Last of Us Part 2. Dopo l’esperienza con Uncharted 4 e dopo i gameplay trailer visionati, sono certo che il seguito di TLOU sarà un titolo rivoluzionario. Appuntamento quindi a maggio 2019 per essere catapultati, ancora una volta, nel mondo postapocalittico targato Naughty Dog.
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