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Rift of the Necrodancer | Recensione

La nostra ballerina preferita è tornata! Nel nuovo gioco dei Brace Yourself, Rift of the Necrodancer,  seguiamo Cadence nella sua ultima avventura in cui combatte e danza nei varchi dimensionali. Può sembrare vago, ma continuate a leggere la nostra recensione, sarà tutto più chiaro e ne varrà sicuramente la pena!

Disco Inferno

Rift of the Necrodancer è un rhythm game che si potrebbe descrivere facilmente come una sorta di Guitar Hero con i mostri. Nel gioco dei Brace Yoursef blob, scheletri e pipistrelli scendono dal manico di una chitarra virtuale al posto delle note. La sfida sta nella varietà di pattern che i mostri vi scatenano contro: alcuni sono facili, ma il gioco si farà più difficile e quasi impossibile molto rapidamente.

Lo stile di gameplay si allontana da quello a cui siamo abituati. I precedenti giochi con protagonista Cadence, Cadence of Hyrule e Crypt of the Necrodancer, erano rhythm game con visuale dall’alto in cui bisognava muoversi a ritmo. Se ci si muove al momento giusto si infliggono subito danni ai nemici nel raggio d’azione della necrodancer, ma si perde il moltiplicatore se si perde il ritmo. Ma Rift of the Necrodancer non funziona in questo modo. In questo gioco non avremo fra le mani la tipica pala di Cadence, ma imbracceremo una chitarra!

Come dicevamo, Rift of the Necrodancer ha degli elementi di gameplay che ricordano la serie cult di rhythm game di Activision, ma con mostri e salute. Per sconfiggere le creature dei varchi bisogna dare il giusto input (sinistra, destra o su). Lo si fa per tutto il tempo che dura il brano e il gioco è fatto. Più facile a dirsi che a farsi, perché basteranno alcuni livelli della modalità Storia a farci sudare le proverbiali sette camicie!

Ogni mostro ha il suo schema di movimento: ad esempio, uno slime si muove di una casella alla volta per ogni battuta del ritmo, ma ci sono anche i pipistrelli che devono essere colpiti più spesso e saltano a un’altra barra. Sembra ancora semplice, vero? A un certo punto, vedrete così tanti mostri muoversi in modo intercambiabile sul manico della chitarra che dovrete divenire un tutt’uno con il ritmo, o ascendere al settimo senso come i Cavalieri dello Zodiaco.

Il gioco prevede diverse modalità, tra cui storia, varchi ritmici, sfide giornaliere, il supporto allo Steam Workshop e remix. Brace Yourself Games ha indicato i varchi come la modalità principale della loro nuova opera, una scelta che inizialmente sembrava insolita. La modalità consente di suonare ed esercitarsi con un’ampia varietà di canzoni in tutti i livelli di difficoltà, da facile a impossibile. Per quanto abbiamo potuto verificare, tutte le canzoni sono presenti nei rhythm rifts e si può giocare davvero all’infinito.

Se si desidera una progressione ancora maggiore, è possibile avventurarsi nella modalità storia, in cui si scopre passo dopo passo dove cosa è accaduto a Cadence e da dove provengono i varchi. Pur lasciando i necessari buchi nella trama, la storia è divertente, ma prevedibile, ma come è legittimo aspettarsi non stiamo parlando di un gioco che è esattamente incentrato su un’epica entusiasmante. Tuttavia, questa modalità è un ottimo modo  per mostrare il fantastico stile artistico di Rift of the Necrodancer.

Stile da vendere

Il comparto artistico del gioco è molto carino, e perfettamente in linea con lo stile dell’opera dei Brace Yourself. I personaggi sono disegnati con uno stile da cartone animato e in alcuni punti passano ad una resa grafica che ricorda i manga e gli anime giapponesi. Tra l’altro, lo stile chibi è presente in special modo nei minigiochi, in cui bisogna fare yoga a ritmo ritmo o recitare per un programma per bambini. La protagonista Cadence è stata resa con fattezze pixellose nei giochi precedenti, cosa che le si addiceva molto bene. In questo gioco, è una ragazza altrettanto tosta, della quale si diventa subito fan al primo sguardo (beh, almeno per quanto ci riguarda!).

La modalità storia è un po’ la vetrina dello stile artistico. I varchi sono intervallati da alcuni momenti in stile visual novel in cui sono raccontati pezzi della trama. Anche i minigiochi sono presenti in questa modalità e a loro volta hanno un proprio stile artistico. Nel complesso, il comparto visivo ed artistico funziona davvero molto bene.

Rock on!

Un rhythm game ovviamente trionfa o fallisce con la musica. Fortunatamente, anche questo è un aspetto eccellente di Rift of the Necrodancer. La colonna sonora è molto varia e passa da un classico pianoforte a un metal incandescente, fino a sfociare senza sforzo in un trip dance. Le canzoni sono originali, sono ancora piacevoli da ascoltare dopo diverse sessioni e sono musicalmente abbastanza interessanti da sostenere un rhythm game.

Danny Baranowsky, Jules Conroy, il nostro Alex Moukala, Josie Brechner, Sam Webster, Nick Nausbaum e altri ancora compongono la vasta rosa di incredibili musicisti che hanno contribuito alla meravigliosa colonna sonora di Rift of the NecroDancer. Non ci annoieremo nemmeno per un secondo mentre suoniamo canzoni di generi diversi. Ci ritroveremo a ballare insieme ai personaggi mentre abbattono un nemico dopo l’altro nelle epiche battaglie del gioco.

Avete in testa la vostra canzone preferita e pensate che sarebbe bello scatenare un gruppo di mostri ritmici su di essa? È possibile! Rift of the Necrodancer viene lanciato con  il supporto allo Steam Workshop, uno strumento che vi permette di creare il vostro varco, che potrete condividere nel gioco. Naturalmente, è anche possibile suonare le canzoni di altre persone. Nel workshop si ha accesso allo stesso strumento di sviluppo utilizzato dai creatori per creare il gioco! Che forte!

Tutto positivo, quindi?

No, purtroppo no. Il gioco ha sicuramente alcuni pregi molto forti, come lo stile artistico e la musica. Anche i mostri e la creatività dei modelli sono esaltanti, ma la difficoltà è forse il problema più grande. Non è insormontabile, ma ha dei picchi significativi. Come nei vecchi giochi ritmici, giocare a livello facile non è divertente, perché molte note non vengono proposte mentre al contempo si possono sentire. Poiché dovrete esercitarvi parecchio per affrontare i livelli successivi, potreste essere costretti a grindare gli stessi livelli per troppo tempo, il che non è necessariamente divertente. D’altra parte, nessuno potrà dire che il gioco non sia sufficientemente impegnativo…

Un crescendo continuo!

Ci siamo divertiti moltissimo con Rift of the NecroDancer e siamo entusiasti del suo futuro grazie alle tracce personalizzate e alle sfide quotidiane. Il nuovo lavoro dei Brace Yourself è un’entusiasmante variazione sul tema di Crypt of the Necrodancer, e la sua colonna sonora è eclettica e orecchiabile. Proprio quello che serve per un fare di Rift of the Necrodancer un ottimo rhythm game!

Ringraziamo Brace Yourself Games per il codice review fornitoci.

8.8
Riassunto
Riassunto

Rift of the Necrodancer è l'ultimo rhythm game dei Brace Yourself Games, e vede il ritorno della simpatica Cadence. Questa volta non ci troveremo ad affrontare una serie di dungeon generati proceduralmente, ma il gameplay richiama quello dei Guitar Hero, ma con delle variazioni interessanti. La difficoltà è settata verso l'alto, ma non fatevi spaventare: con un po' di pratica sarete pronti anche voi a uscire vincitori dai varchi del Necrodancer!

Pro
Il gameplay da assuefazione Il comparto artistico è vario e simpaticissimo Potenzialmente infinito grazie al supporto del Workshop di Steam
Contro
Livello di difficoltà a tratti proibitivo
  • Giudizio complessivo8.8
Scritto da
Silvia SiL Mannu

Nel lontano 1990 entro in una sala giochi e scopro i cabinati arcade. Da quel momento, la passione per i videogames non mi ha mai abbandonata. Oggi sono una PC Gamer legata soprattutto a titoli action, giochi di ruolo, stealth e picchiaduro.

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