Il 25 maggio PlayStation 4 accoglierà tra le sue braccia la nuova e attesissima produzione di Quantic Dream, Detroit: Become Human, gioco che abbiamo potuto provare poche settimane fa a Milano e del quale abbiamo testato tutte le potenzialità. In attesa di avere tra le mani il gioco completo, qui sulle pagine di Uagna.it abbiamo deciso di intraprendere un breve cammino per esplorare la storia di David Cage e delle incredibili produzioni di Quantic Dream, che col passare degli anni sono diventati pionieri e mentori delle attuali avventure grafiche fortemente basate sulla narrazione. Nelle scorse settimane ci siamo occupati di Fahrenheit: Indigo Prophecy, titolo del 2005 che mise in scena, per la prima volta, la brillante mente di Cage a confronto con le storie interattive. Eppure, Fahrenheit era niente in confronto a quello che arrivò dopo, un capolavoro delle avventure grafiche che ancora oggi fatica a trovare rivali. Oggi parleremo, naturalmente, di Heavy Rain.
UN LUNGO SVILUPPO
Nel febbraio 2006, poco dopo l’uscita di Fahrenheit: Indigo Prophecy, Quantic Dream si imbarca nello sviluppo del suo prossimo, imponente titolo. Il pubblico sentì parlare per la prima volta di Heavy Rain nel corso dell’E3 di quell’anno, quando Sony presentò alla sua conferenza una tech demo che metteva in mostra le potenzialità del motore grafico adottato per l’avveniristico progetto, che avrebbe puntato massicciamente sulla motion capture il cui utilizzo sarebbe diventato una prassi nelle grandi produzioni. I primi, reali indizi su quella che sarebbe stata la storia di Heavy Rain arrivarono solamente l’anno successivo, quando un misterioso origami fece capolino nel sito ufficiale del gioco. Un origami insanguinato.
Per avere il gioco completo, i fan dovettero attendere fino al febbraio del 2010, quando dopo un lungo sviluppo e un rinvio (il gioco era inizialmente pianificato per l’autunno 2009), PlayStation 3 accolse il thriller capolavoro Heavy Rain. Il gioco cercava di sopperire, riuscendoci, a tutte le carenze che Omikron: The Nomad Soul e Fahrenheit avevano avuto nella loro carriera, come le tecnologie arretrate per le ambizioni di Cage o l’eccessiva dispersività di un gameplay che per lo scopo prefissato poteva essere contenuto in poche semplici meccaniche. Come sempre puntando su un gioco fortemente incentrato sulla narrativa, i ragazzi di Quantic Dream furono in grado di dar vita ad un’opera con pochi rivali nel suo campo, un thriller nel quale il giocatore era al centro di una serie di vicende da tenere il fiato sospeso.
IL KILLER
Ruotando in continuazione tra i quattro protagonisti scelti per portare su di essi il peso dell’intera narrazione, la storia generale vede il suo punto focale nel mistero dell’omicida noto come il killer dell’origami. Un uomo, la cui identità è ovviamente inizialmente celata, che si rivela essere una complessa mente criminale, un serial killer di bambini la cui follia finirà col coinvolgere tutti i protagonisti, anche coloro che almeno apparentemente sembrano del tutto estranei alla faccenda. Norman Jayden ad esempio è un profiler dell’FBI, legato ovviamente al caso del killer dell’origami, ma personaggi come Ethan Mars, architetto, e Madison Page, giornalista, finiranno con l’essere immischiati, in qualche maniera, nelle vicende della storia.
Heavy Rain si confermò la naturale evoluzione di Fahrenheit: Indigo Prophecy, limandone i dettagli e venendo riconosciuto all’unanimità come un capolavoro. Il gioco affrontava una storia sempre matura come in precedenza, concedendo al giocatore una libertà senza precedenti nell’evoluzione della narrazione, ma evitava eccessive dispersioni e anzi procedeva con alti ritmi verso una delle possibili conclusioni. Sono ben 17 i finali possibili di Heavy Rain, la cui comparsa viene determinata dall’insieme delle azioni dei personaggi nel corso della storia, e non parliamo ovviamente solamente di ciò che accadde nelle fasi conclusive. Lo script era studiato appositamente per mettere spesso il giocatore di fronte a scelte difficili e con conseguenze notevoli, che si ripercuotevano sull’intero apparato narrativo sul quale poggiava Heavy Rain.
AVANGUARDISTICO
La nuova produzione di Quantic Dream, che proprio a partire da Heavy Rain iniziò una costante e proficua collaborazione con Sony che si accaparrò in esclusiva le sue creazioni, si avvalse di un massiccio utilizzo delle nuove tecnologie. Senza tornare sul già citato motion capture, tecnologia agli albori ma che diede un tocco di realismo senza precedenti al gioco, il gioco decideva di ampliare lo spettro di possibilità concesse al giocatore non solo in termini di interazione con la storia ma con l’ambiente circostante. Non solo i personaggi potevano interagire sempre di più con tutto ciò che vedevano a schermo, ma lo stesso giocatore si sentiva più al centro dell’azione grazie all’implementazione del mai veramente sfruttato Sixaxis di PS3, che invece proprio grazie a Heavy Rain ebbe un rilancio non da poco. Muovendo fisicamente il controller nello spazio, era possibile eseguire manovre prima impossibili, e simulando in maniera esemplare i movimenti ad esempio dei personaggi.
La natura stessa dei progetti di Quantic Dream può essere vista come un forte punto debole, specie nei confronti di chi cerca in un videogioco una maggiore libertà. L’avere a che fare con un’esperienza che, seppur caratterizzata da scelte multiple, è fortemente guidata e che lascia un’interazione contenuta con l’ambiente circostante, può non piacere a tutti. A prescindere da questioni legate a gusti prettamente personali, però, Heavy Rain è il gioco di Quantic Dream che più si avvicina alla perfezione per il momento. Con un comparto tecnico di altissimo livello per l’epoca di cui parliamo, pur cadendo in alcuni difetti relativi forse alla poca esperienza nel campo della motion capture o alle necessità del budget.
Ma parliamo di un titolo che non ha avuto solamente meriti tecnici. Heavy Rain è considerato il gioco che ha avuto il merito di rimettere al centro una forte ed emotiva narrazione alla portata di tutti, cosa che non è così banale come sembra. Un gioco che fa pensare, fa riflettere, mette in agitazione il giocatore nei momenti più tesi e concitati, e che ha dimostrato di essere un esempio più unico che raro nel suo genere. La riedizione del gioco per PlayStation 4, messa in commercio alcuni anni fa in tandem con Beyond: Due Anime (gioco di cui parlerà il prossimo appuntamento con Quantic Dream Reloaded), deve essere oggetto di interesse per chi non ebbe modo, su PS3, di godere di questo titolo. Heavy Rain merita molto più del successo che ebbe, per tutto quello che rappresenta e che ha rappresentato per il futuro dei suoi creatori.
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