Il 2013 rappresenta l’inizio delle (nuove) ostilità tra Sony e Microsoft. Dopo Nintendo l’anno prima, e con risultati disastrosi per una lunga serie di motivi che abbiamo elencato nel precedente episodio, i due giganti dell’industria, che sembrano più in forma che mai, si danno appuntamento all’autunno del 2013 per dare il via alla nuova generazione.
Microsoft si è sempre distinta nel corso della gestione di Xbox 360, portando grandi esclusive sin dal lancio e accontentando il pubblico lungo tutto il suo arco vitale. Sony, al contrario, è partita con il freno a mano tirato con PS3, specie per il fatto che il prezzo di debutto della console era spropositato nei confronti della diretta concorrente e che l’architettura assurdamente complicata dell’hardware creava grossi grattacapi ai titoli multipiattaforma. Bisogna ammettere però che, nel corso degli anni, il colosso di Tokyo ha saputo recuperare parte del terreno perduto, grazie soprattutto all’uscita di esclusive dall’enorme peso come la serie Uncharted, The Last of Us e God of War 3.
La rincorsa alla next-gen iniziò come al solito nei primi mesi dell’anno, ma ci fu un evento in particolare nel quale si decisero inevitabilmente le sorti di Sony e Microsoft: l’E3 2013. Forse ve lo ricordate, ma è naturale rievocarlo quando si parla dei più grandi avvenimenti di questo decennio del mondo videoludico.
FARSI MALE DA SOLI
È giugno. Inizia l’E3 e gli occhi del mondo sono ovviamente puntati sulla kermesse losangelina, da sempre teatro di grandi conferenze senza esclusioni di colpi e sempre più importante vista la dimensione via via più spettacolare di quelli che diventavano veri e propri show dedicati all’intrattenimento.
In mezzo ai vari EA, Ubisoft e così via, ci sono i due che, già si sa, saranno i protagonisti assoluti dell’evento: Sony e Microsoft, che parleranno per la prima volta apertamente di PS4 e Xbox One svelando feature, data di uscita, line up e prezzo. Ed è ovvio. Chiunque sa benissimo che la partenza delle generazione sarà decisa e guidata da chi riuscirà a presentare al meglio la propria piattaforma, esattamente come avvenuto diversi anni prima per la precedente generazione. Ad aprire le danze, Microsoft, con un evento che la fanbase del mondo Xbox ricorda fin troppo bene.
Non sappiamo cosa sia accaduto, di preciso, negli uffici di Redmond quando sono state decise quelle che sarebbero dovute essere le feature di Xbox One, fatto sta che Phil Spencer, al momento di comunicarle al mondo, venne sommerso insieme all’intero dipartimento da un mare di critiche. Perché Xbox One sembrava contraddire tutto quello che il suo hardware predecessore aveva fatto, e cioè andare incontro al consumatore. Xbox One era tutto il contrario.
La console era concepita come un sistema di intrattenimento a 360°, che puntava su sport, TV, cinema, show, musica. E anche videogiochi, sì, che però nell’intera conferenza di presentazione passarono quasi in secondo piano in confronto a tutto il resto. Comunque, le politiche attuate da Microsoft e annunciate da Spencer fecero quasi rabbrividire. Oltre al Kinect venduto forzatamente in bundle con la console, e che faceva aumentare il prezzo a 500$, Xbox One diceva addio alla retrocompatibilità, introduceva il concetto di always online – in sostanza, se non siete connessi, non giocate a nulla, neppure in single player – e del check-in online giornaliero richiesto per mantenere attivo il sistema, e diceva addio ad una feature sulla quale Sony, alcune ore dopo, giocherà tantissimo per dare una notevole scossa alle sue previsioni di vendita: i giochi usati. Xbox One non avrebbe supportato i giochi usati, in quanto ognuno di essi si sarebbe potuto “legare” ad un unico hardware. In realtà, Spencer promise una feature successiva al lancio del sistema che avrebbe permesso di “prestare” un gioco ad uno e un solo amico della lista Xbox Live – da almeno 30 giorni, tanto per aggiungere una limitazione in più.
Lo ripetiamo: ma chi, nel reparto marketing di Xbox, credeva che una presentazione di questo tipo potesse giovare all’appeal della console? Qualcuno, evidentemente, sì, ma sbagliandosi di grosso. Su alcuni aspetti, Xbox One dimostrava di guardare al futuro, forse ad un futuro troppo in là con gli anni, ma buona parte delle sue feature andavano clamorosamente contro all’accessibilità verso i giocatori. La sola politica del check-in online giornaliero obbligatorio era qualcosa di totalmente incomprensibile. Microsoft aveva ideato questo sistema per contrastare la pirateria e verificare ogni 24 ore che un certo software fosse installato su una e una sola console, ma naturalmente nascevano grossi dibattiti e dubbi. E se dovessi assentarmi da casa per una settimana, senza poter accedere a Xbox One per più giorni, cosa sarebbe successo? Il sistema sarebbe stato disattivato e avrei dovuto procedere alla sua riattivazione tramite assistenza? La conferenza Microsoft si chiuse così, con tante domande e tante polemiche. La palla, in quel momento, passava nelle mani di Sony.
LA RISPOSTA
Mentre stampa specializzata, giocatori e pubblico casual dibattevano sulla sicuramente poco brillante presentazione di Microsoft, le ore passavano velocemente e tutti gli occhi erano puntati ora verso Sony. Che sapeva, chiaramente, di avere per le mani la possibilità di schiacciare in tutta tranquillità la concorrenza.
L’intera conferenza di Sony fu un continuo ribaltare la presentazione di Xbox One di poche ore prima. La console Microsoft doveva essere accesa almeno una volta al giorno? PlayStation 4 no. Xbox One promuoveva l’always online? PS4 no. La rivale aveva lasciato i giochi in secondo piano, parlando di feature che ad un pubblico come quello dell’E3 interessavano fino ad un certo punto? Sony si concentrò invece su ciò che tutti volevano, i videogiochi, e specificando alcuni dettagli di non poco conto e fortemente contrastanti con il pensiero di Microsoft. Non ve lo nego, il mio pensiero, così come quello di molti altri, era che Sony avesse modificato leggermente in corsa il suo showcase per dare il colpo di grazia a Microsoft. Ne è la prova il mini-video, realizzato probabilmente dietro le quinte in pochi minuti, nel quale Yoshida e Adam Boyes mostravano il funzionamento dei giochi usati applicato su PS4.
La semplicità, il genio della strategia comunicativa, che in 21 secondi abbatteva le prospettive di Xbox One facendo quello che i giocatori volevano, ossia andare incontro al consumatore. Come dar torto ad alcuni commenti sotto a questo video del canale ufficiale di PlayStation, mostrato durante lo showcase, del tipo
and that’s how Sony won this generation in 21 seconds
Ed è così che Sony vinse questa generazione in 21 secondi. Come se non bastasse, arrivò il colpo di grazia in chiusura di conferenza, con il prezzo di lancio della console: 400$ per la versione base, 500$ per il bundle con due Dualshock e Killzone: Shadow Fall, esclusiva di punta per la line-up iniziale. Game, set, match, e in autunno tutto questo si fece sentire non poco.
Nonostante gli obbligati cambiamenti che Microsoft apportò a Xbox One nei mesi successivi, che di fatto annullarono quanto di pessimo era stato annunciato all’E3, la frittata era fatta. Non tutto il mondo passa le giornate a sfogliare pagine di notizie sul mondo dei videogiochi, e anzi tende a concentrare la propria attenzione su grandi eventi come l’E3. E se tu, azienda, sbagli clamorosamente la strategia comunicativa della console che sarebbe uscita di lì a pochi mesi, ecco che offri un vantaggio enorme alla diretta rivale, che nel frattempo sguazzava per i numeri dei preorder di PS4. Il lancio delle due console, avvenuto circa 6 anni fa, iniziò a delineare uno scenario molto chiaro: un trionfo per Sony, un grosso problema per Microsoft. Col senno di poi, il colosso di Redmond avrebbe potuto gestire molto meglio la partenza di Xbox One, e forse, se questo fosse stato fatto, oggi non staremmo parlando di un rapporto di 2:1 tra le vendite due sistemi. Xbox One, certo, ha avuto una buona risalita negli anni successivi grazie ad alcune trovate, come la nascita di un servizio importantissimo quale il Game Pass. Ma ci arriveremo. L’anno dei servizi non è il 2013.
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