Home Videogiochi Anteprime Silent Hill 2 Remake ha avuto una grande colpa: quella di essere stato (forse) presentato male

Silent Hill 2 Remake ha avuto una grande colpa: quella di essere stato (forse) presentato male

Quando si menziona Silent Hill, la mente restituisce immediatamente la figura di un caposaldo dei giochi survival horror. Dal lontano 1999, la saga creata da Konami ha contribuito a stabilire un vero e proprio modello per tutte le produzioni horror successive che, per forza di cose, hanno dovuto (e voluto) ereditare alcune delle meccaniche che hanno reso celebre la fatica del Team Silent.

Per la prima volta infatti, un videogioco decise di esplorare temi maturi e pesanti, attraverso personaggi complessi e design ricercati e raccapriccianti. Fianco a fianco con Resident Evil di Capcom, Silent Hill è stato un pioniere del genere, e ha creato un retaggio che si è saputo protrarre per decenni attraverso svariati titoli (alcuni più riusciti di altri, come gli appassionati ben sanno).

Tra i titoli del franchise, Silent Hill 2 del 2001 è spesso in cima alla piramide dei fan, soprattutto grazie alla trama e alla caratterizzazione dei personaggi, che per la prima volta hanno abbracciato una migliore definizione. Nel 2022, Bloober Team, divenuta famosa per titoli di grande impatto emotivo come Layers of Fear e Observer, tanto per citarne un paio, ha rivelato al mondo che Konami ha commissionato loro il pesante compito di produrre il remake di Silent Hill 2 per l’attuale generazione. Dopo diversi mesi di silenzio radio, come ben sappiamo il gioco si è mostrato apertamente durante l’appena trascorso State of Play di PlayStation, focalizzando molta della sua attenzione sul gameplay.

A seguito tuttavia di questa presentazione, il pubblico si è seriamente preoccupato, in quanto il lavoro di rinnovamento ha presentato alcune criticità. La prima di queste è stata indubbiamente quella che concerne il comparto delle animazioni, giudicate dai più legnose e non del tutto congrue ad una produzione contemporanea. La seconda e più incessante voce che il popolo ha alzato, ha invece riguardato la componente action, la quale ha rivestito la parte preponderante del filmato pubblicato da Konami, sancendo una profonda spaccatura con l’opera originale.

I principi fondamentali di Silent Hill

Fin dal suo esordio, Silent Hill ha saputo distinguersi grazie ad una concentrazione, da parte del Team Silent, sulla componente horror di carattere psicologico (che quindi si poneva agli antipodi di produzioni come Resident Evil ed altri). L’atmosfera e il design inquietanti del gioco, insieme alla sua criptica storia, sono tuttora incredibilmente iconici, e ciò costituisce una parte importante della sua identità.

Il primo titolo ha infatti gettato le basi e stabilito molti dei concetti che hanno poi costituito il sottogenere dell’horror psicologico. In seguito a questo, gli sviluppatori hanno deciso di perfezionare ed approfondire tali elementi, riuscendo nell’impresa di migliorare ulteriormente il proprio lavoro, realizzando il monumento chiamato Silent Hill 2 che, come già detto, è considerato l’apice e la vera definizione della saga. Per quanto i titoli successivi, prodotti dai più svariati studi, abbiano difatti tentato di riconquistare le vette di SH2, in quasi tutti i casi questi sono stati considerati drammaticamente inferiori, cadendo nel pericoloso vortice della mediocrità.

Un’azione non motivata?

L’attenzione dell’originale Silent Hill 2 era, come dicevamo poc’anzi, incentrata quasi unicamente sullo stato mentale del protagonista, ossia James Sunderland. La trama poneva difatti l’accento sul suo viaggio all’interno della cittadina nebbiosa, disseminata da terrificanti incontri con mefitiche manifestazioni via via sempre più aberranti. Per quanto il titolo contemplasse poi l’acquisizione di vari strumenti offensivi lungo il percorso, l’obiettivo principale di SH2 non è mai stato il combattimento. Questo è stato infatti inserito nella produzione unicamente come espediente narrativo in alcune sezioni, e come mezzo per sfuggire a situazioni complesse durante l’esplorazione dei vari ambienti di gioco.

Da quanto mostrato nell’ultimo trailer del remake invece, James viene rappresentato come una macchina da guerra, impegnato quasi unicamente a respingere vari nemici usando sia armi da mischia che da fuoco. È inutile nascondersi, il filmato presentato da Konami ha richiamato molto di più un nuovo capitolo di Resident Evil, piuttosto che il rifacimento di uno dei capostipiti del genere horror psicologico. Risulta sorprendente, quindi, che questo aspetto sia stato enfatizzato maggiormente rispetto alle altre componenti narrative per cui SH2 è maggiormente noto.

La calma è la virtù dei forti

Per quanto siano comprensibili e condivisibili gli sdegni della maggior parte del pubblico, occorre tuttavia non fasciarsi la testa prima del tempo. Al termine del video, il progetto è stato definito come ancora in sviluppo, di conseguenza sono diversi i mesi che ci separano dalla sua pubblicazione (visto e considerato che non è stata svelata nemmeno un’ipotetica finestra di lancio). Questo tempo sarà quasi sicuramente impiegato per effettuare una pulizia grafica più che sensibile, oltre che ad interventi sul comparto delle animazioni e dei particellari, quindi al momento i forconi sono forse eccessivamente prematuri.

La preoccupazione invece che sarà allontanabile unicamente con il titolo definitivo tra le mani, è quella che riguarda la componente action. È probabile che la squadra polacca e Konami abbiano deciso di fare una compilation delle sequenze dinamiche solo per mostrare il parco offensivo a disposizione di James, dimenticando tuttavia il vero punto cardine dell’IP, che potrebbe però essere presente nel prodotto. A suffragare tale ipotesi è anche il titolo del video, ossia: “Combat Reveal Trailer”.

Allo stesso tempo c’è da augurarsi che l’editore giapponese non abbia voluto influire troppo con imposizioni produttive, che potrebbero aver obbligato i ragazzi di Cracovia di percorrere maggiormente la strada dell’azione, per rispondere ad un mercato sensibilmente mutato rispetto al passato.

Bloober Team ha quindi davanti a sé una sfida che in molti hanno fallito, quella di creare un remake di un titolo iconico che possa tranquillamente condividerne il nome originale, senza rischiare di alienare troppo il pubblico a favore di un combattimento più pesante che minaccia di mettere da parte l’identità di una pietra miliare dell’industria.

Scritto da
Lorenzo Bologna

Appassionato di tutto ciò che concerne il mondo videoludico, sono un inguaribile amante dei titoli horror e un accumulatore compulsivo di trofei (meglio se di platino). Avvicinato al medium grazie a mamma Nintendo e papà Crash Bandicoot.

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