Ci sono delle date che rimangono ad imperitura memoria nella mente delle persone. Per gli appassionati di Call of Duty una di queste è senza troppi dubbi l’11 novembre 2008, che rappresenta il giorno in cui Activision ha rilasciato al mondo intero World at War, il nuovo capitolo della famosa saga sparatutto in quell’occasione sviluppato da Treyarch. Il successo che ottenne il titolo fu altrettanto memorabile, soprattutto grazie ad una campagna coinvolgente ed emozionante, oltre naturalmente ad un comparto multigiocatore di prim’ordine, che purtroppo non si è perpetuato negli anni. Come molti sanno tuttavia, quel particolare gioco è stata la scintilla per una nuova corrente videoludica, che da li in avanti avrebbe contribuito ad edificare una vera e propria Community di appassionati: la modalità Zombies.
Inizialmente acerba e successivamente approfondita ed amata da centinaia di migliaia di appassionati, la particolare esperienza ad orde di Treyarch (ma non solo, ahinoi) è riuscita nell’intento di allungare fortemente la longevità dei vari capitoli di Call of Duty, soprattutto grazie a mappe memorabili e a segreti altrettanto iconici da svelare. L’approvazione del pubblico per i non morti è stata naturalmente cavalcata dal publisher americano, che decise di rilasciare molteplici DLC a pagamento, all’interno dei quali oltre a contenuti multigiocatore spesso erano contenute anche nuove ambientazioni a tema Zombies.
Purtroppo, tutto prima o poi deve finire. Da anni infatti la modalità proposta nel lontano 2008 da Activision risulta per la maggior parte dei fan iniziali insoddisfacente ed approssimativa, appannaggio di scenari come Warzone e l’ambito competitivo online. Ciò ha portato ad un’insofferenza tangibile per gli amanti di Richtofen e compagni, che spesso hanno chiesto all’editore di realizzare un titolo unicamente incentrato sugli zombies, anche con una sorta di collezione di tutte le mappe pubblicate. Come vi abbiamo peraltro raccontato, Activision sembrava avere un progetto in tal senso, che poi è stato tuttavia cancellato definitivamente.
In attesa quindi del prossimo capitolo della serie, che probabilmente dovrebbe chiamarsi Gulf War, la Community dell’elemento 115 si riunisce come ogni anno in preghiera, affinché Call of Duty decida di far risorgere la modalità con gli urlatori. A questo giro, la richiesta di aiuto è stata ricevuta, ma non da Treyarch, bensì da Wales Interactive.
Mi chiamo Elisabeth, vi racconterò quando è cominciato tutto questo
Lo studio gallese, fondamentalmente formato anche in questo caso da appassionati dell’esperienza creata da CoD, ha scelto un approccio basato sull’amore quando ha rilasciato, dapprima in accesso anticipato e da pochi giorni nella sua forma definitiva, Sker Ritual. Il titolo rappresenta infatti uno sparatutto in prima persona ad orde in cui i giocatori, impersonando un misterioso alter ego, sono chiamati a risolvere dei veri e propri “Easter Egg” all’interno di quattro mappe a round.
Spin-off di Maid of Sker, survival horror rilasciato dalla compagnia nel luglio del 2020, Sker Ritual incentra la propria trama attorno alla giovane Elisabeth Williams che, nel 1914, ha conquistato l’omonima isola. La donna ha come unico (e poco originale) obiettivo quello di dominare il mondo attraverso la trasmissione del potentissimo Canto delle Sirene, capace di soggiogare le menti di chiunque lo ascolti. La figlia Arianwen, tuttavia, ha deciso di opporsi fortemente al piano della madre, risvegliando il misterioso protagonista in modo da avere un valido alleato per la causa.
Quattro per quattro
Immergendoci direttamente nell’offerta creata e proposta da Wales Interactive, Sker Ritual mette in campo quattro mappe a round dove un massimo di quattro giocatori (purtroppo solo in cooperativa online) sono chiamati ad affrontare orde di nemici conosciuti con il nome di Quiet Men. La prima ambientazione, “Terre maledette di Lavernock”, rappresenta un villaggio nel cui sottosuolo si cela un misterioso laboratorio. La seconda, “Le ceneri dello Sker Hotel” trasporta invece l’azione all’interno di un malandato ed angusto albergo. La terza mappa, “Fogne dei morti” pone gli eroi in un abbastanza intuibile cloaca, mentre “Fortezza dell’amante letale” incastra le vicissitudini dentro un caratteristico castello medievale.
Ognuno degli scenari appena menzionati si sviluppa sia in verticale che in orizzontale e, in buono stile Zombies, per esplorare al meglio l’ambiente sarà necessario sbloccare le varie porte, che naturalmente richiederanno un certo numero di punti. Sempre per strizzare fortemente l’occhio a quanto creato da Treyarch, disseminate per l’area di gioco sono presenti anche delle perk machines, capaci di donare importanti bonus passivi agli acquirenti. Al momento Sker Ritual include come specialità: Elisir della Vita (Juggernog), Ricarica e colpisci (Electric Cherry), Succo di stallone (Stamin-Up), Morte rapida (Double Tap) e Mani svelte (Speed Cola). Queste, migliorabili permanentemente dal menù principale in pieno stile Cold War attraverso l’utilizzo di specifici materiali, garantiscono ovviamente una maggior sopravvivenza ai round, fornendo dei potenziamenti tangibili ai giocatori.
Buona la varietà anche delle bocche da fuoco che, in pieno stile sparatutto in prima persona, annovera tra le proprie fila pistole, mitragliette, fucili a pompa e d’assalto, ma senza disdegnare strumenti più peculiari come spade e le immancabili Wonder Weapons, ossia armi strabilianti capaci di sbaragliare con pochi colpi la maggior parte dei nemici base. Tutte queste sono naturalmente potenziabili per un massimo di tre volte in una particolare macchina che, nemmeno a dirlo, urla Pack-a-Punch da ogni pixel.
Uova di Pasqua per tutti i gusti
In ognuna delle quattro mappe incluse, sarà possibile completare una missione (per gli amanti del genere conosciuto anche come Easter Egg) che, almeno nella sua prima parte, viene guidata dal titolo per quanto concerne i passaggi da compiere. Al termine di questa sezione, Sker Ritual propone un boss che, una volta battuto, concede al giocatore una scelta: terminare la partita, oppure tentare di risolvere un’altra quest, questa volta senza alcun tipo di suggerimento proposto.
È quasi superfluo dire che gli step da compiere ricordano moltissimo le meccaniche di Treyarch, visto e considerato che si dovranno eliminare nemici in determinati luoghi, risolvere svariati puzzle ambientali o scortare NPC da un punto ad un altro per ottenere peculiari oggetti chiave. Ma il complesso funziona tutto sommato bene, soprattutto grazie ad un level design che, per quanto inizialmente fatichi ed entrare in testa a causa della complessità delle mappe, si rivela ben connesso e coeso già dopo poche partite.
Wales Interactive ha posto l’attenzione anche nei confronti dei giocatori neofiti, proponendo ben quattro livelli di difficoltà selezionabili all’avvio di ogni partita, in modo da dare la possibilità ad ogni utente di scegliere il grado di complessità a seconda della propria esperienza nel genere. Presenti anche, oltre al classico livello giocatore, quattro differenti Sker Pass, ossia dei simil Battle Pass gratuiti che permetteranno di sbloccare componenti estetiche per il protagonista ed il menù principale.
Tecnicamente indipendente, realmente accogliente
Dal punto di vista tecnico e grafico, Sker Ritual mostra tutte le proprie caratteristiche di titolo non tripla A (e ci mancherebbe, considerato anche il prezzo budget con il quale viene proposto). La parte estetica è infatti godibile ma assolutamente non eccelsa, in particolar modo nelle texture dei materiali e nelle piccole cutscene iniziali e finali di ogni mappa. Allo stesso tempo anche l’ambito tecnico sobbalza in qualche frangente, condannando il framerate in una pericolosa altalena di alti e bassi, a seconda del numero di nemici e dei particellari presenti nella zona.
È però da segnalare con piacere che Wales Interactive è molto attiva dal punto di vista dell’ascolto dei feedback della Community e nel rilascio di patch correttive. A pochi giorni dalla pubblicazione infatti, la software house ha già distribuito quattro aggiornamenti, i quali hanno sensibilmente migliorato la fruizione del gioco e la sua stabilità generale, oltre che la pulizia in termini di bug presenti. La promessa da parte dell’azienda è quella di continuare a supportare a lungo la propria creatura, sia per quanto concerne gli update e sia per quello che riguarda i contenuti.
Molto gradita infine la localizzazione dei testi in italiano, che consente veramente a chiunque di poter interagire con il titolo, a prescindere dalla padronanza o meno della lingua inglese.
Review Overview
Riassunto
Sker Ritual risponde presente all'incessante richiesta degli orfani di COD Zombies proponendo un gioco che ricalca quasi in ogni sua parte la modalità presentata da Treyarch ormai sedici anni fa. Se siete appassionati di titoli FPS cooperativi e non vi pesa qualche acciacco tecnico momentaneo, Sker Ritual è un prodotto da non lasciarsi scappare, a maggior ragione se passavate ore su ore nella mappe fitte di non morti di Call of Duty.
Pro
È la modalità Zombies di CoD nella sua forma originale Le quattro mappe sono ben diversificate e complesse Ottimo rapporto qualità/prezzoContro
Il comparto tecnico spesso vacilla Graficamente bisognava fare di più La trama non è proprio cristallina- Concept & Trama7.5
- Gameplay8.5
- Comparto Artistico7.5
- Comparto Tecnico6.5
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