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Slitterhead | Recensione

Slitterhead è il gioco d’esordio dei Bokeh Game Studio, neonato gruppo di veterani dell’industria guidato da Keichiro Toyama, il visionario director del primo Silent Hill e creatore di Siren e Gravity Rush.

Divenuto indipendente da pochi anni, il suo ritorno era particolarmente atteso da tutti i cultori dell’horror videoludico. Ma quelli di Toyama non sono mai stati semplici horror, e la sua ultima fatica non poteva fare certo eccezione.

Da sempre contraddistinti da unicità e ghiribizzi, i lavori del game designer giapponese sono notoriamente divisivi, ricercati e per pochi. L’aspetto soggettivo del loro fascino rappresenta quindi uno scoglio nel doverne descrivere pregi e difetti.

Ma nell’industria contemporanea, sovrassatura di remake, remaster, sequel e spin-off, quanto è importante riuscire a proporre qualcosa di nuovo e unico? Ne parliamo nella nostra recensione di Slitterhead.

Uno spirito senza memoria

Il mistero avvolge Slitterhead fin dai suoi primi attimi.

Un’entità incorporea fluttua senza memorie nella città orientale di Kowlong, parlando una lingua sconosciuta. Incapace di agire fisicamente, l’entità è in grado di prendere possesso di creature viventi, cominciando da un cane mediante il quale iniziamo ad esplorare la città.

Non passa molto che senza tanti preamboli veniamo attaccati dalle creature che danno il nome al gioco, gli Squarciacranio (Slitterhead in inglese). Mostri parassitari che invadono il corpo degli umani per divorarne il cervello e trasformarsi in feroci ibridi animali e insettoidi.

Priva di altre opzioni, l’entità non può far altro che scappare, saltando dalla possessione di un corpo all’altro, fino a quando non entra in contatto con Julee, una ragazza  in pericolo che, unendosi all’entità, sviluppa il potere di indurire il suo sangue e traformarlo in artigli affilati.

Questo evento riporta alla memoria dell’entità (che Julee decide di soprannominare Night Owl) il suo scopo primario: uccidere gli Squarciacranio dal primo all’ultimo. Da qui in poi Julee e Night Owl incontreranno altre persone, denominate Unicum, con la capacità di sviluppare abilità speciali una volta entrate in contatto con lo spirito Hyoki.

Con chiare ispirazioni dai manga Tokyo Ghoul e Kiseiju, non mancheranno i colpi di scena di una trama sopra le righe che ci porterà nella ricerca delle memorie perdute di Night Owl attraverso storie di vendetta e compassione.

Squarciagli il cranio!

La possessione dei corpi è l’elemento distintivo di questo action-horror, sia per la trama che per il gameplay. Utilizzando una coppia di Unicum per andare in missione (quasi sempre si tratterà di sterminare un mostro in particolare alla ricerca di informazioni), dovremo sfruttare le abilità peculiari di ogni personaggio per creare un equilibrio tra attacco e difesa, con un occhio rivolto alla sopravvivenza.

I protagonisti infatti sono pur sempre umani, particolarmente fragili e in svantaggio contro gli squarciacranio più letali. L’abilità di Night Owl di passare da un corpo all’altro sarà quindi fondamentale per creare un vantaggio numerico contro i mostri, che si troveranno minacciati da ogni direzione in una serie di attacchi imprevedibili.

Passate le fasi iniziali particolarmente guidate (difetto un po’ di tutto il gioco ad essere precisi), il flow del sistema di combattimento ingrana per bene e restituisce non poche soddisfazioni quando utilizzato a dovere.

Non parliamo di un action “stilish”, e sicuramente il sistema di combattimento impallidisce di fronte alla complessità e finezza di titoli più blasonati, ma controller alla mano ci si accorge davvero di avere un videogioco tra le mani, nel senso più genuino e ludico del termine.

Il miglior pregio di Slitterhead è di ricordare quei titoli un po’ dimenticati (e andati quasi perduti nel mercato contemporaneo) di medio budget in epoca PS2. Mai perfetti, ma unici e divertenti, in grado di diventare dei cult istantanei.

Chi conosce i precenti titoli di Toyama (e in questo caso parliamo di Siren) non rimarrà sorpreso nel trovare la ripetitività come feature di gioco. Benché la longevità complessiva (intorno alle 15 ore) non sia tale da far pesare troppo la cosa, è doveroso puntualizzare che gran parte del gioco consisterà nel ripetere una manciata di missioni, mappe ed obbiettivi per mandare avanti la trama.

A questo difetto si aggiunge alla scarsa varietà di boss e nemici, quasi tutti simili tra loro. Personalmente parlando, i loop e le meccaniche di gioco hanno garantito un livello di interesse sempre alto, ma è giusto rimarcare che l’apprezzamento di un gioco come Slitterhead sarà inequivocabilmente e sempre altamente soggettivo.

Sangue, tanto sangue

A fronte di una grafica sicuramente povera di effetti e poligoni (in particolar modo nei modelli dei personaggi), la città di Kowlong restituisce la giusta atmosfera, dai tetti ai bassifondi imbrattati di sangue, Bokeh Studio ci ricorda che le loro radici risiedono nell’horror viscerale.

Il design dei personaggi principali è gradevole, seppur non eccelso, e i mostri peccano solo di varietà.

La vera sorpresa nel lato artistico della produzione risiede nella colonna sonora di Akira Yamaoka, vecchio collega di Toyama ai tempi del Team Silent. Enormemente varia e folle, a cominciare dai cori spettrali del menù iniziale e senza dimenticare i brani alternative-rock e industrial che hanno reso celebre il compositore giapponese, qui in grande forma e che ha voluto sorprendere e innovarsi in un punto così avanzato della sua carriera.

Dal punto di vista delle prestazioni il team ha fatto di necessità virtù e, grazie all’impatto visivo sicuramente non eccelso, è riuscito a consegnare un prodotto solido in Unreal Engine, che a differenza di troppe produzioni recenti e con budget ben superiori, stavolta non è piagato dal continuo stuttering.

Ringraziamo Bokeh Game Studio per il codice review fornitoci

7.8
Review Overview
Riassunto

Non potrà mai esserci una valutazione adatta in un gioco come Slitterhead. Povero, spoglio e ripetitivo, eppure unico, originale e pieno di fascino. Chi è in cerca di qualcosa di diverso nel panorama videoludico rimarrà probabilmente soddisfatto, mentre chi desidera un prodotto pulito e al pari dell'omogeneità moderna dovrebbe guardare altrove.

Pro
Concept unico Gameplay originale Colonna sonora d'avanguardia
Contro
Complessivamente poco vario e ripetitivo Graficamente povero
  • Concept & Trama8.5
  • Gameplay7.5
  • Comparto Artistico8
  • Comparto Tecnico7
Scritto da
Matteo Filigheddu

Giocatore PC di vecchia data, appassionato di avventure grafiche ed RPG. Tra un gioco e l'altro mi interesso di cinema, fitness, calcio e letteratura.

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