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Spirit Mancer | Recensione

I ragazzi di Sunny Syrup Studio si sono davvero sbizzarriti con la creazione di Spirit Mancer, un hack and slash 2D tanto bizzarro quanto intrigante. Con elementi di deck-building e la possibilità di collezionare demoni, il gioco si svolgerà nel fantastico mondo dell’Inferno, dove il giocatore si troverà davanti orde di demoni combattendoli con un mix di armi corpo a corpo, armi a distanza e un sistema unico di evocazioni di spiriti.

Il titolo sembra veramente promettente, ma riuscirà a mantenere alte le aspettative? Vediamolo insieme.

Versione provata: PlayStation 5

A caccia di demoni!

La storia di Spirit Mancer ruota attorno a un obiettivo semplice: tornare a casa. Il protagonista, Sebastian, è un cacciatore di demoni arrogante che, a causa della sua eccessiva sicurezza, finisce per trascinare sé stesso e i suoi alleati in un altro mondo. Qui viene accolto da misteriose persone-maiale e identificato come l’eroe di una leggenda. Per aiutarlo nella sua missione, gli viene donata una nuova mano demoniaca, una vera e propria arma stilosa per combattere la Regina dei demoni.

La trama, pur non brillando per originalità, si sviluppa in modo piacevole. Le scene d’intermezzo sono curate e la scrittura è buona, con personaggi ben caratterizzati che arricchiscono il viaggio. Non ci sono colpi di scena memorabili, ma la narrazione riesce comunque a mantenere vivo l’interesse grazie al suo stile leggero e divertente.

Un hack-and-slash con le carte

Il cuore di Spirit Mancer è il gameplay: un hack-and-slash in 2D con elementi platform e moltissimi combattimenti. Per affrontare i nemici, Sebastian ha a disposizione diverse armi che sfruttano le debolezze degli avversari. Colpire un nemico nel suo punto debole infligge danni maggiori e, una volta spezzata la sua guardia, si può “assorbire” il demone, trasformandolo in una carta per il proprio mazzo.

Le carte sono uno degli aspetti più interessanti del gioco, anche se con qualche difetto: ognuna ha un costo in base alla potenza e offre attacchi o abilità variegate. Non mancano le carte curative, essenziali per progredire senza sprecare monete ai checkpoint per ricaricare la vita. Tuttavia, gestire il mazzo ha un costo: per modificarlo bisogna spendere monete, un aspetto che potrebbe diventare frustrante a lungo andare, poiché sottrae risorse utili per migliorare armi o creare nuove carte nel rifugio.

L’hub centrale è il luogo in cui è possibile potenziare le armi, migliorare le abilità e creare nuove carte utilizzando i materiali raccolti durante i livelli. Per ottenere più risorse, si possono inviare gli abitanti dell’hub in missione. Dopo aver completato una missione principale o secondaria, questi torneranno con materiali e denaro, permettendo di sostenere le spese di crafting e miglioramenti.

Nell’hub c’è la possibilità di piantare dei semi trovati nei livelli, utili per guadagnare materiali adatti al crafting delle carte.

Ambientazioni “infernali”

Le ambientazioni di Spirit Mancer sono uno dei suoi punti di forza. Ogni livello è suggestivo, vario e ben curato, con percorsi alternativi e forzieri nascosti che invitano all’esplorazione. Tuttavia, il sistema di combattimento risulta piuttosto basilare. Nonostante il concept delle carte offensive sia interessante, potenziare le armi standard rende quasi superfluo utilizzarle, dato che i danni inflitti con gli attacchi base diventano presto enormi.

Nonostante questo, la difficoltà non è sempre ben bilanciata. Alcuni boss risultano particolarmente ostici, anche con un personaggio ben potenziato, il che può portare a momenti di frustrazione. Questo è dovuto soprattutto alla quantità enorme di punti vita di alcuni nemici.

Le attività secondarie sono invece varie e aggiungono un pizzico di freschezza. Si va dal risolvere quiz di matematica per dimostrare di essere il più intelligente dell’Inferno, al riaffrontare boss già sconfitti in versioni potenziate, fino a completare missioni che richiedono di raccogliere forzieri o eliminare demoni in base agli obiettivi. Tuttavia, si sarebbe potuto osare di più per rendere queste attività un po’ più interessanti.

Comparto tecnico un po’ altalenante

Le musiche di Spirit Mancer sono uno degli aspetti meglio riusciti. Le OST si adattano perfettamente all’atmosfera del gioco, mentre le scene d’intermezzo in pixel art sono piacevoli da guardare e contribuiscono a rendere i combattimenti fluidi e coinvolgenti.

Il comparto tecnico è buono, ma con un grandissimo difetto. Durante la partita, abbiamo riscontrato un problema grave che porta al crash del software. Quando si va sul menù per mandare in missione gli abitanti del villaggio, se cambieremo location dal basso verso l’alto con la freccia direzionale, il titolo si bloccherà comportando la perdita dei salvataggi appena ottenuti. Ci auguriamo che il problema venga sistemato il prima possibile con una patch futura. Per ovviare al problema dovrete semplicemente fare attenzione a come vi spostate nei menù.

Un lavoro ben riuscito

Spirit Mancer è un’esperienza che convince. Con un mix di elementi che riesce a distinguersi nel panorama degli hack-and-slash 2D, riesce a ritagliarsi una posizione tra i migliori indie dell’ultimo periodo. Sebbene alcuni aspetti come il sistema delle carte o il combattimento possano essere perfezionati, l’atmosfera, il design e la cura per i dettagli rendono il gioco un’avventura che vale la pena di essere vissuta, specialmente per gli amanti del genere.

Ringraziamo Dear Villagers per il codice review fornitoci.

7.9
Riassunto
Riassunto

Spirit Mancer si può definire un'operazione ben riuscita. Il gioco è divertente e propone una sua idea di ambientazioni e grafica innovativa, distaccandosi dai soliti hack-and-slash.

Pro
Grafica in pixel art molto curata Varietà degli ambienti e delle OST Molte armi che si adattano a vari stili di gioco
Contro
Comparto tecnico da migliorare Difficoltà a volte sbilanciata
  • Concept & Trama7.5
  • Gameplay8
  • Comparto Artistico9
  • Comparto Tecnico7
Scritto da
Giuseppe "IlCrap" Crapanzano

Studente universitario, frequento la facoltà di Ingegneria. Nato e cresciuto a pane e PlayStation, ho sempre amato il mondo videoludico. Da sempre amante di JRPG e delle belle storie.

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