Sono stati molti i creativi che hanno saputo rivoluzionare l’industria del videogioco. Tutti conoscono l’ormai onnipresente Hideo Kojima o l’altrettanto carismatico Sam Lake, ma oltre ai personaggi “mainstream”, tanti altri artisti sono riusciti nell’ardua impresa di offrire qualcosa di nuovo, qualcosa che fosse in grado di rimanere ad imperitura memoria nella sempre più satura mente dei consumatori.
Uno di questi risponde al nome di Josef Fares che, intuendo la deriva quasi monotematica del settore dell’intrattenimento verso gli FPS ed il genere competitivo, ha deciso di invertire la rotta fondando nel 2014 Hazelight Studios. Nella città di Stoccolma, Fares ed il suo team decisero di improntare le proprie IP sulla cooperativa tra due giocatori, ma non in maniera opzionale, bensì obbligatoria. Grazie alla partnership nata con Electronic Arts, giunsero sul mercato nel 2018 A Way Out, e successivamente un certo A Take Two, che consegnò allo studio svedese la statuetta più prestigiosa di tutte, ossia quella di gioco dell’anno 2021.
Capendo benissimo che la formula era quella giusta critica e pubblico, Fares ha presentato al mondo lo scorso dicembre Split Fiction, una nuova avventura di coppia volenterosa di alzare ancora di più l’asticella della qualità e della creatività.
Sarà quindi riuscita per l’ennesima volta l’impresa dell’artista libano-svedese? Scopriamolo insieme all’interno della nostra recensione!
Versione provata: PlayStation 5 Pro
Editore cercasi
La storia di Split Fiction ruota attorno a Mio e Zoe (tra l’altro i nomi reali delle figlie di Josef Fares), due aspiranti scrittrici che cercano di realizzare il proprio sogno: vedere pubblicata la prima delle proprie storie. Questo passaggio consentirebbe loro di farsi conoscere dal pubblico, dando così la prima spinta alla carriera letteraria. Dal punto di vista caratteriale, le due ragazze sono pressoché agli antipodi: Mio molto introversa e sospettosa ed appassionata di fantascienza, mentre Zoe è solare ed espansiva, oltre che innamorata del genere fantasy in ogni sua sfaccettatura.
Per raggiungere l’obiettivo della loro vita, le giovani accettano l’invito della Rader Publishing, una potente casa editrice che promette di coronare il tanto agognato sogno. Mio e Zoe capiscono molto in fretta che la pubblicazione non è così immediata; l’azienda che le ospita obbliga infatti i candidati a fungere da cavie per un vero e proprio esperimento. A questi viene di fatto chiesto di entrare all’interno di una misteriosa macchina, capace di catapultare ogni scrittore nelle proprie storie, rendendole di fatto una simulazione interattiva.
Inutile dire che Mio è molto scettica sulla proposta forzata, e decide di rifiutare l’accordo. Ne consegue quindi un brusco contrasto con i tecnici della Rader, che naturalmente impongono alla giovane di posizionarsi dentro la propria area. A seguito di tale diatriba, l’appassionata di fantascienza finisce accidentalmente dentro la postazione di Zoe, creando un’anomalia del sistema, che non è progettato per gestire due persone insieme, soprattutto così diverse.
Le protagoniste si vedono quindi costrette a collaborare al fine di ritornare alla realtà, sfruttando i glitch comparsi dopo l’inaspettata unione. La macchina difatti presenta loro svariati scenari provenienti dalle loro differenti idee, i quali devono essere risolti per cercare di sanare la situazione.
Libero sfogo alla creatività
Dal punto di vista del gameplay, Split Fiction ricalca quando di già buono visto in passato, collocandosi nel genere del puzzle-adventure in terza persona. Nonostante la definizione possa suggerire un prodotto come tanti, lo spirito del titolo emerge fin dai primi fotogrammi, mostrando il vero potenziale della creatività. Durante il loro viaggio, Mio e Zoe vengono infatti investite continuamente di poteri speciali complementari che lasciano ogni volta a bocca aperta.
Hazelight ha deciso di far svolgere l’avventura suddividendo la trama in capitoli abbastanza corposi, che tuttavia sono molto spesso inframezzati da storie secondarie. Queste rappresentano fondamentalmente delle vie opzionali che, nemmeno a dirlo, cambiano ancora una volta il modo di interagire con il titolo. Si possono definire livelli facoltativi in cui i ragazzi nordici hanno deciso di sperimentare ancora di più con l’opera (qualcuno ha detto maiali che svolazzano grazie a dei peti?).
A seconda della storia che ci si trova a vivere, le protagoniste, oltre ovviamente ad un abbigliamento consono, godono di abilità sempre differenti e congrue con l’ambientazione: da spade cibernetiche e fruste energetiche nel mondo fantascientifico, fino ad arrivare a stregonerie nel contesto fantastico, gli sviluppatori svedesi hanno dato prova della vena creativa dell’essere umano. A questo naturalmente si aggiungono anche meccaniche capaci di stravolgere completamente il gameplay, tramutando la sezione in una componente platform, racing, oppure sparatutto, senza tralasciare il gioco di ruolo strategico a turni. La nuova opera di Josef Fares è quindi, pad alla mano, un concentrato di potenza, che non cede mai il passo alla ripetitività in tutte le 12-15 ore necessarie per raggiungere i titoli di coda.
Il tutto è quindi dedicato unicamente all’azione di coppia, senza distrazioni derivanti da collezionabili o interminabili filmati colpevoli di distruggere il ritmo, a maggior ragione durante le sezioni culmine.
Ce ne vogliono due
Ormai dovrebbe essere più che chiaro, alla pari delle produzioni passate di Hazelight, Split Fiction incentra tutta la propria essenza nella collaborazione tra giocatori, imprescindibile condizione per poter proseguire nell’avventura. La meccanica nel nuovo lavoro svedese è stata ancora più rifinita ed ampliata risultando, di fatto, la migliore esperienza cooperativa dello studio (fruibile sia online che in locale), e tra le più riuscite dell’intero panorama videoludico.
A differenza tuttavia dei titoli precedenti, l’ultima fatica di Fares e compagni risulta meno permissiva, e quindi più complessa per utenti non particolarmente avvezzi ai videogiochi, che potrebbero lanciare più di qualche sbuffo a seguito di ripetuti fallimenti. D’altro canto però, il titolo presenta un numero di checkpoint davvero elevato, e ciò rende la progressione indubbiamente più fluida e continua.
Menzione d’onore per il mai troppo apprezzato Friend’s Pass, che torna rinnovato nell’avventura di Mio e Zoe. Possedendo infatti una sola copia del gioco, è possibile invitare un amico ad affrontare insieme la storia, indipendentemente dalla piattaforma di provenienza. Tale aspetto spalanca le porte alla fruizione generale, offrendo la possibilità a chiunque di poter godere del progetto.
Coppia d’arte
Per quello che concerne il reparto artistico, Split Fiction si comporta tutto sommato bene. Nonostante la grafica non sia da spacca mascella, lo stile di Hazelight si ritrova in ogni pixel, regalando ambienti vivaci e coloratissimi. Nulla da segnalare anche per quanto riguarda la parte tecnica; il codice di gioco è stabile e senza alcuna incertezza, garantendo un’interazione sempre solida e reattiva.
Apprezzabile infine il segmento audio, con melodie azzeccate e non troppo invasive, che mirano ad incentrare l’attenzione sull’azione di gioco e sulle due protagoniste, soprattutto durante le sequenze narrative.
Ringraziamo Electronic Arts per il codice review fornitoci.

Riassunto
Riassunto
Split Fiction è la perfetta definizione dell'amore per i videogiochi. Lo spirito creativo di Josef Fares e del team Hazelight vede in questa nuova interazione una cristallizzazione che è destinata a rimanere vivida nella mente di coloro che vi si approcciano. Nonostante alcune sezioni siano più "cattive" per chi non è addentro al mondo dei videogiochi, il gioco edito da EA Originals merita di essere avviato da qualsiasi possessore di PS5, Xbox Series X|S e PC.
Pro
Gameplay diretto e coinvolgente Vario e divertente dall'inizio alla fine L'esperienza cooperativa definitivaContro
Alcune sezioni possono risultare eccessivamente complesse per chi non è avvezzo ai videogiochi- Valutazione9
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