Era il 2007 quando i ragazzi di GSC Game World pubblicarono Stalker: Shadow of Chernobyl, FPS con una componente survival marcata ambientato in un mondo post apocalittico.
Il titolo si rivelò un vero successo tanto da contare due spin-off: Clear Sky (2008) e Call of Pripyat (2009). Ciò nonostante la serie non si arricchì mai di un seguito diretto. Una speranza che molti fan avevano ormai abbandonato, considerando che molti membri del team ucraino si trasferirono in 4A Games per lavorare a Metro.
Come un fulmine a ciel sereno però, nel 2018 GSC Game World è tornata alla ribalta annunciando Stalker 2: Heart of Chornobyl. Da allora, lo sviluppo del gioco si è fatto sempre più complicato, complice l’attacco dell’Ucraina da parte della Russia che ha costretto il team a spostarsi a Praga per riprendere i lavori.
Insomma un progetto che sembrava dover fallire ma che invece è stato portato a termine con cura e dedizione.
Questa dunque la recensione di Stalker 2: Heart of Chornobyl; vi auguriamo una buona lettura.
Nota: La versione provata è quella PC.
Zona di Esclusione
Stalker 2 è ambientato nel medesimo mondo del primo storico capitolo. Anche se la trama è perfettamente godibile dai neofiti della serie, ci sembra corretto riassumere brevemente quelle che sono le premesse della saga.
Dopo l’esplosione nucleare di Chernobyl ne è seguita un’altra ancora più devastante che ha formato la “Zona di Esclusione”, un’area contaminata dalle radiazioni in cui sono presenti belve assetate di sangue e fenomeni atmosferici (anomalie) inspiegabili.
Ovviamente nessuno oserebbe mai avvicinarsi in una zona del genere, se non fosse che al suo interno vi sono oggetti e manufatti di grande valore. Ecco spiegato il motivo per cui molti audaci si addentrano in questo luogo ostile. Stiamo parlando degli S.T.A.L.K.E.R., acronimo utilizzato per indicare “Scavengers.Trespassers.Adventurers .Loners.Killers.Explorers.Robbers” (“Sciacalli. Trasgressori.Avventurieri.Solitari.Assassini.Esploratori.Rapinatori“).
Ovviamente non tutti appartengono alla stessa fazione, causando una grossa instabilità geopolitica e uno stato di guerriglia onnipresente.
E’ in questo contesto che ha inizio l’avventura di Skif, protagonista di Stalker 2. Dopo che un manufatto ha letteralmente distrutto la sua casa, Skif dovrà recarsi all’interno della Zona di Esclusione per attivare uno scanner in grado di ricaricare il prezioso oggetto. Le cose purtroppo non vanno come previsto, lasciando il malcapitato da solo e indifeso nel bel mezzo dell’area contaminata.
Intento a vendicarsi, l’uomo dovrà farsi strada tra le tante insidie che questo mondo ha da offrire, oltre a dover decidere con quali fazioni schierarsi e con quali no. In Stalker 2 troviamo infatti la possibilità di prendere decisioni, che influenzeranno il proseguo della storia e il finale stesso (sarà possibile accedere a quattro diverse conclusioni).
La trama scorre in maniera piuttosto serrata anche se la natura open-world renderà l’avanzamento verticale piuttosto lento, soprattutto se ci dedicheremo allo svolgimento di compiti secondari. In effetti per completare la sola campagna principale avrete bisogno di almeno quaranta ore, a cui se ne aggiungeranno altrettante se avete intenzione di completare missioni e attività di contorno.
Ad approfondire ulteriormente la lore del gioco troveremo i tanti appunti lasciati da altri frequentatori della Zona. Una scelta che incentiva l’esplorazione e che permette ai nuovi giocatori di scoprire nuovi retroscena sul mondo di gioco.
Un FPS vecchio stile
Per tutti i giocatori che hanno recentemente terminato la campagna di Call of Duty: Black Ops 6, buttarsi su Stalker 2 potrebbe rivelarsi un vero e proprio incubo. Se vi aspettate un’esperienza simile al gioco Treyarch siete completamente fuori strada.
Stalker 2 non è un gioco che punta alla spettacolarità. Ci troviamo di fronte ad un FPS vecchio stile e con un livello di difficoltà piuttosto alto. Un’esperienza a difficoltà media potrebbe tranquillamente rappresentare la difficoltà difficile di un qualsiasi altro FPS moderno.
Per questo motivo, se non siete avvezzi al mondo di Stalker, non vergognatevi di dover scegliere la modalità facile, che rimane comunque godibile e con una giusta dose di difficoltà.
Basti pensare che con un paio di colpi, nemici umani e belve radioattive potranno uccidervi, obbligandovi a ripartire dall’ultimo salvataggio. Per nostra fortuna, sparsi per la mappa di gioco troveremo diversi medi-kit e bende. Questo perché in Stalker 2 la barra della salute non è auto rigenerativa, obbligandoci a ricorrere a cure mediche. Presente, tra le altre cose la stamina, che si scaricherà durante gli scatti o sferrando colpi corpo a corpo.
Quanto premesso rende di facile intuizione che, prima di ogni scontro, dovremo analizzare molto bene la situazione. In alcuni casi potrebbe essere meglio optare per una soluzione stealth, permettendoci di passare inosservati e risparmiare preziose munizioni.
Purtroppo, le sezioni stealth risultano le meno riuscite, a causa della mancanza di indicatori costruiti ad hoc per capire il raggio visivo e lo stato di allerta dei nemici o, ancora, il rumore emesso dai nostri passi. L’unica indicazione di gameplay che viene data durante queste fasi riguarda la possibilità di muoversi durante la pioggia, diminuendo la percezione dei nostri movimenti.
Le fasi di gunplay risultano invece molto soddisfacenti, anche grazie alla buona IA dei nemici che cercheranno in ogni modo di aggirarci e di collaborare tra loro per stanarci dai ripari. Stessa cosa dicasi per le creature radioattive, che ci attaccheranno senza tregua nel caso dovessimo capitargli sotto tiro.
L’arte di sopravvivere
Quanto scritto nel paragrafo precedente rappresenta solamente la punta dell’iceberg di quello che Heart of Chornobyl ha da offrire. Come da tradizione, anche Stalker 2 è caratterizzato da una componente survival e gestionale davvero profonda, in cui tutto andrà organizzato fin nei minimi dettagli.
La componente survival ci vedrà impegnati principalmente nel gestire la fame ed il livello di radioattività di Skiff.
Nel primo caso dovremo avere con noi delle provviste di cibo, utili a saziare il personaggio dopo diverse ore di digiuno. Nel secondo dovremo invece fare attenzione all’indicatore di radioattività che, se molto alto, potrebbe compromettere la nostra salute. Fortunatamente in nostro aiuto troveremo dei manufatti speciali che, se equipaggiati, ci permetteranno di avere una resistenza maggiore alle radiazioni.
Per quanto riguarda la componente gestionale dovremo invece selezionare con cura il nostro equipaggiamento.
L’interfaccia dell’inventario risulta old style e ricorda quella vista nei vecchi capitoli o in giochi come Resident Evil. Nel particolare Skif ha a disposizione un numero limitato di slot per portare armi e provviste. Il gioco ci obbliga quindi a prendere delle decisioni, valutando volta per volta gli oggetti più importanti da trasportare e quelli da scartare o vendere.
Un alto numero di oggetti trasportati causerebbe anche l’aumento di peso, rallentando i nostri movimenti.
Ovviamente la componente gestionale ci consente anche di modificare e migliorare armi e abbigliamento di Skif. Le armi possono essere migliorate con accessori (mirino, silenziatori, caricatori etc) permettendoci di aumentare le caratteristiche di ogni bocca da fuoco (danno, penetrazione, cadenza di tiro, portata e precisione).
Oltre a ciò dovremo anche fare una buona manutenzione, per evitare inceppamenti vari durante le sparatorie.
Anche per quanto riguarda l’abbigliamento è possibile inserire dei miglioramenti come protezione termica, elettrica, chimica, nucleare e fisica.
Generazione Procedurale? No grazie
Il sistema open world studiato da GSC Game World funziona davvero bene, posizionando missioni primarie e secondarie in modo scorrevole.
Durante il tragitto per una missione di trama potrebbe capitarci di avere a che fare con attività secondarie, permettendoci di completarle con naturalezza e senza dover compiere chilometri di distanza.
La Zona di Esclusione è inoltre pregna di nemici (umani e non) trasmettendo la costante sensazione di non trovarsi al sicuro. La presenza delle fazioni, e le nostre scelte di alleanza, muteranno sensibilmente il mondo di gioco, rendendoci responsabili delle azioni intraprese.
Il tutto è supportato da una mappa grande circa 60 km quadrati, caratterizzata da ambientazioni di ogni tipo: da vaste pianure a foreste radioattive o ancora, a bunker , cunicoli angusti ed edifici abbandonati.
La vera novità rispetto al passato riguarda la possibilità di muoversi per la mappa senza caricamenti, eccezion fatta per alcuni specifici dungeon. Tra l’altro tutto ciò che vedete a schermo è stato disegnato e pensato dagli sviluppatori, i quali hanno deciso di non affidarsi alla generazione procedurale di asset ed elementi vari.
A supporto del mondo open world troviamo un comparto grafico degno di nota, grazie al buon utilizzo del motore grafico Unreal Engine 5.
Nel particolare ci hanno colpito positivamente la realizzazione di fulmini, pioggia ed eventi atmosferici in generale anche se alcune volte il sistema di illuminazione ci è sembrato un po’ ballerino, Presente tra le altre cose anche il meteo dinamico con un ciclo giorno/notte che permette di godere di ombre e luci aggiornate in tempo reale.
Il gioco gira a 60 fps stabili e con una risoluzione fino a 4K in modalità performance, eccezion fatta per alcune sezioni in cui il gioco fatica più del dovuto.
Lo stesso comparto audio raggiunge livelli molto alti, con rumori metallici, grida, spari etc che ci immergono profondamente nel mondo post apocalittico.
Rimangono tuttavia alcune incertezze tecniche, come i movimenti legnosi di alcune creature e le animazioni facciali dei personaggi davvero poco realistiche.
Oltre a ciò abbiamo notato un’alta resistenza delle creature ai nostri colpi, le quali non battono ciglio dopo ogni proiettile ricevuto. In alcuni frangenti ciò rende il gunplay meno soddisfacente, in quanto non viene trasmessa la sensazione di andare a segno.
Ringraziamo GSC World Games per il codice review fornitoci
Riassunto
Riassunto
Stalker 2: Heart of Chernobyl riporta in auge uno degli FPS più iconici degli ultimi 20 anni. Nonostante il tempo passato, i ragazzi di GSC Game World hanno creato un degno successore del primo capitolo. Il team ha deciso di non snaturare la serie, mantenendo un livello di difficoltà elevato se paragonato ad altri sparatutto moderni. Ogni passo nella Zona di Esclusione potrebbe essere l'ultimo: non solo a causa delle creature e dei nemici che cercheranno di ucciderci ma anche delle anomalie atmosferiche e radioattive che metteranno a dura prova le nostre abilità di sopravvivenza. A contorno di quanto detto troviamo un ottimo comparto grafico e sonoro anche se non mancano diversi problemi tecnici e bug che speriamo possano essere risolti in breve tempo.
Pro
E' Stalker in tutto e per tutto! Atmosfera post apocalittica pazzesca Livello di sfida alto..Contro
...che potrebbe scoraggiare alcuni giocatori Qualche problema tecnico- Concept & Trama8.5
- Gameplay8
- Comparto Artistico8
- Comparto Tecnico7
Scrivi un commento