Incredibile ma vero. Da anni non pronunciavo queste parole, e oggi, incredibilmente, mi ritrovo a farlo. Del resto, solo un paio settimane fa vi raccontavo di come ho sì apprezzato ma con gran riserva l’esperienza di Watch Dogs: Legion, simbolo ancora una volta di una Ubisoft non a corto di idee ma probabilmente di voglia di superare un certo limite. E invece, eccoci qui, a parlare dei primi minuti di Star Wars: Outlaws con grandi aspettative.
Bisogna ricordare un elemento fondamentale: è facile, in casi come questi, che il giudizio venga offuscato dall’amore verso un determinato brand, in questo caso Star Wars.
L’idea di tornare in un mondo, o universo, ancor meglio, amato e conosciuto è elettrizzante a ogni nuova esperienza, e tra l’altro il franchise negli ultimi anni ha inanellato diversi apprezzatissimi successi nel campo dei videogiochi tra la serie Star Wars Jedi e l’ottimo Battlefront II, sfortunatamente distrutto da EA con scelte criminali al lancio.
Ma Star Wars è anche questo: sensazioni, colori, forme, musiche, personaggi. E Outlaws, la nuova produzione di Massive Entertainment che è diventata una vera e propria macchina sforna-giochi a differenza di altri studi (Shanghai, vedremo Skull and Bones prima della prossima glaciazione?), sembra incarnare in tutto e per tutto lo spirito di un grandissimo franchise, proponendo un’avventura inedita che ha però il sapore di qualcosa che abbiamo già imparato ad amare.
E questo a partire dalla protagonista, Kay Vess, una giovane fuorilegge invischiata in affari loschi, rapporti con broker, compratori poco raccomandabili e sindacati criminali di ogni sorta. Vi ricorda qualcuno? A noi sì. Un po’ Din Djarin, per la sua natura mercenaria; un po’ Cassian Andor, per la sua repulsione all’Impero; un po’ Poe Dameron, per la professione e la sua storia (anche se si parla di un retcon abbastanza inutile, nel suo caso); e poi, ovviamente, c’è il parallelo con Han Solo, col quale in effetti i punti in comune sono tanti.
Star Wars: Outlaws, incredibilmente, potrebbe rappresentare il coronamento di un sogno da parte di molti fan del franchise, rimasti soprattutto orfani di quel leggendario Star Wars 1313 che per la prima volta ci avrebbe messo nei panni di un cacciatore di taglie professionista. Non è il caso di Kay, furfante di prim’ordine insieme, che insieme al suo fidato compagno di viaggio Nix e al droide ND-5 si diletta a sopravvivere a suon di raggiri, furti in basi nemiche e compagnie poco rispettabili in una galassia senza regole ma con un opprimente potere ora apparentemente inarrestabile.
Il contesto storico, se così vogliamo dire, di Outlaws è infatti quello di un Impero che ha da poco ritrovato lo splendore degli anni pre-battaglia di Yavin-4. Posizionandosi tra gli eventi de L’Impero colpisce ancora e Il ritorno dello Jedi, sembra proprio che il gioco avrà modo di mostrare quanto il dominio di Palpatine stia ancora facendo sentire la sua influenza sulla galassia in modo opprimente, non solo in quanto forza politica ma anche militare e ideologica. Kay, ad esempio, si ritrova già nel corso del gameplay a dover scegliere tra due strade, ossia pagare una tangente a un’ufficiale imperiale e farsela amica, oppure restare indipendente ma anche nel mirino di chi non vuole sentirsi dire di no.
La protagonista, insomma, dovrà essere brava a interpretare più ruoli, a stringere alleanze nel momento giusto e procedere per restare il più lontana possibile dai pericoli. Oppure abbracciarli completamente e fare di tutto per far conoscere il suo nome. Il gameplay, rivelato da Ubisoft al Forward, si dimostra essere esattamente in questa dichiarazione d’intenti per assecondare le volontà dei giocatori.
Dopo aver rubato un misterioso oggetto da una base nemica sul pianeta Toshara, nella quale abbiamo visto anche alcuni vecchi Caccia TIE imperiali ormai dismessi e smontati per sfruttarne i componenti, Kay ha ad esempio due possibilità per uscire dall’area: in modo stealth, eliminando silenziosamente i nemici e sfruttando l’ambiente (anche il simpatico Nix, dietro nostro ordine, può essere molto d’aiuto), oppure iniziare una sparatoria all’ultimo sangue e uccidere i mercenari nel modo più violento possibile con il suo fidato blaster. In entrambi i casi, la missione può essere completata con successo. Un concept ovviamente già visto tra Assassin’s Creed, Far Cry e altri titoli non solo Ubisoft, ma funzionale quanto basta per garantire che l’esperienza sia ludicamente varia e interessante.
Ma dai concept open world precedenti, Outlaws eredita anche molte altre dinamiche. Abbiamo visto insediamenti con punti di interesse come nel caso di Jaunta’s Hope (nel bar avviene l’incontro/scontro tra Kay e l’ufficiale imperiale, dopo aver parlato con la broker Danka), veicoli come gli speeder per spostarsi sulla superficie dei mondi visitabili, e persino navi per le fasi spaziali – inutile girarci intorno: non sappiamo bene perché, ma la Trailblazer, la nave di Kay, ci ha dato delle genuine sensazioni alla Millennium Falcon, ma probabilmente è grazie al contesto.
Se però Outlaws sarà in grado di rispettare le aspettative, è ancora presto per dirlo. Del resto, abbiamo visto solamente una manciata di minuti di gameplay, utili per avere una panoramica abbastanza completa sul gameplay ma non sufficienti per giudicare la storia e soprattutto come sarà sfruttato l’open world.
Tra i vari pianeti mostrati nel reveal trailer, tra cui troviamo anche Kijimi di Episodio IX: L’ascesa di Skywalker, quello di Toshara è l’unico realmente approfondito, e la sezione a bordo dello speeder non ci ha lasciato grandi sensazioni positive: il mondo circostante appare molto desolato e privo di interazione, quasi come se la base nemica e la cittadina di Jaunta’s Hope siano le uniche location degne di essere visitate.
Ma queste, come dicevamo, sono solo sensazioni e supposizioni basate sul trailer mostrato pochi giorni fa all’Ubisoft Forward, solo un assaggio di quello che sarà Star Wars: Outlaws. Il gioco action adventure si prospetta essere un’esperienza abbastanza classica per l’azienda francese, ma naturalmente il contesto starwarsiano può aiutare tantissimo nella caratterizzazione. E forse sarà proprio questo il suo punto vincente.
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