Super Mario Best è una rubrica speciale lanciata in occasione dell’uscita al cinema di Super Mario Bros: Il film, la pellicola animata di Illumination e Nintendo Pictures. In questa rubrica racconteremo brevemente, attraverso immagini e ricordi, i migliori platform di sempre con protagonista il baffuto idraulico poco amante dei funghi.
Sembra difficile da credere, eppure è proprio così: Super Mario World, uno dei platform più grandiosi e importanti di sempre, è stato sviluppato da una decina di persone. Ma del resto, non dovremmo più sorprenderci di nulla: Mario è sempre stato sinonimo di sfida, di superamento dei propri limiti, e ad ogni occasione ecco che arriva un nuovo, imprevedibile elemento. Stavolta, peraltro, destinato a fare storia.
La meritata vacanza di Mario e Luigi a Dinosaur Land viene interrotta dal solito Bowser che rapisce la solita principessa Toadstool. I due, ovviamente, partono per un lungo viaggio saltellando da pianure abitate da Koopa con poteri da supereroi a piattaforme che galleggiano sull’acqua, da lande ghiacciate a fortezze comandate dai sottoposti del despota dei Goomba, ma stavolta i due non sono soli.
Dinosaur Land è infatti il pretesto utile per inserire un nuovo personaggio, che interagisce direttamente con il gameplay e ne cambia i connotati, anche più rispetto alla possibilità di Miyamoto di avere ora a disposizione più pulsanti – il controller dello SNES ne ha quattro, il doppio rispetto al NES. Un nuovo personaggio bianco e verde, che nasce da un piccolo uovo: signore e signori, benvenuto a Yoshi.
Il giovane dinosauro, da quel momento in poi compagno di mille avventure per Mario e non solo (Yoshi’s Crafted World per Switch è solo l’ultimo esempio dei prodotti ad esso connessi), viene introdotto con naturalezza nell’universo narrativo di Mario, proprio come se ne avesse sempre fatto parte. Una dinamica che la serie riproporrà più volte in futuro, anche nell’epoca tridimensionale tra potenziamenti e “comprimari” come lo Splac-3000 di Sunshine o Cappy di Odyssey. Con Yoshi, Miyamoto riuscì peraltro a introdurre a introdurre una cavalcatura per il protagonista, cosa che il maestro voleva realizzare già ai tempi del NES scontrandosi però con gli inevitabili limiti dell’hardware.
Come titolo scelto per il lancio della nuova console, ora che il baffuto idraulico era diventato universalmente il sinonimo stesso di videogioco, Super Mario World ricevette universali elogi da parte della critica e del pubblico, ammaliati per la coloratissima e dettagliata grafica, le iconiche musiche e le trovate come sempre geniali. Le novità concesse da Yoshi, che consentiva ad esempio di mangiare i nemici e sputarli in avanti per liberare il passaggio, non erano certo le uniche: Mario era ora in grado di raccogliere e lanciare gusci dei Koopa, spiccare il volo con il potenziamento Piuma Cappa, aggrapparsi alle reti e molto altro ancora.
Il level design, nel frattempo, era migliorato sensibilmente, concedendosi anche divagazioni davvero superlative. Uno dei livelli maggiormente rimasti nell’immaginario collettivo è certamente Ghost House, tetra dimora dei fantasmini Boo e incubo che molti giocatori ancora oggi ricordano. Difficoltà elevata? Elementi horror? Niente di tutto questo: Ghost House è uno stage che può essere completato sbattendoci la testa, oppure in pochi secondi se già sapete dove si andrà a parare. Finito all’interno di questo edificio, Mario si ritrova accerchiato dai Boo e intrappolato in un infinito loop di porte e stanze, dinamica che sarà poi ripresa anche in futuro in altri giochi della serie.
Sin dai primi istanti di gioco, era chiaro che Super Mario World fosse tutto quello che i giocatori amavano della serie, ma con novità incredibili per l’epoca. Certo, venivano meno alcuni power-up di Super Mario Bros. 3 come la Tanooki Suit e la Kuribo’s Shoe, ma Nintendo non ha mai voluto ossessivamente e compulsivamente proporre un’esperienza sempre più grande per Mario, bensì capace di evolversi. La terra dei dinosauri, luogo di ambientazione di World, è l’espediente giusto per spiegare l’assenza di vecchi bonus e la comparsa di nuovi, così come scenari e nemici – anche se in larga parte ripresi dai titoli passati.
Nei suoi 72 livelli, Super Mario World è un simulacro del platform, un inno alla perfezione. Alcuni stage sono intense corse contro il tempo, altri sono semplici e lineari, altri ancora sono ricchi di uscite segrete, aree uniche e bizzarrie varie, spingendo i giocatori di tutto il mondo non solo a diventare professionisti del platforming, ma anche a mettersi continuamente alla prova, ad andare a caccia di tutti quei segreti che Miyamoto e il suo team hanno nascosto all’interno di un titolo indimenticabile.
A differenza di molti altri franchise giunti in seguito, Super Mario World dimostrò che l’impertinente idraulico poteva superare qualsiasi ostacolo, anche quello generazionale. E fu anche la prova che Nintendo, da sola, poteva smuovere le masse, rivitalizzando il mercato videoludico in Nord America e cambiando, forse per sempre, il futuro di questa nascente arte.
Scrivi un commento