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Tartarughe Ninja: Il destino di Splinter | Recensione

Chi ha una carta di identità che porta un 1 come prima cifra dell’anno di nascita, non può non conoscere le Tartarughe Ninja. Le quattro creature ideate da Kevin Eastman e Peter Laird negli anni ’80 hanno infatti rappresentato uno dei capisaldi dell’intrattenimento di qualche lustro fa che, nonostante il tempo forse eccessivamente inclemente, hanno plasmato più di una generazione di giocatori.

Come ogni fenomeno pop che si rispetti, anche Donatello, Raffaello, Michelangelo e Leonardo hanno goduto di diverse rappresentazioni fuori dal contesto cartoon, e naturalmente anche il comparto videoludico le ha ospitate in più occasioni. Una delle ultime interazioni facenti parte di questo ambito è Tartarughe Ninja: Il destino di Splinter, uscito lo scorso anno su Apple Arcade ed ora disponibile anche per Nintendo Switch e PC.

Sviluppato da Super Evil Megacorp, la nuova avventura delle quattro testuggini si presenta in una forma ben differente, volenterosa di cavalcare l’onda di successo di un’altra recente produzione. Finirà quindi tutto a pizza e vino? Scopriamolo insieme in questa recensione!

Versione provata: Nintendo Switch 

Carapace all’inferno?

Tartarughe Ninja: Il destino di Splinter ha come da prassi un incipit narrativo quasi unicamente utile a giustificare tutte le azioni che le pittoresche protagoniste andranno a svolgere nel corso dell’avventura. Nel caso in questione Splinter viene rapito da Shredder e, a seguito di ciò, misteriosi portali appaiono contemporaneamente in tutta New York. Con April e Metalhead impegnati ad analizzare dei manufatti alla ricerca di indizi, le tartarughe iniziano ad intraprendere una sempre più affiatata caccia per salvare il loro padre dalle grinfie del Clan del Piede.

Dopo pochissimi istanti introduttivi, il titolo pone il giocatore all’interno delle squisite fogne cittadine, in modo da dare immediatamente sfogo alla parte carnosa dell’interazione: il gameplay. Inutile girarci attorno, la nuova proposta delle quattro tartarughe trasuda Hades da ogni pixel, in un simulacro dell’opera Supergiant quasi totale. Fortunatamente però, vi sono delle caratteristiche originali, e sono quasi unicamente date dalle colorate protagoniste animate.

Kawabonga!

Come è stato detto poco sopra, il cuore nevralgico della produzione Super Evil Megacorp è il gameplay in pieno stile roguelite. Ad ogni inizio run infatti, ci si troverà all’interno della base sotterranea delle tartarughe e, dopo aver scelto la protagonista, ci si dovrà avventurare nei vari biomi presenti per tentare di salvare il maestro Splinter. A differenza di quanto visto in Hades però, il titolo in questione non presenta un’arsenale di armi definito, ma quattro stili differenti di mosse offensive ed abilità, ognuno costruito direttamente su Donatello, Raffaello, Michelangelo e Leonardo.

Dalla portata e velocità degli attacchi, fino ad arrivare ad abilità attive e speciali dedicate, le quattro testuggini riescono a presentare una buona offerta e profondità al giocatore, che può quindi decidere di affidarsi a quella che ritiene più vicina al proprio stile di gioco, dato che nessuna comporta una particolare differenza dal punto di vista dell’avanzamento degli eventi. Il combat system è piuttosto basilare, ma al contempo facile da apprendere: attacco, scatto e due abilità specifiche (non modificabili) con diversi tempi di cooldown.

Navigando tra le varie arene, si potranno collezionare bonus temporanei (anche se non vi è una vera e propria scelta, ma una sorta di assegnazione d’ufficio) utili per potenziare i parametri vitali, offensivi e difensivi delle tartarughe, ma anche ottenere le speciali Monete Drago. Tale valuta, insieme ad altre più avanzate, risultano indispensabili per poter ottenere dei miglioramenti permanenti all’interno dell’HUB di gioco, garantendo così una migliore sopravvivenza mano a mano che si compiono i tentativi.

Il genere di appartenenza, come è abbastanza noto, pone inizialmente la morte come epilogo obbligatorio e, per quanto solitamente la cosa non pesi più di tanto, in Tartarughe Ninja: Il destino di Splinter la questione è leggermente più pesante soprattutto a causa della poca varietà di nemici, nonostante la presenza di mini-boss inseriti appositamente per spezzare il ritmo.

L’unione fa la forza, forse troppa

Dal punto di vista della difficoltà, chi si aspetta dal titolo Super Evil Megacorp un tasso di sfida nello stile di Hades, deve necessariamente rivedere le aspettative. L’interazione delle Tartarughe Ninja risulta infatti molto abbordabile (data anche la possibilità di settare a facile i parametri), ma qualora decideste di affrontare l’avventura in cooperativa, presente sia nella forma locale che in quella online fino a quattro giocatori, il tutto è destinato a “precipitare”.

Nelle run multigiocatore infatti, l’ultima fatica dello studio californiano non sembra modificare affatto il numero dei nemici né tantomeno il danno che questi provocano o la loro resistenza, rendendo il tutto quasi banale anche semplicemente in due utenti. Tale situazione preclude quindi il divertimento che i roguelite spesso generano per la loro complessità, a maggior ragione durante le prime scorribande. Nulla che non sia risolvibile attraverso un aggiornamento software sia chiaro, ma di fatto questo rappresenta un neo non da poco per la produzione, che rischia di far terminare rapidamente l’interesse, data anche la mancanza di un’impostazione che renda la sfida ancora più complessa della modalità normale.

Tecnica di cottura della pizza?

Tecnicamente parlando, il lavoro svolto da Super Evil Megacorp con Tartarughe Ninja: Il destino di Splinter è abbastanza sufficiente. Nonostante i miglioramenti rispetto alla versione Apple Arcade siano evidenti, il codice di gioco su Nintendo Switch raramente mantiene i 60 frame al secondo per tutta la run. Probabilmente gli sviluppatori ne erano a conoscenza, e proprio per questo hanno inserito un’opzione grafica che blocca a 30 gli FPS per offrire una visione migliore delle texture, ma a fronte di un incremento qualitativo davvero irrisorio, giocare con una fluidità del genere è quasi incostituzionale.

Discreto il comparto sonoro, che offre tracce che richiamano tranquillamente lo stile delle testuggini colorate, anche se non si manifestano melodie particolarmente memorabili. L’ultima puntualizzazione è invece dedicata alla telecamera di gioco, che talvolta è risultata pigra negli spostamenti e pronta ad ostacolare la corretta visione degli eventi a schermo, senza tuttavia precludere troppo la progressione.

7
Riassunto
Riassunto

Tartarughe Ninja: Il destino di Splinter è un roguelite apprezzabile che tenta di raccogliere tutti gli appassionati di Hades ora in attesa del secondo capitolo, previsto per il prossimo anno. L'ultima fatica di Super Evil Megacorp si presenta tuttavia come una produzione che fatica a spiccare qualitativamente, soprattutto a causa di un comparto tecnico ballerino e di una difficoltà tarata troppo verso il basso, a maggior ragione se fruito in cooperativa.

Pro
Esperienza che richiama fortemente Hades... Combat System facile da apprendere
Contro
...ma senza la qualità e la sfida del titolo Supergiant Poca varietà Framerate ballerino
  • Concept & Trama7
  • Gameplay8
  • Comparto Artistico7
  • Comparto Tecnico6
Scritto da
Lorenzo Bologna

Appassionato di tutto ciò che concerne il mondo videoludico, sono un inguaribile amante dei titoli horror e un accumulatore compulsivo di trofei (meglio se di platino). Avvicinato al medium grazie a mamma Nintendo e papà Crash Bandicoot.

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