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The Legend of Zelda: Echoes of Wisdom | Recensione

Piccolo, dolce, semplice negli intenti, grande nella realizzazione. Echoes of Wisdom sembra confermare quella che è l’idea di Nintendo per proseguire The Legend of Zelda nei prossimi anni: una gigantesca avventura à la Tears of the Kingdom (Aonuma ha già confermato che la formula open world non sarà abbandonata, dopo l’immenso successo dei due capitoli per Switch) alternata a un titolo dalle più contenute ambizioni ma non per questo banale. Alcuni anni fa c’è stato il remake di Link’s Awakening. Ora, sulla stessa scia, ecco appunto il nuovo capitolo. 

Echoes of Wisdom era un gioco molto atteso, per tanti motivi. Innanzitutto, il contesto: per la prima volta nella storia del brand, è Zelda a prendere in mano le redini del gioco e diventare la protagonista, rompendo un’ultratrentennale tradizione. Poi, il momento storico: Echoes of Wisdom è paragonabile a un ultimo, grande canto del cigno per Nintendo Switch (senza nulla togliere ovviamente a Mario & Luigi: Fraternauti alla Carica, in arrivo a novembre!) che l’anno prossimo si prenderà una meritata pensione. Infine, i nomi coinvolti: è il primo gioco della serie senza l’apporto di Shigeru Miyamoto, e questo non è da poco. Eppure, lo spirito di Zelda e la sua creatività innata sono rimasti intatti nel nuovo gioco di Grezzo, quasi a farci capire che il futuro del franchise è in mani sicure. Ve ne parliamo qui oggi, nella nostra recensione.

Ritorno al passato

Echoes of Wisdom, come detto, non riprende la formula di Tears of the Kingdom. Per un gioco simile, dovremo probabilmente attendere qualche anno, intorno alla metà della prossima generazione di hardware Nintendo. No, Echoes of Wisdom torna al passato, a quella visuale top-down con la quale la serie esordì e che non ha un nuovo esponente dal lontano 2015 con Tri Force Heroes – oltre al remake di Link’s Awakening, ovviamente. Troppo classico? Una formula che va a braccetto coi ricordi? Ma anche no. 

Echoes of Wisdom è un connubio quasi perfetto tra il vecchio e il nuovo stile della serie. Come molti dei migliori titoli Nintendo, questa avventura comprende appieno la magia del gioco, la meraviglia della curiosità, aggiungendo quel pizzico di nuove meccaniche e creatività richiesta al giocatore non solo per la risoluzione degli enigmi ma addirittura per i combattimenti. Possiamo dire che in un certo senso Echoes of Wisdom è comunque figlio di Tears of the Kingdom, in quanto le regole dei due titoli sono confezionate in modo che gli utenti possano avere tra le mani una serie di opzioni, tutte o quasi funzionali, per completare una richiesta. Solo che stavolta, rispetto al gioco del 2023, è tutto inevitabilmente più contenuto, racchiuso in un design da minifigure che mantiene comunque una dolcezza impagabile.

Le premesse narrative, che poi non portano a particolari stravolgimenti o colpi di scena da segnalare, sono molto classiche, seppur sovversive per certi versi: il gioco inizia dal finale di un’avventura, quella di Link che si appresta a sconfiggere Ganon e salvare Zelda imprigionata. E invece, qualcosa va storto. Link e Ganon vengono risucchiati da un enorme e misterioso squarcio, con Zelda, ora libera, costretta a fuggire e ad abbandonare la zona per tornare a Hyrule e scoprire che questo è solo l’inizio di una serie di eventi che stanno sconvolgendo il regno. La principessa, abbandonata anche da una famiglia corrotta dall’oscuro squarcio dimensionale, è l’unica speranza per Hyrule, e ora è lei la speranza di questo mondo. 

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Se lo sforzo di inserire Zelda come protagonista assoluta porta ad alcune interessanti nuove dinamiche di gameplay per esaltarne le caratteristiche e differenziarla (parzialmente) da Link, strutturalmente Echoes of Wisdom è molto familiare a chiunque abbia giocato a uno Zelda 2D in precedenza, sintomo del fatto che Grezzo ha voluto puntare sull’usato sicuro in questo caso: dopo il prologo che pone le basi della storia, vengono visualizzati alcuni obiettivi sulla mappa da raggiungere, si scopre cosa non va, si risolve un dungeon o si analizzano gli squarci presenti, e si passa al luogo successivo.

Come in passato, però, anche Echoes of Wisdom pone l’accento sull’esplorazione. Visitare ogni angolo di Hyrule non è bello solo per il suo aspetto coloratissimo e cartoon, con una felicissima direzione artistica di cui non ci si stanca mai e che difficilmente invecchierà, ma anche per i suoi segreti, i luoghi celati al resto del mondo, gli accampamenti nemici da sgominare per aprire un forziere in cerca di risorse preziose. Insomma, anche da qui l’influenza di Breath of the Wild e TOTK si sente.

Un bastone dai mille utilizzi

Però, appunto, il nuovo capitolo introduce un nuovo modo di interfacciarsi con questo mondo e con i suoi pericoli. Non è più così facile entrare con la spada sguainata… anche perché la spada non c’è – almeno all’inizio. Zelda è invece accompagnata da Tri, il suo nuovo compagno di viaggio, che le concede un magico bastone in grado di copiare, immagazzinare in memoria e addirittura replicare una lunga serie di oggetti e persino nemici.

Forse avete già capito la potenza di tale elemento ludico. Lo ripetiamo: il bastone di Tri copia e materializza oggetti e nemici. La chiave per la risoluzione di enigmi, per l’esplorazione, anche per affrontare i boss, passa tutta da qui, dal bastone, un oggetto dal potere comunque limitato (avanzando nella storia sarete in grado di creare più copie contemporaneamente) ma fondamentale, perché paradossalmente ogni singolo scontro si trasforma appunto in un puzzle. Saper scegliere con cura e attenzione il soldato (i nemici copia-incollati diventano alleati in battaglia) da schierare è importante per superare l’ostacolo di quel momento.

Man mano che avanzerete, Tri accumulerò sempre più informazioni, fino ad avere un enorme catalogo di Echi da evocare per ogni necessità e occasione. Volete distruggere un gruppo di nemici con il vostro personalissimo esercito di Moblin? Potete farlo. Volete superare una zona pericolosa impilando letti o aggiungendo casse al percorso? Potete farlo. Volete sfruttare i resistenti fili di seta dei ragni? Et voilà, potete farlo.

Utilizzando gli Echi, Hyrule diventa così una sorta di grandiosa oasi di opportunità e diversità dove tutto, dal prendere pezzi di cuore per accrescere la barra vitale al combattere i nemici, richiede un’attenta considerazione. Gli ostacoli non sono più ostacoli, ma altri elementi da sfruttare e coi quali interagire, per certi versi. Il gioco porta a riconsiderare quelli che prima erano limiti, rendendoli specialità. Con la meccanica del bastone di Tri e questa ampissima scelta, ciò che emerge da Echoes of Wisdom è un grado di libertà molto ampio, sicuramente il più importante negli Zelda top-down di vecchio stampo. Ma ciò, come già detto, riflette il percorso di evoluzione e maturazione che la serie ha intrapreso all’alba di Switch, cambiando le carte in tavola stavolta per la scala ridotta dell’esperienza.

Sebbene non sia predominante, c’è comunque una punta di classico anche in Echoes of Wisdom. Abbastanza presto, Zelda conquisterà la possibilità di trasformarsi momentaneamente in Link, diventando così abile nella spada e in altre specialità dell’eroe silenzioso di Hyrule. Questa meccanica, comunque, è molto limitata (una barra a schermo si svuota rapidamente una volta attivata la modalità Link), ed è anche giusto così: il vero spirito dell’esperienza sta nell’esplosione della vena creativa di un giocatore.

Echoes of Wisdom applica così la sua intera filosofia ai dungeon top-down vintage della serie con grandi risultati. Nessuno di essi è particolarmente impegnativo o innovativo nella struttura: stanze, chiavi e aree segrete sono all’ordine del giorno, ma proprio come per il più volte menzionato TOTK stavolta il vero risvolto riguarda l’esplorazione, il come raggiungere una determinata zona o risolvere un enigma inedito. Ci sono anche sezioni, sia dentro che fuori dai dungeon, che richiedono un uso più intelligente degli Echi, talvolta impensabile fino a quando non siete dentro le dinamiche di questo Zelda. Anche le sezioni stealth sono divertenti, proprio perché rompere gli schemi di gioco porta a conseguenze impreviste e talvolta esilaranti. Un piccolo esempio, senza particolari spoiler: nelle primissime battute del gioco, dovete affrontare un percorso senza farvi notare dai nemici, e da subito il bastone porta a risvolti fantasiosi e spesso per riderci su.

La risoluzione degli enigmi passa anche attraverso un’altra meccanica, quella del legame che Tri può instaurare con un oggetto – la Sincronia. Creando tale legame (solo alcuni oggetti o nemici possono farlo), Zelda può spostare tale bersaglio, farlo cadere, alzare, girare, o addirittura sfruttarne il movimento per spostarsi tra un punto e un altro. Su questo, a dire il vero, occorre un po’ di allenamento. Il primo percorso da completare con tale Sincronia di Tri è stato ad esempio leggermente frustrante, in quanto non è immediato capire come funziona questo aspetto. Superato quel momento, però, tutto torna liscio come l’olio. Ma del resto anche il primo impatto con Ultramano di TOTK non è stato semplice, prima di capire le infinite possibilità di quella straordinaria invenzione.

Echoes of Wisdom, tuttavia, non è perfetto in ogni suo elemento. È un gioco ricco, simpatico, vivace, allegro, divertente in ogni suo aspetto, anche se pecca purtroppo sul fronte tecnico in più occasioni. Prendiamo le prestazioni, ad esempio: giunti alla prima grande area di Hyrule visitabile, poco dopo il prologo, iniziano a emergere i vistosi cali di frame rate che caratterizzeranno l’intero gioco (per inciso, abbiamo impiegato 18 ore per completare la sola storia principale di Echoes of Wisdom, impiegando però anche varie ore alle quest secondarie e all’esplorazione), e che risultano molto fastidiosi non solo in modalità portatile. Gli scatti sono frequenti, e così è strano che Grezzo abbia puntato ai 60 fps senza accorgersi di questi problemi evidenti. 

Un altro inconveniente riguarda l’aggancio dei bersagli. In combattimento, ad esempio, una volta schierato un mostro alleato questo può essere indirizzato verso un nemico in particolare puntando con ZL. Ecco, se ci sono più nemici vicini, sceglierne uno in particolare diventa un’impresa. Il sistema di targeting insomma non è particolarmente funzionale. Su questo, però, si può anche sorvolare. 

8.4
Review Overview
Riassunto

The Legend of Zelda: Echoes of Wisdom è il grande saluto del franchise a Switch, e forse non poteva andare meglio di così. Sorvolando su qualche problema tecnico (la console è chiaramente arrivata al limite, qualcuno salvi il soldato Switch!), Echoes of Wisdom porta con sé un rinnovato vento di opportunità e possibilità nella serie, strizzando l'occhio all'evoluzione di BOTW e TOTK ma avendo comunque una sua identità precisa e un gameplay divertentissimo. Il perfetto connubio tra nuovo e classico, sul quale Nintendo potrebbe costruire il futuro della serie - o perlomeno di una branca di essa.

Pro
Gameplay perfetto, con un grado di libertà inaspettato Direzione artistica fantastica Ingegno e novità al potere
Contro
Cali di framerate pesantissimi nelle grandi aree Il sistema di targeting non è buono
  • Concept & Trama8.5
  • Gameplay9
  • Comparto Artistico8.5
  • Comparto Tecnico7.5
Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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