Quella che leggerete non è certo una classifica facile. Vuoi per l’importanza storica di questo franchise, vuoi perché ogni suo capitolo, in qualche modo, ha sempre portato novità e freschezza. Vuoi perché, in fin dei conti, parliamo di una serie che ha scritto pagine e pagine nella storia di questo medium.
The Legend of Zelda è una delle saghe più longeve e amate di sempre. Ideata da Shigeru Miyamoto e Takashi Tezuka e arrivata sul mercato per la prima volta nel 1986 con l’omonimo videogioco per NES, The Legend of Zelda è una serie di videogiochi d’avventura di ambito fantastico più apprezzate della storia, capace di vendere centinaia di milioni di copie tra le sue tante apparizioni che hanno sempre coinvolto ogni generazione e piattaforma di casa Nintendo.
In attesa di vedere The Legend of Zelda: Echoes of Wisdom e cosa Sony e Nintendo stanno preparando per l’adattamento cinematografico live action della saga, è così il momento giusto per una classifica di tutti i videogiochi di Zelda dal peggiore al migliore. Per questa lista, per inciso, ci limiteremo ad analizzare i capitoli principali, senza occuparci quindi di spin-off come Hyrule Warriors o Zelda’s Adventure.
Come sempre, queste classifiche cercano in tutti i modi di considerare ogni singolo aspetto del gioco, dall’innovazione all’ambientazione, dalla storia al gameplay, dalla direzione artistica alla longevità, per mantenere saldi e precisi alcuni cardini del giudizio. Inevitabilmente, tuttavia, anche l’esperienza personale rientra in qualche modo, specie quando si parla di titoli alla pari.
16. Zelda 2: The Adventure of Link
Anno di uscita | 1987 |
Studio di sviluppo | Nintendo EAD |
Piattaforme | NES, GBA, GameCube |
Il più atipico dei capitoli, e quello in definitiva con meno identità. Ma del resto, Zelda 2 arrivò in un momento nel quale la serie stava ancora cercando la sua dimensione, e Nintendo non aveva pienamente in testa cosa farne di questo mondo.
Per questo ritorno di Link, Nintendo pensò così di rompere tutta la struttura del primo capitolo: addio visuale dall’alto verso il basso, addio sistema di combattimento a scorrimento laterale, benvenuto gioco in due dimensioni ed elementi RPG, arrivando a somigliare in qualche modo a giochi come Castlevania 2. Per quanto abile nello sperimentare nuove idee, cose che la serie continuerà a fare, Zelda 2 era anche però molto frustrante in troppi passaggi, e inutilmente macchinoso.
Un titolo che difficilmente si può consigliare a un neofita della saga, specie per il suo stile completamente differente.
15. The Legend of Zelda: Phantom Hourglass
Anno di uscita | 2007 |
Studio di sviluppo | Nintendo EAD |
Piattaforme | Nintendo DS |
Non ci dilungheremo troppo parlando di Phantom Hourglass (così come del prossimo gioco in classifica), anche perché c’è ben poco da dire. Proprio come il suo sequel, questo fu un titolo molto sperimentale, basato sulla nuova potenza del touchscreen di Nintendo DS per esplorare il mondo a bordo di una nave che però, al di là di questa novità, tarpava le ali a tutto il resto.
Lo stile artistico di Wind Waker non è abbastanza per elevare Phantom Hourglass, e lo stesso appunto si può dire per…
14. The Legend of Zelda: Spirit Tracks
Anno di uscita | 2009 |
Studio di sviluppo | Nintendo EAD |
Piattaforme | Nintendo DS |
Sì, proprio lui, il da poco citato Spirit Tracks, che si ritrova appena sopra in classifica solamente per il fatto che il treno, a differenza della barca di Phantom Hourglass, offriva qualcosa di più, anche se restiamo nell’ambito di una nuova e poco riuscita deriva della saga di Zelda.
Forse il più grande problema di Spirits Tracks è l’essere stato confinato su una console che non ha dato grandi opportunità alla serie per cambiare fino in fondo. Per guidare Link, ad esempio, si usava necessariamente lo schermo inferiore con touch screen del DS, e prendendoci su la mano diventava tutto sommato godibile, anche se fin troppo ripetitivo dopo poco, schiacciato da troppe limitazioni.
13. The Legend of Zelda: Oracle of Ages & Oracle of Seasons
Anno di uscita | 2001 |
Studio di sviluppo | Capcom, Flagship |
Piattaforme | Game Boy Color |
Come per i giochi Pokémon, andiamo più spediti e proponiamo Oracle of Ages e Oracle of Seasons nella stessa posizione. Si tratta di due capitoli molto atipici della serie The Legend of Zelda, ognuno con i propri dungeon e meccaniche puzzle, ma come suggerisce il titolo entrambi hanno forti affinità, essendo sostanzialmente due giochi connessi.
Connessi davvero, per intenderci, con funzionalità cross-game che in fondo erano innovative, almeno per Zelda. Oracle of Ages e Oracle of Seasons vennero lanciati in simultanea per GBC, e insieme formano un’esperienza più grande, con tanto di vero finale da sbloccare solo attraverso una congiunta attività dei giocatori sui due fronti. Non c’erano però grandi qualità da farli emergere, ecco. Si raddoppiavano le ore di gioco e il costo, e l’esperienza non era neppure così esaltante, sebbene si tornasse all’epoca delle dinamiche dell’amato Link’s Awakening di Game Boy.
12. The Legend of Zelda: The Minish Cap
Anno di uscita | 2004 |
Studio di sviluppo | Capcom, Flagship |
Piattaforme | Game Boy Advance |
Non si parla di un gioco rivoluzionario, assolutamente, ma la prima incursione di Zelda su GBA fu tutto sommato piacevole. La nuova dinamica era stavolta un berretto magico che poteva rimpicciolire Link fino alle dimensioni di un Minish, una piccola razza di gnomi che vivono ad Hyrule.
Questa meccanica rendeva l’ambientazione come la vera protagonista dell’avventura, poiché giocare con gli ambienti in dimensioni normali prima di portare Link alle dimensioni di un Minish era molto affascinante, vedendo che tutto intorno al protagonista diventava gigantesco.
Altra meccanica portata da Minish Cap era la capacità di creare copie temporanee con la spada, da due a quattro in base ai progressi, che diventa ovviamente necessaria per risolvere alcuni enigmi. Per il resto, si tratta di una classica avventura a dungeon di Zelda, senza infamia e senza lode.
11. The Legend of Zelda: Skyward Sword
Anno di uscita | 2011 |
Studio di sviluppo | Nintendo EAD |
Piattaforme | Wii, Switch |
Con Skyward Sword, c’è sempre questo rapporto di amore/odio, di vorrei ma non posso, di un’occasione che ha certamente le sue qualità ma persa sotto vari aspetti. Lanciato nel 2011 per Wii, è probabilmente proprio grazie a Skyward Sword che Nintendo ha capito che l’effetto Ocarina of Time aveva fatto il suo tempo (gioco di parole non voluto, giuro), esibendosi in un’avventura amata, ma non troppo, dai fan.
Sì, il gioco era bello e solido, oltre che un importante tassello nella complicatissima lore della saga (cronologicamente, tutto inizia da qui), ma allo stesso tempo aveva il sapore di qualcosa che ormai era un po’ vecchio per sostenere un brand così importante per Nintendo. Il modello di esplorazione di un dungeon per trovare un nuovo potenziamento sembrava superato, oltre al fatto che il ritmo di gioco, nonostante parlassimo di un action adventure, fosse troppo lento, a partire da un tutorial in grado di scoraggiare i giocatori. Insomma, un’esperienza intrattenente quanto basta, ma non certo memorabile.
È appunto strana la scelta che ha fatto Nintendo alcuni anni fa, quando per festeggiare i 35 anni della saga ha deciso di rimasterizzare per Switch proprio Skyward Sword. Comandi riprogettati, qualche difetto fortunatamente sistemato, ma anche scarso impegno nel restyling grafico. Con tutti i capolavori sfornati negli anni, forse la remaster di Skyward Sword era la cosa meno richiesta dai fan.
10. The Legend of Zelda: A Link Between Worlds
Anno di uscita | 2013 |
Studio di sviluppo | Nintendo EAD |
Piattaforme | Nintendo 3DS |
Sequel dello splendido A Link to the Past, che presto troveremo in classifica, A Link Between Worlds è uno dei più indimenticabili giochi dell’era di Nintendo 3DS. Per ovvi e ragionati motivi.
L’ambientazione era in gran parte simile alla Hyrule del precedente capitoli, con Lorule come controparte oscura, che ha rimescolato le carte in tavola. Aonuma ebbe infatti la brillante idea di rompere con gli schemi tradizionali di Zelda, sostituendo al classico ordine prestabilito dei dungeon una struttura che consentiva ai giocatori di affrontare qualsiasi sfida in qualsiasi momento, a patto ovviamente di avere nell’inventario un solido equipaggiamento.
Non una rivoluzione fenomenale, questo no, ma A Link Between Worlds arrivò in un momento nel quale la serie stava accusando un po’ di stanchezza – siamo nel periodo del già citato Skyward Sword. Se non altro, il sequel di A Link to the Past riuscì a rimettere molto di più in carreggiata la serie e riportare in alto il morale dei giocatori, con Aonuma che stava già pensando a ciò che sarebbe arrivato dopo: l’immenso Breath of the Wild.
9. The Legend of Zelda
Anno di uscita | 1986 |
Studio di sviluppo | Nintendo EAD |
Piattaforme | NES, Game Boy Advance |
Il classico tutto iniziò da qui. Ebbene sì, tutto iniziò da questo capitolo oggi sicuramente invecchiato e con qualche acciacco nelle meccaniche poco raffinate, ma occorre appunto ricordare che parliamo di un millennio fa, in termini di progresso tecnologico. Un’epoca nella quale Shigeru Miyamoto e Takashi Tezuka gettarono le fondamenta di una saga destinata a fare storia: dungeon dove recuperare oggetti, segreti da scoprire, le prime caratterizzazioni di Hyrule e dei suoi personaggi, e così via.
Sebbene sia innegabilmente minimalista, visto oggi con gli occhi di un giocatore contemporaneo, ma anche in questo grezzume sta la sua primitiva grandezza. Zelda doveva evocare la sensazione di andare in una grande avventura nella natura selvaggia, evitando peraltro di inserire quegli elementi come maggiori indicazioni per i giocatori che avrebbero poi caratterizzato i successivi giochi di Zelda. Ciò rendeva il mondo molto più espansivo e misterioso, e anche per questo è da premiare.
8. The Legend of Zelda: Twilight Princess
Anno di uscita | 2006 |
Studio di sviluppo | Nintendo EAD |
Piattaforme | Wii, GameCube, Wii U |
Abbandonata la grafica cartoon di Wind Waker, Nintendo riporta Zelda su binari più realistici, per così dire, in un capitolo davvero oscuro. Twilight Princess è un gioco molto affascinante e allo stesso tempo particolare della serie, probabilmente unico nel suo genere. Ma è anche vero che molto spesso i giochi del franchise hanno sempre qualcosa che li distingue l’uno dall’altro.
La Twilight Princess che dà il titolo al gioco è Midna, principessa del regno oscuro, e come se non bastasse, presenta segmenti in cui Link si trasforma in un lupo furtivo. Sebbene sia stata una transizione un po’ bizzarra tra l’era GameCube e Wii per Nintendo, Twilight Princess ha ancora oggi alcuni dei migliori design di dungeon 3D e un mondo caratterizzato da potenziamenti e aree da esplorare ingegnosi.
7. The Legend of Zelda: The Wind Waker
Anno di uscita | 2002 |
Studio di sviluppo | Nintendo EAD |
Piattaforme | GameCube |
The Wind Waker è sicuramente un gioco molto particolare, e anche divisivo per gli amanti della saga. Lanciato su GameCube, Wind Waker proponeva una nuova visione artistica per la saga, con grafica in cel-shading e personaggi e ambienti molto più cartooneschi, in contrapposizione con le allora recenti opere come Ocarina of Time.
Non solo: l’ambientazione in sé era molto differente, allontanandosi dalla classica Hyrule che tutti conoscevano e spostando l’attenzione su un regno costituito da tante isole separate dal mare, con Link che trascorreva gran parte dell’avventura nella fase di esplorazione a bordo della sua barca.
Wind Waker è considerato un capitolo di forte rottura con i precedenti, a causa appunto di queste scelte artistiche molto differenti, ma le sue qualità non possono essere oggetto di discussione. Il gioco possedeva infatti alcune brillantissime idee di design per i dungeon e le abilità di Link, introducendo ad esempio per la prima volta l’aliante-foglia che sarà poi uno dei perni dell’esplorazione nel futuro Breath of the Wild. Insomma, Wind Waker è stato un passaggio molto importante per la saga.
6. The Legend of Zelda: Link’s Awakening
Anno di uscita | 1993 |
Studio di sviluppo | Nintendo EAD |
Piattaforme | Game Boy, GBC, Switch (remake) |
Link’s Awakening, se si pensa alla piattaforma di destinazione, all’anno di uscita e a ciò che ha saputo dare, è un capolavoro.
Il capitolo per Game Boy porta Link lontano da Hyrule, nella misteriosa isola di Koholint. Un vecchio gufo saggio gli dice che i mostri si sono comportati in modo più aggressivo da quando è arrivato, perché sanno che è lì per svegliare il Windfish, che è stato imprigionato da una legione di malvagi Incubi. L’avventura è diversa da qualsiasi altro gioco Zelda, con incredibili cameo dei nemici di Mario, personaggi stravaganti e una storia capace di toccare le corde del cuore.
Nintendo ne ha anche realizzato uno splendido remake grafico per Switch, che ha rilanciato questo già splendido capitolo per il pubblico di oggi.
5. The Legend of Zelda: Majora’s Mask
Anno di uscita | 2004 |
Studio di sviluppo | Nintendo EAD |
Piattaforme | Nintendo 64, GameCube, Switch |
Tenendo sempre a mente che si parla comunque di un gioco clamorosamente bello, Majora’s Mask era uno spin-off di Ocarina of Time che non ha forse ottenuto il successo sperato, mantenendo però un’aura di bellezza unica nel franchise.
Il giovane Link intraprende un viaggio fuori da Hyrule, alla scoperta della strana Clock Town che è destinata a subire un evento apocalittico che, tre giorni dopo l’inizio di questa stramba sequela di eventi, farà scaturire la furia di una luna inquietante e sorridente che si staglia nel cielo. Folle e terrificante quanto basta per dare il via a una nuova, grande avventura nella quale Link troverà maschere che gli conferiscono nuove abilità, e rompendo con il tradizionale schema di Ocarina of Time.
La ventata di freschezza arrivava anche dal design del mondo di gioco. Mentre la Hyrule di Ocarina of Time era tentacolare e gigantesco, Majora’s Mask cambiava invece faccia (notata la battutona?), ambientando il tutto in un loop temporale all’interno di una città in cui conoscere le abitudini e le routine degli abitanti era fondamentale per il successo nel salvarli. Un concept originale e bellissimo, che anche nel suo rilancio per 3DS funzionò a dovere.
4. The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom
Anno di uscita | 2023 |
Studio di sviluppo | Nintendo EAD |
Piattaforme | Switch |
Tears of the Kingdom ha fatto una cosa tutto tranne che banale. Agli occhi di un superficiale giocatore, il gioco può sembrare tranquillamente un more of the same: la stessa mappa di Breath of the Wild, una struttura della storia quasi identica, meccaniche di gameplay che si ripetevano in quanto a gestione dell’open world e del sistema di combattimento e gestione del personaggio. Ma Tears of the Kingdom non è solo questo.
Eiji Aonuma e il suo team si sono domandati come stupire ancora una volta pochi anni dopo un gioco che già aveva sbalordito, ponendo nuove basi per la concezione degli open world e dell’avventura. Tutto questo dovendo nuovamente sottostare a un hardware ormai vetusto, quello di Switch, per la quale ormai sembrava impossibile restare al passo coi tempi. Non solo Aonuma ci è riuscito, ma è stato in grado di dare a Tears of the Kingdom una sua identità precisa, lontana persino dalle famose isole nel cielo mostrate nei trailer. La vera rivoluzione è stata nella fisica.
Se già Breath of the Wild faceva uso della gravità e altre nozioni scientifiche, in Tears of the Kingdom queste vengono esaltate ancora di più, innalzate, arricchite, questo grazie ai nuovi poteri come Ultramano e i congegni Zonau che offrivano soluzioni di gameplay talmente incredibili che forse nemmeno gli sviluppatori hanno mai pensato con così tanta fantasia. Un videogioco monumentale, per molti addirittura superiore a BotW (anche per chi scrive, sinceramente, ma ho scelto di premiare la maggiore originalità del predecessore pur sottolineando che si tratta di titoli praticamente alla pari), dal quale diventa davvero difficile staccarsi anche dopo aver visto ogni singolo angolo di Hyrule.
3. The Legend of Zelda: A Link to the Past
Anno di uscita | 1991 |
Studio di sviluppo | Nintendo EAD |
Piattaforme | SNES, Game Boy Advance |
Terzo capitolo della serie, A Link to the Past fu la vera consacrazione di Zelda in quanto fondamentale tassello della storia videoludica. È stato da subito amato da tutti, e ancora oggi è considerato un classico senza tempo, il miglior capitolo in due dimensioni di The Legend of Zelda.
I dungeon e i boss, rispetto al primo gioco, vennero migliorati fino a raggiungere quasi la perfezione, e l’overworld era pieno di segreti da scoprire ed esplorare. C’era poi l’inedito Mondo Oscuro, una versione alternativa di quello che abitualmente Link popola, che consentiva l’inclusione di oggetti, nemici e personaggi imprevedibili. Sia nel mondo della luce che in quello dell’oscurità, A Link to the Past poneva poi grande attenzione sugli abitanti del mondo, raccontandone storie e vicende e ampliando così il concetto di narrazione all’interno di un videogioco.
Ma la cosa che più sorprende è che se oggi giocaste per la prima volta nella vostra vita ad A Link to the Past, non vi accorgereste neppure che parliamo di un gioco del 1991. Non è invecchiato di un giorno, e ciò è impressionante. Comunque, se un giorno Nintendo volesse realizzare un remake come avvenuto per Link’s Awakening, a noi non dispiacerebbe affatto…
2. The Legend of Zelda: Breath of the Wild
Anno di uscita | 2017 |
Studio di sviluppo | Nintendo EAD |
Piattaforme | Switch |
Il gioco di lancio per Nintendo Switch, e canto del cigno della sfortunatissima Wii U, ha riscritto completamente le regole degli action open world, rappresentandone un passo avanti notevole dopo anni e anni di stagnanti esperienze. The Legend of Zelda: Breath of the Wild era, è e sempre sarà un capolavoro.
Questo titolo è stato un punto di svolta per la serie Zelda, tanto che lo stesso Aonuma ha già dichiarato che la struttura open world sarà ora una componente ricorrente nella saga – perlomeno per i capitoli più grandi. E non si può che dar ragione al grande producer, perché è grazie a lui se con Switch è arrivata la consacrazione mondiale di Zelda, divenuto un franchise amato in ogni dove e capace di vendere decine di milioni di copie. Dopo le critiche rivolte a Skyward Sword, l’azienda ha ascoltato Aonuma, ha acconsentito al suo desiderio di rompere con la formula Zelda e provare cose nuove, e Breath of the Wild è il cambiamento radicale e fenomenale.
Nintendo ha rivalutato praticamente tutto, dalla struttura dei dungeon al modo in cui si interagisce con il mondo. Il risultato è stata un’incredibile esperienza open world in cui i giocatori potevano spingersi ad andare praticamente ovunque, anche direttamente al boss finale, se lo desideravano. Non è consigliato, ma si può fare. Era diverso da qualsiasi Zelda precedente, e sarà ricordato in eterno.
1. The Legend of Zelda: Ocarina of Time
Anno di uscita | 1998 |
Studio di sviluppo | Nintendo EAD |
Piattaforme | Nintendo 64, GameCube, 3DS |
Ormai si è capito: ogni primo Zelda per console, in ogni generazione, rappresenta una rivoluzione, un cambiamento, una nuova speranza. Ocarina of Time, negli anni ‘90, sconvolse completamente il design dei videogiochi di avventura, diventando un capitolo fondamentale non solo per aver stabilito il contesto artistico della saga in tre dimensioni, ma anche le regole di base per qualsiasi altro videogioco in 3D arrivato in futuro.
Il sistema di combattimento e la sua interpretazione con telecamera spalle al personaggio, ad esempio, sono stati inventati proprio da Ocarina of Time, gioco che all’epoca di Nintendo 64 rappresentò una clamorosa rivoluzione paragonabile forse solo a Super Mario 64 come impatto sul settore – sì, un’altra produzione Nintendo. Inoltre, lo straordinario gioco introduceva un universo narrativo ancora più ampio e ispirato per la saga, spiegando le origini di Ganon, la storia delle tre Dee d’oro, la presenza di razze come Deku e Goron, o il fatto che i tre personaggi principali, vale a dire Link, Zelda e Ganon, rappresentassero essi stessi l’essenza della Triforza, legando i loro destini attraverso ogni generazione e ogni videogioco.
Il mito di Ocarina of Time, non solo a nostro avviso il miglior The Legend of Zelda di sempre ma anche tra i migliori videogiochi della storia, vive ancora oggi. Il titolo venne riproposto con un ottimo remake su Nintendo 3DS nel 2011, che ha restaurato il titolo con alcune importanti revisioni tra cui il tragicamente famoso dungeon del Tempio dell’Acqua. Sì, forse l’unica cosa sbagliatina in Ocarina of Time, ma comunque gliela perdoniamo.
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