C’è forse bisogno di presentazioni? D’accordo, ma brevemente.
Il franchise di Uncharted, inaugurato nel 2007 su PS3, divenne rapidamente uno dei più importanti e conosciuti franchise di casa Sony, grazie anche alla sua iconica figura di riferimento, l’avventuriero Nathan Drake. Moderno Indiana Jones, anche se molto più irriverente, Nate divenne il nuovo volto di una Naughty Dog che, dopo Jak & Daxter, era volenterosa di fare un enorme balzo in avanti e cercare di spingere il medium verso nuove forme.
E come tutti i franchise prodotti dai cagnacci di Sony, anche Uncharted ha catturato il cuore di milioni di giocatori in tutto il mondo, tanto che Sony lo ha anche trasformato in un blockbuster per il grande schermo con Tom Holland e Mark Wahlberg. In attesa di sapere se davvero un nuovo capitolo è in sviluppo, a quanto pare suggerito da alcuni indizi lasciati da PlayStation stessa, riscopriamo in poche parole tutta la serie di Uncharted a partire dal primo e ormai storico capitolo!
Uncharted: Drake’s Fortune
Come primo gioco del franchise, segnando il ritorno di Naughty Dog sulle scene dopo Jak X, Uncharted: Drake’s Fortune pose le basi per quello che sarebbe diventato uno dei franchise più amati di Sony. Ha fissato alcuni degli elementi fondamentali del modo in cui i futuri giochi della serie Uncharted avrebbero interpretato il loro platform, l’esplorazione, il combattimento e i veicoli. Vero, se rigiocato adesso è probabilmente il capitolo che più ha risentito del peso degli anni, specie tecnicamente, ma è grazie a Drake’s Fortune se Sony si è lanciata con prepotenza nel concetto di videogioco cinematografico, portando i giocatori a scoprire i segreti del misterioso El Dorado.
Uncharted 2: Il covo dei ladri
Naughty Dog prese tutto quello che aveva funzionato con Drake’s Fortune, migliorandolo sensibilmente in ogni sua componente. Come dimenticare lo splendore di Shambhala, gli inseguimenti in Nepal, o l’avvincente sequenza d’apertura con l’iconico treno a un passo dal precipitare in un dirupo insieme al protagonista stesso. Uncharted 2: Il covo dei ladri fu il trionfo dello studio di PlayStation, tecnicamente e artisticamente, dimostrando una maturità davvero impressionante tra design, regia e sceneggiatura, oltre che sulla caratterizzazione dei personaggi. Proprio loro, i volti di questa straordinaria avventura, furono studiati e approfonditi a lungo, rendendo ancor più emozionante un’avventura che ha segnato indelebilmente la storia dell’azienda nipponica.
Uncharted 3: L’onore dei ladri
Uncharted 3 possiede alcuni degli scorci migliori dell’intera serie, e la mitica città perduta di Ubar era e resta ancora oggi splendida. Il gioco arrivava sulla scia dell’enorme successo ottenuto da Il covo dei ladri, migliorando ancor di più meccaniche di gioco, combattimenti, tecnica (ecco i segreti della famosa sequenza dell’aereo) e ambienti, sempre più aperti – tendenza che Naughty Dog proseguirà poi in tutti i suoi prodotti successivi. Sfortunatamente, il vero punto debole di questo gioco è la storia, ciò che invece era stata in grado di innalzare i suoi predecessori. I villain sono impalpabili, Nathan Drake viene coinvolto in troppe questioni senza motivo, e la narrazione si perde più volte per strada. Sicuramente l’occasione più sprecata dell’intero franchise.
Uncharted: L’abisso d’oro
Ha i suoi difetti, derivanti soprattutto dalla chiara differenza di fruizione del controller, ma Uncharted: L’abisso d’oro su un signor gioco per PlayStation Vita. Sviluppato da Bend Studio e proposto come titolo di lancio della portatile Sony, Uncharted: Golden Abyss segue una delle prime avventure di Nathan Drake, impegnato alla ricerca della città perduta di Quivira. Come detto, aveva sicuramente i suoi difetti, ma aveva anche un enorme pregio: riusciva a mettere a disposizione l’azione e l’avventura di Uncharted in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento.
Uncharted: Fight for Fortune
Eravamo indecisi se inserire questo gioco, che in effetti, oltre al titolo, ha ben poco da spartire con la serie. Realizzato per Playstation Vita, Uncharted: Fight For Fortune era un gioco di carte collezionabili con personaggi, luoghi e oggetti apparsi in altri capitoli della serie Uncharted. Niente però da spartire con un Heartstone, o un Gwent di The Witcher: il gameplay era molto, molto semplice, e non vi era alcuna dinamica di buon livello o strategia da adottare. Interessante l’idea del multiplayer online, chiuso però troppo presto con il blocco ai server.
Uncharted: Fortune Hunter
Il fratellino di Uncharted 4 è Fortune Hunter, videogioco mobile per Android e iOS lanciato pochi giorni prima del titolo PS4. Sviluppato da PlayStation Mobile, Uncharted: Fortune Hunter è un puzzle game con elementi action e adventure, attraverso il quale i giocatori sono chiamati a risolvere una serie di enigmi nelle varie mappe. Avanzando in Fortune Hunter, inoltre, venivano sbloccate ricompense esclusive per Uncharted 4. Un gioco simpatico e divertente.
Uncharted 4: Fine di un ladro
Uncharted 4 è il punto più alto mai toccato dal franchise, forse dall’intera storia dei prodotti targati Naughty Dog. Inutile soffermarsi sull’incredibile qualità grafica, sull’approfondito focus dedicato alle origini di tanti personaggi, sulle ambientazioni e le sequenze adrenaliniche fuori di testa. Inutile farlo, perché dovremmo parlarne per ore. Tutto, in Uncharted 4, grida al miracolo, con Neil Druckmann, salito in cattedra dopo l’addio di Amy Hennig, chiamato a riprendere lo stile che tutti avevano amato con Uncharted 2 in un’operazione più che riuscita. Oltre agli instancabili Nate e Sully troviamo stavolta anche Sam, il fratello perduto di Drake: i due, di nuovo insieme dopo tanto tempo, decidono di partire alla ricerca della mitica Libertalia, la città dei pirati di Henry Avery, in una nuova avventura tra sparatorie, enigmi e vere e proprie sequenze alla 007. Senza dubbio l’esperienza più ricca e completa di sempre per la serie, e il modo perfetto per chiudere la storia di Nathan Drake.
Uncharted: L’eredità perduta
Nathan Drake è Uncharted? Sì. Uncharted è Nathan Drake? Non per forza, e lo spin-off L’eredità perduta ne fu una grande dimostrazione. Sviluppato come una sorta di sfida, una corsa contro il tempo, per dimostrare che Naughty Dog sarebbe riuscita a superare se stessa, il gioco del 2017 con Chloe e Nadine come protagoniste fu un’altra splendida sorpresa. Attingendo da alcune dinamiche introdotte in Uncharted 4, come l’esplorazione sempre più libera a bordo dei veicoli, seppur limitata ad alcuni segmenti di storia, Uncharted: L’eredità perduta portava le due avventuriere in India a caccia del tesoro perduto dell’Impero Hoysala, e dimostrava inoltre che lo spirito della saga non era per forza confinato all’indimenticabile Drake. Quello de L’eredità perduta resterà un caso isolato, o prima o poi Sony si deciderà a proseguire su questa strada? Chi vivrà, vedrà…
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